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Case-museo di Comunità: il museo Uomo-Ambiente

La casa torre del Museo Uomo e Ambiente

La casa torre del Museo Uomo e Ambiente

CIP

di Matteo Volta

Introduzione 

Il museo Uomo-Ambiente si trova nel piccolo paese di Bazzano, una località di collina di appena 233 abitanti situata nell’Appennino parmense presso il comune di Neviano degli Arduini. Il centro abitato di Bazzano, a 476 metri sul livello del mare, funge da perno per diverse località attigue e nuclei abitativi sparsi. La pieve di Sant’Ambrogio, edificata per la prima volta nel VI secolo e poi ricostruita nell’Alto medioevo, testimonia la centralità del paese nel corso del medioevo parmense (Mazzoli, 2002).

Analogamente ad altre realtà rurali e montane, il contesto territoriale in cui il museo si colloca potrebbe essere qualificato, secondo quella prospettiva di studio delle scienze sociali che negli ultimi anni si è occupata dei territori marginali italiani (De Rossi 2018; Carrosio 2019) come “territorio interno”: Bazzano, infatti, ha subìto, prevalentemente dal secondo dopoguerra in avanti, una lunga stagione di spopolamento e riduzione dei servizi alla cittadinanza che hanno contribuito a rendere il paese in qualche modo periferico rispetto ai principali centri urbani della pianura. All’interno di un simile quadro territoriale, il museo Uomo-Ambiente emerge come luogo di interesse per una lettura dallo sguardo demoetnoantropologico.

Più che configurarsi come una casa-museo legata alla vita di un personaggio illustre o a una figura storica, il museo è una casa di un paese con tutte le caratteristiche di un edificio rurale:

«è una casa, si entra da una porta e c’è la musica, ci sono i rumori ci sono i sapori e gli odori…  ti fa sentire parte integrante» [Intervista svolta a Roberta, Bazzano 2021]. [1] 

L’intenzione di questo contributo è illustrare in che modo il Museo Uomo-Ambiente si può qualificare come museo di comunità. Per far ciò, sarà necessario far luce sulle modalità e sulle motivazioni che hanno portato alla sua costituzione, descrivere le caratteristiche contemporanee del museo (per quanto riguarda l’organizzazione degli spazi e delle attività che lo collegano con il territorio di riferimento) e, in ultima istanza, analizzare il modo in cui il Museo parla di se stesso – in altre parole, le sue retoriche – in relazione al dibattito degli ultimi anni relativo al tema musei e comunità. 

1. Il museo: un percorso di comunità

1.1 La nascita del museo

L’idea di realizzare un museo a Bazzano è identificabile come l’esito processuale di alcune attività di ricerca sulla storia e la vita del paese condotte dagli abitanti bazzanesi, nel corso degli anni Ottanta e Novanta, in collaborazione con la scuola primaria locale. Il complesso di questi studi venne raccolto in una pubblicazione intitolata Alla ricerca di un paese. Il fine di una simile attività di ricerca collettiva e della sua pubblicazione – attività svolte con uno sguardo se non antropologico sicuramente autoriflessivo, dalla comunità su se stessa – era in qualche modo patrimonializzare e collettivizzare la storia del paese: all’interno del testo Alla ricerca di un paese, infatti, vengono contenute le testimonianze e le storie riguardanti Bazzano e le sue aree limitrofe per portarle alla coscienza e conoscenza del tempo presente, non solo in rapporto alle giovani generazioni ma a tutta la comunità locale. Come racconta un membro del museo: 

«la scuola aveva fatto questo lavoro grosso, chiamando persone, le nonne, gli anziani e facendosi raccontare storie. Da questa esperienza viene la necessità di trovare un luogo a disposizione della collettività dove condividere quanto raccolto nel tempo… dove mettere questi oggetti e queste cose… L’idea di museo è nato prima degli oggetti, prima del luogo fisico-materiale del museo. C’era l’esigenza di tenere unito tutto il patrimonio che era stato raccolto che erano dei materiali: interviste, dei filmati, scritti, cose proprio. Questo patrimonio doveva trovare una casa diciamo anche perchè potesse rimanere lì come testimonianza di quello che era successo e di quello che di bello era stato fatto nel paese e… anche come era stato ottenuto tutto quello che c’è oggi qui» [Intervista svolta a Dario, Parma 2021]. 

Come emerge dalle parole di Dario, da questa impresa collettiva nasce l’esigenza di aprire un museo, come luogo per rappresentare e trasmettere il ‘patrimonio’ della comunità, ossia ‘quanto di bello era stato fatto nel paese’. Dall’intenzione di costituire un museo alla sua apertura, serviva tuttavia trovare un luogo dove collocare queste memorie raccolte e dove depositare l’esito di un lavoro che aveva impegnato la comunità locale. 

1.2 Il museo oggi 

Il museo oggi si trova all’interno di un’abitazione storica, simile ad altri edifici nel contesto appenninico locale: una casa-torre del 1200 che ha subìto, nel corso dei secoli, diversi interventi e modificazioni. La casa-torre, prima di diventare museo, fu abitata da diverse persone. Tra gli ultimi inquilini, spicca per rilevanza nella storia del museo il fabbro del paese, che adibì la stalla a bottega prima del definitivo abbandono della torre come ambiente abitativo. La casa era di proprietà della famiglia del barbiere locale, importante figura di riferimento in paese, che dopo diversi anni dal suo abbandono, la donò al Comune. In seguito, quando il Comune intercettò alcuni finanziamenti per la ristrutturazione dell’edificio, l’immobile venne affidato a un’associazione di volontariato culturale costituito sul finire degli anni Novanta con l’intenzione di raccogliere, conservare e proseguire il lavoro fatto in paese nel corso di quelle prime ricerche con la scuola: il gruppo culturale Il Camino. Nel dicembre 2003 venne inaugurato il museo Uomo-Ambiente all’interno della casa-torre, gestito dal gruppo Il Camino mediante la formula del comodato d’uso gratuito. 

2. L’interno del museo 

L’organizzazione del museo si compone fondamentalmente di due dimensioni spaziali: l’interno ovvero la casa, composta da alcune piccole stanze, dove si trovano gli allestimenti, e l’ambiente esterno che circonda il museo e che è considerato dallo statuto stesso del museo il luogo privilegiato di attività e missione museale. 

«La nostra aspirazione è stata di portare ‘dentro il fuori e fuori il dentro’ in modo che ci sia un’interazione continua tra le due realtà» [Intervista svolta a Chiara, Bazzano 2023]. 
La stanza del telaio, Museo Uomo e Ambiente

La stanza del telaio, Museo Uomo e Ambiente

Per quanto riguarda lo spazio interno, il museo è suddiviso tra il piano terra, dove si trova la stalla, e livelli successivi, dove trovano spazio altre stanze e locali. Il piano primo accoglie la stanza principale, semplice e funzionale, il cui arredamento è composto da un tavolo, qualche mobile, un camino e delle sedie. È in questa stanza che le persone vengono accolte quando arrivano in museo, dove si svolgono eventi, riunioni, presentazioni di libri e altre attività rivolte al pubblico e agli abitanti locali. La stanza adiacente è interamente dedicata a un grosso e antico telaio adibito al lavoro di tessitura della canapa, tutt’ora funzionante e utilizzato in occasione di alcune attività dallo stesso gruppo il Camino: alcuni membri della associazione hanno appreso, da alcuni anziani del paese il funzionamento del telaio e ora sono in grado di insegnarne il funzionamento. Un piano soppalcato al secondo livello ospita una postazione PC, alcuni libri e l’esposizione dei progetti fatti con le scuole. Un’ultima stanza al livello superiore, il “fienile”, è adibita a spazio espositivo, e ospita opere d’arte e installazioni temporanee. 

Anche gli allestimenti e gli elementi che compongono il museo hanno una forte componente di partecipazione comunitaria. Il museo infatti presenta solo due allestimenti permanenti: il percorso del vino e quello della canapa, a testimonianza del lavoro e della vita del paese; le restanti esposizioni mutano in base al ciclo di attività e ai temi elaborati dalla programmazione del gruppo culturale. Inoltre il museo possiede di per sé ben pochi oggetti. Il telaio per la filatura della canapa e altri pochi oggetti rappresentano ciò di cui il museo è strettamente proprietario.

Il processo di popolamento oggettuale degli spazi è avvenuto quindi in modo progressivo con l’accumulazione, il prestito e la messa a disposizione da parte di alcuni abitanti locali di oggetti appartenenti alle proprie case, famiglie e raccolte. La formula del comodato d’uso gratuito ha permesso di realizzare una ‘transumanza’ non vincolante di oggetti appartenenti alla comunità locale e recanti intime biografie legate ai proprietari, alle storie del lavoro e della vita quotidiana di Bazzano. Questo sistema permette al museo di avere non solo una grande disponibilità di patrimonio materiale oggettuale diffuso sul territorio, senza creare un depauperamento a livello locale, ma anche di realizzare un’inventariazione e una stratificazione della conoscenza dell’esistente a livello spontaneo e condiviso con il paese. Oltre alla disponibilità tangibile di oggetti, questo sistema ha permesso al museo di entrare in relazione con le molteplici identità personali e con le biografie contenute negli oggetti che hanno dunque sempre un referente preciso e mai generico.

«C’è chi ci ha dato gli oggetti e li ha lasciati a lungo anche molto molto volentieri … ce li lasciano perché magari li dovrebbero tenere nascosti, non so in un fienile… ma magari ci vengono dati perché non sanno più dove metterli. Intanto però quando ce li danno ci dicono di chi erano e perché li avevano ancora, chi li aveva usati» [Intervista svolta a Chiara, Bazzano 2023]. 

Il mantenimento di una proprietà diffusa nel paese di ciò che compone il museo a livello materiale ha permesso nel tempo di realizzare diverse esposizioni tematiche a seconda dell’interesse e dalle volontà espresse dal gruppo culturale, producendo un movimento di oggetti tra la casa-museo e le altre case che compongono il paese.

Un ruolo fondamentale all’interno delle componenti del museo è rappresentato da un piccolo fondo fotografico appartenente all’ultimo barbiere locale nonché proprietario della casa-museo che, in quanto proprietario – tra i pochi – di una macchina fotografica, dagli anni Quaranta agli anni Ottanta, ha fotografato e fermato le vicissitudini della vita quotidiana che divengono storia, creando un grande contenitore di storie del paese. 

«Ogni battesimo, ogni matrimonio, le squadre di calcio del paese, i gruppi di lavoro e gli agricoltori ritratti nei campi. Ad ogni costruzione la sua macchina fotografica ha immortalato le nuove architetture, i nuovi ponti, le strade ghiaiate che si coprono d’asfalto, l’arrivo dell’acquedotto e la sua benedizione, la prima corriera che collega Bazzano alla città, l’inaugurazione del nuovo ponte sull’Enza, e per ultimo l’interesse per la moda. I titoli e le descrizioni delle immagini fanno capire che il valore dato non era quello di puro ricordo ma di documentazione, di testimonianza» [Intervista svolta a Chiara, Bazzano 2021].

Il museo è quindi in grado di utilizzare elementi molto diversi per sviluppare creativamente discorsi e proposte per i visitatori e i frequentatori della casa allargando la sfera di coinvolgimento e di lavorare anche con le scuole di altre zone. 

«Si, parla dell’uomo (umanità) e dei vari oggetti, di quel gruppo di case che oggi ritrovi ancora e del territorio che le circonda»  [Intervista svolta a Roberta, Bazzano 2021]. 

Molte delle attività svolte dal museo sono poi condizionate dalle condizioni ambientali e atmosferiche del momento: quando l’esterno non è accessibile, come durante le fasi più fredde dell’anno, le attività del museo si svolgono al suo interno; viceversa nel periodo primaverile ed estivo il museo supera le proprie mura di sasso per spostarsi verso l’esterno. 

Attività all'esterno del Museo Uomo e Ambiente con oggetti ed elementi naturali raccolti

Attività all’esterno del Museo Uomo e Ambiente con oggetti ed elementi naturali raccolti

3. L’esterno del museo

La seconda dimensione fondamentale del museo di Bazzano è ciò che si trova “al di fuori” ovverosia lo spazio esterno. L’ambiente esterno è stato assunto, fin dalla progettazione della casa-museo, come il principale referente delle sue attività. La necessità di lavorare su un “fuori” nasce dal lavoro fatto con le scuole, dagli anni Ottanta in poi, relativo alle diverse storie del paese. Infatti, fin dalle sue origini l’associazione conduce delle attività finalizzate all’esplorazione, riflessione e relazione con il territorio locale (coniugando conoscenza e fruizione), ad esempio recuperando vecchi sentieri o tracciandone di nuovi, contribuendo a significare e inventare nuove o vecchie geografie del territorio.

Il museo utilizza il suo ambiente esterno come “moltiplicatore” delle proprie opportunità di fare attività, che si esprimono in un attivismo locale volto a trasmettere storie e significati di un luogo. Un elemento centrale delle attività esterne del museo è riflettere, insieme ai visitatori e alle scuole, riguardo alla stratificazione degli elementi paesaggistici: ci si interroga su cosa significa essere paese e su come il sopraggiungere di diverse epoche e stagioni dell’abitare, del lavorare e interagire con il territorio abbia modificato l’ambiente circostante. È in questo quadro che si inserisce l’attività legata alla ricerca dei vecchi sentieri locali come principale sistema di collegamento e di mobilità, e alla loro riscoperta prima delle strade. 

Il criterio che guida le attività all’interno del museo, sempre proiettate verso l’ambiente esterno, è la possibilità di offrire ai visitatori una lettura del patrimonio territoriale (Magnaghi 2020) considerato come un sistema complesso. Allo stesso tempo lo sguardo che viene posto verso ciò che sta all’esterno del museo è mediato da narrazioni e pensieri fatti dentro le mura del museo con i diversi gruppi di visitatori: abitanti locali interessati, turisti e scuole.

Il museo si dimostra quindi in grado di combinare creativamente elementi molto diversi (oggetti, paesaggi, fotografie e registrazioni audio-video) per sviluppare discorsi e riflessioni aperte a pubblici differenti, ma anche e soprattutto per gli abitanti locali. 

«Partiamo sfruttando le foto del nostro archivio fotografico, oppure gli oggetti del museo o quello che si può trovare fuori raccogliendo cose, assieme alle registrazioni dei racconti che gli anziani avevano fatto alla scuola tanti anni fa» [Intervista svolta a Chiara, Bazzano 2021].
Nuovi sentieri, Museo Uomo e Ambiente

Nuovi sentieri tracciati, Museo Uomo e Ambiente

4. Attività

A ulteriore dimostrazione di quanto detto poco sopra, ossia della capacità del museo Uomo-Ambiente di coniugare diverse anime dell’attività museale in una continua interlocuzione con il territorio e le persone che lo abitano, sembra in questa sede sensato avviarci alle conclusioni ripercorrendo alcune delle attività più significative proposte dal museo nel corso degli ultimi anni. Innanzitutto è rilevante soffermarci e sottolineare l’impegno continuo politico e pedagogico svolto da parte del museo nei confronti delle scuole. Una delle attività più ricorrenti proposte agli istituti scolastici è infatti portare nelle classi i materiali che vengono raccolti nel corso delle passeggiate nei boschi e nei prati, e fare dei laboratori non solo stimolando conoscenza sugli elementi vegetazionali ma anche chiedendo ai bambini cosa abbia loro comunicato transitare insieme nella natura dell’Appennino. 

«È il significato del camminare e di appropriarsi di un territorio ma non come proprietà ma di sentirlo come proprio per averne cura e per poter sensibilizzare il concetto di cura del luogo di vita in generale, di dove si vive… di questa idea di ambiente che è di tutti noi e lo dobbiamo curare nel senso di mantenere» [Intervista svolta a Dario, Parma 2021]. 

Nel corso degli anni, il museo ha oltretutto lavorato su molti percorsi: dalla ricerca sui luoghi di produzione e maceratura della canapa alla mappatura di comunità, da iniziative legate a concerti musicali ad attività sulle espressioni e sull’uso del dialetto fino alla recente attività di tracciatura di sentieri (del passato e del presente) in quanto principale sistema di collegamento e di conoscenza del territorio. Già citata in precedenza, l’attività del camminare rappresenta una iniziativa fondamentale, e costante nel corso degli anni, relativa non solo al paese ma anche alle zone più ampie contigue. Tracciare e scoprire sentieri significa intrecciare i significati che a seconda dei fruitori del museo e del territorio producono contenuti diversi che poi, una volta conclusa, l’attività tornano in museo e vengono restituiti e rielaborati a seconda della situazione e della stagione in modo differente.

Attività dei Presepi, Museo Uomo e Ambiente

Attività dei Presepi, Museo Uomo e Ambiente

È significativo segnalare, mentre si ripercorrono le attività di azione con il paesaggio (Clement 2016) condotte a Bazzano, che nell’ultimo anno il museo è riuscito a coinvolgere scuole non solo dell’Appennino ma anche della città di Parma, riuscendo in quella difficile attività di connessione tra pianura e montagna. In questo modo il museo è arrivato anche a chi non condivide quotidianamente i suoi temi e le sue esperienze, co-progettando con le istituzioni scolastiche percorsi che intercettassero i loro bisogni, concentrando gran parte dei propri sforzi e della propria programmazione sul mondo della formazione e dell’educazione. 

Tra le altre attività degne di nota, trova posto “Bazzano paese dei presepi”, iniziativa svolta in un periodo meno attivo del museo, ossia dicembre, anche a causa delle condizioni climatiche più rigide proprie dell’ambiente montano in cui il museo si trova. Nel corso dell’iniziativa vengono create molteplici composizioni di presepi dagli abitanti locali che vengono esposte in giro per il paese. Un’altra attività che viene svolta da anni è il concerto all’alba, organizzato in estate su una collina di Bazzano, il Monte Castello, dove vengono invitati diversi musicisti per un momento di convivialità aperto e condiviso. Quest’anno l’iniziativa ha visto protagoniste le pietre sonore di Pinuccio Sciola, un artista della Sardegna meridionale che da scultore ha lavorato con l’elemento materico della pietra, apparentemente lontano da avere proprietà musicali, per creare delle possibilità sonore-musicale. In questa occasione le pietre sonore sono state suonate da Giacomo Monica, uno studioso di musica popolare dell’Appennino e organizzatore di cori musicali popolari che gravita intorno al museo.

Concerto all'alba, Museo Uomo e Ambiente)

Concerto all’alba, Museo Uomo e Ambiente

In ultima battuta, si vuole ricordare l’organizzazione di laboratori di co-costruzione di un tracciato sentieristico nel corso dei quali si sono realizzate ‘tre cornici’, tre punti di vista che inquadrano la vista dal paese proiettandolo nel contesto di diversi sistemi di organizzazione dello spazio: una visuale verso il crinale dell’Appennino, uno verso i castelli matildici e una indirizzata al fondovalle e alla pianura.

Quest’anno ricorrono i 20 anni del museo: durante i suoi primi due decenni di vita, tanti sono stati i progetti e le attività che hanno mostrato come il museo è in grado di realizzare diverse modalità di guardare al paese e alla comunità, sollecitando domande alla popolazione su come si vede e come si guarda, aggiornando la visione del paese di se stesso e del suo paesaggio e innovando lo stesso termine ‘museo’. Ciò che si spera di testimoniare tramite questo contributo è il modo in cui il museo mantiene sì una sede fisica, ma come esso continui ad allargarsi in maniera plastica all’interno del territorio circostante, modulando il proprio ruolo e le proprie iniziative in base agli interessi dei luoghi e degli interlocutori che si trovi davanti.

Vista dal paese di Bazzano verso il crinale dell'Appennino parmense

Vista dal paese di Bazzano verso il crinale dell’Appennino parmense

4. Conclusioni

La breve descrizione di questo contributo ha voluto illustrare come il museo Uomo-Ambiente a Bazzano non può essere concepito solo nell’edificio in cui il museo ha sede, né identificato con il suo allestimento e le sue attività: la casa-museo a Bazzano è diventata, con uno sforzo continuato nel tempo, una piazza di incontro e un luogo di provocazione. Il museo infatti pone in sinergia tra loro una serie di prospettive, iniziative e linee di azioni possibili che vengono continuamente sviluppate e aggiornate, ripensate in modo partecipativo dalle varie persone che popolano e frequentano la casa-museo. Non si tratta solo di museo e di una casa ma di un contenitore dinamico dove la porosità dei muri e dei confini tra “dentro” e “fuori” si protende ed estende costantemente nel territorio e nelle 

Come racconta una guida del museo riflettendo sul nesso museo-comunità:

«Il fuori è per noi lo stimolo e la provocazione di opportunità per quello che sta dentro ma avviene anche il contrario. Sì, è tutto…  è diventato via via un intreccio, sì ecco è questa la parola giusta: Intreccio» [Intervista svolta a Chiara, Bazzano 2023]. 

Nel museo è contenuta la storia di un paese, di un abitare e lavorare in un territorio affrontando anche un tema dell’abitare il territorio edificato, il paesaggio e l’essere-il farsi comunità al fine di: «interiorizzare il passato per ciò che è stato, per ciò che può dare oggi dal punto di vista valoriale e che può dare al futuro» [Intervista svolta a Chiara, Bazzano 2021].

L’esperienza del museo è quella quindi di abitare il luogo e il paesaggio nella sua totalità. Il museo Uomo-Ambiente si configura come museo di comunità perché il territorio e il paese sono la condizione sine qua non della sua esistenza: le persone di Bazzano sono allo stesso tempo punto di partenza e oggetto d’arrivo dell’azione del museo, volta a promuovere coscienza di luogo e attivismo locale. 

Dialoghi Mediterranei, n. 65, gennaio 2024 
Note
[1]. Nel corso di questo breve intervento, il lettore o la lettrice verranno accompagnati dalle voci di alcuni rappresentanti, il cui nome indicato è uno pseudonimo, significativi per la comunità del Museo Uomo Ambiente, che sono stati miei interlocutori a partire da una ricerca condotta in loco tra il 2020 e il 2021 e con i quali si è sviluppato un dialogo tutt’ora in corso. 
Riferimenti bibliografici
Carrosio, G., 2019, I margini al centro: l’Italia delle aree interne tra fragilità e innovazione, Roma, Donzelli Editore.
Clément, G., a cura di F. De Pieri, (2005) Manifesto del Terzo paesaggio, Macerata, Quodlibet.
Clemente, P., a cura di Emanuela Rossi (2021), Tra musei e patrimonio. Prospettive demoetnoantropologiche nel nuovo millennio, Quaderni di antropologia museale n.3, Palermo, Edizioni Museo Pasqualino.
De Rossi, A. A., Molino, P., Bussone, M., Lombardo, G., & Breusa, D. (2018), Riabitare l’Italia. Le aree interne tra abbandoni e riconquiste, Roma, Donzelli Editore.
Magnaghi, A., (2020), Il principio territoriale, Torino, Bollati Boringhieri.
Mazzoli, B. (2002), Bazzano: un centro minore nel medioevo parmense. Annale 1999-2000: l’attività di ricerca scientifica del Dipartimento di discipline storiche dell’Università di Bologna, CLUEB 1000-1020. 

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Matteo Volta è dottorando in Patrimonio Immateriale nell’Innovazione Socio-Culturale presso l’Università degli Studi Milano-Bicocca. È laureato magistrale in Sociologia, Gestione delle Organizzazioni e del Territorio presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università degli Studi di Trento. Si occupa di temi di antropologia museale e del patrimonio all’interno delle discipline demoetnoantropologiche con un interesse sul rapporto tra musei locali, patrimonio e territorio. È socio SIMBDEA e membro del gruppo multidisciplinare di ricerca-azione Montagne in Movimento che si occupa di scienze sociali, antropologia applicata e processi partecipativi.

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