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Giovanni Tancredi e i bambini. La fotografia come pedagogia

La casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

La Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

di Silvia Mazzucchelli 

Un folto gruppo di bambini è in posa lungo la scalinata di un edificio. Al centro, come un solido nucleo nero, posano i maschietti nell’uniforme fascista di Figli della Lupa: pantaloncini scuri, camicia nera, fazzoletto annodato al collo e il fez. Ai lati, in netto contrasto cromatico, la corrispondente uniforme femminile, con camicia bianca, gonna nera e cappello nero. Attorno, a fare da corona ai Figli della Lupa, alcune file di bambine che indossano un semplice grembiule grigiastro, di un bianco ben diverso dal nitore delle camicette delle loro coetanee in divisa.

Risalendo lungo le scale e sulla superficie della fotografia ci sono sei donne, presumibilmente maestre, mestiere considerato poco più di un’estensione della “vocazione” materna. Al vertice della costruzione fotografica vi è una cinquina tutta maschile, tra cui, al centro, immancabile, un sacerdote. Ne fanno parte le classiche autorità, civili, politiche e militari e la figura ben riconoscibile, con barba, baffi e pizzo, di Giovanni Tancredi, pedagogo, storico, fotografo e animatore della “Casa dei Bambini” di Monte Sant’Angelo.

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Ogni elemento occupa uno spazio che gli è stato assegnato in base ad un preciso progetto compositivo, rappresentare uno spazio piramidale capace di esprimere in modo netto e compiuto l’idea di un ordine gerarchico. La fotografia ha una destinazione precisa: sarà inviata da Giovanni Tancredi a Benito Mussolini in occasione della malattia di una delle figlie del duce. Sia questa circostanza, sia le caratteristiche strutturali della fotografia sopra descritte, possono indurre a liquidare sbrigativamente questo documento come un atto celebrativo, formale e vuoto, obbediente alla retorica di regime. Una lettura più approfondita può suggerire altro.

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Giovanni Tancredi, classe 1872, aveva fondato la Casa dei bambini nel 1920, appena un decennio dopo le prime esperienze omonime fondate sulla scorta del pensiero pedagogico e del metodo didattico di Maria Montessori. Non era un momento qualunque nella storia d’Italia. Alle tragedie della Grande Guerra era seguita la pestilenza dell’influenza spagnola, con conseguenze ancora più drammatiche, in un Paese incapace di dare risposte ai bisogni di quasi un milione di feriti, di 350 mila orfani, di circa cinque milioni di reduci, senza contare le famiglie superstiti dei 650 mila morti.

Le profonde lacerazioni sociali assumevano facilmente caratterizzazioni politiche di tipo rivoluzionario, specialmente da quando l’eco dei Soviet si era diffusa tra lo scontento di lavoratori ed ex combattenti.  Le realtà del Tavoliere e del Gargano, già durante la Belle époque e ancor di più nel torno di tempo che chiamiamo Biennio Rosso, erano particolarmente incendiarie, con esiti di inaudita ferocia. Basti pensare all’eccidio di San Giovanni Rotondo del 14 ottobre 1920, con undici morti, tutti dimostranti di sinistra.

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

L’esperimento di Tancredi è sicuramente pedagogico, ma punta decisamente alla dimensione sociale, spinto a farlo dalle condizioni economiche precarie che esponevano la maggior parte dei bambini allo analfabetismo e una loro considerevole quota alla sottoalimentazione, alla malattia e persino alla mortalità. L’intellettuale si fa quindi fautore di una politica assistenziale e di sostegno all’infanzia, in particolare agli orfani di guerra, ma non esclude bambini di estrazione sociale più elevata. La fotografia analizzata all’inizio può essere letta allora come la ricomposizione di un corpo sociale smembrato dalla miseria e dilaniato ulteriormente dalla guerra.

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Giovanni Tancredi crede in un ordine naturale che deve trovare applicazione in un ordine sociale e prima ancora civico. Il principio gerarchico è il garante di questo ordine, all’interno del quale l’istruzione può fornire strumenti di promozione e di emancipazione individuale. Il Tancredi non celebra i fasti del fascismo, è un intellettuale di matrice borghese con un carattere deciso, capace di forte determinazione che mette al servizio di una causa nella quale crede, soprattutto se è egli stesso a proporsi e ad ergersi come figura di riferimento.

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Non è un fatto accidentale che l’esperienza della Casa dei Bambini, nata caparbiamente dopo qualche insuccesso, si concluda nel 1948, in coincidenza con la sua morte. Il suo protagonismo culturale è palese: lo vediamo comodamente seduto, con lo sguardo assorto e pensoso, a fare da quinta teatrale alla fontana annessa alla scuola, circondata da vasi di fiori; lo scorgiamo in piedi, davanti a tutto il personale, a immortalare le grandi tavolate che ospitano la refezione dei bambini poveri; lo riconosciamo ancora mentre presenzia alle attività di giardinaggio dei bambini, alle prese con vasi e innaffiatoi; è quasi un’ombra, ma ben visibile, in fondo ad un’aula in cui si stanno svolgendo attività didattiche con materiali sensoriali; lo ritroviamo, infine, davanti al complesso della cosiddetta Tomba di Rotari, accanto a sei maestre e ad un uomo ben vestito, del quale si scorge appuntata sulla giacca la cimice, la spilletta con il distintivo del Fascio.

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Giovanni Tancredi incarna perfettamente il notabile colto della provincia meridionale, che accoglie novità e strumenti che gli possono essere utili per testimoniare la sua attività, come la fotografia. È in sintonia con Giovanni Verga, Luigi Capuana, Federico De Roberto, o Émile Zola, che si avvalgono della fotografia, talvolta per diletto, ma anche per osservare meglio la realtà e trarre ispirazione per la stesura delle loro opere. O, come accadrà qualche decennio dopo con Ernesto de Martino, che se ne serve come strumento a supporto dell’attività di ricerca, chiedendo a Arturo Zavattini, Ando Gilardi e Franco Pinna di accompagnarlo nel Salento e in Lucania per scattare le foto che avrebbero illustrato le sue inchieste. 

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Se Tancredi è sensibile alle proposte culturali nazionali e anche internazionali, è anche capace di proporle e di interpretarle localmente. E qui siamo a Monte Sant’Angelo, non un posto qualunque! Monte Sant’Angelo, a partire dal sesto secolo, è sede della Celeste Basilica, consacrata a sé stesso dall’arcangelo Michele. Da allora, senza interruzioni, è meta di pellegrinaggio, tappa imprescindibile tra Roma e Gerusalemme.

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

L’importanza del culto micaelico, che origina e si diffonde a partire da questo paese garganico, è inscindibile dalla storia e dalla stessa identità cittadina. E quell’ordine sociale faticosamente cercato da Giovanni Tancredi si può dire che non sia che un riflesso di un ordine soprannaturale che si può rivelare a chi oltrepassa la porta del Santuario: TERRIBILIS EST LOCUS ISTE HIC DOMUS DEI EST ET PORTA COELI.

Prevalentemente ipogeo, quello di San Michele è un culto che strappa la luce dell’esistenza al nulla delle tenebre e contende vittoriosamente le anime alle grinfie di Satana. Nell’Offertorio della Messa dei defunti solo a Michele è attribuito il ruolo di portare alla vita ciò che è morto. Non è difficile sostituire le tenebre con l’ignoranza e la luce con l’istruzione, così si potrà leggere in filigrana la missione di Giovanni Tancredi come un’espressione del culto micaelico e della religione cittadina di Monte Sant’Angelo.

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

E non è difficile immaginare che il giardino dove i bambini coltivano fiori e piante sia un Eden in Terra, giardino fatato e paradiso sperimentale, dove giocare e imparare. Un luogo in bilico tra le certezze positiviste, che si sposano alla possibilità di fissare “oggettivamente” le immagini con la fotografia, e la cura del corpo e dell’anima. Un luogo che è anche hortus conclusus, piccola porzione di terra in cui in cui dominano la bellezza e l’armonia, dove i fanatismi e le tragedie della storia sono lontane chimere.

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Le fotografie ricordano le pagine di un romanzo di formazione, la coltivazione di fiori e piante va di pari passo con la coltivazione di sé e l’emancipazione dalla povertà e dall’ignoranza. Tancredi è il custode del giardino, il maestro che offre, attraverso la conoscenza, la promessa di una vita migliore. Ma è anche il fotografo, che affianca alla conoscenza della natura umana e delle piante quella delle macchine; una macchina, la fotocamera, in grado di riprodurre la realtà attraverso la luce e di rivelarla attraverso minuscoli cristalli d’argento, nel cui obiettivo si incontrano scientismo, positivismo e bisogno di documentare la vita e l’esperienza.

Tancredi fotografa il “laboratorio di manualità” con la coltivazione di fiori e arbusti e l’allevamento di piccoli animali; il “laboratorio di creatività”, con il canto, il disegno, la pittura; “il laboratorio ludico-creativo” fatto da giochi con la palla, corse con il triciclo, giri sull’altalena. E fotografa anche molti aspetti della vita a Monte Sant’Angelo: i lavori artigianali, le attività agricole, la pastorizia, i sammecalére, gli artigiani costruttori di statue di San Michele, i pellegrini che si recavano nella grotta del santuario per venerare il santo.

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Alle sue immagini affianca quelle di alcuni fotografi locali, Michele Gatta, Giuseppe Cotugno, Michele Cassa e raccoglie centinaia di lastre fotografiche d’epoca che costituiscono la “Fototeca Tancredi”, composta da un corpus di 700 lastre fotografiche di piccolo formato. Insieme alla fototeca fonda un’altra importante istituzione, il “Museo delle Arti e Tradizioni popolari del Gargano” dove sono raccolte le cose e gli attrezzi della civiltà agricola e di quella pastorale, fra cui la vasca per la molitura delle olive, il torchio per l’uva, gli oggetti della casa, delle botteghe artigiane, del culto.

Le fotografie che si osservano nella mostra “Giovanni Tancredi l’apostolo dell’insegnamento: viaggio nella casa dei bambini”, tenutasi nel 2023, sono disposte in due sezioni, una sulla scuola stessa e l’altra sulle attività ludiche e ricreative realizzate. Sono di qualità molto varia, a seconda delle condizioni di luce e dei tempi dell’otturatore. Non si tratta di fotografie scattate con un intento artistico o estetico, ma prevalentemente con un interesse scientifico e documentario.

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Una buona parte si colloca nella tradizione della foto “da studio”, con una scena posticcia o appena verosimile, oppure che sfrutta uno sfondo che si presta al caso. Si tratta, in molti casi, della documentazione di particolari eventi che sono stati oggetto di trattazione scolastica. Ad esempio, la commemorazione dell’impresa di Umberto Nobile, rievocato con un ritratto ed un aeromobile, fatta da diciotto bambini che indossano occhialoni e una tuta d’aviatore con i colori della bandiera nazionale.

Simile, anche se appare meno enfatica per lo sfondo di un muretto a secco e per l’indumento utilizzato, è la foto che ritrae altri diciotto bambini, anche in questo caso tutti maschi, con un pagliaccetto verde, bianco oppure rosso. In un altro gruppo, questa volta in divisa, che celebra la Casa dei Bambini ricamata sul vessillo tricolore, pur se molto minoritaria, vi è la presenza di femminucce. Le bambine, come si è detto, erano la stragrande maggioranza, ma scompaiono o hanno un minimo rilievo nelle foto celebrative e ufficiali.

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Non tanto stranamente ritornano a riempire i fotogrammi quando, nell’idillico giardinetto con la fontana, si vedono immergere le braccia nei mastelli.

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Nel passaggio dalla fotografia d’occasione a quella del quotidiano si possono osservare due fatti: il primo è la presenza pressoché esclusiva di bambine, la seconda è che, pur rimanendo in posa, ci si avvicina all’idea di istantanea, con un frequente effetto di mosso o di sfuocato.

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Avviene così nell’immagine delle bambine nell’orto o ritratte in gruppo durante la refezione, mentre giocano a palla o sono alle prese con la giostrina.

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

In un contesto contadino, come quello di Monte Sant’Angelo, le attività manuali di coltivazione e allevamento sono essenziali alla costruzione di un’identità sociale e culturale, oltre che strumenti didattici fondamentali per la realizzazione armoniosa di un sé corporeo.

Il rapporto con gli animali si inserisce in questo mondo culturale, come testimoniano alcuni scatti. 

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Va detto, a tale proposito, che il nucleo originario dei reperti che oggi compongono il “Museo delle arti e delle tradizioni popolari del Gargano Giovanni Tancredi” risale ai primi anni della Casa dei Bambini. Tali materiali, riguardanti il ciclo agrario, le produzioni agricole e i processi di trasformazione, in origine avevano una precisa funzione didattica, finalizzati alla consapevolezza di un corretto rapporto con la natura.

Questa idea, derivata da Friedrich Fröbel, secondo il quale l’istruzione deve tendere a scoprire il divino che è nell’uomo attraverso il suo rapporto con la natura, era stata abbracciata dal Tancredi che l’aveva resa concreta realizzando i giardini d’infanzia, dove i bambini potevano sperimentare le attività di osservazione, esercizio tattile, separazione e ricostruzione. 

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Sono poche le foto di bambini al di fuori degli ambienti scolastici. In uno di questi, assistiamo ad una sorta di sfilata che vede in testa un gruppo di triciclisti in divisa di Figli della Lupa seguiti da una coorte di appiedati. La foto li riprende lungo un muraglione che si affaccia sulla valle sottostante, con un bel colpo d’occhio panoramico. All’angolo inferiore destro una figura d’adulto, poco leggibile, forse l’ennesima presenza di Tancredi.

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Giovanni Tancredi, da pedagogo, considerava le rappresentazioni teatrali come un momento importante di crescita, ma da intellettuale ben radicato nella cittadina strizzava volentieri l’occhio allo sguardo benevolo del pubblico adulto che interveniva alle rappresentazioni all’interno della scuola.

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Di queste recite, tratte da fiabe o di ambientazione bucolica vi sono diverse testimonianze, accanto a quelle, tradizionali, in occasione del Carnevale. È interessante notare che, in molti casi, i bambini indossano i costumi tradizionali, indice di un’attenzione storica e antropologica verso una civiltà che si esprime attraverso la cultura materiale. 

Se si osservano attentamente tutte le foto della Casa dei Bambini si può notare che mai, in nessuna circostanza, seriosa o giocosa che sia, i bambini hanno un’espressione sorridente. Ciascuno si sente, allo stesso tempo, osservato dall’obiettivo e protagonista della scena.

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa del bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Casa dei bambini (ph. Giovanni Tancredi)

Persino nella più classica delle situazioni, quella del Carnevale, sulle facce dei bambini si legge preoccupazione, afflizione, voglia di essere altrove, impazienza di uscire da un sogno mal riuscito. Resta il fatto che l’unica fotografia in cui qualche sorriso compare, anche se solo abbozzato, è quella di quattro bambini, probabilmente fratelli e sorelle, seduti sopra un’altalena. Sono di età diversa, non fanno parte di una stessa classe e si presume non facciano parte della scuola. Sorge il dubbio che l’illuminato esperimento della Casa dei Bambini di Giovanni Tancredi abbia sortito, dalla parte degli utenti, un esito non esattamente corrispondente a quello sperato. La fotografia, semmai non avrà mai altro merito, ci costringe a dubitare. 

Dialoghi Mediterranei, n. 66, marzo 2024 

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Silvia Mazzucchelli, laureata in Scienze umanistiche, ha conseguito un master in Culture moderne comparate e un dottorato in Teoria e analisi del testo presso l’Università di Bergamo. Per Einaudi ha curato Un intenso sentimento di stupore (2023) della fotografa Giulia Niccolai. È autrice di due saggi dedicati alla fotografa e scrittrice Claude pubblicati da Johan & Levi. Di Claude Cahun ha curato anche Les paris sont ouverts (Wunderkammer, 2018) e scritto il saggio introduttivo per la traduzione in italiano del pamphlet. Ha curato la voce “Inge Morath” per il catalogo “A-Z Steinberg”. Scrive di fotografia per numerose riviste e fa parte della redazione della rivista on line Doppiozero. Sulla fotografa Giulia Niccolai, della quale conserva l’archivio, sta completando uno studio per cui è prevista una monografia. Di prossima pubblicazione sono anche un volume di recensioni a venti donne fotografe vissute a cavallo del secolo scorso e un volume di interviste a dodici protagoniste e protagonisti della fotografia.

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