di Mauro Geraci
Nota introduttiva
Per quanto ne riprenda tutta l’efficacia evocativa e simbolica, Il profeta dei popcorn non è una fiaba e non può essere compreso nei termini fantastici del c’era una volta… Scritto durante le chiusure per il covid, pubblicato nel 2021 a Tirana [1] e adesso, per la prima volta, qui presentato in traduzione italiana, questo monologo teatrale di Edmond Budina – noto drammaturgo, attore e regista cinematografico albanese che da anni vive e opera anche in Italia – richiama realtà ancora esistenti: quelle di un Paese o, meglio, di Paesi in cui l’esercizio pubblico del potere resta nelle mani di profeti che, come novelli Prometei, finiscono per plasmare a propria immagine e somiglianza le capacità mentali, critiche, riflessive, contestative, persino sentimentali e oniriche dei propri elettori, ridotti così a un popolo di teste deformate e bruciate, appunto come popcorn.
Il carattere satirico con cui Budina indaga le compromissioni di un’immaginaria società di scarafaggi, nulla toglie alla potenza introspettiva, storica, antropologica del testo che scava, in modo sinergico, le ragioni biografiche, psicosociali, politiche che oggi mettono capo all’ascesa dei novelli Profeti e della loro affannosa ricerca del pensiero unico.
Con tali disposizioni tematiche e conoscitive Il profeta dei popcorn s’inserisce, così, nella vastissima letteratura che, in Albania e nei Balcani, almeno sin dall’Ottocento, si concentra sul formarsi, tra ascese e cadute, delle autorità, sulle successioni al potere e sulle transizioni, sull’insorgere di etnicismi, imperialismi e nazionalismi, sui processi di legittimazione e misconoscimento del potere, tanto per ricordare Pierre Bourdieu. Di questa raffinatissima riflessione letteraria che da Ivo Andrić porta a Milan Kundera come, in Albania, ad autori quali Ismail Kadare, Dritëro Agolli, Visar Zhiti, Robert Prifti [2], Il profeta di Budina ne rappresenta una interessantissima possibilità di aggiornamento, laddove ad essere sviscerate e portate sul palcoscenico sono contraddizioni, insicurezze, turbe, empietà, follie di profeti che, mentre ereditano il modello autocratico di tramontati totalitarismi, si trovano, nella nuova temperie democratica, a riaccarezzarne ma anche a doverne rinnovare termini, metodi, discorsività.
In questo monologo, insomma, Budina inscena il dramma di un profeta che, nelle sue velleità di dominio, è costretto a sperimentare nuovi metodi persuasivi, propagandistici, di controllo ideologico e tecnologico, in un più ampio consesso europeistico e occidentale che, almeno in teoria, ha definitivamente bandito le trascorse stagioni dittatoriali. Così, solo per fare un esempio, si spiegano i sofisticati esercizi mediatici, telematici, virtuali imposti in nome delle scienze naturali e politiche; esercizi attraverso cui i profeti dell’oggi si trovano a dover corrispondere pubblicamente le nuove esigenze di trasparenza, resilienza, efficienza, mercato, sostenibilità, sicurezza, green; le stesse che già il grande sociologo Jean Baudrillard, nel 1990, aveva straordinariamente additato nel lungimirante, emblematico saggio La trasparence du mal. Essai sur le phénomènes extrêmes.
Scritto, recitato, registrato da casa su Youtube e poi rappresentato il 29 settembre 2020 a Tirana presso la Presidenza della Repubblica d’Albania di fronte all’ex Capo dello Stato, Ilir Meta, Il profeta dei popcorn denuncia, così, la delirante, paradossale, sofferta infelicità del piccolo dittatore. A spiegarcelo è lo stesso drammaturgo, in una recente intervista:
«L’idea mi venne durante il lockdown: ero a casa e pensavo, mentre guardavo le sedie e un tavolo, che sarebbe stato bello mettervi una luce sotto. Così ho fatto. Solo con una pila si è creata una bellissima atmosfera; ero fermamente convinto di dover fare qualcosa contro l’oppressione del potere alienante […] e così ho iniziato a scrivere. In realtà, recitare sotto un tavolo risultava difficile e perciò ho voluto fare teatro da camera, creandolo a casa mia. Ho una piccolissima casa a Tirana, dove il tavolo ribaltato ha assunto le sembianze di un piedistallo di quelli usati da tutti i dittatori. Interpretando il Caposcarafaggio ho mescolato tutti i distintivi politici, da quello nazista a quello comunista, all’anarchico, al massonico, vestendomi di tutti i poteri, identificati negli abiti di carta. […] il personaggio è dentro un bunker fatto di carta igienica come i vestiti dalla vita in giù, mentre quelli che coprono il busto, sono fatti di carta di giornale. Alla fine dello spettacolo l’uomo entra in un “supergiro”, in una folle spirale dove non ha più importanza ciò che dice ma come lo dice. Per tutti i dittatori arriva il momento in cui parole e concetti perdono ogni significato, tanto il lavaggio del cervello è fatto» [3].
Il fatto che i tragici, distruttivi e autolesionistici tormenti del Profeta dei popcorn siano stati individuati e rappresentati per la prima volta nel teatro domestico dell’attore, drammaturgo albanese, è tutt’altro che casuale. La decisione di eleggere a Teatro la propria stessa Casa, si comprende solo se ricordiamo il ruolo di colonna intellettuale che, dal 2018 a oggi, Edmond Budina ha svolto nell’Aleanca për Mbrojtjen e Teatrit, ossia in quell’Alleanza per la Difesa del Teatro che, purtroppo, dopo oltre due anni d’intense lotte quotidiane, non è riuscita a contrastare il blitz militare che, nella notte del 17 maggio 2020, portò alla demolizione del prestigioso, raffinatissimo complesso architettonico del Teatro Nazionale di Tirana, realizzato nel 1938 da Giulio Bertè e ispirato al razionalismo e alle prospettive metafisiche di Giorgio De Chirico. Blitz ordinato dal governo albanese e condotto dalla polizia in assetto di guerra, senza piastrine di riconoscimento, in un centro cittadino dove i telefoni risultavano isolati e nel pieno della chiusura emergenziale per la pandemia covid. Blitz in cui gli edifici del preziosissimo Teatro sono stati abbattuti nonostante il parere contrario dell’allora Presidente della Repubblica, dei partiti d’opposizione e nella completa violazione d’ogni legislazione nazionale e internazionale per la tutela del patrimonio artistico-architettonico (le autorità governative non si sono neppure degnate di mettere in salvo l’archivio storico del Teatro, disperso anch’esso per sempre tra le macerie).
Un intervento distruttivo figlio, certo, della deregulation indotta dall’economia internazionale e da voracissime spirali speculative e mafiose che si alimentano nell’edilizia spietata, nel cemento armato, nel vetro e nell’alluminio, in giungle di grattacieli a facciate ventilate che stanno scalzando via per sempre il precedente volto bizantino, turco, albanese, italiano di Tirana come di altre città del Paese delle Aquile. Di tali, prometeiche “transizioni”, i cui ricicli distruttivi s’alternano a quelli ricostruttivi, iniziai già ad occuparmi nel 2014 e poi nel 2018, proprio su Dialoghi Mediterranei [4], continuando oggi a seguirne gli sviluppi politico-economici e, al contempo, narrativi. A un certo punto del monologo, il profeta Caposcarafaggio ideato da Budina fa infatti esplicito riferimento alla distruzione dell’antico Teatro:
«Avete visto come ho trasformato in polvere e cenere quel logoro rottame al centro del Capovile, dove s’esibivano alcuni giullari depravati? Vi ho lasciato pascolare per un po’ ma i miei piani non li sapeva nessuno… Vi ho colti di sorpresa. Il mio tempio di vetro, acciaio, cemento, alto con la mia faccia, si alzerà lì! Lì! Questa sicurezza me la danno coloro che si sono ingrassati assieme a me. Anche quando volevo ritirarmi da qualche decisione loro non me l’hanno permesso. Il loro potere sono io. Ci siamo tenuti l’un l’altro. Così che non mi lasceranno cadere dal trono. Il mondo così è stato costruito, alcuni dirigono e altri si lasciano dirigere. Uno guida, altri obbediscono. Alcuni volano, altri strisciano. A me è toccato dirigere dall’alto».
Al Profeta dei popcorn segue, in questo senso, un successivo romanzo di Edmond Budina che, già nel titolo, tradisce ancora l’infuocata e profetica Albania prometeica: Nata e zjarrit të bardhë ossia La notte del fuoco bianco, pubblicato sempre dall’editore Barleti di Tirana nel 2023. Qui Budina dà voce allo stesso Teatro Nazionale che, un po’ come Protagora con Prometeo, ci narra la fine della sua vita: «mi tirerò fuori il fegato e lo strapperò con i denti se prosciugheranno il nostro stagno [con allusione alla bellissima piscina che, tra i pini, faceva parte del complesso architettonico del Teatro distrutto]». Fino agli ultimi istanti quando «le bestie di ferro, i macchinosauri mi divorano la fronte. La caduta è inevitabile. Cadendo sento le loro voci che urlano: fuori, fuori! Vi uccideremo, vi seppelliremo qui». Nell’incubo di chi sprofonda nella paura, il teatro, in un conto alla rovescia, racconta in prima persona la notte quando fu raso al suolo senza attendere la decisione della Corte costituzionale. Il titolo e la copertina stessa del libro, dove il teatro vacilla urlando come il celebre quadro di Munch e invocando invano voci di poeti, richiamano universi prometeici celesti, terreni, sotterranei (l’Underground di Kusturica e Kadare). Mondi che stanno in piedi e nello stesso tempo sprofondano.
Va detto che a queste opere letterarie dal profondo carattere “balcanico”, Budina giunge attraverso una nutrita formazione drammaturgica che qui è opportuno ricordare specie per i lettori italiani e che lo vede, già giovanissimo, al teatro professionale di Korça, negli anni Settanta all’Università delle Arti e, come attore, proprio al Teatro Nazionale di Tirana oggi distrutto, dove appare in molti spettacoli per lo più come protagonista: tra questi La morsa di Luigi Pirandello (1972), L’orologio del Cremlino di Nikolaj Fëdorovič Pogodin (1977), Luisa Miller di Friedrich Schiller (1979), Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller (1986), Borkman di Henrik Ibsen (1989). Negli anni Ottanta è autore di diversi adattamenti teatrali di opere di Ismail Kadare – Chi ha portato la Doruntina (1980), Il grande inverno (1984), Notte di luna (1990) – come di regie teatrali quali La sottoscrizione della tempesta (1981), La notte di luna (1990), Il risveglio di Costantino Marko (1992).
Fitto è il suo impegno didattico con diversi laboratori teatrali nelle scuole superiori dal 1976 al 1987 e, come docente di arti attoriali, dizione e regia presso l’Università delle Arti di Tirana dal 1982 al 1992. Dal 1997 al 1992 è stato anche membro del consiglio artistico del Teatro Nazionale di Tirana. Budina è anche autore di sceneggiati radiofonici, apparendo in molti lungometraggi e fiction televisive. Tra i fondatori del Partito Democratico albanese che, nel 1990, è stato decisivo per la fine del regime comunista e la svolta pluralista, nel 1992 si trasferisce in Italia lavorando in fabbrica come operaio, per circa vent’anni. Oltre a varie master class conseguite presso università italiane ed estere – Roma La Sapienza, Ca’ Foscari di Venezia, di Padova e Verona, poi di Oxford (UK), Brawn e Richmond University (USA) – in questi stessi anni Budina prende parte alla scuola Ipotesi Cinema di Ermanno Olmi, come assistente alla regia di Toni de Gregorio e mette in scena lo spettacolo Tabir Sarai. Poesie e prose di Ismail Kadare per conto del Teatro Fantaghirò di Padova (1995). Nel 1996 è nel ruolo di Ulisse in Migranti, spettacolo diretto da Marco Baliani, premiato dalla Presidenza della Repubblica italiana e rappresentato in diversi prestigiosi teatri quali il Valle di Roma, La Pergola di Firenze, il Piccolo Teatro di Milano, il Mercadante di Napoli. Numerosi anche i lavori televisivi e, soprattutto, cinematografici come attore, sceneggiatore e regista: tra questi Guardando il ritorno, presentato al MedFilm ‘96 Festival e proiettato nelle scuole e nelle università italiane; Domenica delle palme cortometraggio del 2002 prodotto e trasmesso da Tele+ in contemporanea in ventitré Paesi europei e partecipante al Torino Film Festival; Lettere al vento (2003) vincitore in diversi festival come miglior film e migliore sceneggiatura e del premio di qualità per il cinema italiano del Ministero della cultura italiano; Balkan bazar (2011) la cui edizione in dvd è distribuita dal gruppo Cecchi Gori; Broken che nel 2018 ha vinto il premio Celluloide d’oro al Festival di Salerno. Come attore Budina compare anche in diversi film tra cui Tickets per la regia di Ken Loach. Di recente lo troviamo tra i protagonisti del documentario Parlate a bassa voce di Esmeralda Calabria (2023) dedicato al passato e al futuro dell’Albania.
Tali importanti trascorsi, al tempo stesso politici, civili e artistici, sono proprio quelli che oggi consentono a Budina, pur nel breve spazio di un monologo, di mettere a nudo il nuovo profeta che, così, sconfessa sul palcoscenico i metodi del suo dominio, le tecniche del consenso e della sua subdola costruzione, le sottili pratiche di controllo, minaccia, sanzione e condanna. Attraverso i panni del profeta, tutti fatti di giornali, carta igienica e cartone, Budina riesce a mettere a capo a una sorta di catalogo delle forme contemporanee di assolutismo, che trovano costante alimento nel serbatoio inesausto e irraggiungibile della “modernità”, in tutte le sue possibili declinazioni affaristiche. Una “modernità” pensata come valanga che, si presume, non debba trovare intralci di alcun tipo, specie di tipo etico; una valanga da cavalcarsi ciecamente, in corse irrefrenabili che ne assecondano forze sempre più spersonalizzate e spersonalizzanti, algoritmiche, irrazionali, superorganiche, ineluttabili, assolute.
Da qui il lucido campionario delle nuove paure e forme d’ansia che, alla fine, affiora dal monologo di Budina: così il profeta scalcita fino ad impazzire all’idea di rimanere indietro, di non essere al passo coi tempi, di confrontare le proprie idee con quelle degli altri, all’idea di essere scalzato dall’invasione etnica così come, per altri versi, a quella di restare solo, senza più seguaci e sudditi. Paure e ansie che i profeti dell’oggi, attraverso l’etere riescono a trasmettere al proprio popolo che, senza più possibilità di parola e pensiero, senza più Arte né Parte, senza Piazza e, soprattutto, senza più un Teatro viene trascinato e costretto a sopravvivere nei sempre più miseri scenari della Fine del Mondo.
Il profeta dei popcorn
di Edmond Budina [5]
Rrup-sup [6], stringete il culo! Questo è il mio treno! Yyyy… Rrup-sup, rrup-sup… buttateli giù dal treno… no, aspettate! È meglio se li uccido. Li getto sul fuoco. Sì, sì, sul fuoco… gettate il primo! Paff… la prima testa è scoppiata. Paff, puff… I teschi si squarciano, esplodono uno dietro l’altro. Loro mi pregano, mi supplicano ma io non ho pietà. Li getto tra le fiamme. Urlano, scoppiettano. Paff, puff… puff, paff… Ah, ah… credevate veramente che fossero teste umane? No, no! Sono i popcorn. Il rumore dei popcorn quando si gettano sul fuoco con il loro scoppio kerz-perz… kerz-perz [7]. Si spaccano e prendono forme che a volte assomigliano ai fiori ma il più delle volte sembrano teste di piccoli uomini. Si spaccano, scoppiano, scricchiano e liberano quell’odore… quanto mi piace l’odore che esce dall’interno, accompagnato da quei kerz-perz, come quando liberi l’aria delle budella…
Eh i popcorn! Sono la mia fortuna. Grazie a loro ho costruito questo mio rifugio antiatomico dove sto rinchiuso. Vi sembra incredibile? Dovete crederci, perché ho cominciato a crederci io stesso. Vi viene da ridere? L’ho costruito coi soldi guadagnati quando ero emigrante e vendevo popcorn a Pyrsynbyth. Tutti si meravigliavano delle sue bellezze, dei musei, delle opere d’arte. A me meravigliavano i popcorn. Arrostivo i popcorn e aspettavo, cuocevo e aspettavo. Aspettavo perché sapevo che il mio tempo sarebbe arrivato… ed ecco, è arrivato! Io sono il vostro profeta! Profeta arricchito con i popcorn! Non sono né pazzo, né psicopatico così come potrebbe pensare qualcuno, per il fatto che sto rinchiuso da solo in questa mia tana di cemento, davanti agli schermi televisivi. Non mi frega un bel niente di cosa pensino gli altri: perché io so che non solo non sono pazzo ma che, al contrario, sono un genio. Non è forse geniale che da venditore di popcorn mi sia trasformato in profeta, anche se in un profeta dei popcorn? Potete trovarmi un altro leader di un ovile così piccolo come il nostro che abbia avuto questa esplosione e questo successo, cesso… cesso… mondiale? Nt, nt, nt… no, non potete trovarlo, perché nessuno sa prevenire il futuro. Io invece sì. Sono un indovino. Ci sono delle persone che guardano la mano o la tazza del caffè. Io invece leggo questa: la carta igienica [mostra un rotolo di carta igienica]. Non aspettavo inutilmente a Pysrsynbyth quando vendevo popcorn. Avevo già previsto il mio futuro qui. Questa è la mia bussola [guarda la carta igienica]. In base alle cose che vedo qui prendo le decisioni per come dev’essere guidato questo nostro ovile… Uee, uee… Adesso prevedo un grattacielo molto alto con il mio ritratto. Lo devo costruire qui, al centro, nella Capitale degli ovili. Aspetta, aspetta… qualcuno mi ha girato le spalle. Non è né donna, né uomo. Né alto, né basso… comunque è un brutto segno… Vade retro! Via da me per sempre! Eh, qua da noi campare alla giornata come fanno gli scarafaggi è un modo per sopravvivere. Grazie alle mie capacità sono riuscito a elevarmi al di sopra degli altri scarafaggi. Li ho fregati prima che loro fregassero me ed ecco dove sono arrivato.
Solo che per arrivare fin qui non è stato facile, non solo nel regime del rrup-sup, del culo stretto, quando dovevi stare molto attento perché, da un momento all’altro, potevano cuocerti come un popcorn ma anche adesso. Per fortuna la mia famiglia aveva conoscenze con gli alti ranghi del rrup-sup, così che io ero ben protetto e potevo permettermi di fare l’eterno insoddisfatto. Disprezzavo quelle figure che erano protette ma anche criticate da una parte del potere. In questo modo non mi entrava neanche una spina nel piede. Assalivo gli scrittori, i giullari, i pittori conosciuti, qualche veterano accasato “…Uauu… che coraggioso, che intelligente!” dicevano alcuni. “Stai attento perché eh eh…” reagivano gli altri ma io ogni cosa l’avevo sotto controllo. Non ho mai superato la linea che il potere aveva prefissato. Sognavo sempre loro, i Caposcarafaggi onnipotenti. Sognavo di entrare nella loro cerchia. Desideravo diventare come loro. Perché no, un giorno avrei potuto essere io il loro capo. Io non potrei mai essere un gregario, vivere ai margini, nel bene o nel male. Io devo essere solo e sempre al centro… e così sono riuscito a penetrare in quel centro, nelle ville dove quei gli strizzaculi vivevano isolati. Ho stretto amicizia con i giovani scarafaggi, gli eredi dei potenti del rango più alto… quella è stata per me una vera scuola. Negli incontri, nei discorsi, nelle cene nascoste ho imparato come si tenevano sottomessi gli scarafaggi, come si faceva ad arrivare a diventare strizzaculi degli scarafaggi… Rubi dei pezzettini di ciò che hai letto o sentito, cambi la forma, anzi qualche volta non la cambi neppure e poi li rivendi con stile e maestria come fossero tuoi. Cosa dici non ha importanza e neanche cosa fai ma come lo dici, come lo fai. Quando inganni devi credere tu stesso nell’inganno! Vendi la bugia per verità e viceversa. Li devi bombardare gli scarafaggi, devi soffocarli con la tua presenza e le tue idee. Fingi di occuparti di loro, fai finta che ti fanno pena e devi perfino piangere per finta. Fai lo spiritoso, quando serve. Non fanno così anche i giullari? Io sono migliore di loro. Il mio teatro è vero, si svolge nella vita reale. Parole, parole, parole… Vendi parole più che puoi. Questa è la nostra professione. Dì il contrario di quello che hai detto il giorno precedente. Non ha importanza se non ci sono prove di ciò che dici. Dì: “Daremo salep [8] gratuitamente a tutti”. La folla s’entusiasma. Invece l’indomani lo neghi: “Salep? Ma chi ha parlato di salep? Non ho mai pronunciato la parola salep”.
Non mi hanno creduto quando ho detto che questo mio rifugio l’ho costruito solo con i popcorn? Non mi hanno creduto anche quando ho detto che me l’ha regalato la mamma? Questo piace alle greggi. Dicono: “Quant’è svelto! Com’è bravo a rigirare subito le frittate. Neanche il cane riesce a mangiargli il bastone! Questa è la grande politica [con la carta igienica fa dei cerchi grandi nell’aria]…”. Continui a rispondere a tutte le loro cretinate; dici anche a te stesso più cretinate che puoi. La confusione ha un effetto eccezionale soprattutto sulle donne. Con quelle ho sempre avuto un rapporto di odio-amore. Per questo qualcuno mi ha chiamato perverso, mente malata, perfino maniaco sessuale. Io non sono come gli altri. Non mi vergogno di accettarmi. L’importante è che si parli di me, del mio orientamento sessuale, del mio modo di comportarmi, di vestirmi… Tutte queste cose sono alla moda. Io cammino sempre con i tempi… sono un trendy scarafaggio, uno scarafaggio trendy [canta]:
Trendy scarafaggi, scarafaggi trendy.
Trendy scarafaggi, scarafaggi trendy.
Ve lo strappo e ve lo taglio,
ve li ungo con il grasso,
gli attributi fuori, trendy sei.
Color mutande, trendy sei,
mutandine a drappo, trendy sei,
cambi bandiera, trendy sei.
Col volante e la padella,
trendy sei come stagnino.
Scarafaggi trendy, trendy scarafaggi.
Scarafaggi trendy, trendy scarafaggi.
Vai a letto poveraccio e ti svegli milionario.
Trendy sei tu carrozziere.
Scarafaggio trendy, trendy milionario.
Sono artista trendy, artista milionario…
Per questo le donne, belle o brutte, mi vengono dietro. Ci sono state alcune di loro con cui non ho fatto l’amore. Lo sapete perché? Vi confesso un segreto. A me piace l’odore naturale del corpo, quello che qualcuno chiama puzza. Qualsiasi cosa esce da esso. Ne ho bisogno, mi ubriaco, impazzisco… invece alcune donne, anche se belle, erano troppo pulite. Profumavano di sapone, di pulito e mi veniva da vomitare. Non riuscivo ad eccitarmi. Le donne pulite le ho picchiate. Le ho insanguinate. Solo quando ho annusato l’odore del sangue, della pipì, delle feci, della paura mi sono eccitato pazzamente. Le donne più le maltratti più ti adorano, ti ubbidiscono ciecamente, anzi, ti profetizzano. Per questo le voglio attorno a me, contribuiscono a farmi profeta.
Gli uomini mi corteggiano peggio delle donne, per un po’ di potere e soldi. Succhiano potere anche dalla mia ombra. Cominciano a imitarmi in tutto… nel ragionamento, nel modo di parlare. Somigliano sempre più alle donne, desiderano essere maltrattati. Lo sanno che con me non si scherza! O accetti tutto o vai via, sparisci! Non sto parlando di quelli che mi contraddicono. Quelli si trasformano in nemici e io li distruggo definitivamente, moralmente, psichicamente, fisicamente. Non ho nessun rimorso, nessun rimpianto per chiunque abbia mai cercato di bloccarmi sulla strada della mia profetizzazione. Chiunque! Parente, conoscente, moglie, amante… I miei seguaci, invece, devono avere paura di me! Dalla paura nasce l’ammirazione. Ho un gran piacere quando, sia le donne che gli uomini mi supplicano con le lacrime agli occhi. Particolarmente quando s’inginocchiano, per non parlare poi se sono nudi. Io rimango davanti a loro onnipotente, come un’enorme costruzione e ogni cosa pende dalle mie labbra. Io provo misericordia e loro si disfanno totalmente. Sono pronti a baciarmi le mani, a strisciarsi per terra. Non è un caso che mi paragonano alle più grandi personalità, non solo della storia del nostro ovile ma di tutto il mondo. Anzi ci sono alcuni che dicono che, anche se li sotterri nella tomba e amputi loro mani e piedi, continueranno ad adorarmi. Anch’io capisco che la stupidità non deve arrivare fin là ma quando questo ti serve, ben venga. Questo è il potere del Profeta Caposcarafaggio!
Tendy scarafaggio, scarafaggio trendy…
Cara Gjeraqinë, non sei solo tu,
c’è il compagno Buçko cui piace far l’amore…
Non so perché mi è venuta in mente questa canzone della mia infanzia che cantava per le strade della città un certo Buçko l’equilibrista. Ero piccolo, ricordo bene… eh! l’infanzia… Non fu così bella come potrebbe pensare qualcuno… I miei genitori andavano spesso a cena dai loro amici e rimanevano a ballare. Io restavo solo a casa, rannicchiato sotto il tavolo e aspettavo. Di notte sognavo e avevo paura che loro mi abbandonassero. La mamma saliva in una carrozza con l’amante, un uomo potente mentre io soffrivo da solo in strada. Non posso dimenticare l’incubo di quei sogni… ma essi sono nulla in confronto a quello che mi è successo dopo… Mio padre era fuori, in un viaggio d’affari ma la mamma era convinta che lui fosse con l’amante. Pianse per due giorni di seguito. Io non sapevo come tranquillizzarla. Il terzo giorno un suo amico venne a casa. Mi lasciarono giocare fuori fino a tardi. Tutti i miei amici andarono via nelle loro case. Bussavo alla porta ma nessuna s’apriva… Stavo fuori, quando un branco di ragazzi più grandi di me mi assalì, insultandomi. La paura non mi faceva respirare e cominciai a correre senza sapere dove andare e dove nascondermi. Loro mi inseguivano e io correvo, correvo… mi mancava il fiato, non avevo più forza. Lì vicino c’era una scuola abbandonata che puzzava di pipì e di merda. Mi sono rinchiuso in una delle classi ma loro dang, dang… non hanno faticato a spaccare la porta. Mi sembravano lupi che mi giravano attorno, aspettando il momento per sbranare la loro preda caduta in trappola. Mi hanno denudato. Io tremavo… uno dopo l’altro… io non avevo nessuna colpa. Sentivo la loro nudità sul mio corpo gracile e piangevo, piangevo… tra le lacrime vedevo le facce di mia madre, di mio padre e li odiavo, li odiavo… odiavo ogni cosa, particolarmente le donne che nella mia mente divennero causa della disgrazia che stavo passando. Quella puzza pesante, quei corpi mi hanno penetrato tutto per restare per sempre dentro di me.
Così decisi di vendicarmi. Sì. Di vendicarmi contro tutti. Anche questa guerra è una circostanza che io devo sfruttare per vendicarmi di ciò che mi è successo. Devo con ogni costo, con ogni mezzo vincere questa guerra contro le cavallette. Non per gli altri ma per me stesso. Devo dimostrare chi sono a tutti quelli che mi hanno offeso e umiliato. Lascerei volentieri che i miei nemici venissero infettati dalle cavallette ma farei loro più male salvandoli. Salvandoli li farò soffrire di più. Che non si spenga la candela della mente o finisca il suo combustibile, io devo rimanere chiuso in questa tana. Questa guerra ha bisogno di uno stratega. Solo io posso guidarvi per vincere la guerra. Abbiamo a che fare con un nemico subdolo come le cavallette. Sicuramente loro staranno cercando di penetrare di nascosto qui, nel mio stato maggiore ma io le scoverò, le afferrerò anche se sono invisibili. Le butterò nel fuoco e le brucerò, le cuocerò come i popcorn paff-puff, kerz-perz… In quel fuoco si scotteranno, si contorceranno, scompariranno anche i miei nemici che s’addanneranno per la mia vittoria. Quando vedrò loro ai miei piedi ringraziarmi perché li ho salvati, questo sarà il momento più felice della mia vita.
Che silenzio c’è fuori! Non si sente niente… perfino gli uccelli non cinguettano più. Questo fu uno dei miei sogni. Le notti le passavo pensando a come potevo sottomettere questi stormi. Pensavo di arrivare a chiudere contemporaneamente tutti gli scarafaggi nei buchi, negli scantinati, solo con un mio ordine. E grazie al potere profetico ci sono riuscito. Esiste forse una soddisfazione più grande che quella di vedere le strade deserte, senza nessuno che respiri e tutto questo grazie a te? Io sono onnipotente. Questo è il mio impero, l’impero del silenzio. Io ordino! Chiudetevi! Uscite! Apri! Chiudi! Apro-chiudo, apro-chiudo… vi faccio giocare a nascondino! Vi faccio saltare senza sosta! Vi faccio nascondere così come io sapevo nascondermi. Non riuscivano a trovarmi… ah, ah, ah. Che piacere mi ha sempre dato nascondermi. Rannicchiato in qualche incavo pensavo a come un giorno avessi potuto ottenere che, senza dire né sì né ma, tutti avessero obbedito ai miei ordini.
Loro sono dentro, terrorizzati dalla paura. Io sono libero di fare tutto quello che mi passa per la testa. Posso anche uscire senza essere obbligato a vedere musi schifosi. Proverò ad uscire? Ma perché uscire? Ho bisogno di uscire? No! Non esco. E se le cavallette… anch’io ho paura. Sono un fifone. Mbè? Che c’è di strano? Solo gli scemi non hanno paura, dice il detto popolare. Io non sono scemo. In quei pochissimi casi in cui gli scarafaggi si sono ribellati io fiuuu sono scappato fuori dall’ovile. Proprio perché non sono cretino. Perché dovevo rischiare? E se ci avessi lasciato la pelle? Così sono tornato dopo, quando le acque si furono calmate e mangiai le castagne tirate fuori dal fuoco con le mani degli altri. Sono scappato dalla paura ma la paura stessa mi portò poi a salire sul piedestallo.
Solo che c’è anche un’altra paura. Quella della discesa, della caduta dal piedistallo… l’ira degli scarafaggi che, accecati dalla rabbia, potrebbero, da un momento all’altro, buttarti e schiacciarti a terra. Quest’incubo spesso non mi fa dormire. La paura della morte. Ho provato diverse volte di notte a chiudere gli occhi e immaginare me stesso morto, nella fossa, senza pensare niente. Soltanto per capire un attimo come sarà di là… ma non passa neanche un frammento di secondo e riapro subito gli occhi. Il vivo non riesce a pensare alla morte, per quanto cerchi di penetrare al suo interno. Anche se mi sembra d’invocare la morte sono sedotto dal provarla. In quel momento il cuore mi batte fortissimo e mi manca il fiato. Ѐ terribile soffocare. Ti sembra di sprofondare da qualche parte nel buio. Non credo che ci sia morte peggiore. Queste cavallette con le quali stiamo combattendo ti tolgono il respiro. Per questo ho dato ordini di prendere misure tanto repressive. Non perché me ne freghi di quanti scarafaggi moriranno infestati dalle cavallette. No! Ma ho paura che, un domani, le cavallette possano infestare anche me.
Le cavallette sono imprevedibili, pericolosissime. La sofferenza, bene o male, si può anche accettare ma come potrei mai accettare, soprattutto per la mia dignità di profeta, di morire in modo così banale? Per mancanza di fiato? Come quei pezzenti che morivano in strada nel Medioevo, al tempo delle epidemie? Ѐ morto di peste, è morto di lebbra… che ti mangiasse la peste! Invece io per colpa delle cavallette. L’hanno mangiato le cavallette! Yyy, che ti mangiassero le cavallette! No, non devo permettere in nessun modo di morire soffocato dalle cavallette… nessuno si ricorderà di me nel futuro. Ogni cosa che ho costruito finora andrà perduta. Mi sembra che… mi sto soffocando. Mi sto infettando, forse? Oh… oh… sto morendo? Oh… mi è passato. Ѐ solo nervosismo. Paura… no, non ho niente. Ecco, annuso… Oh, che profumo! Sono due settimane che non mi lavo e siccome annuso bene vuol dire che sto bene.
Strano! Sono anni che non sento il profumo della primavera, dell’erba tagliata, delle mimose. Ho perso la voglia di rotolarmi sui prati fioriti, sentire la rugiada del mattino, assaporare la magia della notte, vedere le lucciole. Che cazzo di vita è questa che sto facendo? Cos’è questa corsa vertiginosa per avere tutto? Potere, soldi, soldi, potere. Quando muori è possibile portarli con sé? Stupido, cos’è questa debolezza? Cos’è questo modo di pensare? Fiori, erba, notte e cazzate varie… Tu sei nato per dirigere! Le debolezze non fanno parte di te! Alzati! Testa alta! Non occuparti dei pensieri bui della notte! Essi non possono che spingerti verso la morte. Sì! Con la morte… bisogna terrorizzare con la morte. La morte vi falcerà fss, fss, fss… così come si taglia l’erba. Ricordate la figura della morte con la falce in mano? Io la ricordo molto bene. Bisogna mostrare tante immagini della morte, cadaveri, bare, fosse. Ogni giorno, ogni momento. La morte è dietro la porta. Appena esci di casa t’acchiappa per la gola. Perché il tuo potere sia illimitato, per mantenerlo a lungo, tu hai bisogno del terrore. Non succedeva questo anche nel periodo degli strizzaculo? Per di più questo tempo di guerra giustificherebbe l’uso del mio terrore.
Lo sapete quanti scarafaggi avrebbero potuto morire se non ci fossi stato io? Ho delle statistiche esatte. Potevano morire 30624,5. Ouu, questo… virgola cinque vuol dire mezzo… mezzo scarafaggio morto? Chi cazzo ha fatto queste statistiche. Non importa. Allora, morirebbero seicentosessantaquattromila scarafaggi. Sarebbe stato un disastro. Volete questo? Per questo dovete ascoltarmi! Guerra! Siamo in guerra! Fissatevelo bene nel cervello! Guerra! Guerra! Guerra! Questa guerra la vincerò io o nessun altro! Io, il Profeta dei Popcorn, sarò ricordato come il primo Dyrdyl Tyryfyli che ha portato l’ordine in questa colonia di scarafaggi depravati. Sarò ricordato come colui che ha rasato e ripulito gli scarafaggi fino alle radici. Colui che ha pulito l’ovile dagli sterchi, che ha fermato l’abbaiare dei cani, che ha stagnato pentole e padelle, che ha dato foraggio tanto da far scoppiare tutti, puttanoni e puttanacce, che ha tagliato le ali agli scarafaggi avversari e che ha invaso di cemento il Capovile.
Cos’hai detto? Mi sono arricchito con le cementificazioni? Provatelo! Verificatelo! Voi non potete provare un cazzo! Un cazzo, un cazzo! Siete capaci di trovare i piedi del serpente? Io sono il serpente e scivolo dalle vostre mani, scivolo sempre… Faccio una scoreggia e voi vi occupate del rumore, della forma, del colore, dell’odore, intanto che io, gran serpente, faccio sotto la stuoia tutti i miei affari. Per questo vi ho qui tutti, in pugno. E non vi farò respirare finché piacerà al mio culo anche se da tanto tempo voi cercate di togliermi di mezzo. Mettetevelo bene in testa, non potrete mai togliermi di mezzo. L’avete visto come ho trasformato in polvere e cenere quel logoro rottame al centro del Capoovile, dove s’esibivano alcuni giullari depravati? Avete pensato d’incularmi, eh? Vi ho lasciato per un po’ di tempo pascolare ma i miei piani non li sapeva nessuno… Il serpente, serpente… faap! Vi ho colti di sorpresa. Il mio tempio di vetro, acciaio, cemento, alto con la mia faccia, s’alzerà lì! Lì! Questa sicurezza me la danno coloro che si sono ingrassati assieme a me. Anche quando volevo ritirarmi da qualche decisione loro non me l’hanno permesso. Il loro potere sono io. Ci siamo tenuti l’un l’altro. Così che non mi lasceranno neanche cadere dal trono. Che banda? A chi dici banda tu? Come non vi vergognate? Guardate cosa abbiamo fatto per noi stessi. Il mondo così è stato costruito, alcuni dirigono e altri si lasciano dirigere. Uno guida, altri obbediscono. Alcuni volano, altri strisciano. A me è toccato volare e dirigere dall’alto.
Ditemi, c’è qualche leader come me che scende dall’alto e si siede per parlare con voi? Faccia a faccia con voi? Scherzare con voi? Ecco, tu che problemi hai? Eh… ho capito, non ti basta il fieno… Tua moglie sta bene? Perché qui gli uomini cucinano, le donne comandano… ah, ah, ah. Sei disoccupato? Eh come sa girarti tua moglie. Sa lei come farti lavorare quando sei disoccupato… ah, ah, ah. Con la tua pensione non riesci a prendere le medicine? Mangia aglio nonnino… ah, ah, ah… lo sai che anche a marzo si può vivere? Le tasse sono alte? Perché infili il dito proprio lì, dove non si deve? Ah, ah, ah… Questo non smette di parlare. Pare abbia mangiato troppa marmellata color marrone quand’era piccolo, nel periodo del rrup-sup. No insalata, marmellata! Ah, ti si sono affievolite le orecchie ma non zoppica l’asino dalle orecchie, ah, ah, ah… ma perché non ridete voi? Non vi piacciono le mie battute? Ridete! Così sì… quando voi gioite le cose vanno meglio.
Adesso fate attenzione, concentratevi e prendete nota di quello che sto per dire. Sono o no il vostro profeta? Allora. Io credo ciò in cui non credo ma anche voi dovete credere l’incredibile, perché il credere ha a che fare con l’incredulità, così come la vita ha a che fare con la morte. Io sono qua per portarvi le parole di ciò che voi desiderate, cioè me ma non lo sognate, perché il sogno è la realtà, così come il giorno è anche la notte. Suoni il flauto dallo stesso buco ma tu hai tutti buchi; i buchi aperti si chiudono anche senza posare il dito nel buco, l’importante è che i coraggiosi siano tappati tutti nel buco. E tu puttanella, perché non prendi nota? O nessuno ti ha scopato stanotte? Dai scrivi! La vostra vita è appesa a un filo, come il filo nella cruna di un ago, la vita nel pagliaio, ago nel culo e la morte che t’aspetta. Non c’è uscita, solo entrata, perché senza entrata scorre la corrente, brilla la luce, guadagna lo Stato. Con la mente o senza mente, anneghi nel fango, rimani senz’acqua, fai la guerra nelle fosse con le mani pulite come il gelato. La Costituzione c’è, senza toccarla, mangi il maiale. Bla, bla, bla lingua di cagna, menti tutto il giorno. La lepre in pancia, il cane in bocca, il lupo fa strage. Mafia, mafia, mafia! Ladro, ladro, ladro, io ve lo metto. Critica in basso, guerra in alto, il cielo senza nuvole. Non ascolt! Non ved! Non parl! Così, viva il benessere, il sole lucicca, la vita splende. Lecchi! Soldi! Nullafacente! Ridi! Lecsoldnulrid! Lecsoldnulrid! Lecsoldnulrid! [9]. Dio benedica gli scarafaggi e la nostra patria… Loro sono rimasti a bocca aperta… dimenticano di chiuderla… Ah, ah, ah sono tutti ingarbugliati, intrappolati… lo stormo di scarafaggi è stordito. I loro occhi, come senza vita, esprimono ammirazione. Adesso, anche se dico le più grandi cazzate, loro crederanno. Posso fare tutto quello che voglio con loro.
Sentite! Io sono vostro padre, quante volte devo dirvelo? Soltanto io penso al vostro bene. Neanche voi volete bene a voi stessi quanto vi voglio bene io! Ora ascoltate come dovrebbe essere la vostra giornata. Non svegliatevi presto, figli miei. Dormite sereni, perché quando dormi bene hai buona salute. Quando vi alzerete dal letto, che tutti dovrete avere rigorosamente di piume, vi dovrete lavare solo la mano destra. Non lavate i denti. Per colazione mangerete popcorn. Appena avete finito di mangiare, subito al cesso. Dovete svuotarvi tre volte al giorno, dopo i pasti. E per di più fa bene perché così passate il tempo, non uscite fuori e pensate meno alle controversie. Lavate solo il gluteo destro, il sinistro dovrebbe rimanere con il profumo naturale. Dopo aver finito di andare al cesso fate esercizi yoga. Concentratevi e immaginate la mia faccia, così gli esercizi saranno più efficaci. Il tappeto che stenderete per terra dev’essere solo di colore viola. Dopodiché entrate su facebook e scrivetemi. Lo sapete, soltanto lodi. Se avete tempo, guardate il film in cui ho recitato. Poi la televisione con le mie conversazioni e la stampa con le mie interviste. Per pranzo un piatto di mais bollito, visto che a colazione avete mangiato popcorn. Come secondo, pane e fichi del mio orto. Non me li devi vendere i fichi, me li devi mangiare. E stai attento alla lezione perché non sai neanche a, b, c. O vuoi che ti getti nel pozzo che tu stesso hai costruito? Dove siamo rimasti? Ah sì… alle palle del fico. Appena avrete finito di mangiarle correrete al cesso per il secondo svuotamento. Lavaggio del gluteo destro. Fate il pisolino di mezzogiorno, vestiti o spogliati, come desiderate. Dopo il sonno, chi non li ha letti deve leggere i miei libri, più la TV per guardarmi. Mentre guardate la TV bevete uno sciroppo di mais o anche un dolce con farina di mais. Per cena hashure [10], cioè, amido con chicchi di mais. Non fate i lagnoni! Non lamentatevi, mais colazione, pranzo e cena. Non è la stessa cosa dei popcorn? Mais bollito e hashure di mais.
E poi vi ho dato anche i fichi, sciroppo e dolce. Zitti! Questa è la dieta. Vi farà bene perché non vi permetterà di pensare troppo. Dopo cena televisione e solo spettacoli dove ci sarò io. Prima di andare a letto, tè al cloro sfumato di viola e svuotamento. Potete anche non lavare il culo ma se volete lavate soltanto la parte destra, ormai lo sapete. Liberatevi dalle braghe, dai vestiti e da tutto ciò che indossate. Dovete stare con mutandine, boxer, reggiseni, canottiere rigorosamente viola. Ah, quelli che hanno molta grana dovrebbero avere le mutande di lana, così che quando gli gratteranno il culo si ricorderanno che la ricchezza ce l’hanno grazie a me. La gente comune di cotone o tela. Pigiama viola, senza dubbio. Prima di andare a letto pregate, ciascuno nella sua religione, per me e dormite. Dormite sì… ma nel sogno… nel sogno dovete per forza vedere solo me. Vi proibisco altri sogni. Ho vietato i divertimenti online, quindi potete raggiungere l’orgasmo nel sonno solo sognando me. Osi qualcuno a vedere altri sogni! Questo è il vostro programma, giorno e notte. Coloro che non si atterranno a quanto detto sopra avranno i loro beni sequestrati, saranno messi in prigione. Per i traditori si applicheranno le leggi di guerra! Delle leggi di guerra avranno il diritto di beneficiare e ingrassarsi ancor più dei ladroni e ladruzzi, i lingualecchi, i facciaculi, i leccaculacci, le teste di rapa, i bastardi, gli zozzoni, i porcelloni… Chi stai prendendo in giro, farabutto! E gli asini? No, le bufale… Ma non c’è foresta senza maiali. E tu sei un maiale. Maiale! Maiale! Maiale!
Cosa sta succedendo là? Ci sono alcuni disobbedienti? Multateli, multateli! Non lasciateli respirare. Metteteli in carcere! In carcere! Devono capirlo gli scarafaggi, trasformati in sporchissimi maiali, cosa voglion dire le regole, la disciplina. Ordino alla polizia, all’esercito di uscire per le strade con i cannoni, coi carri armati. Vi ordino io, il vostro profeta! Così va bene… ordine e disciplina. In fila, in fila, tutti in fila. Zitto furfante! Mi state mangiando il fegato. Ma non è la colpa vostra, è mia, che non vi faccio sparire col DDT per far morire tutti gli scarafaggi disobbedienti. Quelli che si salveranno, dovranno scappare fuori dal nostro ovile. Qui dobbiamo vivere soltanto noi coi nostri beni che dobbiamo comandare eternamente. Non ha importanza chi ci servirà. Porteremo scarafaggi di altre razze che saranno obbedienti, sottomessi, che mangeranno meno, si pagheranno meno e non sapranno neanche lamentarsi. Contestate?! E allora sparite, morirete assieme al vostro seme lercio, voi stizzosi, disobbedienti! Sporchi scarafaggi che minate il potere del vostro profeta…
Io sono il prescelto… Io sono il profeta… Soltanto io posso illuminarvi la strada verso lo sviluppo e il benessere. Io! Io! Io! Blablablabla… [inizia a declamare con ansia a mai finire e con parole e gesti senza senso]. Che sta succedendo? Stanno venendo verso di me? Si sono ribellati tutti? Mi seppelliranno qui? In questo bunker? Lo stanno distruggendo. Cadrà sopra di me. Non lasciatemi qui. Ho paura. Tiratemi fuori da qui. Non posso… no… no… no…
Dialoghi Mediterranei, n. 63, settembre 2023
[*] Il 25 agosto scorso, Edmond Budina è stato protagonista di una puntata del prestigioso programma radiofonico di Rai Radio Tre, Radio3 Suite – Magazine. La stanza dell’artista. Oltre a una lunga intervista sulla sua lunga attività di attore, regista e drammaturgo, nel programma è possibile ascoltare, recitato dallo stesso autore, un brano del monologo satirico teatrale Il profeta dei popcorn. E’ possibile ascoltare la puntata direttamente dal seguente link di RaiPlay:
https://www.raiplaysound.it/ audio/2023/08/Radio3-Suite— Magazine-del-25082023- 5b2f9b28-085a-41aa-831e- 3690b90141bf.html
Note
[1] Edmond Budina, Profeti i kokoshkave [Il profeta dei popcorn], Botimet Barleti, Tiranë 2021.
[2] Tali letterature e tematiche costituiscono un filone centrale della mia personale ricerca antropologica della quale mi sia consentito richiamare soprattutto la monografia Prometeo in Albania. Passaggi letterari e politici di un paese balcanico, Rubbettino, Soveria Mannelli (Catanzaro) 2014 e L’Albania comunista e le alchimie del potere nella poesia di Robert Prifti, in “Dialoghi Mediterranei”, Periodico bimestrale dell’Istituto Euroarabo di Mazara del Vallo, n. 49, maggio 2021.
[3] Anna Lattanzi, Se la mentalità albanese non cambia. Intervista a Edmond Budina, in Albania letteraria, albanialetteraria.it, 31.3.2023.
[4] Mauro Geraci, Il Teatro dei sogni. Verticalità e trasparenze della nuova Tirana, in “Dialoghi Mediterranei”, Periodico bimestrale dell’Istituto Euroarabo di Mazara del Vallo, n. 34, novembre 2018. In proposito v. anche Le architetture prometeiche della nuova Albania. Giochi antropologici di distruzioni, costruzioni, ascese e cadute, in Nilda Valentin (a cura di), Albania del Terzo Millennio. Architettura, Città, Territorio, Gangemi editore, Roma 2021: 27-32, una versione aggiornata di questo saggio è in corso di stampa negli Atti del recente Convegno internazionale di Studi, Albania del Terzo Millennio. Architettura, Città, Territorio, La Sapienza Università di Roma, Facoltà di Architettura, 18 maggio 2023.
[5] Traduzione e cura della versione italiana di Edmond Budina e Mauro Geraci.
[6] Rrup-sup è un’espressione albanese con cui ci si riferisce alla resistenza nei confronti di una situazione prolungata di minaccia e terrore. Nel monologo, l’autore, attraverso il dire del profeta, vi ricorre quando allude al clima dittatoriale di censura e violenza estrema perpetuato in Albania dal passato regime comunista di Enver Hoxha, durato ininterrottamente dal 1944 al 1991 [n.d.t.].
[7] Suono onomatopeico che rappresenta lo scoppio dei popcorn sulla padella [n.d.t.].
[8] Salep, bevanda calda a base di farina d’orchidea e cannella, originaria della Turchia e diffusa in Albania e nei paesi balcanici [n.d.t.].
[9] Parole senza senso, composte da sillabe tratte dalle parole precedenti, come a rappresentare il ricorrente, delirante non-sense su cui si basa il discorso politico [n.d.t.].
[10] Hashure è un budino a base di amido di mais e grano, zucchero e cannella, di origine turca e diffuso in Albania [n.d.t.].
_____________________________________________________________
Mauro Geraci, professore ordinario Antropologia culturale presso l’Università degli Studi di Messina, è autore del volume Le ragioni dei cantastorie. Poesia e realtà nella cultura popolare del Sud (1997), primo studio sistematico sulle prospettive poetiche e conoscitive dei poeti-cantastorie siciliani. Da molti anni è anche riconosciuto quale attento interprete e continuatore dei cantastorie siciliani e, come tale, protagonista di una fiorente attività spettacolare. Da anni ha rivolto il suo interesse antropologico all’Albania, dove la letteratura gioca un ruolo centrale nella ridefinizione della memoria storica del paese. Da qui il suo studio Prometeo in Albania. Passaggi letterari e politici di un paese balcanico (2014) e la cura, assieme all’archivista Simonetta Ceglie, dell’autobiografia della prima grande scrittrice albanese, Musine Kokalari, La mia vita universitaria. Memorie di una scrittrice albanese nella Roma fascista. 1937-1941 (2016). Attualmente ha in corso uno studio sulla vita e l’opera dello scrittore e poeta Robert Prifti.
______________________________________________________________
1. Edmond Budina in un ritratto di Buron Kaceli (2020)
2. Copertina dell’edizione albanese del monologo satirico Profeti i kokoshkave (Il profeta
dei popcorn, 2021)
3. Edmond Budina in un ritratto fotografico giovanile
4. Copertina dell’edizione albanese del romanzo Nata e zjarrit të bardhë (La notte del fuoco
bianco, 2023)
5. Locandina del film Lettere al vento (2003)
6. Locandina del film Balkan bazar (2011)
7. Locandina di Spezzati, versione italiana del film Broken (2017)
8. Copertina dell’edizione albanese del romanzo Kokëmushkat (Teste di muli, 2021)
9. Budina nel Profeta dei popcorn (Tirana, 29 settembre 2020, Presidenza della Repubblica)
10. Budina nel Profeta dei popcorn (Tirana, 29 settembre 2020, Presidenza della Repubblica)
11. Budina nel Profeta dei popcorn (Tirana, 29 settembre 2020, Presidenza della Repubblica)
12. Budina nel Profeta dei popcorn (Tirana, 29 settembre 2020, Presidenza della Repubblica)