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Duilio Ruggiero, storico e saggista. Il valore della storia locale e del racconto biografico

Duilio Ruggiero

Duilio Ruggiero

di Laura D’Alessandro

Scrive Umberto Eco nel suo monumentale romanzo L’Isola del giorno prima [1]: «Io sono memoria di tutti i miei momenti passati, la somma di tutto ciò che ricordo». Mentre Benedetto Croce a chi gli chiedeva da cosa si caratterizzava l’identità di un popolo rispondeva: «Il carattere di un popolo è la sua storia, tutta la sua storia». Concetto ribadito anche da Corrado Augias in I segreti d’Italia [2] e più volte ripetute da tanti storici e studiosi, fra gli altri da Ugo Foscolo, che nell’orazione inaugurale all’Università di Pavia (22 gennaio 1809) nota con il titolo Dell’origine e dell’ufficio della letteratura [3] suggeriva con forza: «Vi esorto alle storie». 

D’altra parte, in un contesto che vede un’inedita accelerazione nei cambiamenti sociali e nei sistemi ambientali, la conoscenza storica rappresenta una componente fondamentale per analizzare e comprendere le trasformazioni in atto. Una società, e quindi una civiltà, tutta concepita e orientata sull’Hinc et nunc (Qui ed ora) e su un apprendimento essenzialmente orizzontale e sempre più appiattito, soprattutto sulla rete, in cui si naviga di link in link venendo meno quell’approfondimento verticale che è alla base di ogni conoscenza, è destinata a considerare ormai la storia una dimensione superata e inutile e uno strumento inservibile. Evidentemente non si comprende che senza memoria storica le società, e in particolare la nostra moderna società occidentale, sono candidate alla autodistruzione. Se non a quella fisica, sicuramente a quella morale e culturale. 

La storia infatti, come sostiene lo storico Francesco Casùla [4] 

«serve certo a conoscere il passato: ma in funzione del presente e nella prospettiva del futuro. Davanti alle grandi crisi che ci aspettano, che affrontiamo e che dovremo affrontare, (dalle guerre alle disuguaglianze crescenti, territoriali e sociali, al riscaldamento del pianeta e alla questione energetica), se non si hanno modelli desunti dal passato su cui riflettere non si può costruire nessuna ipotesi di sviluppo nel presente e nel futuro. La maggior parte dei giovani, alla fine del secolo, è cresciuta in una sorta di presente permanente, nel quale manca ogni tipo di rapporto organico con il passato storico del tempo in cui essi vivono» [5].

41qxcwq9djsConoscere il proprio passato e rendere leggibile l’esperienza umana nel tempo è una delle condizioni indispensabili per formare dei cittadini consapevoli e indipendenti. Un obiettivo di formazione ed educazione alla cittadinanza non si dovrebbe coltivare esclusivamente in ambito scolastico, piuttosto dovrebbe essere un’opportunità offerta anche in differenti contesti e fasi della vita pubblica a livello locale, nazionale e anche sovranazionale.

La storia è lo strumento peculiare per saper “leggere” e interpretare la realtà, gli accadimenti e come già per Cicerone era magistra vitae, non costituisce una semplice e mnemonica raccolta di fatti, date o nomi. Al contrario la storia ha la finalità di far conoscere il passato del mondo, la sua struttura geografica, gli eventi sociali, l’arte, la religione, gli usi e costumi, la filosofia, l’economia, le scienze. Per migliorare il presente.

Se questo approccio ha una sua valenza per la storia generale è ancor più valido per la storia locale. Un filo ben preciso lega il nostro essere presente al passato: il filo della nostra identità e specificità, come individui all’interno di una comunità. Se, infatti, dalla cosiddetta “storia globale” si scende al livello della storia locale, allora conoscere e comprendere ciò che è avvenuto nel passato nei singoli territori, contribuisce in maniera significativa alla formazione dell’identità personale, al suo radicamento, alla sua integrazione in un determinato contesto, rinsaldando la “zolla” dei legami culturali e sociali di cui ognuno di noi è portatore. La dimensione locale può essere utilmente sperimentata come una porta di accesso alla conoscenza storica e, in questo senso, esiste un nesso significativo tra il concetto di formazione e quello di “educazione al patrimonio” per il comune impegno a sviluppare processi di apprendimento “attivo” attraverso il contatto e il dialogo con le fonti.

E è proprio entro questa cornice che si inserisce il lavoro di ricerca, di rievocazione della memoria e degli accadimenti locali dello storico e saggista Duilio Ruggiero [6] che, con passione e costanza, ha dedicato una vita intera allo studio del suo territorio, il Comune di Castelforte [7], compresa la frazione Suio. E da autentico storico quale era, si è avvalso dello studio e della ricerca delle fonti negli archivi storici sparsi in tutta Italia. La storia locale ha, infatti, il pregio di praticare ancora un uso intensivo degli archivi e, dunque, delle fonti primarie, a differenza di quanto accade per molti studi che sempre più spesso sono costruiti unicamente su fonti secondarie (come accade per la letteratura internazionale esistente su un determinato argomento).

Per lo storico Ruggiero, conoscere, studiare e analizzare la storia del proprio territorio attraverso fatti e persone, è stato necessario per assicurare le giuste fondamenta alla costruzione della stessa metodologia storica, per facilitare la comprensione delle interconnessioni fra storia locale e storia globale, strettamente legate una all’altra, interdipendenti e indissociabili.

Così oggi la storia locale ha acquisito un ruolo importante e stabile e

«…la storiografia – come sostiene lo storico Franco Catalano [8]…si è liberata dalle innaturali concezioni che celebrano la grande storia, per cui la “nuova storia“ oltre che abbattere le vecchie recinzioni storiografiche, per una storia aperta e senza barriere disciplinari, è capace di valorizzare la vita degli uomini nel tempo e nello spazio, indagando a tutto campo».

111Proprio per questo la prospettiva locale, e il cortocircuito locale/globale che si può produrre in qualunque momento sono utili al progresso della ricerca storica. A tal fine non ci si deve preoccupare di risultare troppo aderenti alle fonti (il rimprovero che muovono alcuni paladini della storia culturale e della World History [9] – sempre meno “storici” e sempre più “scienziati sociali” in senso lato – fanno oggi a chi lavora ancora con impegno sulle fonti primarie). L’importante è tenere aperto lo sguardo sul mondo e non chiudersi in una dimensione localistica e di mera erudizione. D’altre parte, le fonti primarie costituiscono i mattoni di base sui quali poggia la ricerca storica. 

Esistono, dunque, percorsi di indagine che hanno specificità proprie per quanto riguarda le fonti e che richiedono necessariamente una lente d’ingrandimento molto più potente, un ambito di scala della ricerca a livello municipale o regionale. Si richiama in tal senso, ad esempio, la storia del mutualismo e dell’associazionismo popolare, o la storia delle autonomie territoriali. Né si può escludere che indagini in campi ristretti conducano ad aperture ad ampio raggio, a patto che la storia locale si avviti su se stessa, riesca a confrontarsi con orizzonti interpretativi più ampi. Capita sovente che dal locale si passi rapidamente al globale, seguendo ad esempio i percorsi tortuosi, ed umanamente avvincenti, dell’emigrazione economica e politica.

L’opera di Duilio Ruggiero è una testimonianza importante nel processo di superamento del paradigma storiografico secondo il quale solo la “storia generale” è degna di essere studiata. Con i suoi studi e saggi, ha dato voce a luoghi e persone, grazie anche ad un ricco e prezioso archivio fotografico personale, integrato da memorie orali che assicurano consapevolezza dei processi avvenuti e delle motivazioni per cui alcuni fatti hanno avuto un determinato sviluppo piuttosto che un altro. Il suo lavoro ha conosciuto una forte valenza formativa in quanto ha contribuito, e può ancora contribuire, a far comprendere che la storia che si studia sui libri non è qualcosa di astratto, bensì si tratta di una storia realmente vissuta da persone come noi, con i problemi, la quotidianità, le difficoltà di tutti noi. 

Come sostiene Carlo De Maria [10] 

« ..al di là delle “mode” storiografiche del momento, mi sembra il caso di ribadire come sia nelle ricerche a livello locale che risulta concretamente realizzabile l’obiettivo di intrecciare diversi livelli di indagine, quali la storia delle istituzioni, la storia sociale, la storia “di genere” e la storia comparata. Concentrarsi su un ambito di scala ridotto (locale/regionale) consente, da una parte, di fare interagire compiutamente questi diversi tipi di approccio metodologico; e dall’altra permette di costruire, parallelamente, percorsi di partecipazione (conferenze, mostre, interventi nelle scuole) che diano seguito alla convinzione – affermata da tutti i migliori manuali di didattica della storia, ma a volte dimenticata in ambito accademico – che l’utilità della storia come disciplina di studio e di ricerca è tanto maggiore quanto più alto è il sapere diffuso che essa genera» [11]. 

Oltre che dallo studio storico-archivistico, il percorso di ricerca pratico e operativo di indagine storica locale condotto da Duilio Ruggiero si è basato anche sulla raccolta di testimonianze orali, sulle tracce lasciate, su fenomeni ed eventi di storia della propria comunità. Ciò ha consentito di riflettere sulla stratificazione storica del paese, dei rioni e sul succedersi di generazioni diverse, portatrici di esperienze e di storie di vita proprie, come eredità del passato che si manifesta nel presente.

Da questo lavoro di ricerca, lo storico ha realizzato diversi studi sui tragici e dolorosi eventi della Seconda Guerra Mondiale a Castelforte e a Suio di cui è stato diretto testimone. Con le opere Castelforte alla Patria [12], L’urlo e il silenzio. 1943-1944 Castelforte Prima Linea, (Prima e Seconda edizione) [13], L’olocausto di Castelforte nella Seconda Guerra Mondiale [14], Taccuino di guerra e La notte degli Usignoli [15], Duilio Ruggiero ricostruisce con dovizia di particolari, il tragico destino di Castelforte e Suio situati sulla Linea Gustav [16]. 

Tra l’autunno del 1943 e la primavera del 1944, l’intera zona venne investita dalla furia della guerra che dal 1939 si combatteva tra la Germania e gli alleati anglo-americani. Con l’armistizio dell’8 settembre 1943, l’Italia fascista che aveva combattuto dal 1940 a fianco della Germania nazista, era ormai uscita fuori dal gioco della guerra come nazione, ma il suo territorio era diventato campo di battaglia. Dopo aver perduto tutti i suoi territori oltremare, gli alleati avevano occupato la Sicilia, erano sbarcati in Calabria e a Salerno ed ora avanzavano verso la parte centrale della penisola. Le truppe tedesche con manovre abili, combattendo, si ritiravano lentamente e, dopo una resistenza ritardatrice sul fiume Volturno, si attestarono sulla Linea Gustav che dal Tirreno all’Adriatico costituiva una poderosa linea di difesa dell’esercito germanico. 

Cassino e Castelforte costituivano i capisaldi principali di questa linea fortificata. Ai militari morti in combattimento o dispersi sui fronti d’Africa, dei Balcani e russo si aggiungevano le centinaia di civili trucidati dai tedeschi o uccisi dalle granate, da tanti ordigni bellici e dalle mine. Molti cittadini inermi vennero trucidati dai tedeschi e a centinaia morirono a causa degli scoppi delle granate o sulle mine tra cui molti giovani e donne. A questi, bisogna aggiungere i morti per stenti e fame e quelli deceduti profughi lontani da Castelforte durante la loro deportazione. Gli elenchi di questi morti sono la dimostrazione della guerra che ha distrutto completamente il paese «in tutta la sua follia, con tutto il suo indicibile carico di dolore e di sofferenza».

La motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Civile consegnata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi durante la cerimonia del 25 aprile 2003 nel cortile del Quirinale è stata la prova dei sacrifici dei cittadini di Castelforte e della frazione Suio: 

«Centro strategicamente importante, situato sulla Linea Gustav, durante l’ultimo conflitto mondiale si trovò al centro degli opposti schieramenti, subendo ogni sorta di violenza dalle truppe tedesche e marocchine e un gran numero di bombardamenti da parte alleata, che provocarono numerosissime vittime civili e la quasi totale distruzione dell’abitato. La popolazione tutta, con fierissimo contegno, resistette alle più dure sofferenze, offrendo un ammirevole esempio di coraggio e amor patrio, 1943/1944». 

Al Comune di Castelforte, era stata già conferita la Medaglia d’Argento al Valor Civile con Decreto del Presidente della Repubblica (Giovanni Gronchi) nel 1961 per le seguenti motivazioni: «Trovatasi al centro di furiosa durissima battaglia, supportò con animo impavido le più rovinose distrazioni e le più crudeli perdite di vite umane, sempre conservando intatta la sua fede nella Patria e nella libertà». 

2-lolocausto-di-castelforteAnche al limitrofo Comune di Santi Cosma e Damiano [17] furono concesse la Medaglia d’Oro e la Medaglia d’Argento. Come ricorda Antonello Giuliano nella presentazione al volume L’olocausto di Castelforte nella Seconda Guerra Mondiale:«…Duilio Ruggiero prosegue il suo “viaggio” di illustre storiografo locale cercando incessantemente nuove testimonianze, nuovi episodi che i nostri concittadini, per pudicizia del proprio dolore, hanno voluto tenere segreti».

Si tratta di uno studio volto proprio a rievocare e fissare nella memoria i morti, i lutti, le distruzioni sofferte alla popolazione civile. Una storia scritta affinché la comunità castelfortese possa recuperare la “propria storia”, quella realmente vissuta, sofferta e non ancora dimenticata e per far sì che non si perda del tutto il rapporto con la memoria del suo recente passato. 

Nell’introduzione all’opera Taccuino di Guerra [18], lo storico scriveva 

«Quello che faccio in questo lavoro, non è rimettere insieme fatti che mi hanno raccontato, ma ciò di cui sono scrivo riguarda avvenimenti realmente accaduti e di cui sono stato protagonista o che ho visto direttamente. Non è mescolata cronaca o fantasia. Prima che diventasse un libro, questi ricordi erano destinati a rimanere nella sfera degli affetti familiari. La progressiva scomparsa dei testimoni protagonisti e quindi la perdita di ogni memoria e ricordo e l’assenza anche di qualche vera relazione, didattica o meno, degli avvenimenti rendono ancora più difficile qualsiasi storia che si voglia raccontare di quel periodo. Ecco perché continuo a parlare di quella guerra: ricordare-cosa ricordare-come ricordare…ricordare è condannare l’indifferenza. Senza memoria non c’è cultura, non c’è civiltà, non c’è umanità. Non c’è storia. La memoria è vita, la memoria è storia e la storia di Castelforte siamo tutti noi, anche i nostri morti dimenticati. Storici o pseudo storici di ogni grado non possono e non debbono essere o dovrebbero essere i soli depositari della memoria. La memoria deve servire, oltre, che a ricordare e condannare quel passato, a rendere sensibili a quello che succede nel presente».

3-taccuino-di-guerraNon mancano nei suoi scritti, passaggi di leggerezza calviniana che non sminuiscono la tragicità degli eventi, come in La notte degli usignoli«Vi fu un silenzio prima che il cannoneggiamento cominciasse, alle ore 21,00; poi sentimmo il più dolce canto d’usignolo che si possa immaginare…e in mezzo a quel fragore gli usignoli cantarono ancora più forte, tanto che riuscivamo a sentirli nonostante i boati» [19].

Nella prima edizione de L’urlo e il silenzio. 1943-1944: Castelforte, prima linea, si legge: 

«Il terreno spaventosamente sconvolto è stato devastato da una valanga inaudita di proiettili…L’aspetto del villaggio di Castelforte è commovente. Collocato in alto a metà pendio sul versante dei Monti Aurunci, dominante la Valle del Garigliano, corona un aspro dirupo, pressoché impossibile assalirlo di fronte. Eretto come tutti i paesi della penisola italiana che hanno conosciuto l’invasione nel tempo antico, Castelforte (come anche il borgo di Suio) raggruppa le sue case addossate le une sulle altre come per meglio resistere all’assalto: nessuna di esse ha avuto il coraggio, o l’imprudenza di restare isolata all’esterno. Esse si sono strette le une alle altre come gregge impaurito. Dominando l’insieme, la tradizionale torre di avvistamento alza la sua sagoma squadrata con dei muri spessi. Essa veglia così dall’epoca saracena, dall’epoca dei grandi sbarchi barbareschi. Oggi, 12 maggio 1944 il suo ruolo è finito. Non sarà più a vegliare. Essa è morta. Castelforte tutta intera è morta».  

5-lurlo-e-il-silenzio-prima-edizioneE ancora, nella seconda edizione de L’urlo e il silenzio. 1943-1944: Castelforte, prima linea, Ruggiero annota: «L’urlo dei tedeschi che inseguono chi cerca di sfuggire alla cattura e l’urlo delle vittime colpite da una raffica di mitra, e poi il silenzio pauroso che segue alla loro morte. L’urlo di quelli che, nell’attraversare la Linea del fuoco per raggiungere gli Alleati e la libertà, incapparono nelle mine messe a profusione dai tedeschi, urlo che si confonde con la deflagrazione degli ordigni e si spegne nel silenzio della morte»

In Castelforte alla Patria, il giornalista Pier Giacomo Sottoriva [20] rivaluta, ma non è stato il solo negli anni, il ruolo di Castelforte, nello sfondamento della Linea Gustav. Nella Presentazione al volume scrive: 

«Una guerra ormai lontana anche per chi la vinse, la patì e ne riportò nella carne e nello spirito i segni. Castelforte, sulla scena ormai «mitologica» della Seconda Guerra Mondiale, scompare. Come scompare la provincia di Littoria, che pure fu stretta dall’assedio di due fronti, il Garigliano e Anzio-Cisterna-Aprilia, dal novembre 1943 al maggio 1944 e che per sette lunghissimi mesi, come «prima linea», pagò il suo aspro tributo alle «esigenze» della guerra. Ma il mondo è fatto di persone, di gioie e di dolori individuali che nessuna statistica può annullare nel gran coacervo dei numeri astratti. Castelforte, angolo dimenticato di una guerra mitologica, fu essa stessa «centro» di quella guerra, ne conobbe il peso, ne pagò le conseguenze. La sua è perciò la storia del mondo vista da qui…attraverso i dolori di un piccolo paese, ai dolori dell’universo, con la speranza, difficile ma iterata, che essi non abbiano a ripetersi».  

7-castelforte-alla-patriaLa storia, dunque, è sempre stata al centro dell’interesse di studio di Ruggiero. In Lineamenti di storia della Terra di Suio e di Castelforte [21], descrive e approfondisce, con relative fonti, gli eventi storici e il quadro politico e sociale locale attraverso: il territorio degli Aurunci: la mitica città di Vescia e l’importanza per il territorio dell’Antica Roma; Montecassino e i Longobardi e la Terra di S. Benedetto; i Normanni; i Saraceni e la Colonia del Garigliano: la Fondazione di Suio e il ruolo strategico della sua Contea; Suio Montecassino e la Cartas Libertatis; L’Antipapa Gregorio VIII a Suio; la nascita di Castelforte; la Battaglia di Benevento del 1266; la famiglia Caetani [22] e le Torri di Suio e di Castelforte; lo Scisma d’Occidente; gli avvenimenti del 1400; Re Ladislao; la Battaglia del Garigliano del 1503; la famiglia Colonna: la famiglia Gonzaga; Suio, Castelforte e Casali nel 1691; la Pasqua castelfortese del 1799; la Carboneria a Castelforte; La setta dell’Unità d’Italia a Castelforte; il 1860 sul Garigliano; il brigantaggio post unitario; la famiglia Carafa; la questione territoriale tra Castelforte e SS. Cosma e Damiano; la Vertenza con SS. Cosma e Damiano per il Demanio di Suio; gli avvenimenti tra gli anni 1861 e 1922; la sommossa popolare del 1909; gli avvenimenti tra gli anni 1923 e 1943; gli avvenimenti bellici tra il 1943 e il 1944; il dopoguerra e la ricostruzione; la peste, le epidemie coleriche, la febbre spagnola, la malaria; l’urbanistica e la toponomastica; l’economia di Castelforte; le Terme di Suio. ù

8-lineamenti-di-storia-della-terra-di-suio-e-di-castelforteMerita di essere riportata, l’importanza di Suio e della Cartas Libertatis. Il nome Suio è legato al castello, Castrum Suji, sorto per il controllo della foce del Garigliano nel decimo secolo d.C. La fortificazione infatti sorge su di una altura a ridosso della sponda nord del fiume da cui si ha una visuale da monte Orlando (Gaeta) al monte Massico. Il ruolo del castello, realizzato prima del 1040 (data del primo documento che fa riferimento a Castrum Suji), era importante per il controllo delle incursioni dei corsari saraceni e dei loro insediamenti nella valle. Dopo la battaglia del Garigliano (915) entra a far parte del Ducato di Gaeta, governato dai Docibile. Nel 1023 viene fondata la Contea di Suio di proprietà del conte Ugo. A questa data si fanno risalire anche le prime fortificazioni del castello. Nel 1078, a seguito di successive parziali donazioni, la contea viene acquisita dall’abbazia di Montecassino. A Suio v’era anche un porto fluviale per il trasporto di merci verso il cenobio cassinate e varie scafie per l’attraversamento del fiume. In quanto nuova terra acquisita dalla Signoria dell’abbazia di Montecassino, nell’ottobre del 1079 l’Abate Desiderio concesse agli abitanti di Suio le Chartae libertatis, uno dei primi documenti nella storia dell’umanità che riconosceva alcuni dei diritti inalienabili dell’uomo, Carte di franchigia, che includevano una serie di diritti e privilegi molto moderni per quell’epoca. Tra questi, si rendeva la donna padrona del proprio destino consentendole di scegliere lo sposo, sottraendola alla sottomissione nei confronti dell’uomo. Desiderio ampliò anche le fortificazioni, e lo stesso fece l’abate Gerardo (1115 – 1125). Suio entra nell’orbita normanna nel 1140 insieme a Gaeta. Nel 1807 Suio fu aggregato al Comune di Castelforte per mancanza di popolazione. Durante la Seconda Guerra Mondiale, trovandosi sulla Linea Gustav, il Castello è rimasto in parte danneggiato [23].

9-la-carboneria-e-la-setta-dellunita-italiana-a-castelforteAlla Carboneria e alla Setta dell’Unità d’Italia, lo storico ha dedicato uno specifico studio (La Carboneria e la Setta dell’Unità Italiana a Castelforte [24]. Il suo studio si è orientato verso tutti quegli elementi che concorrono a restituire un contesto quanto più possibile completo del suo territorio. Di qui, la ricerca e l’analisi che hanno portato alla realizzazione di altre preziose opere. Con il saggio Le Chiese della Terra di Suio [25], lo storico ha realizzato una puntuale e preziosa ricognizione che include tutte le chiese esistenti nel passato (di cui resta memoria soprattutto grazie al suo lavoro) e di quelle che hanno retto all’usura del tempo e degli eventi bellici, oltre che quelle di nuova costruzione nel territorio. 

E sempre in quest’ambito, ha pubblicato uno studio sulla Chiesa parrocchiale e Collegiata insigne di S. Giovanni Battista di Castelforte [26].

14-cenni-cronologia-e-storia-delle-amministrazioni-civiche-di-castelforteDal lavoro certosino e instancabile dallo storico compiuto presso gli archivi, sono stati progettati importanti saggi che rappresentano uno spaccato significativo della ricerca storica di Ruggiero orientata alla ricostruzione di questioni amministrative. Con il volume Vertenza tra i comuni di Castelforte e SS. Cosmo e Damiano per il Demanio di Suio, [27] Ruggiero riproduce alcuni atti giudiziari utili a fare chiarezza sulla controversa questione territoriale tra i due Comuni.

Gli studi Cenni di cronologia e storia delle amministrazioni civiche di Castelforte (Anni, 1491 – 1860) [28] e Cenni di cronologia e storia delle Amministrazioni civiche di Castelforte. Gli avvenimenti politico-amministrativo dell’ultimo decennio dell’800. In appendice le relazioni Guidetti e Vecchioni[29], sono preziose ricostruzioni storiche e sociali dell’intero territorio comunale ma pienamente inserite nell’ambito dell’evoluzione storica e sociale dell’Italia stessa.

15-la-pasqua-castelfortese-del-1799Con il saggio storico La Pasqua Castelfortese del 1799 [30], Duilio Ruggiero rievoca gli eventi della Pasqua del 1799 esaltando l’eroismo della popolazione locale quando tra il 1798-99 le truppe napoleoniche attraversavano l’Italia spodestando i regnanti. La mattina del 24 marzo 1799, giorno di Pasqua, giunse nella zona di Castelforte un massiccio contingente di soldati franco-polacchi sotto la guida del generale Dambroski. Il borgo subì un duro e feroce attacco, fu assediato da continui cannoneggiamenti. Il fuoco dell’artiglieria si univa a violenti assalti nel tentativo di conquistare la rocca. Si combatté ininterrottamente per tutta la giornata e i Castelfortesi difesero l’intero borgo. I francesi, sorpresi dalla resistenza locale, erano terrorizzati dal sopraggiungere della notte, quando sarebbero diventati maggiormente vulnerabili agli attacchi dei combattenti che conoscevano perfettamente la zona. La popolazione riuscirà a tener testa incredibilmente per 24 ore, in modo che quasi tutte le persone, soprattutto donne e bambini, potessero mettersi in salvo grazie a una via segreta che dava accesso alla silenziosa collina di Siola. Il borgo cadrà, eroicamente, alle ore 6 del 25 marzo, nel giorno di Pasquetta, quando i francesi espugnarono la rocca. Saccheggiato e dato alle fiamme l’abitato, i soldati franco-polacchi uccisero tutti quelli che sorpresero, depredando ogni cosa. Una rappresaglia senza eguali. Grazie al saggio di Ruggiero, questa eroica storia dimenticata rimarrà per sempre una storia leggendaria di un piccolo popolo, che grazie a temperamento, tenacia e astuzia saprà tenere in scacco un fortissimo e ben equipaggiato esercito.  

16-la-cucina-castelforteseNon è sfuggito, all’attenzione dello storico Ruggiero, nemmeno il patrimonio culinario locale. Patrimonio che appartiene alla memoria storica dell’intero territorio (lontano dal mercato sempre più inglobante dei “fast-food”), che poggia sulla lentezza e sulla cura e che come tale ricuce un legame con la storia. Nell’opera La cucina Castelfortese. La cucina della Memoria [31], attingendo dall’esperienza e dai quaderni della moglie, lo storico raccoglie e ordina le ricette della tradizione locale, le spezie e le erbe aromatiche che il territorio naturalmente offre, gli strumenti utilizzati per realizzarle, il tutto condito da emozioni che vibrano dalla prima all’ultima pagina. Il risultato è una preziosa raccolta di cucina locale che ci parla di memoria, di cultura, di identità e di storia.

La memoria storica attraverso il racconto biografico 

Duilio Ruggiero ha richiamato la storia locale anche attraverso i saggi biografici su figure di Castelforte che hanno lasciato una traccia degna di essere raccontata, spinto dalla convinzione che una porta privilegiata per entrare nella storia è leggerla anche attraverso le vite degli altri. Imparare dalla storia delle persone ci aiuta ad approcciarci al mondo da una prospettiva diversa. Imparare dalle vicende delle persone concorre a guardare agli uomini, protagonisti o comprimari delle vicende. Sapere in che modo hanno affrontato i loro problemi, come hanno creduto in sé stessi, come siano stati capaci di scoprire e sfruttare i loro talenti e dare un senso alla loro vita aiuta a delineare la propria strada, un percorso di vita secondo la propria personale sensibilità culturale.

Le biografie storiche sono un genere letterario molto suggestivo poiché ci permettono di entrare in una pagina di storia, viverla da vicino e ricercare la persona all’interno degli eventi. Lo studio delle vite degli altri, la storia degli avvenimenti e degli uomini e delle donne è una grande e affascinante maestra di memoria, è il movimento della mente che cattura il passato e tiene vivo il ricordo. Attraverso i suoi saggi biografici, lo storico ha consentito la conoscenza della vita di persone del territorio in differenti periodi storici, con la lente del loro vissuto personale fatto di vittorie e di fallimenti, di azioni e di conseguenze, di riconoscimenti ma anche di ingiustizie.

Le biografie consentono di conoscere tante realtà diverse, caratterizzate da diversi contesti sociali dei quali non facciamo esperienza diretta nella nostra vita. Inoltre, le conoscenze che possiamo acquisire, attraverso la lettura di biografie, abbracciano gli ambiti più vari e producono un accrescimento delle nostre esperienze culturali. È un modo molto efficace per adottare punti di vista diversi e può rivelarsi uno strumento molto efficace per lo sviluppo di abilità e capacità. Leggere i dettagli della vita di persone ordinarie che sono riuscite a realizzare cose straordinarie è una fonte inesauribile di ispirazione. È questa la principale differenza tra la lettura di storie inventate e la lettura di biografie che parlano di persone come noi. Leggere le biografie è anche un modo per conoscere meglio il luogo, le condizioni sociali e ambientali in cui il personaggio storico in questione viveva. A volte è più facile imparare la storia leggendola dal punto di vista di chi l’ha fatta piuttosto che affidarsi ai grandi trattati della storiografia.

Per Ruggiero, studiare, analizzare e trasmettere la storia aiuta a comprendere il nostro presente e il mondo che ci circonda e le biografie forniscono strumenti preziosi con la consapevolezza che la storia, il passato non è mai del tutto passato ma è ancora e sempre presente, nei suoi riverberi nella realtà attuale. La storia è la radice del nostro essere, della nostra realtà e identità collettiva e individuale: nessun individuo come nessun popolo può realmente e autenticamente vivere senza la conoscenza e coscienza della sua identità, della sua biografia, dei vari momenti del suo farsi capace di ricostruire il suo vissuto personale.

17-henry-erasmo-di-spiritoIn Henry. Erasmo Orazio Di Spirito [32], Ruggiero ripercorre la vita dello scultore castelfortese Henry Di Spirito [33], che in seguito ai gravi danni e alla estrema povertà seguita ai sanguinosi e rovinosi combattimenti della Prima Guerra Mondiale, decise di emigrare, a soli 23 anni, negli Stati Uniti d’America nel 1921. Con l’unico bagaglio di estro, naturale abilità scultorea, intelligenza e speranza, partì seguendo uno zio e un cugino che erano già emigrati a Utica, nello Stato di New York. Le sue opere sono presenti nei più prestigiosi musei d’arte americani. La sua abilità e creatività in quest’arte ha lasciato un segno importante e indelebile nell’arte scultorea, non solo americana [34].  

Nella prefazione della ricerca biografica Francesco Petronio, Medico, scienziato, maestro, [35] Aldo Di Biasio [36] scrive «…clinico, medico e scienziato illustre nonché politico scaltro e parlamentare insigne», Francesco Petronio nato a Castelforte nel 1840 è stato deputato al Parlamento nella XVI, nella XVII e XVIII legislatura, nonché consigliere provinciale di Terra di Lavoro [37] e consigliere comunale di Napoli. Soprattutto è stato un grande medico e come medico un grande maestro nelle aule dell’Università di Napoli. Ha svolto la sua attività di studio, ricerca e di didattica nella Clinica traumatologica della stessa università, da lui fondata e diretta, e negli ospedali dei Pellegrini e della Pace. Alla sua scuola si è formata un’intera generazione di medici in un momento particolarmente importante, difficile e delicato della storia della medicina. Ormai all’apice della fama, diventa un esponente di rilievo della sinistra storica. Soprattutto egli è un’autorità indiscussa della traumatologia e della cura delle lesioni violente. Il suo magistero educativo e la sua attività medica lo pongono in una posizione di primo piano in occasione dei congressi di studio della medicina ai quali partecipa da protagonista. Protagonista è pure nelle aule parlamentari.

18-francesco-petronioNella città partenopea, antica capitale del Sud, muore improvvisamente nel 1895 a soli 55 anni. È sconcertante come di un personaggio di così grande levatura e di così robusto e massiccio spessore culturale si siano perse le tracce. Il suo nome non compare nei manuali di storia della medicina, né parlano di lui studi specifici e monografici di settore. Un silenzio totale avvolge la sua figura negli studi monografici della Napoli del secondo Ottocento. Comprensibili, dunque, le motivazioni che hanno spinto lo storico Duilio Ruggiero all’opera di ricerca e di ricostruzione della storia di Francesco Petronio affinché la sua figura non sia dimenticata ma rivalutata alla luce dei suoi importanti contributi negli ambiti più diversi.

Con il saggio biografico Il Generale Giuseppe Aloia cittadino di Castelforte [38], Duilio Ruggiero onora la figura del Generale Aloia [39] che, nel 1941 venne assegnato al 72º Reggimento fanteria “Puglie” come comandante del 38º Battaglione mortai divisionale. Gli fu conferita la Croce di guerra al valor militare per poi essere trasferito a Torino nella Commissione Italiana dell’Armistizio con la Francia. L’8 novembre 1942 venne assegnato allo Stato maggiore del Regio Esercito di Roma nell’ufficio servizi con la consequenziale promozione al rango di tenente colonnello e la nomina a capo trasporti. Il 14 marzo 1943 passò direttamente nel Corpo di Stato Maggiore, ma dopo l’atto dell’Armistizio dell’8 settembre di quello stesso anno, riuscì miracolosamente a sfuggire alla cattura da parte dei tedeschi ed aderì alla Resistenza dell’area di Castelforte, organizzando coi partigiani locali un gruppo di azione che da lui prese il nome di “Gruppo Aloia”. Alla testa di questa squadra si guadagnerà la Medaglia d’Argento al valor militare.

19-castelforte-viva-prima-parteNelle raccolte Castelforte viva. Figure e vicende della nostra terra (Parte prima e Parte seconda) [40], Ruggiero ha raccolto una serie di profili di persone che ha ritenuto importante valorizzare per i loro contributi. Si tratta, di castelfortesi di nascita o di adozione, vissuti nel territorio in periodi diversi. Persone che hanno ricoperto un ruolo importante o che si sono distinti in vari ambiti della vita: scuola, politica, sociale, amministrativo, professionale, culturale, religioso e altro ancora. Il risultato è uno spaccato di vita di Castelforte e Suio. Nell’introduzione al primo volume, Ruggiero scrive «…frammenti di ricordi di chi è stato spettatore della loro vita, o briciole di ricerche nell’ipogeo arcano del passato del nostro paese. Le figure del passato, recenti e remote, dovrebbero essere sempre presenti nella nostra mente e nel nostro cuore. I loro animi li dovremmo sentire palpitare continuamente nei nostri vicoli».

Con il saggio biografico Matteo De Fusco cittadino di Castelforte, medico, studioso, politico, la vita, gli scritti [41], il saggista rievoca e valorizza la figura di un cittadino che si era distinto in vari campi, in particolare in quello medico-sanitario. Per alcuni anni fu anche consigliere comunale di Castelforte, carica da cui si dimise in seguito alla nomina di medico cerusico condotto. In quanto medico e studioso in ambito sanitario, l’opera di Matteo De Fusco rifulse durante l’epidemia colerica del 1887 che fece varie vittime nel territorio. Le analisi e le conclusioni del suo studio sono considerate molto interessanti malgrado l’assenza di una letteratura consolidata sul tema.

23-appunti-per-una-bibliografia-di-suio-termeCome esito del suo studio, presentò la Relazione sulla Epidemia Colerica di Castelforte del 1887 che fu oggetto di un attento esame da parte del Consiglio Provinciale di Sanità di Caserta (allora il Comune di Castelforte faceva parte della Provincia di Terra di Lavoro). Nel documento venivano puntualizzate le cause delle epidemie di colera (ben quattro tra il 1837 ed il 1887 che avevano causato molte vittime), riconducibili alla mancanza di acqua e di un sistema fognario, case malsane, malnutrizione e scarsa igiene. Cause strettamente legate alla situazione di estrema povertà in cui versava la popolazione.

In particolare l’epidemia del 1837, è stata uno spaccato di storia di Castelforte che ha fortemente stimolato anche la ricerca storica di Ruggiero sfociata nel saggio Il culto della SS. Addolorata a Castelforte ed il colera del 1837 [42].

21-matteo-de-fuscoDe Fusco si interessò, inoltre, delle antiche Terme di Suio [43], note per le loro proprietà terapeutiche fin dall’epoca dell’antica Roma. Allo Studio delle Terme dedicò molte analisi, frutto delle sue esperienze di medico e di ricercatore fra cui: Le acque di Suio sulla sponda destra del Garigliano, comunicazioni balneologiche, (al prof. De Monte) [44]; Le acque di Suio (all’Egr. Dott. Antonio Riga di Sant’Elia Fiumerapido [45]; Le acque di Suio, (all’Illustre Prof. Petronio) [46]; Le acque di Suio, (al dott. Galdieri) [47]; La endocardite curata con le acque di Suio, (al prof. Carlo fedeli) [48]; Il Bagno delle quattro Torri nella Valle di Suio, Relazione al Primo Congresso Sanitario in Terra di Lavoro (1909) [49]. Sullo stesso argomento aveva già suscitato una lunga discussione al Congresso Medico di Roma nel 1894, dopo che lo stesso dott. De Fusco lo aveva studiato ed illustrato al Congresso Medico di Parigi del 1884.

24-padre-albertoE proprio alle antiche Terme di Suio, il saggista Ruggiero ha dedicato il volume Appunti per una Bibliografia di Suio Terme [50], in cui ha raccolto una dettagliata bibliografia sulla storia, le caratteristiche e le proprietà terapeutiche delle acque sulfuree. Completano il lavoro bibliografico, i vari congressi e convegni realizzati sul tema. 

Tra i saggi biografici, infine, Ruggiero ha ricordato anche la figura del sacerdote di Castelforte in Padre Alberto [51], che per ben 14 anni fu «fedele servitore della nostra comunità…presente sempre in ogni iniziativa sportiva e culturale per esaltare la storia del nostro paese».  

Considerazioni conclusive

Piero Bevilacqua afferma che 

«Una formazione culturale che non è in grado di fornire conoscenza storica sulla realtà locale di provenienza, sui suoi problemi e sulle sue peculiarità, depotenzia l’attitudine alla partecipazione democratica, priva l’individuo del senso concreto dell’operare, del muoversi “entro le mura” di una dimensione spaziale controllabile, in cui la sua azione possa apparire immediatamente incisiva. Si evidenzia così come la storia locale possa anch’essa contribuire, e in modo non marginale, ad assolvere uno dei principali punti del mandato della scuola pubblica quello di formare dei cittadini in grado di assumere ruoli attivi e responsabili nella società e di realizzare sempre più le istanze di giustizia e di libertà» [52].

E sempre Casùla sostiene

«Ciò è accaduto, soprattutto in seguito alle significative posizioni di storici come Marc Bloch e Lucien le Febvre con la creazione nel 1929 degli Annales e con il pensiero di Fernand Braudel, la storiografia più avveduta supera e rifiuta la storia come grande evento politico-militare o la storia riservata solo ai cosiddetti “grandi” (imperatori, re, papi, generali), rivalutando la storia locale che si pone anzi come “laboratorio“ della nuova concezione storiografica, secondo la quale non vi è una gerarchia di rilevanza fra storia locale e storia generale» [53].

il-secolo-breve-hobsbawnNel suo lavoro più conosciuto Il Secolo breve [54], Eric Hobsbawm, il grande storico inglese, parlava così. Erano gli anni Novanta, e si iniziava a fare i conti con quel secolo breve che stava cambiando radicalmente, secondo lo storico, il modo in cui l’uomo si relazionava al progresso e al proprio futuro.

La storia infatti è il presente che in qualche modo è già stato sperimentato, analizzato e vissuto: senza di esso, siamo come ciechi senza una guida. La storia serve a impadronirsi sempre più della nostra vita presente e futura; la storia serve a farci sentire e ad essere in realtà più liberi. È importante sottolineare, come negli ultimi tempi e con sempre maggiore efficacia, si muovono nel settore della comunicazione storica, le realtà associative e culturali locali. Tale spinta prende avvio dalla convinzione che sia un’ingenuità ritenere che il passato sia passato del tutto o stia sepolto o per lo meno fermo nella teca del tempo. Al passato, anche il più gravoso – certo se ne abbiamo la forza e la capacità – può essere restituita energia, fino a farne sprizzare fuori qualcosa di utile non solo per il presente ma anche per il futuro. Il lavoro degli storici, il cui compito è ricordare ciò che altri dimenticano, è ancora più essenziale ora di quanto mai lo sia stato nei secoli scorsi.

Ed è stata questa la missione e il messaggio che, con tenacia e passione, ha voluto trasmettere il saggista e storico Duilio Ruggiero attraverso le sue opere.

Dialoghi Mediterranei, n. 66, marzo 2024 
Note
[1] Eco U., L’Isola del giorno prima, Bompiani, 1994. È un romanzo storico di ambientato nel XVII secolo durante la ricerca del segreto della longitudine. Il protagonista, Roberto de la Grive, è un nobile italiano rimasto bloccato su una nave deserta nell’Oceano Pacifico, in balia di uno stato mentale in deperimento. Sullo sfondo, si agitano riflessioni sulla scienza barocca, la metafisica e la cosmologia.
[2] Augias C., I segreti d’Italia, Rizzoli, 2014.
[3] Il 22 gennaio 1809, nell’Università di Pavia dove insegnava eloquenza, Foscolo pronuncia l’orazione inaugurale Dell’origine e dell’ufficio della letteratura, che ha come fulcro il rapporto fra letteratura e società. Secondo Foscolo l’arte, fin dalle origini, ha soprattutto una funzione civile: a lei spetta il compito di creare un equilibrio fra le varie forze sociali mitigandone gli eccessi e le loro passioni. Questo è possibile grazie al potere della parola poetica capace di creare mondi straordinari, di consolare dai mali della vita e nello stesso tempo di far conoscere agli uomini il vero senza annientarli con la sua durezza. La letteratura e la poesia, quindi, devono usare un linguaggio comprensibile, capace di far giungere la verità fino al cuore sia dei potenti sia dei deboli.
[4] Casùla F. C., (Livorno,12 settembre 1933) è uno storico italiano.
[5] Casùla F. C., Importanza e ruolo della storia generale e locale, in Il manifesto sardo, 2 novembre 2023.
[6] Duilio Ruggiero, (Castelforte 20 aprile 1922 – 19 ottobre 2010), è stato uno storico, studioso, saggista e scrittore del sud pontino oltre ad aver esercitato per un quarantennio l’attività di geometra. Ha dedicato una vita intera, con dedizione e passione, allo studio degli avvenimenti bellici, alla ricostruzione storica e alle caratteristiche amministrative, e non solo, del suo territorio. 
[7] Il comune di Castelforte è sito al confine sud della provincia di Latina, alle estreme propaggini del massiccio dei Monti Aurunci, gli antichi Montes Vescini. Il centro storico si trova su di un’altura collinare, così come anche la frazione Suio. Da queste colline si domina la valle del fiume Garigliano. Il territorio comprende la Valle che collega le due alture.
[8] Franco Catalano ((Fidenza 1915 – Milano 1990), ha insegnato Storia contemporanea all’Università Statale di Milano e dal 1976 a Modena. Si è occupato principalmente di storia politica ed economica contemporanea.
[9] Per lo storico Scipione Guarracino, con l’espressione World History si è imposta negli ultimi decenni del Novecento una corrente della storiografia, praticata essenzialmente nei paesi di lingua anglosassone. La World History può essere definita nella maniera più semplice come una storia che non tiene conto dei confini politici. Una definizione un po’ più complessa può essere la seguente: una storia condotta secondo la prospettiva spaziale di volta in volta la più ampia possibile e legittima, che abolisce le frontiere e inserisce nella stessa storia elementi che sembrano appartenere a storie diverse e, allo stesso tempo, fa assumere un nuovo significato alla storia che già si conosceva. Da questa definizione si ricava che il “mondo” della World History è più una prospettiva metodologica che non una perfetta coincidenza realizzata in ogni momento con il mondo intero. La stessa espressione World History risulta non perfettamente traducibile in altre lingue. Storia mondiale (equivalente di History of the World) si riferisce di solito alla storia politica degli stati con i loro mobili confini: la storia della Seconda Guerra Mondiale è un classico capitolo della storia mondiale così intesa. La storia universale, in quanto ricerca del disegno unitario del divenire storico, è piuttosto imparentata con la filosofia della storia e con alcune varianti dello storicismo che con una metodologia spesso di impianto geografico ed economico che ha poco da dire su grandi concetti come progresso e libertà.
[10] De Maria C., (Bologna, 1974) è Professore associato di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Storia Culture Civiltà (DISCI) dell’Università di Bologna, dove insegna “Storia contemporanea” nel Corso di laurea in Lingue e letterature straniere, “Forme della rappresentanza politica e sociale” nel Corso di laurea in Storia e “Didattica della storia” nel Corso di laurea in Storia e nel Corso di laurea magistrale in Scienze storiche e orientalistiche.
[11] De Maria C., Storia locale, didattica della storia e Public History. Alcune considerazioni sul mestiere di storico e sul rapporto con le fonti, in Clionet. Per un senso del tempo e dei luoghi. Rivista di Public History: storie, percorsi, saperi, arti e mestieri, Volume 2/2018.
[12] Ruggiero D., Castelforte alla Patria, Centro Studi Castelforte e Suio, Comune di Castelforte, Ente Provinciale per il Turismo di Latina, Amministrazione Provinciale di Latina, Collana di Studi Castelfortesi, 1989.
[13] Ruggiero D., L’urlo e il silenzio. 1943-1944 Castelforte Prima Linea, Prima edizione, Collana di Studi Castelfortesi, Arti Grafiche Caramanica, 1997. Duilio Ruggiero, L’urlo e il silenzio, Seconda edizione, Herald HE editore, 2008.
[14] Ruggiero D., L’Olocausto di Castelforte nella Seconda Guerra Mondiale. Viventibus per aevum Castrifortis Genses, 2003, Arti Grafiche Caramanica, 2003.
[15] Ruggiero D., La notte degli Usignoli, Sistema Bibliotecario Sud Pontino, Collana Memorie del Territorio, Regione Lazio, Comune di Castelforte, 2012.
[16] La Linea Gustav fu una linea fortificata difensiva approntata da Hitler in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. L’Italia in tal modo veniva divisa in due, al nord dove dominava la Repubblica Sociale Italiana insieme alle truppe tedesche, al sud gli Alleati. La “linea” si estendeva dalla foce del fiume Garigliano, confine tra Lazio e Campania, fino a Ortona, sull’adriatico a sud di Pescara, passando per Cassino, le Mainarde, gli Altopiani Maggiori d’Abruzzo e la Majella. La sua posizione strategica sfruttava il tratto più stretto della penisola italiana e gli ostacoli naturali costituiti dalle montagne appenniniche ed era finalizzata a ritardare l’avanzata degli Alleati. Alla fine di dicembre 1943 l’avanzata delle forze alleate in Italia fu ostacolata dalle forti difese tedesche sulla Linea Gustav o “linea invernale”. L’area intorno alla città di Cassino, con fortificazioni montane e difficili traversate fluviali, era la posizione chiave sulla Linea Gustav. Gli Alleati tentarono per quattro volte di sfondare la roccaforte di Montecassino. Si stima che gli Alleati (Australia, Canada, Francia liberata con l’ausilio di soldati marocchini, Regno d’Italia, India, Nuova Zelanda, Polonia, Sudafrica, Regno Unito e Stati Uniti) subirono circa 55.000 perdite, la Germania e la Repubblica Sociale Italiana 20.000. La battaglia fu caratterizzata anche dal discusso bombardamento aereo alleato che distrusse la secolare abbazia di Montecassino, atto che procurò non poche critiche ai comandi anglo-americani, a cui erano già stati rimproverati i fallimentari attacchi contro le posizioni difensive tedesche. Dopo un difficile inverno, in cui riuscirono a rinforzare e riorganizzare le proprie truppe, gli Alleati lanciarono l’imponente “operazione Diadem” a metà maggio: l’attacco dalla costa tirrenica fino a Cassino, e dalla testa di ponte di Anzio, riuscì a mettere in crisi e infine a spezzare la resistenza tedesca, tanto che le forze alleate si ricongiunsero e poterono aprirsi la strada per Roma.
[17] Santi Cosma e Damiano (Sancòsëmo in dialetto sancosimese) è un comune della provincia di Latina nel Lazio. Il nome deriva dai due santi patroni Cosma e Damiano. Il Comune è collocato in parte su una delle pendici collinari dei monti e in parte nella pianura del Garigliano, nella zona sud-est della Provincia di Latina; confina ad est con la Provincia di Frosinone ed è separato dal comune di Minturno dal fiume Ausente e dalla Campania dal fiume Garigliano.
[18] Ruggiero D., Taccuino di guerra, Herald HE Editore, 2005.
[19] Maggiore lord Tweedsmuir, in Eric Morris, La guerra inutile. La Compagnia d’Italia 1943-1945, Longanesi & C., 1993: 365.
[20] Pier Giacomo Sottoriva, è un giornalista. Laureato in giurisprudenza, ha collaborato con il Messaggero, di cui ha diretto anche la redazione provinciale. Collabora con varie riviste. È un appassionato di ricerche storiche, in particolare relative alla Seconda Guerra Mondiale e sulla Linea Gustav a cui ha dedicato vari studi.
[21] Ruggiero D., Lineamenti di storia della Terra di Suio e di Castelforte, Edizioni Emmegi, 2006.
[22] La famiglia Caetani, o Gaetani, o Cajetani, o di Gaetano è una famiglia nobile italiana, originaria della città di Gaeta (l’antica Caieta), probabilmente collegata alla stirpe dei signori del Ducato di Gaeta, nonché ai Gaetani patrizi della Repubblica di Pisa. Svolse certamente un ruolo importante a Roma, nello Stato Pontificio e nel Regno di Napoli, poi Regno delle Due Sicilie.
[23] Dal sito del Comune di Castelforte.
[24] Ruggiero D., La Carboneria e la Setta dell’Unità Italiana a Castelforte, Amministrazione Provinciale di Larina, azienda di Promozione Turistica della Provincia di Latina, Pro-Loco comune di Castelforte, 2000.
[25] Ruggiero D., Le Chiese della Terra di Suio, Centro Studi Castelforte e Suio, Collana di Studi Castelfortesi, 1993.
[26] Ruggiero D., La Chiesa parrocchiale e collegiata insigne di S. Giovanni Battista di Castelforte. Lineamenti di Storia e Cronaca, Amministrazione provinciale di Latina, Azienda di promozione Turistica della Provincia di Latina, Comune di Castelforte, 2000.
[27] Ruggiero D., Vertenza tra i comuni di Castelforte e SS. Cosmo e Damiano per il Demanio di Suio, Centro Studi Castelforte e Suio, Collana di Studi Castelfortesi, Comune di Castelforte, 1981.
[28] Ruggiero D., Cenni di cronologia e storia delle amministrazioni civiche di Castelforte (Anni, 1491 – 1860), Amministrazione Provinciale di Latina, Azienda di promozione Turistica della Provincia di Latina, Comune di Castelforte, Circolo Cittadino di Castelforte, Arti Grafiche Caramanica, 1999.
[29] Ruggiero D., Cenni di cronologia e storia delle Amministrazioni civiche di Castelforte. Gli avvenimenti politico-amministrativo dell’ultimo decennio dell’800. In appendice le relazioni Guidetti e Vecchioni, Arti Grafiche Caramanica, 2004.
[30] Ruggiero D., La Pasqua Castelfortese del 1799, 1999.
[31] Ruggiero D., La cucina Castelfortese. La cucina della Memoria”, Arti Grafiche Caramanica, 2003.
[32] Ruggiero D., Henry. Erasmo Orazio di Spirito, 1998.
[33] Henry Di Spirito, primo di 5 figli, nasce a Castelforte il 2 luglio 1898. Muore nel 1995 a Utica, nello Stato di New York.
[34] D’Alessandro L., Henry Di Spirito, il poeta della pietra, in “Dialoghi Mediterranei”, 1 novembre 2023.
[35] Ruggiero D., Francesco Petronio, Medico, scienziato, maestro, Liris Saggi, Caramanica Editore, 1996.
[36] Di Biasio A., (1947 – 2017). È stato docente presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Esperto delle vicende dell’odierno Lazio meridionale, di ha lasciato preziose testimonianze in vari scritti, fra i quali: La Questione Meridionale in Terra di Lavoro 1800 – 1900, Edizioni Storiche Meridionali, Napoli 1976; Territorio e Viabilità nel Lazio meridionale. Gli antichi distretti di Sora e di Gaeta 1800 – 1860, Caramanica Editore, Marina di Minturno 1997; Strade e storiografia. L’Italia di Napoleone, Istituto Italiano Studi Filosofici, 2021; Il passo del Garigliano nella storia d’Italia. Il ponte di Luigi Giura, Caramanica, 1994; Politica e amministrazione del territorio nel Mezzogiorno d’Italia tra Settecento e Ottocento, Edizioni Scientifica Italiane, 2004.
[37] La Terra di Lavoro (o Campania felice, dal latino Campania felix) è una regione storico-geografica dell’Italia meridionale, comprendente anche parte del Latium adiectume del Sannio e successivamente suddivisa tra le attuali regioni di Campania, Lazio e Molise. Con cambiamenti confinali nel corso dei secoli, essa fu una provincia del Regno di Sicilia e del Regno di Napoli, quindi del Regno delle Due Sicilie e infine del Regno d’Italia. Fu infine soppressa e suddivisa fra diverse province con il regio decreto legislativo n. 1 del 2 gennaio 1927, durante il regime fascista.
[38] Ruggiero D., Il Generale Giuseppe Aloia cittadino di Castelforte, 1982.
[39] Giuseppe Aloia (Castelforte, 15 gennaio 1905 – Roma, 28 settembre 1980). Nel 1924 venne congedato dal servizio attivo e venne destinato a Milano dove maturò la volontà di candidarsi al 14º Corso di reclutamento per tenenti in servizio permanente effettivo nella Regia Accademia Militare di Modena dove venne ammesso il 1º dicembre 1925. A fine corso venne destinato al 151° Reggimento di fanteria di stanza a Trieste col grado di tenente, venendo nominato poi all’interno del medesimo reggimento comandante di una compagnia di fucilieri presso il battaglione telegrafisti di Mestre. Il 2 novembre 1930 venne trasferito alla Regia Accademia Militare di Modena in qualità di comandante di plotone per gli allievi, dove ebbe modo di sperimentare anche l’insegnamento col ruolo di professore aggiunto di tattica. Dopo la frequenza del 66 Corso di Stato maggiore dell’Istituto Superiore di Guerra di Torino, ottenne la promozione al rango di capitano e venne assegnato allo Stato maggiore della Divisione di fanteria “Sassari” di stanza a Trieste, venendo mobilitato da qui il 15 giugno 1940 per l’entrata in servizio nella seconda guerra mondiale conseguendo anche la promozione al grado di maggiore. Dopo questo partì alla volta di Tirana ove divenne addetto all’ufficio servizi del comando superiore delle forze armate italiane in Albania, partecipando alle operazioni sulla frontiera greco-albanese dove si distinse tanto da venire decorato con la Medaglia di bronzo al valor militare.
[40] Ruggiero D., Castelforte viva. Figure e vicende della nostra terra, Parte prima. Centro Studi Castelforte e Suio, Collana di Studi Castelfortesi, 1994; Castelforte viva. Figure e vicende della nostra terra, Parte seconda, Arti Grafiche Caramanica, 2003.
[41] Ruggiero D., Matteo De Fusco cittadino di Castelforte, medico, studioso, politico, la vita, gli scritti, Arti Grafiche Caramanica, 2009
[42] Ruggiero D., Il culto della SS. Addolorata e il colera del 1837 a Castelforte. Storia. Leggenda. Tradizione, Centro Studi Castelforte e Suio, Collana di Studi Castelfortesi, 1983.
[43] Le Terme di Suio (Comune di Castelforte) si sviluppano lungo il fiume Garigliano. In quest’area sgorgano varie sorgenti con temperatura da 0° a 60° le cui acque sono classificate come le prime in Italia e le terze in Europa per presenza di iodio. Proprio per questo motivo l’area fu una delle prime ad essere abitate in epoca remota. Lo stesso popolo degli Aurunci se ne servivano all’epoca della Pentapoli Aurunca, prima dell’avvento dei Romani. Queste acque termali sono anche conosciute come acque vescinae, dalla città di Vescia e sono note sin dal III secolo dell’impero. Le antiche Terme, di cui parlano Lucano e Plinio, secondo alcuni studiosi somigliano strutturalmente a quelle di Caracalla e Diocleziano. I resti delle Terme Romane sono in attesa di essere recuperate e sono costituite dall’antica vasca di Nerone, testimonianza dei fasti dell’epoca e la loro presenza è attestata anche nelle bolle papali di Adriano IV e nelle cronache cassinesi XI e XII secolo. Le sorgenti terminali hanno una composizione eterogenea: sulfuree-bicarbonato-calciche e alcalino-terrose. Le qualità terapeutiche sono quelle proprie delle acque sulfuree, particolarmente indicate per la balneo-fangoterapia, per irrigazioni e per tutte le cure dell’apparato respiratorio. Nell’area sorgono vari complessi alberghieri e termali e piscine esterne che consentono di effettuare una serie di cure importanti per la pelle e per l’apparato respiratorio e veri e propri centri benessere.
[44] De Fusco M., Le acque di Suio sulla sponda destra del Garigliano, comunicazioni balneologiche, (al prof. De Monte), in Movimento medico chirurgico n. xvi, fasc. 56, anno 1884. 
[45] De Fusco M., Le acque di Suio, (all’Egr. Dott. Antonio Riga di Sant’Elia Fiumerapido), Corriere di Terra di Lavoro, Caserta 25 settembre 1886, a. IV, n. 28.
[46] De Fusco M., Le acque di Suio, (all’Illustre Prof. Petronio), Napoli stab. Tip. di D. De Pacale, 1889.
[47] De Fusco M., Le acque di Suio, (al dott. Galdieri), in Monitore Campano S. Maria Capua Veterem, 28 luglio 1889, n. VI, n. 11.
[48] De Fusco M., La endocardite curata con le acque di Suio, (al prof. Carlo Fedeli), in Corriere di Caserta, Caserta 25 aprile 1894, a. I, n. 1.
[49]De Fusco M., Il Bagno delle quattro Torri nella Valle di Suio, Relazione al Primo Congresso Sanitario in Terra di Lavoro (1909). Pubblicazione degli Atti a cura della Commissione Coordinatrice, Caserta, Tip. Libreria Moderna, 1909.
[50] Ruggiero D., Appunti per una bibliografia di Suio Terme, Centro Studi Castelforte e Suio, Collana di Studi Castelfortesi, Comune di Castelforte, 1983.
[51] Ruggiero D., Padre Alberto. Saggio biografico, 1996.
[52] Bevilacqua P., Sull’utilità della storia, Donzelli, Roma, 1997.
[53] Casùla F. C., Importanza e ruolo della storia generale e locale, in Il manifesto sardo, 2 novembre 2023.
[54] Hobsbawm E., Il secolo breve. 1914-1991: l’era dei grandi cataclismi, Rizzoli, 1995. Titolo originale: The Age of Extremes: The Short Twentieth Century, 1914–1991 (1994), è un saggio del 1994 dello storico britannico Eric Hobsbawm, dedicato agli avvenimenti principali del XX secolo. L’autore, considerato uno dei massimi storici contemporanei, espone la tesi che il periodo compreso fra la Prima Guerra Mondiale ed il crollo dell’Unione Sovietica presenti un carattere coerente, molto diverso da quello del lungo XIX secolo (iniziato con la Rivoluzione francese del 1789 e chiuso dalla Belle Époque), di cui Hobsbawn si era occupato nelle sue opere precedenti. 
Riferimenti bibliografici 
Augias C., I segreti d’Italia. Storie, luoghi, personaggi nel romanzo di una nazione, Milano, Rizzoli 2012.
Bevilacqua P., Sull’utilità della storia, Roma, Donzelli, 1997.
Casùla F. C., Importanza e ruolo della storia generale e locale, in Il manifesto sardo, 2 novembre 2023.
De Luna G., La passione e la ragione. Il mestiere dello storico contemporaneo, Milano, Bruno Mondadori, 2004.
De Maria C., Storia locale, didattica della storia e Public History. Alcune considerazioni sul mestiere di storico e sul rapporto con le fonti, in Clionet. Per un senso del tempo e dei luoghi. Rivista di Public History: storie, percorsi, saperi, arti e mestieri, Volume 2/2018.
Di Biasio A., Il passo del Garigliano nella storia d’Italia. Il ponte di Luigi Giura, Caramanica, 1994.
Di Biasio A., La Questione Meridionale in Terra di Lavoro 1800 – 1900, Napoli, Edizioni Storiche Meridionali, 1976.
Di Biasio A., Politica e amministrazione del territorio nel Mezzogiorno d’Italia tra Settecento e Ottocento, Napoli, Edizioni Scientifica Italiane, 2004.
Di Biasio A., Strade e storiografia. L’Italia di Napoleone, Istituto Italiano Studi Filosofici, 2021.
Di Biasio A., Territorio e Viabilità nel Lazio meridionale. Gli antichi distretti di Sora e di Gaeta 1800 – 1860, Caramanica Editore, Marina di Minturno 1997.
Dondarini R., La storia e il patrimonio per il presente e il futuro, in “Clionet. Per un senso del tempo e dei luoghi”, 2 (2018).
Eco U., L’Isola del giorno prima, Milano, Bompiani, 1994.
Hobsbawm E., Il secolo breve. 1914-1991: l’era dei grandi cataclismi, Rizzoli, 1995. Titolo originale: The Age of Extremes: The Short Twentieth Century, 1914–1991 (1994).
Panciera W., A. Zannini, Didattica della storia. Manuale per la formazione degli insegnanti, 3. ed. aggiornata, Firenze-Milano, Le Monnier Università-Mondadori Education, 2013.
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Laura D’Alessandro, ricercatrice, dopo la laurea in Sociologia, presso l’Università La Sapienza di Roma, ha conseguito il Master in Cittadinanza europea e integrazione euromediterranea: i beni e le attività culturali come fattore di coesione e sviluppo presso l’Università Roma Tre (in collaborazione con il Ministero dei Beni culturali). Ha svolto attività di docenza su tematiche legate all’identità e alla storia del Mediterraneo presso l’Università Roma Tre e su esperienze progettuali finanziate dai fondi europei nel settore dei beni culturali, delle imprese creative e delle politiche sociali presso l’Università di Salerno. Ha pubblicato il saggio Mediterraneo crocevia di storia e culture. Un caleidoscopio di immagini, sui tipi de L’Harmattan, 2011 (ristampa 2016), con il quale ha vinto il Premio Letteratura, Poesia, Narrativa, Saggistica (XXXII edizione – 2016), dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli. Collabora con riviste e periodici.

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