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Negli spazi aeroportuali la solitudine dell’uomo contemporaneo

Malpensa (ph. Giovanni Cerami)

Milano Malpensa (ph. Giovanni Cerami)

di Giovanni Cerami

Dal 2017 fino all’ anno scorso, per motivi di lavoro, ho fatto il pendolare tra Palermo e Genova. È da qui e dall’invito degli amici del circolo 36o Fotogramma di Pegli che nasce l’idea di scattare queste foto.

Ho cercato di non lasciarmi distrarre dalle architetture, talvolta molto coinvolgenti, ma di mantenere centrale la figura umana; questo è stato l’aspetto più interessante poiché ho avuto modo di constatare che all’interno degli aeroporti abita e si muove una varietà umana straordinaria e molto ampia.

Quando potevo mi recavo in aeroporto un po’ più in anticipo rispetto all’orario di partenza così da poter meglio scrutare quelle silhouette umane in affanno o in attesa e cercare di leggere negli sguardi e capire il motivo del viaggio.

Londra Stansted (ph. Giovanni Cerami)

Londra Stansted (ph. Giovanni Cerami)

Genova, Cristoforo Colombo (ph. Giovanni Cerami

Genova, Cristoforo Colombo (ph. Giovanni Cerami

Parigi, Charles de Gaulle (ph. Giovanni Cerami)

Parigi, Charles de Gaulle (ph. Giovanni Cerami)

In quasi tutti gli scatti i soggetti non erano consapevoli di essere fotografati e questo non per rendere più vere le immagini, come sostengono in molti, ma per lasciare spazio all’interpretazione dello stato d’ animo ai fruitori delle foto.

Milano Malpensa (ph. Giovanni Cerami)

Milano Malpensa (ph. Giovanni Cerami)

Genova, Cristoforo Colombo (ph. Giovanni Cerami

Genova, Cristoforo Colombo (ph. Giovanni Cerami

Palermo, Falcone Borsellino (ph. Giovanni Cerami)

Palermo, Falcone Borsellino (ph. Giovanni Cerami)

Milano Malpensa (ph. Giovanni Cerami)

Milano Malpensa (ph. Giovanni Cerami)

Palermo, Falcone Borsellino (ph. Giovanni Cerami)

Palermo, Falcone Borsellino (ph. Giovanni Cerami)

Come in quasi tutte le mie foto, ho cercato di rendere la figura umana centrale. Ma confesso che non sono riuscito a fotografare le famiglie dei bimbi, visibilmente malati, che percorrevano la rotta Palermo-Genova per recarsi all’ospedale pediatrico Gaslini. A dir la verità, se non mi fossi cimentato in questo lavoro non mi sarei forse neppure accorto della loro presenza.

Spero che le foto possano suscitare a chi le guarda le stesse curiosità che mi hanno spinto a scattarle, perché ritengo che sia la curiosità l’humus ideale per immaginare quanto è rimasto fuori dai fotogrammi, le storie degli uomini e delle donne che, trafelati o rassegnati ai ritardi e ai contrattempi, siedono sulle panchine o ai ristoranti, s’intrattengono a parlare con altri passeggeri o consultano e compulsano i cellulari.

Milano Malpensa (ph. Giovanni Cerami)

Milano Malpensa (ph. Giovanni Cerami)

Pisa Galileo Galilei (ph. Giovanni Cerami)

Pisa Galileo Galilei (ph. Giovanni Cerami)

Genova, Cristoforo Colombo (ph. Giovanni Cerami

Genova, Cristoforo Colombo (ph. Giovanni Cerami

Alcune immagini sono state scattate durante il periodo della pandemia da Covid 19. Gli ampi spazi appaiono come cattedrali di una civiltà post apocalittica, nei quali le uniche tracce del passato sono i cartelloni pubblicitari.

Palermo, Falcone Borsellino (ph. Giovanni Cerami)

Palermo, Falcone Borsellino (ph. Giovanni Cerami)

Roma Fiumicino (ph. Giovanni Cerami)

Roma Fiumicino (ph. Giovanni Cerami)

Le fotografie che ho selezionato tentano di restituire l’anonimato e la sovrabbondanza degli spazi, l’astrattezza delle forme architettoniche, un contesto impersonale all’interno del quale la presenza umana pare rarefatta, estranea e dispersa.

Bucarest Otopeni (ph. Giovanni Cerami)

Bucarest Otopeni (ph. Giovanni Cerami)

Pisa Galileo Galilei (ph. Giovanni Cerami)

Pisa Galileo Galilei (ph. Giovanni Cerami)

A guardar bene, il non luogo degli aeroporti sembra dare ospitalità alla solitudine dell’uomo contemporaneo. 

Dialoghi Mediterranei, n. 62, luglio 2023

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Giovanni Cerami, palermitano, sempre in bilico tra l’amore per le proprie radici e la voglia di liberarsene come se fossero catene. Intraprende gli studi tecnici ma nel corso degli anni e anche grazie alla fotografia scopre l’importanza delle materie umanistiche. Inizia a fotografare alla fine degli anni 80 e rimane rapito dal rigore delle geometrie e dai colori delle campagne del nostro meridione ritratte dal maestro F. Fontana. Sostiene che in ogni sua foto ci sia una frase di ogni libro che ha letto, una nota della sua musica preferita, il sorriso o le lacrime di ogni persona che ha incontrato nel corso della sua vita. Ha collaborato con la rivista NPhotography.

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