Nella vita di ognuno esistono luoghi d’elezione che si radicano nelle esperienze e nella memoria e ai quali spesso si torna anche solo mentalmente o per fugaci ma inequivocabili frammenti di tempo. Questa è la Tunisia per Flaviano Pisanelli, che vi ha soggiornato per lunghi periodi, insegnando anche in molte università del paese, dal sud al nord e creando una fitta rete di affetti e amicizie, leggibili nella sua scrittura poetica. Queste voci e questi spazi, anche quando non esplicitamente evocati, traspaiono nei suoi versi attraverso scelte linguistiche nonché i bagliori della terra tunisina ove si distendono distese di profumi, di ulivi e agrumi, scaglie di mare.
Ed è quindi naturale che Pisanelli abbia presentato a Tunisi la sua nuova raccolta uscita per le Edizioni Ensemble di Roma, Dietro l’Assente / Derrière l’Absent. Si tratta della sua seconda raccolta bilingue, pubblicata a dieci anni dieci anni di distanza dalla precedente Erranza e dintorni / Errance et alentours (2013).
Eppure la scrittura poetica accompagna senza interruzione Flaviano Pisanelli sin dall’infanzia, dai suoi dodici anni, quando solo la nonna Fiorina incoraggiava questa passione insolita per un ragazzino della sua età.
Gli anni sono impigliati uno a uno
tra la chioma bianca
uno a uno trattenuti
come gemme preziose.
Riconosco quella mano
sfiorare il mio corpo di bambino:
un’aurora limpida
sull’oscuro dei miei dubbi adolescenti.
Ti ho cresciuto – mi ricordi nel pudore
Tra visioni favole e magie – ricordo io (Piccolo Fiore, Fiorina)
Ma la continuità della scrittura poetica – Pisanelli scrive dappertutto, su ogni occasionale lacerto cartaceo, e soprattutto la notte – richiede sempre un tempo abbastanza lungo tra la redazione e la pubblicazione, un tempo di riflessione e di scavo, di lavorìo della parola e sulla parola: un lavoro di sottrazione per togliere il superfluo, per trovare la parola giusta che sia insieme senso e musica.
Per Pisanelli scegliere la parola è fare, è dare forma e sostanza ad una realtà che “brucia” le distanze e le connessioni della lingua e crea le “parole condivise”, legate da un semplice trattino grafico, cerniera di tensioni.
In questo tormento quieto
cercare la nota-segno
il denso della pioggia
un filo d’erba-alfabeto (Bellezza).
Anche la scelta del bilinguismo si allinea al gesto verbale che annulla le distanze, i passaggi della traduzione, i processi logici della lingua.
Flaviano vive da venticinque anni in Francia, dove è professore universitario a Montpellier, intervallati da frequenti soggiorni in Tunisia, Paese d’elezione, dove vivo e quotidiano è l’uso della lingua francese. Francese e italiano sono per lui più che naturali strumenti di comunicazione, perfettamente interscambiabili. Pisanelli dice: «Da quando ho iniziato a sognare in francese, ho iniziato a comporre versi in francese». Ormai le due lingue si sovrappongono nella sua creazione poetica: non solo componimenti in francese o in italiano, ma sempre più sovente compresenza, un trapassare da una lingua all’altra, in un fluire spontaneo e armonioso che asseconda il flusso di pensieri e immagini poetiche. Per questo, nell’edizione della raccolta, la pagina a destra è quella dedicata alla traduzione, in una sinuosa danza tra le due lingue del poeta.
Nelle sue presentazioni tunisine della raccolta, a radio RTCI, ospite di Mourad Ayari a RTCI, e all’Istituto Italiano di Cultura, con Alfonso Campisi, Pisanelli si racconta e considera questa «la prima raccolta della maturità, ma non un traguardo»: un modo di vedere diverso rispetto alle prime raccolte più ermetiche, ove la scrittura permetteva forse di difendersi dal mondo. «Ora, attraverso la poesia, mi espongo all’Altro e alla vita».
Come la sua vita, la scrittura è viaggio e percorso che prescindono dalla destinazione:
L’erranza non si percorre
si sta
dentro
dans l’éternité d’un souffle
nella durata d’una pronuncia
aux alentours
come in una casa (Declinazioni / Déclinations).
Anche per questo motivo tutte le poesie di Dietro l’Assente presentano in calce il luogo che le ha ispirate e viste fissarsi sul foglio, la geografia testuale dei suoi punti di riferimento: la Sicilia, Roma, il Sud della Francia, la Tunisia, con tappe lontane nell’America Latina e a Goa (India): «Raccolgo i miei luoghi dislocati / come libererei spine dalle dita» (Antologia di giorni). I luoghi spaziali di Pisanelli hanno un epicentro a sud, nel Mediterraneo, culla di simboli, di mitologia e di archetipi. Luoghi di incontro e scontro, di accoglienza e condivisione.
Ma, nonostante la cura filologica della notazione spazio-temporale di ogni poesia, raramente i versi del poeta indugiano nel fissarne i particolari reali, fotografici: i riferimenti descrittivi sono luoghi non paesaggistici, scaglie di paesaggi colte nelle loro simbologie di condizioni umane, dettagli di riflessi dell’esistenza e del sentire, fisicità sensibile, tattile e olfattiva più che visiva. Anche in Prière inachevée il percorso à rebours verso «les demeures habitées et inhabitées» travalica l’orizzonte del luogo geografico per divenire paesaggio di esperienze, di partenze e di ritorni:
…
Je vais vers l’horizon de mes terres-frontières:
les pins de la Ville Éternelle
écrivent en résine la saison du Grand départ
…
et le grand Sud insulaire
ses cieux errants
la violence du volcan-gardien
le pas lent de l’histoire
entre lumière et deuil
l’espoir cruel de la jeunesse.
Je vais vers l’aube de ma mémoire:
l’artifice niçois en coulisse
le bruit de l’eau sur les galets
…
la voix des platanes de Provence
souffle une vérité inavouable
…
mon corps transpire ses passions
d’autres présences m’habitent
d’autres silences me parlent.
Je vais lentement vers le mystère de mon présent :
…
Centripeto e centrifugo
per non essere uno:
la voix s’éparpille
et revient lente
dans la blessure.
Se retrouver enfin
dans les fragments-fossiles
dans l’ombre de ta main
dans ton silence
s’agitant à la fenêtre
à chacun de mes départs.
Del resto la poesia ha il grande potere di rendere visibile ciò che nella quotidianità di gesti e situazioni non è facilmente rintracciabile: per Pisanelli la poesia lavora molto sulle assenze perché le assenze lasciano spazio all’immaginazione e alla possibilità di catturare non l’assenza, ma ciò che vive dietro l’assenza. Da qui il senso profondo del titolo: Dietro l’Assente, perché l’Assente si manifesta dentro la parola e assume colori e odori che – dice il poeta – «mi aiutano a far parlare i luoghi che costituiscono da sempre la mia vita, sostanzialmente i paesi del Mediterraneo, le diverse rive dei miei percorsi, anche la riva est, spesso trascurata, ma culla della cultura e delle religioni monoteiste che ci accomunano». L’Assente assume figure diverse che non sempre sono identificabili, ma che si manifestano in un “tu” interlocutore e destinatario dei versi del poeta.
Tra queste figure, il mare è il protagonista nei suoi versi e nella sua personale geografia esistenziale: elemento mai del tutto conoscibile, di pericolo, frontiera, luogo d’incontro e di mediazione:
Anche il canto del mare
resta sordo tra le rive
ove il passo morde e strappa
e il passaggio non ha fine.
…
e resto fisso anch’io
a guardare di lontano
questo mare silenziato:
naufragi di barche
e uomini
contro ordine e misura (Mediterranea).
La battigia è immagine-simbolo vivente della frontiera, tra mare e terra, così come luogo dove il mare incontra la terra e scompare:
nello zebrato
verde-biondo dell’onda
trascrivere versi
e la provvisorietà eterna
del bagnasciuga (Riscrittura).
Lasciando al lettore l’opportunità di ritagliarsi percorsi o di inseguire temi cari al poeta lungo le cinque sezioni della raccolta, la conclusione torna sulla personalità di Pisanelli, sulle affinità e sull’inevitabile incontro-raffronto con i suoi modelli poetici, con i poeti che accompagnano anche la sua attività di critico, traduttore, docente universitario. Pisanelli è soprattutto un lettore di poesia perché, come sostiene: «la poesia non si scrive se non si legge poesia»; studioso e fine critico della poesia italiana contemporanea, lì trova i suoi modelli, alcuni in assenza, in un confronto-assimilazione che resta “derrière l’absent”, come Pier Paolo Pasolini; altri sono riferimenti più espliciti, come i poeti ermetici, i grandi classici di inizio Novecento, Pascoli e Montale o, ancora, Alda Merini. Con essi il confronto serrato, profondo si fa in alcuni casi sottile filo di citazioni, allusioni, che possono costituire un intrigante percorso di indagine-lettura lungo le pagine della raccolta. Solo alcuni esempi, per suggerire i primi passi: A lente grida; “Andare sulla linea vertIcale [...]” (Osso-Luna); “E torneranno quei buoi / a spingere in avanti / l’aratro / nel campo mezzo grigio / e mezzo grigio” (L’anticamera del congedo).
Un gioco di complicità, una sfida forse, tra poeta e lettore, sul filo delle comuni passioni poetiche, a risignificare le tante letture di un genere letterario spesso trascurato; come il mondo delle favole e dei miti che catturano il lettore Pisanelli: il mondo della fantasia pura (come le amate Operette morali di Leopardi), inutile come la poesia.
«Ciò che salva oggi la poesia è la sua inutilità – conclude Pisanelli –, il suo sguardo molteplice e centrifugo sulla realtà».
Dialoghi Mediterranei, n. 63, settembre 2023
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Rosy Candiani, studiosa del teatro e del melodramma, ha pubblicato lavori su Gluck, Mozart e i loro librettisti, su Goldoni, Verdi, la Scapigliatura, sul teatro sacro e la commedia musicale napoletana. Da anni si dedica inoltre a lavori sui legami culturali tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, sulle affinità e sulle identità peculiari delle forme artistiche performative. I suoi ultimi contributi riguardano i percorsi del mito, della musica e dei concetti di maternità e identità lungo i secoli e lungo le rotte tra la riva Sud del Mediterraneo e l’Occidente.
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