Stampa Articolo

Il paese svuotato

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

di Michele Santoro 

Altomonte è un paese fra i più belli della Calabria, ricco di storia e di monumenti fra i quali la chiesa di S. Maria della Consolazione del XIV sec., in stile gotico francese, oltre a una torre normanna e al convento dei domenicani dove, verso la fine del ‘500, fu inviato Tommaso Campanella e dove, pare, abbia scritto La città del sole. 

Altomonte, casolare in campagna.1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, casolare in campagna.1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

La sua ricchezza nei secoli fu determinata da una miniera di salgemma  e dalle capacità di Filippo Sangineto che agli inizi del 1300 fu Siniscalco di Provenza. 

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, Finimenti per cavalli e asini, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, finimenti per cavalli e asini, 1975 (ph. Michele Santoro)

Due terzi degli abitanti del paese vivono in campagna, la maggioranza furono contadini, oggi pensionati-contadini. Il turismo e le capacità di alcuni valenti imprenditori hanno trasformato il paese in paese dei matrimoni grazie alla bellezza del luogo e al buon cibo. 

Altomonte, venditrice di crivi, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, venditrice di crivi, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, lavori davanti casa,1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, lavori davanti casa,1975 (ph. Michele Santoro)

La bella storia di Altomonte non ha evitato quello che caratterizza la Calabria e il Sud: l’emigrazione di massa. Nel 1969 sono partito per il nord, l’allora laboriosa pianura padana, Milano, la locomotiva d’Italia. 

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

Se qualcuno mi avesse chiesto avrei risposto, diversamente da Massimo Troisi, “sì, emigrante; certo sono un emigrante come tutti i miei compaesani.” 

Il lungo flusso dei meridionali iniziato alla fine dell’Ottocento alla ricerca di un lavoro non si era mai arrestato Era normale, arrivati a vent’anni, salutare la mamma e prendere un treno con la promessa di tornare. 

Altomonte, devoti, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, devoti, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, basti per cavalli e asini, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, basti per cavalli e asini, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, falcioni, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, falcioni, 1975 (ph. Michele Santoro)

Allora chi partiva lasciava un vuoto affettivo ma non pratico, perché quelli che restavano erano sempre tanti e non si può proprio dire che i paesi si spopolavano, nonostante New York fosse comunque la più popolosa città della Calabria. 

Quando chiudevano le grandi fabbriche ad agosto i paesani tornavano, dalla Germania o da Torino per mostrare orgogliosamente la macchina nuova acquistata con tanti sacrifici e i più fortunati portavano anche i soldi per comprare un pezzo di terra su cui costruirsi la casa dove un giorno sarebbero tornati a godersi la pensione oppure, meglio ancora, dove loro avrebbero abitato il piano terra e i loro figli con le famiglie gli appartamenti al primo e al secondo piano. 

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, Agip e Alfa romeo, il progresso, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, Agip e Alfa romeo, il progresso, 1976 (ph. Michele Santoro)

Il tetto, pensavano, era meglio non farlo, che – non si sa mai la Provvidenza – magari si sarebbero alzati fino al terzo piano. 

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Nel 1975 anch’io sono tornato, col treno ma con una nuovissima sfavillante macchina…fotografica, tecnologia Reflex, una Fujica st701 pagata, a rate, più di duecento mila lire. Me ne andavo in giro a salutare amici e parenti con la tecnologia giapponese appesa al collo come in una marcia trionfale, ma a dire il vero senza i complimenti che invece venivano riservati non solo alle Alfa Romeo, ma perfino alle Fiat 850.  

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, bar, assicurazioni, PSI,  1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, bar, assicurazioni, PSI, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Giravo per il paese fotografando di tutto: bambini desiderosi di essere immortalati, anziani indifferenti, asini ignari che si guadagnavano il magro pasto serale, un’economia rurale di sopravvivenza lontana anni luce dalla realtà che quotidianamente vivevo nella pianura padana. 

Eppure ero ottimista, vedevo il progresso arrivare anche in paese, le strade asfaltate e soprattutto le nuove case in costruzione che un giorno avrebbero accolto noi emigranti al rientro definitivo. 

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, processione, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, processione, 1976 (ph. Michele Santoro)

La storia è andata diversamente, anche ad Altomonte c’è stato un crollo delle nascite e nessuno è tornato indietro. Non i miei parenti dal Canada, non quelli della Francia, e nemmeno quelli rimasti in Italia. Nemmeno io, che ero convinto, ci avrei giurato che un giorno sarei tornato nella casa paterna rimessa a posto con tanti sacrifici. 

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, Antonio Bulgarino. leader del movimento occupazione delle terre, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, Antonio Bulgarino. leader del movimento di occupazione delle terre, 1976 (ph. Michele Santoro)

Peccato. Non mi dispiace per l’investimento sbagliato, ma vedere il paese spopolato, vedere per strada gli anziani che ancora riescono a camminare e non vedere più i ragazzini giocare: non mi viene voglia di tirare fuori il telefonino per scattare una foto ricordo. 

Altomonte, Gigino Campolongo e altri, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, Gigino Campolongo e altri, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, pastorello, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, pastorello, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1975 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Potrei fotografare le persiane chiuse in pieno giorno, le saracinesche abbassate, le scritte vendesi sui portoni, i tavolini del bar semi vuoti, l’uscita dalla messa della domenica di poche signore attempate, ma non me ne viene la voglia. 

Allora mi sembrava di dover testimoniare il paese che si avviava ad un rapido cambiamento e fotografavo le donne in costume, i contadini che seminavano il grano manualmente, i piccoli trasporti fatti con gli asini, le signore sedute davanti casa che facevano qualche lavoro per raccontare gli ultimi sopravvissuti di un mondo antichissimo in vista del progresso che avrebbe cambiato anche il profondo Sud.   

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Altomonte, 1976 (ph. Michele Santoro)

Invece non era altro che un’emorragia che lentamente stava svuotando le vene aperte del meridione. Mi restano queste foto, scattate con tanto entusiasmo e che ora, a vederle, testimoniano di un mondo scomparso ma non sostituito da un paese più vivo. 

Dialoghi Mediterranei, n. 64, novembre 2023 

 _____________________________________________________________

Michele Santoro, ha studiato a Salerno dove si è diplomato, partito per Milano alla ricerca di un lavoro, ha trovato occupazione nel settore per l’organizzazione dell’ufficio per aziende multinazionali e successivamente ha fondato una piccola azienda nel settore informatico dove, ancora oggi, lavorano circa dieci persone (quasi tutti padani). Ha sempre avuto la passione per la fotografia, perché la madre contadina in ogni possibile occasione di festa familiare cercava di chiamare qualcuno per fissare il ricordo. Preferisce la fotografia sociale dove la presenza umana racconta una piccola storia. Ha fotografato quello che gli passava davanti, che gli offriva la vita, in vari viaggi nel mondo. Ha pubblicato un solo libro sul suo paese, Luoghi ritrovati, Altomonte negli anni settanta. Si definisce un dilettante perché fotografa per diletto.

______________________________________________________________

 

Print Friendly and PDF
Questa voce è stata pubblicata in Immagini, Società. Contrassegna il permalink.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>