Nell’agosto del 2004, ho organizzato l’edizione zero di ciò che sarà a partire dal 2005 “Rencontres Cinématographiques de Hergla”, una manifestazione dedicata al cortometraggio e al documentario d’Africa e del Mediterraneo. In questa occasione e durante una delle due serate di questa manifestazione intitolata: “Carta bianca al nostro padre spirituale Tahar Cheriaa”, ho incontrato «Amm» Hedi Bessaad che mi parla, per la prima volta, del passaggio nel 1968 del grande cineasta italiano Roberto Rossellini a Hergla per la ripresa della sua serie di film “Gli atti degli Apostoli”.
Questa discussione con «Amm» Hedi mi ha riportato trenta anni indietro e mi ha ricordato il mio primo vero incontro con il cinema. Nel 1974, ero un giovane allievo del liceo tecnico di Sousse ed erano anche due anni prima che io facessi parte del club dei cineasti amatori della mia città.
Alla fine di quello stesso anno scolastico, eravamo un gruppo di amici arruolati come tirocinanti nella squadra artistica che doveva preparare i carri del festival di Aoussou, un avvenimento festivo dedicato dalla città di Sousse al Dio del mare Nettuno. Il comitato di organizzazione del festival aveva invitato quell’anno, nell’ambito della cooperazione Nord-Sud del Mediterraneo, quattro artisti «Maestri» italiani venuti dal famoso carnevale della città di Viareggio.
Per noi giovani curiosi e avidi di imparare nuovi mestieri legati alla creazione artistica, l’esperienza era eccezionale. Era un’immersione dentro un mondo di favole. Era anche una bella occasione per conoscere da vicino questi artisti italiani e per imparare un po’ della loro lingua e della loro cultura.
L’avanzamento dei lavori sopravisionati da questi «maghi» specialisti nella fabbricazione dei carri allegorici, era molto intrigante e magico. Giorno dopo giorno centinaia di chili di giornali, di riviste e di colla sono trasformati in marionette giganti. Noi, giovani di Sousse, eravamo felici e fieri di passare da semplici spettatori ammiratori del carnevale a veri complici nella creazione dei carri di questo avvenimento eccezionale che fa la fierezza della nostra città natale.
Finito il festival di Aoussou, abbiamo aspettato la nostra paga (un piccolo rimborso spese), ma invano. Quattro settimane passarono, il comune è venuto meno ai suoi impegni. Per compensare questa mancanza di denaro, il nostro amico Tarak Zorgati, figlio del regista e attore Mohamed Zorgati, ci propone di andare con lui a Monastir per tentare di farsi ingaggiare in un film straniero che si stava girando da qualche settimana in varie regioni della Tunisia.
Giunto al Ribat di Monastir, sono stato subito preso in quanto comparsa grazie alla mia statura (1m.85). Vestito da soldato romano, mi hanno sistemato in un luogo così lontano e alto che non sono mai stato nell’inquadratura della cinepresa di Roberto Rossellini. (anni dopo, ho avuto l’occasione di visionare i due episodi de “Il Messia” ma sfortunatamente non ho trovato nessuna traccia della mia comparsa nel film).
Era la mia prima esperienza nel cinema: due giorni di comparsa sul set delle riprese di uno dei più grandi maestri del cinema di tutti i tempi. A quell’epoca ero a mille miglia da quel mondo e ignoravo totalmente come funzionasse la lavorazione dei film tanto che non mi ricordo di aver fatto caso che dietro la cinepresa c’era Abdellatif Ben Ammar come primo assistente di Rossellini, né Raouf Ben Amor che faceva la parte di Giuda nel film, né che aver notato Abdellatif Hamrouni nella parte di un prete e Fadhel Jaziri e Raouf Ben Yaghlane nel ruolo di due dei dodici apostoli di Gesù.
Nel 1976, due anni dopo quel primo contatto con il mondo del cinema e un po’ per caso mi trovai assieme ad un compagno e amico di classe, nel club dei cineamatori di Sousse dove scoprii il mondo straordinario della Federazione Tunisina dei cineamatori nonché quello dei Ciné-Club, due vere scuole di apprendimento del buon cinema e della vita.
Il Ciné-Club mi ha permesso di approfondire le mie conoscenze sull’Italia e sul suo cinema. Ho avuto la fortuna di vedere capolavori come “Sacco e Vanzetti” di Giuliano Montaldo, “Un omicidio d’amore” di Luigi Comencini e “Il caso Mattei” di Francesco Rosi, dei film che hanno sicuramente influenzato tanto gli orientamenti e le mie scelte nella vita.
Hergla, un quadro perfetto per il cinema
Durante tutti questi anni passati a organizzare gli “Rencontres Cinématographiques de Hergla”, le discussioni con gli abitanti del villaggio e, con il mio amico Amm Hedi giravano attorno al soggiorno di tre mesi di Roberto Rossellini a Hergla nel 1968 per le riprese di gran parte degli episodi di “Gli atti degli Apostoli”. Hedi Bessaad si ricorda ancora dei particolari di queste riprese nonché di parecchi membri della equipe tecnica e artistica del film: Renzo Rossellini, Pino Bertucci, Malo Brass, Valeria, Carlo Fioretti, Mohamed Kouka e anche Naceur Ktari e Hedi Besbes, i due assistenti alla regia del maestro. Amm Hedi ha ancora una memoria intatta e riesce tra l’altro a recitare a memoria alcune battute del film. I suoi ricordi e la sua passione per quei giorni memorabili che il suo villaggio ha conosciuto, mi rivelano altri episodi in cui Hergla è stata un palcoscenico privilegiato per altre produzioni cinematografiche internazionali.
Durante l’inverno del 1966, la società di produzione svedese Sebra Film è giunta in Tunisia per realizzare un film istituzionale sulla cooperazione tuniso-svedese. In una giornata piovosa e ventosa la piccola equipe cinematografica passa per caso per Hergla e scopre questo villaggio pittoresco. Bent Jonson e Ake Karlsson non perdono l’occasione e tirano fuori la loro cinepresa 16 mm per girare un reportage di 13 minuti sul villaggio a cui danno il titolo: “Hergla, uno fra i villaggi dimenticati”. Questo bello e prezioso film in bianco e nero può essere considerato come il primo documento filmato su questo bellissimo villaggio del Sahel tunisino.
Nel 1967, è una troupe tunisina della SATPEC che gira un film a Hergla. Lotfi Layouni, regista del film “Un ragazzo nella folla” ha scelto Hassen Daldoul come direttore di produzione, Abdellatif Ben Ammar come direttore della fotografia, Touhami Kochbati come assistente operatore, Moustapha Zaier come elettricista. Latifa Boudjmaa ne farà il montaggio e Moustapha Ben Jemia il missaggio del film. Per fare la parte del personaggio principale il regista sceglie Omar Laouini, un giovane tunisino che ha già avuto una prima esperienza nel cinema quando ha interpretato nel 1965 il personaggio principale nel lungometraggio Hamida, una coproduzione fra la Satpec e la DEFA (Germania dell’Est).
Nel 1970, due anni dopo il passaggio di Rossellini e della sua troupe, Fernando Arrabal, grande artista e intellettuale d’origine spagnola, sbarca a Hergla per realizzare il film “Viva la muerte”, una coproduzione tuniso-francese fra la Satpec e Isabelle Film. La squadra tecnica e artistica comprende molti artisti tunisini fra cui il noto Farid Boughédir come primo assistente, Hassen Daldoul in quanto direttore di produzione, Hachemi Marzouk come scenografo capo, Ezzedine Ben Ammar addetto all’inquadratura, mentre nel cast artistico troviamo due ragazzi tunisini nelle parti principali del film: Mehdi Chaouch nel ruolo di Fado e Jazia Klibi in quello di Thérèse mentre Mohamed Bellassoued è nella parte dell’ufficiale. Alcune scene del film saranno girate nel mattatoio di Bizerta e al cimitero di Menzel Bourguiba.
In quella occasione, il cineasta tunisino Abdellatif Ben Ammar realizza un making off del film di 45 minuti e lo intitola “Sulle tracce di Baal”. Nel 1971 “Viva la muerte” è selezionato a la “Semaine de la critique” a Cannes e così rappresenta la Francia e la Tunisia a questo festival, mentre il cortometraggio “Sulle tracce di Baal” è selezionato a la “Quinzaine des Réalisateurs”.
Gli anziani di Hergla si ricordano ancora di un altro episodio che lega il loro villaggio al cinema. È una immagine forte e ancora presente nella loro memoria: si tratta di Selma Bent Laroussi Mrad, nota per la sua forte personalità e per il suo attivismo in seno alla cellula del partito Destour a Hergla, in una sequenza memorabile del film “Docteur Popaul” del francese Claude Chabrol. Al centro della Piazza Sidi Bou Mendil e durante un lungo traveling del passaggio di un corteo di un matrimonio tradizionale, Selma Ben Laroussi Mrad insulta l’attore Jean Paul Belmondo e gli dà del cane e del maiale perché ci stava provando con lei mandandole dei baci. Mi chiedo ancora per quale motivo nel 1972 Claude Chabrol scelse Hergla e Monastir per girare una piccolissima parte (13 minuti e 57 secondi) del suo lungometraggio “Docteur Popaul” la cui storia si svolge soprattutto in una provincia francese. Avrà visto per caso i film di Arrabal e di Rossellini o è stato un puro caso che lo ha portato a Hergla?
Nel 1974, Rossellini ritorna di nuovo in Tunisia per le riprese del suo film “Il Messia”. Nella sua squadra ci sono molti tunisini fra cui Tarak Ben Ammar per la produzione, Abdellatif Ben Ammar come assistente alla regia e gli attori Abdellatif Hamrouni, Raouf Ben Amor, Raouf Ben Yaghlane, Fadhel Jaziri. Rossellini rimane fedele a Hergla e lì gira una gran parte del suo nuovo lavoro. Amm Hedi è sempre testimone di queste riprese. Entra subito a far parte della nuova équipe tecnica e riallaccia i legami di amicizia con i tecnici italiani e soprattutto con il suo vecchio amico Pino Bertucci, capotecnico elettricista di Rossellini.
Nel 1979, Hergla è di nuovo al centro delle riprese di una nuova produzione italiana. Lo scrittore scenografo e regista Pasquale Festa Campanile sceglie la Tunisia per la realizzazione del suo film “Il ladrone”. Tarak Ben Ammar con la sua società Cartago Film assicura la produzione esecutiva di questa coproduzione italo-francese. Hergla e Takrouna, i due piccoli villaggi gemelli, sono ancora una volta fra i luoghi in cui si girano film storici che raccontano la vita di Gesù. Hergla riceve allora fra l’équipe artistica l’attore comico italiano Enrico Montesano e due bellissime attrici, Edwige Fenech, la star delle commedie sexy all’italiana, e Bernadette Lafont, attrice feticcio dei registi del cinema della Nouvelle Vague francese, François Truffaut, Claude Chabrol.
Durante gli anni sessanta e settanta, prima dello sviluppo urbano e dell’esplosione del turismo costiero in Tunisia, Hergla si è ritrovata protagonista di moltissime produzioni cinematografiche internazionali. È stata una bella opportunità per questo villaggio che aveva permesso ai suoi abitanti di aprirsi sul mondo e di avere uno scambio con gente venuta da lontano mettendo a confronto così culture diverse e nello stesso tempo acquisire nuove competenze cinematografiche. Hergla ha anche beneficiato economicamente di queste coproduzioni internazionali; perché centinaia dei suoi abitanti ci hanno lavorato come attori o comparse e soprattutto come tecnici operai per rinforzare le varie squadre tecnico-artistiche di queste produzioni.
Dialoghi Mediterranei, n. 67, maggio 2024
[*] Questo testo è parte della Prefazione al volume appena uscito a Tunisi e presto in distribuzione in Italia, Rossellini. Hergla e il cinema, edito da Contraste Editions et Association Culturelle Afrique-Méditerrannée in tre lingue: italiano, francese e arabo, a cura di Mohamed Challouf, fotografie di Carlo Fioretti.
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Mohamed Challouf, protagonista della cultura e del cinema tunisino, fotografo poi produttore e cineasta, è stato fondatore dell’associazione Ciné-Sud Patrimoine, direttore del festival Cinéma au Musée di Sousse, nonché Consigliere artistico della Cineteca Tunisina. Nel 1983, con l’aiuto di alcuni amici, ha creato le Giornate del Cinema Africano di Perugia e ne ha curato la direzione artistica fino al 1994, portandole poi a Bologna, a Verona con la collaborazione di padre Zanotelli. Nel 1994 in Tunisia ha assunto la direzione artistica delle Giornate Cinematografiche di Cartagine, primo festival dell’Africa dedicato al Cinema. Dal 1989 con la Collaborazione della Provincia di Milano ha organizzato per più di vent’anni la Rassegna multidisciplinare ‘Le Ultime Carovane”, un appuntamento annuale per scoprire le culture africane. Nel 1992, ha pubblicato il suo primo libro fotografico, dal titolo I figli del sud, un omaggio all’infanzia in Africa di cui è tratta una mostra che è stata allestita in oltre 30 città africane ed europee. È stato coautore e produttore di “Italiani dell’altra riva”, documentario sulla memoria della comunità italiana in Tunisia e ha prodotto il film “Anastasia di Bizerta”, selezionato dalla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Nel 2000, ha prodotto e diretto il documentario “Ouaga, capitale du cinéma”, selezionato a Venezia e trasmesso in Italia da Tele+. Dal 2005 ha organizzato i Rencontres cinématographique d’Hergla, in Tunisia, un festival dedicato ai cortometraggi e ai documentari realizzati nei Paesi africani e del Mediterraneo. Nel 2016 realizza il suo secondo documentario “Tahar Chériaa a l’Ombra del Baobab” un omaggio al fondatore del festival di Cartagine e ai primi panafricanisti del cinema del Continente. Recentemente a Bologna, alla conclusione del “Cinema Ritrovato” ha ottenuto il Premio Vittorio Boarini, in onore del fondatore della Cineteca di Bologna, attribuito ogni anno a personalità internazionali che si sono distinte nella salvaguardia e diffusione del patrimonio cinematografico.
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