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Un repertorio ritrovato. I Canti popolari raccolti da Tommaso Cannizzaro

t-cannizzaro-canti-popolari-del-messinesedi Sergio Todesco

Accade raramente che uno studioso di tradizioni popolari, imbattendosi in un repertorio inedito di preziosi materiali manoscritti, anziché “saccheggiarli” a proprio vantaggio incamerandoli nei propri scritti, decida di trascriverli pazientemente al fine di farli conoscere all’intera comunità degli studiosi. Ciò è quanto è avvenuto nel caso di Nino Falcone, amante di cose siciliane e acuto folklorista, il quale negli anni di suo incarico alla direzione della Biblioteca e dell’Archivio Comunale di Messina rinvenne dodici quaderni nei quali il messinese Tommaso Cannizzaro aveva pazientemente trascritto oltre tremilacinquecento canti popolari da lui raccolti nell’area nord-orientale dell’isola intorno alla metà dell’Ottocento.

Falcone decise che quel materiale, testimonianza del ricco patrimonio orale ancora disponibile sul terreno quando Cannizzaro lo raccolse, non meritasse di giacere inedito in un archivio:

«[...] Di Tommaso Cannizzaro folclorista abbiamo scritto già qualcosa, non tanto per tenere un discorso particolare della sua attività di studioso e di letterato, quanto piuttosto per sollecitare una dovuta attenzione ai suoi studi demologici, e particolarmente ai Canti popolari del Messinese raccolti in 12 quaderni, conservati alla Biblioteca Comunale di Messina. Trascritti da noi con diligenza e fedeltà, sin nelle correzioni apportate dal raccoglitore e nei segni più inutili e stravaganti, vengono ora dati alla stampa, più per ragioni di studio che di divulgazione. Almeno in questo valga il nostro lavoro: aver dato agli studiosi di demologia un accesso facile ad un carteggio non facilmente consultabile né peraltro interamente fotocopiabile, giacché i canti sono scritti a matita e con grafia nervosa, quasi stenografica, e quindi di difficile lettura, specialmente in alcune pagine dove la scrittura è sbiadita, ed altre scritte e riscritte in più versi, quasi un palinsesto. E di tanto ci riteniamo veramente soddisfatti [...]» (Falcone in Canti popolari messinesi, risvolto di copertina).
Tommaso Cannizzaro

Tommaso Cannizzaro

Tommaso Cannizzaro, patriota garibaldino, poeta e critico letterario, traduttore  (dal norreno Hávamál, tratto dall’Edda, al castigliano Poema del Cid, alle Quartine di Omar Khavvàm etc.), poliglotta, studioso di tradizioni popolari e amante della lingua siciliana, iniziò a raccogliere canti popolari fin dal 1859. Se si considera che Lionardo Vigo pubblicò la sua Raccolta amplissima nel 1870-74 (anche se iniziata nel 1830), e che Giuseppe Pitrè diede alle stampe i suoi due volumi di Canti popolari siciliani nel 1871, ci rendiamo conto che questa raccolta di Canti popolari del Messinese si inserisce a pieno titolo tra i più importanti, e più antichi, repertori di cultura orale siciliana, ancora più preziosa in quanto totalmente riferentesi a un areale, quello della Sicilia nord-orientale, in genere negletto dai folkloristi. Prima di quella data infatti c’era da registrare solo la pionieristica raccolta di fiabe popolari prodotta alla fine degli anni ’60 da Laura Gonzenbach, Fiabe siciliane, pubblicata poi in due volumi in lingua tedesca nel 1870 a Lipsia, presso l’editore Wilhelm Engelmann.

t-cannizzaro-lisabetta-da-messinaArticolati in sette libri e suddivisi in dodici quaderni, i Canti popolari raccolti da Cannizzaro mostrano documenti orali di diversa tipologia. Sono infatti tra essi presenti “cunti” (come ad es. alcune storie di Giufà), preghiere (razioni), “parti”, leggende sacre e profane (come la storia di Santa Marina), canti d’amore, ’a dispetto’ o ’a complimento, canti di argomento religioso, canti di lontananza dovuti a spartenza, canti ’a ciuri di pipi, canti erotico-scherzosi (alcuni riguardanti monache e parrini…), canti di carcerati, canti rituali (ad es. i versi recitati dalla Vara di Fiumedinisi per la festa dell’Assunta…), canti etnostorici (la Barunissa di Carini), canti politico-patriottici, canti di tipo magico-religioso con finalità terapeutico-esorcistiche (il Paternostru di San Giulianu, la formula apotropaica per la cura del Matruni….), scioglilingua, proverbi, ninne-nanne. In complesso, una significativa summa del patrimonio orale, e al contempo dell’immaginario poetico circolante all’interno di comunità segnate da precarietà esistenziale e riguardante l’ambito contadino, silvo-pastorale, artigiano di questa parte dell’isola.

t-cannizzaro-racconti-popolariCannizzaro ebbe immediatamente la consapevolezza di muoversi in un terreno mai prima d’allora esplorato. I suoi luoghi di raccolta furono Roccalumera, nella contrada Zia Paola, Zafferia, un villaggio di Messina, Marina delle Palme, poi divenuto Santa Teresa Riva, Savoca e pochi altri. Egli intratteneva contatti epistolari con i maggiori folkloristi del tempo, Giuseppe Pitrè, Salvatore Salomone Marino, Lionardo Vigo, Raffaele Lombardi Satriani, Letterio Lizio Bruno, ricevendone spesso consigli e incoraggiamenti, soprattutto da Salomone Marino che si spese, senza successo, perché i Canti venissero pubblicati. Il suo fervore traspare da una lettera spedita a Pitrè l’11 maggio 1870: 

«[...] Poche le vere leggende sacre che ho trovato: quello di cui abbondo sono le preghiere, razioni, che non ho disdegnato di raccogliere, alcune assai belle. Dei canti non avrei penuria, ove le raccolte precedenti non fossero. Ma queste scemeranno di molto il numero dei miei, che insieme alle preghiere, e alle poche “parti” e leggende sacre e profane, hanno, in due soli mesi senza aiuto di sorta, sorpassato le due migliaia. Ciò che rimarrà di tutto questo materiale mal potrei assicurarlo, per ora non essendomi d’altro occupato che di raccogliere per queste campagne, colla matita alla mano, quanto mi è venuto fatto. Copiare, ordinare, crivellare, rigettare è lavoro che non ho ancora cominciato né forse comincerò finché non vegga la possibilità di una pubblicazione. A mie spese e per conto mio questa non è possibile nell’epoca presente [...]». 

t-cannizzaro-divina-commedia-in-sicilianoNei corposi tre volumi (oltre 1300 pagine) oggi edite da Lucio Falcone, figlio di Nino, che con tale iniziativa editoriale (secondo omaggio all’opera paterna dopo la ristampa della Divina Commedia in siciliano del 1983) ha inteso dare senso al certosino lavoro di trascrizione compiuto dal padre, sono presenti i nomi dei numerosi informatori, alcune centinaia, dai quali Cannizzaro aveva ascoltato i canti trascrivendone i testi. Su questi occorre pur dire che egli non fu in grado di contestualizzare le occasioni di esecuzione né di effettuare una trascrizione musicale delle melodie, limitandosi a trascriverli. In Cannizzaro operava ancora una concezione del folklore di tipo romantico, letterario, assumendo tale patrimonio come frutto di una saggezza popolare propria delle fasce agro-pastorali, contadine, marinare del territorio.

t-cannizzaro-manoscritti-demologiciQuesti canti nel loro complesso costituiscono una sorta di mitologia popolare. In essi confluiscono brandelli di conoscenze, tradizioni, saperi, storie tramandate da una generazione all’altra per secoli. È altresì notevole il gusto delle parole, del condividere attraverso il canto momenti di vita percepiti in qualche modo “senza tempo”, finalizzati ad addolcire, attraverso l’immersione in dimensioni “altre”, assai spesso sognanti, regimi di esistenza caratterizzati dalla durezza e dalla precarietà.

La maggior parte dei canti è di natura amorosa; si tratta di versi su amori desiderati, amori finiti e sempre ricordati, amori in atto e amori vissuti in una perenne lotta tra i sessi. Emerge tuttavia, a dispetto della concezione patriarcale e a tratti maschilista ad essi sottesa, una straordinaria politesse del verso. Alcuni tra i canti di amore, di gelosia, di rabbia per l’amore non corrisposto o tradito hanno strutture analoghe alle produzioni poetiche del Dolce Stil Novo!

n-falcone-monografia-su-t-cannizzaroAltro dato degno di nota è l’interesse per il dialetto siciliano, cui Cannizzaro intende conferire la dignità di lingua, come tale in grado di “tradurre” anche i prodotti letterari colti, come risulta dalla sua traduzione in siciliano della Divina Commedia, pubblicata nel 1904.

Nino Falcone, trascrittore del folklorista, condivide con lui un’analoga impostazione, e il suo tentativo di far conoscere agli studiosi di cultura popolare tale patrimonio orale ne costituisce una significativa testimonianza. Questo acuto editore pattese non ha infatti prodotto soltanto l’enorme lavoro di trascrizione dei manoscritti di Cannizzaro relativi ai canti, ma sul folklorista ottocentesco ha pubblicato anche una monografia, oltre ad averne ordinato l’Epistolario in sette volumi e aver ristampato la Divina Commedia tradotta dallo stesso Cannizzaro.

almanacco-sicilianoCome demologo “autonomo” Nino Falcone ha pubblicato nel 1977 un volume sulle Feste religiose dei Nebrodi, dedicandosi anche a raccogliere proverbi (oltre 3500), imprecazioni (oltre 350), nomignoli (oltre 400), racconti e leggende della zona nebroidea, infine ideando lo straordinario repertorio linguistico e antropologico costituito dall’Almanaccu Sicilianu, che dal 1978 con cadenza annuale giunge puntualmente nelle librerie.

Numerosi sono stati infine i suoi contatti con Giuseppe Cocchiara, Giovanni Antonio Di Giacomo (Vann’Antò), Aurelio Rigoli, Antonio Pasqualino, a testimonianza di un interesse mai dismesso verso la cultura popolare siciliana e i suoi prodotti.

L’iniziativa editoriale qui esaminata ci consente dunque di fruire e apprezzare documenti preziosi che per la prima volta, dopo più di un secolo e mezzo, vedono la loro luce consegnandosi all’interesse e allo studio di linguisti, filologi e antropologi.

Dialoghi Mediterranei, n. 66, marzo 2024
Riferimenti bibliografici
Almanaccu Sicilianu, a cura di Nino Falcone, e poi di Lucio Falcone e Giuseppe Buzzanca, 44 numeri, dal 1978 al 2024, Pungitopo Editrice.
Cannizzaro, Tommaso, Il lamento di Lisabetta da Messina e la leggenda del vaso di Basilico: Indagini, Messina, Tipografia dei Tribunali, 1902.
Cannizzaro, Tommaso, I racconti popolari della Raccolta Cannizzaro, a cura di Dora Siracusa Ilacqua, Firenze, L. S. Olschki, 1972.
Canti popolari del Messinese: raccolti da Tommaso Cannizzaro e trascritti da Nino Falcone, 3 voll., Gioiosa Marea, Pungitopo Editrice, 2023. 
La Commedia di Dante Alighieri: Prima traduzione in dialetto siciliano di Tommaso Cannizzaro, Messina, G. Principato Editore, 1904. 
La Divina Commedia in siciliano: Dante Alighieri tradotto da Tommaso Cannizzaro, note lessicali di Nino Falcone, Patti, Pungitopo, 1983.
La falce di Priapo: Canti popolari erotici raccolti da Tommaso Cannizzaro, a cura di G. Cavarra, Messina, Armando Siciliano Editore, 2008. 
Siracusa Ilacqua, Dora, I manoscritti di Tommaso Cannizzaro demologo, Firenze, L. S. Olschki, 1973.

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Sergio Todesco, laureato in Filosofia, si è poi dedicato agli studi antropologici. Ha diretto la Sezione Antropologica della Soprintendenza di Messina, il Museo Regionale “Giuseppe Cocchiara”, il Parco Archeologico dei Nebrodi Occidentali, la Biblioteca Regionale di Messina. Ha svolto attività di docenza universitaria nelle discipline demo-etno-antropologiche e museografiche. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni, tra le quali Teatro mobile. Le feste di Mezz’agosto a Messina, 1991; Atlante dei Beni Etno-antropologici eoliani, 1995; IconaeMessanenses – Edicole votive nella città di Messina, 1997; Angelino Patti fotografo in Tusa, 1999; In forma di festa. Le ragioni del sacro in provincidi Messina, 2003; Miracoli. Il patrimonio votivo popolare della provincia di Messina, 2007; Vet-ri-flessi. Un pincisanti del XXI secolo, 2011; Matrimoniu. Nozze tradizionali di Sicilia, 2014; Castel di Tusa nelle immagini e nelle trame orali di un secolo, 2016; Angoli di mondo, 2020; L’immaginario rappresentato. Orizzonti rituali, mitologie, narrazioni (2021).

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