di Jevan Joseph Pudota
Introduzione
Il presente saggio esplorativo mira a collocare storicamente la tradizione dello Stambeli, rito di guarigione musicale e di trance sviluppato per la prima volta in Tunisia da schiavi e altri sfollati sub-sahariani che portarono con sé le loro culture musicali e spirituali attraverso il deserto del Sahara. Ci si domanda qui quale sia lo stato di salute dello Stambeli nell’attuale contesto politico-sociale e quali minacce lo indeboliscano. Emerge dall’indagine come le radici sub-sahariane del genere abbiano attecchito storicamente in territorio tunisino e tuttavia la recente ondata xenofoba nel Paese ha inficiato tale tradizione, un processo culminato nella lenta agonia di cui sono vittima alcune delle poche iniziative ancora in vita nell’alveo dello Stambeli. Una ulteriore indagine scientifica potrà meglio mappare e approfondire le conoscenze circa la ricca quanto fragile tradizione dello Stambeli.
Stambēlī
Stambēlī è una tradizione che deriva dalle pratiche di possessione spiritica tra gli Hausa, i Kanuri, i Songhay e altri popoli sub-sahariani. Una volta in Tunisia, gli schiavi e i loro discendenti adattarono questi sistemi al nuovo ambiente islamico, dando vita a un elaborato pantheon popolato da spiriti sub-sahariani e da santi musulmani provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente [1]. Osservo che numerosi tunisini amano oggi tale genere. Risulta difficile per me stimare quanta parte della popolazione aderisca a tale simpatia.
Stambeli è, in altre parole, danza e musica, rituale curativo, in cui talvolta si prendono la scena figure vorticanti, incappucciate e imponenti, impreziosite da larghi e spessi costumi, ricchissimi in ornamenti e dettagli, tra i quali spiccano le piccole conchiglie chiamate in arabo El Wadaa, cioè la conchiglia cauri o monetaria moneta, in quanto prima moneta internazionale usata in antichità.
Strumenti musicali accompagnano le danze, qualora quest’ultime siano presenti. Talvolta infatti, i musicisti Stambeli si esibiscono senza che vi siano balli. I primi appartengono anch’essi alla tradizione subsahariana. Solitamente si usa il Gombri (anche Sintir, Hejhouj e altri), una sorta di chitarra decorata in vario modo con colori talvolta sgargianti e abbellita dalle summenzionate conchiglie. Si staglia inoltre fragoroso il suono delle Chkacheks (anche Garagab, Qarqab, Krakeb e altri), nacchere metalliche [2].
La musica è diretta dal mâllem. Conosciuto anche come Yenna, questo maestro occupa una posizione al centro dell’orchestra [3]. Uno di questi è il maestro Salah el-Ouergli. Secondo il fotoreporter Augustin Le Gall i mâllem sarebbero in totale cinque al momento.
La tradizione fu importata in Tunisia da tribù di africani animisti, poi probabilmente islamizzati. Secondo una fonte sarebbero stati probabilmente migranti dall’attuale Nigeria e Chad intorno al 1700, stanziatisi e integratisi nel nord-Africa [4]. Pare che alcuni fossero schiavi o in fuga dalla schiavitù, altri mercanti. Si racconta che il suono delle suddette percussioni intenda ricordare la tratta e il lavoro forzato.
Secondo quanto riportato su “New Lines Magazine”, un interessante mistero è la leggenda del re soprannominato Bū Sa’dīyya, che le figure incappucciate rappresenterebbero. Tale imperatore africano, dal nome ignoto, si sarebbe infatti mascherato il viso in cerca della figlia rapita, Sa’diyya appunto, che cercò invano per anni. La sua ricerca oggi simboleggia nello Stambeli quella della trascendenza spirituale raggiungibile attraverso questa musica [5].
Tra passato e presente
I suoni provenienti dall’Africa subsahariana rievocano discriminazioni, sofferenze e ingiustizie di ieri e di oggi. Mentre una parte del popolo tunisino sorride e gioisce assistendo a live Stambeli, un’altra parte mostra sentimenti razzisti nei confronti dei circa ventimila ivoriani, camerunesi, sudanesi e ad altre persone “di colore” che vivono nel Paese di dodici milioni di abitanti. Persino i tunisini neri, gli afro-tunisini, che costituiscono più del 10% della popolazione, hanno sofferto discriminazioni. Questi ultimi dati sono forniti dal gruppo anti-razzista Mnemty [6].
L‘odio è notoriamente fomentato dalla linea politica del presidente Kais Saied, inaspritasi particolarmente dal febbraio 2023, che ha portato a fughe di massa, attacchi e discriminazioni. Nel luglio 2023 hanno avuto luogo disumane pratiche di abbandono di africani presso i confini desertici con la Libia e, secondariamente, con l’Algeria. Dati delle organizzazioni umanitarie, riportati dal “The Guardian”, parlano di cinquanta subsahariani morti per sete in Tunisia nel solo mese di luglio [7].
La maggior parte di queste persone desidera arrivare in Europa affrontando la breve ma rischiosissima traversata del Mediterraneo, chiamata in tunisino Harka, che significa fuga in arabo. I cancelli della salvezza, spesso chiusi, sono per queste persone quelli dell’Italia.
L’ostruzionismo allo Stambeli ha avuto inizio, in realtà, sulla scia delle pesanti iniziative, ormai datate, decise dal primo presidente tunisino Habib Bourghiba, orientate a epurare la “Tunisinanitè” da influenze esterne e ad allontanare tale genere artistico dal popolo tunisino [8], oggi a rischio di estinzione. Rischio esacerbato poi dagli attacchi dei salafiti, diretti anche verso il sufismo, e dal razzismo assurto agli onori della cronaca in anni recenti.
Un esempio concreto della linea governativa è infine dato dalla storia di Riadh Ezzawech. Il medium incaricato del delicato dialogo tra il paziente e gli spiriti è chiamato “arifa. Guidando il rituale, questa figura formula una diagnosi e sceglie lo spirito da placare. Uno degli ultimi Arifa della Tunisia, comunica con una quarantina di spiriti diversi. Di solito ne sollecita venti principali durante cerimonie private o pubbliche [9].
Stando alla testimonianza di Ezzawach e di Le Gall, il governo tunisino negli anni recenti ha confermato la sua linea razzista anche in campo artistico, boicottando e negando supporto alla tradizione musicale tunisino-subsahariana dello Stambeli. La Zaouia Sidi Ali Lasmar l’associazione guidata da Riadh, che mantiene un importante nucleo del genere Stambeli, è in difficoltà e rischia di essere sciolta.
Dialoghi Mediterranei, n. 67, maggio 2024
Note
[1] https://stambeli.com/the-stambeli/ Jankowsky, R. C.
[2] Ibid. Jankowsky
[3] https://pan-african-music.com/en/stambali-the-last-dance-with-the-spirits/
[4] https://www.rositaferrato.it/2023/02/02/stambeli/
[5] https://newlinesmag.com/reportage/a-tunisian-force-for-the-oppressed-faces-imminent-demise/
[6] https://www.aljazeera.com/news/2023/7/14/black-tunisians-lie-low-violence-against-black-people-worsens#:~:text=Around%2010%20to%2015%20percent,%2Dracism%20campaign%20group%2C%20Mnemty.
[7] https://www.theguardian.com/world/2023/sep/28/tunisia-border-africans-forced-into-desert-eu-deal-europe-violent-treatment
[8] https://www.equaltimes.org/stambeli-s-last-dance-in-tunis
[9] Ibid.https://pan-african-music.com/en/stambali-the-last-dance-with-the-spirits/
Riferimenti bibliografici
Jankowsky, R. (2010), Stambeli: Music, Trance, and Alterity in Tunisia, Chicago: University of Chicago Press.https://doi.org/10.7208/chicago/9780226392202
Jankowsky, R. C. (2006), Black Spirits, White Saints: Music, Spirit Possession, and Sub-Saharans in Tunisia. Ethnomusicology, 50(3): 373–410. http://www.jstor.org/stable/20174467
Jankowsky, R. C. Black Spirits, White Saints
https://stambeli.com/the-stambeli/ open access
Stambeli: L’héritage des Noirs de Tunisie / Stambeli: The Legacy of the Black Tunisians, Featuring Salah el-Ouergli, Ciucci, Alessandra. Yearbook for Traditional Music; New York Vol. 44, (2012): 207-208,236.
https://www.proquest.com/openview/550ca08f79edac5d4c028ed7c5397ca9/1?pq-origsite=gscholar&cbl=26613
Sitografia
Mogbo, Nneka, “A Study of Stambeli in Digital Media” (2019). Independent Study Project (ISP) Collection. 3056.
https://digitalcollections.sit.edu/isp_collection/3056
https://www.musicinafrica.net/node/119918
Dendri Stambeli Movement
Music In Africa Foundation
https://pan-african-music.com/en/stambali-the-last-dance-with-the-spirits/
Stambeli: the last dance with the spirits
Théophile Pillault
Gennaio 25, 2021
https://newlinesmag.com/reportage/a-tunisian-force-for-the-oppressed-faces-imminent-demise/
A Tunisian Force for the Oppressed Faces Imminent Demise
Simon Speakman Cordall
Giugno 16, 2022
https://www.flickr.com/photos/nystagmus/albums/72157653739919052/with/17678134313
Fotogalleria
Amine Ghrabi
https://pan-african-music.com/en/stambeli-the-spirits-last-dance-documentary/
Stambeli, the spirits’ last dance: a PAM original documentary
Pan African Music
Maggio 4, 2023
http://www.stambalisidialilasmar.com/?fbclid=IwAR1Jiz3rXsDutuByIFp7NOiMS9JVtgQdgnuA3xG7tmK8tFrcWtQih6Ob79A
Troupe Sidi Ali Lasmar
https://www.equaltimes.org/stambeli-s-last-dance-in-tunis?lang=en
Stambeli’s last dance in Tunis
Ricard González
Settembre 2, 2022
https://www.augustinlegall.com/serie-stambali-derniere-danse/
“La Dernière Danse, sur les traces de l’héritage spirituel des communautés noires du Maghreb” (“L’ultima danza, sulle tracce dell’eredità spirituale delle comunità nere del Maghreb”) è un progetto guidato dal fotografo Augustin Le Gall basato sulla possessione e rituali nella regione del Maghreb (Africa settentrionale). Presto visiterà il Marocco e l’Algeria
https://stambeli.com/
“A unique web site dedicated to the history of tunisian stambeli”
https://www.rositaferrato.it/2023/02/02/stambeli/
Redazione
Febbraio 2, 2023
https://www.theguardian.com/world/2023/sep/28/tunisia-border-africans-forced-into-desert-eu-deal-europe-violent-treatment
‘I had to drink my own urine to survive’: Africans tell of being forced into the desert at Tunisia border
Lorenzo Tondo
Settembre 28, 2023
https://www.aljazeera.com/news/2023/7/14/black-tunisians-lie-low-violence-against-black-people-worsens#:~:text=Around%2010%20to%2015%20percent,%2Dracism%20campaign%20group%2C%20Mnemty
Black Tunisians lie low as violence against Black people worsens
Simon Speakman Cordall
Luglio 14, 2023
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Jevan Joseph Pudota, laurea triennale a Padova in Economia, dopo un anno in agenzie di Marketing nel triveneto, in Germania consegue la laurea magistrale in inglese in Filosofia, Politica ed Economia (PPE M.A.), presso l’Università privata di estrazione Antroposofica Witten/Herdecke Universität. Qui sfruttando la grande libertà accademica dell’istituzione studia Science, Technology and Society (STS), Philosophy of Science. In Tunisia inizia attività di giornalismo e insegnamento online. Insegna tedesco, inglese, italiano, economia, è tutor di tesi. Scrive per il webmagazine “L’Altratunisia”. Esercita la permacultura, pratiche di convivialità e ecologiche.
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