di Anna Maria De Majo [*]
Sono tre i luoghi del cuore di Emma Perodi, la scrittrice toscana vissuta a cavallo tra l’Otto ed il Novecento: Cerreto Guidi in provincia di Firenze dove è nata; Roma, dove ha vissuto i vent’anni della sua maturità artistica e Palermo dove per altri vent’anni si è impegnata nell’ambito della letteratura per bambini ed adulti e nell’editoria scolastica.
A Palermo era stata per la prima volta nel 1882, inviata come giornalista accreditata all’Esposizione Nazionale che vi si svolse nella primavera di quell’anno. Fu in quell’occasione che si innamorò della città e della Sicilia. Come scrisse in un articolo comparso sulla rivista “Psichè”, era stata rapita dalla luce, dai profumi, dai suoni dell’Isola. Aveva avuto modo di ammirare i costumi delle donne di Piana degli Albanesi, aveva goduto della splendida ospitalità di varie famiglie prima fra tutti la famiglia Florio, conoscendo donna Franca, che era considerata “la Regina di Palermo”.
Così quando, dopo la morte a Roma del suo storico editore, quell’Edoardo Perino considerato “il Sonzogno Romano” con cui aveva tanto lavorato pubblicando tra l’altro il suo capolavoro, Le novelle della nonna a cui deve buona parte della sua fama, l’editore siciliano Salvatore Biondo le aveva proposto la direzione della sua nuova collana “La bibliotechina aurea illustrata”, realizzata per pubblicare libri per ragazzi, accettò immediatamente.
A quasi cinquant’anni non esitò a mutare luogo ed abitudini. Con giovanile entusiasmo e il suo solito spirito battagliero si trasferì lasciando a Roma i suoi affetti più cari, figlia madre e sorella, venendo a vivere in un appartamento a Porta Felice, un nome di buon augurio, dove trascorse gli ultimi anni continuando il suo lavoro da vera stakanovista come era sempre stata.
In quel periodo, oltre a dirigere con piglio deciso la Bibliotechina, mantenendo intensa corrispondenza con i vari collaboratori che sollecitava continuamente per rispettare le scadenze editoriali, da Ida Baccini ad Emilio Salgari includendo anche i migliori autori stranieri per ragazzi, scrisse tutta una serie di raccolte di fiabe e novelle (non per nulla la critica la indicò come “la signora delle fate”), di romanzi per adulti e soprattutto di sussidiari e libri di lettura per la scuola di ogni ordine e grado. Pubblicò la serie di “Cuoricini d’oro”, letture per le classi elementari, Il mio campicello, letture per le scuole rurali che le valse l’encomio dell’allora Ministro della Pubblica Istruzione, Tu sarai una brava donna, Tu sarai un buon operaio, letture per coloro che frequentavano le scuole serali.
Nelle sue novelle, raccolte in tre volumi intitolati Al tempo dei tempi. Fiabe e novelle delle città, dei monti e del mare di Sicilia, si trovano spunti che le furono ispirati dalla lettura delle Fiabe siciliane, del suo caro amico Giuseppe Pitrè, demoetnoantropologo che aveva raccolto in un’enciclopedia di 25 volumi, di cui quattro dedicati alle fiabe, tutto il materiale folklorico della tradizione siciliana. Ed in queste novelle si trovano tanti luoghi di una Palermo magica e fatata.
Il cortile delle sette fate, la via chiamata la Calata dei Giudici, il castello della Zisa, sono alcuni dei luoghi magici dove sono ambientate le sue più belle novelle. La Piazzetta delle sette fate si trova nel quartiere Albergheria-Ballarò. Sulla piazza si innalza una torretta, in realtà una Torre d’acqua come se ne trovano in giro per la città. Sono costruzioni progettate dagli architetti arabi per fornire acqua alla città tramite il sistema dei vasi comunicanti. Dalle sorgenti l’acqua era incanalata in condotti di argilla sotterranei e tramite i “catusi”, tubi conici di argilla, risaliva fino alla cima delle torri che avevano la stessa altezza della sorgente. Quanto al nome, si fa riferimento ad un’antica leggenda riportata da Giuseppe Pitrè che narra come nel luogo ogni notte apparissero sette bellissime donne “donni di fora”, fate o streghe che rapivano l’incauto passante portandolo in volo a vivere meravigliose avventure.
Emma Perodi, che conosceva Giuseppe Pitrè ed era amica di famiglia tanto da dedicare alla nipotina dello studioso le sue novelle Al tempo dei tempi, riporta ed amplia questa leggenda facendone la bellissima novella intitolata: “Il cortile delle sette fate” dove si racconta la storia di un gobbetto che incontrò le sette fate e divenne bello e ricco ma poi, volendo sposare una reginotta e non una delle sette fate, queste adiratesi con lui gli tolsero tutto quello che aveva ricevuto e gli ridettero al gobba.
Quanto alla strada che si chiama “La calata dei giudici”, che da via Bellini porta a via Roma, a pochi passi dal Palazzo di Città, essa probabilmente deve il suo nome non solo alla pendenza ma al fatto che vicino si trovava un palazzo, ora non più esistente, sede della Corte pretoriana dal 1636 fino al 1816 quando la Corte fu soppressa.
Emma Perodi, anche per la sua novella “La calata dei giudici”, si rifà ad un’antica leggenda secondo la quale in quella strada furono suppliziati e trascinati da cavalli alcuni giudici per aver commesso atroci ingiustizie. E così l’autrice racconta delle traversie del giovane protagonista, orfano di nobili e ricchi genitori, affidato alle cure di un abate che si appropriò di tutti i suoi averi avendo i giudici dalla sua parte. Il ricorso a Carlo V re di Spagna e re di Sicilia fece sì che lo stesso re in incognito venisse a controllare l’operato dei malvagi giudici emettendo poi la condanna a morte.
Il Palazzo della Zisa, dall’arabo “La splendida”, stupenda opera arabo- normanna la cui costruzione risale al 1165 sotto il regno di Guglielmo “il malo”, terminata dal figlio e successore Guglielmo “il buono” fa da sfondo ad altre due novelle dell’autrice “Guglielmo il malo e lo scudo d’oro” e “La visione di Guglielmo il buono”, dove si narrano le vicende di questi due re dallo stesso nome e di carattere completamente diverso. Il primo ridusse in miseria la popolazione di Palermo imponendo di cambiare le loro monete con scudi di cuoio onde arricchirsi e poter condurre la vita sfarzosa che desiderava mentre l’altro, ritrovato il tesoro nascosto dal padre grazie all’aiuto della Beata Vergine Maria, lo ridistribuì alla popolazione.
Così, nelle novelle della grande scrittrice toscana rivivono luoghi della Palermo magica da rivisitare con un occhio affascinato da questi favolosi racconti.
Dialoghi Mediterranei, n. 64, novembre 2023
[*] Relazione che la autrice terrà in occasione del Convegno “Emma Perodi. Il periodo palermitano (1898-1918)” svoltosi a Palermo presso il Palazzo dei Normanni 16-17 novembre 2023
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Anna Maria de Majo, laureata in Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali nel 1968 presso l’Università “La Sapienza di Roma, è stata assistente ordinario di Antropologia fisica presso la stessa Università dal 1973 al 2010. Dal 2010 è Consigliere del Gruppo di Servizio per la Letteratura Giovanile e dal 2019 Coordina il periodico Illustramente, il Festival dell’illustrazione e della letteratura per l’infanzia. È autrice di diversi studi ed esperta di letteratura giovanile.
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