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“Dal Càos”: per un documentario

Dal Caos

Dal Càos: per un documentario

di Enrico Montalbano [*]

«Questa città è inondata di una luce abbagliante che mi ha completamente rapito». Così scriveva agli inizi degli anni cinquanta il pittore Nicolas De Stael durante la sua breve ma intensa permanenza in un territorio che lo incantò e lo sedusse per quel fulgore che sprigionava, e che egli rappresentò sulle sue tele con colori acidi, netti, violenti, trovando proprio in quei luoghi, inaspettatamente, una cifra stilistica a metà strada tra astrazione e forme riconoscibili.

E poi, appena un decennio dopo, nei primi anni sessanta, la sovrabbondanza del cemento, i palazzoni invadenti, la loro arroganza si sono imposti nel paesaggio della città e nella vita dei suoi cittadini.

 “Dal càos”: per un documentario

“Dal Càos”: per un documentario

 “Dal càos”: per un documentario

“Dal Càos”: per un documentario

Nella sceneggiatura, o meglio nel trattamento del documentario che ho scritto insieme a Letizia Porcaro, in corso di realizzazione, la città mai nominata è la “Città dei Templi”, e per essere fedeli alle scelte autoriali anche qui non la si nominerà mai.

 “Dal càos”: per un documentario

“Dal Càos”: per un documentario

 “Dal càos”: per un documentario

“Dal Càos”: per un documentario

È un diario personale, intimo dell’autore-regista che ritorna nella sua città. Dentro questo vagare, fatto di incontri, di visioni narrate come un flusso di coscienza, di osservazioni e immersioni, coesistono più elementi, diversi livelli e piani narrativi che danno voce ad un racconto dentro una città che appare e scompare tra domande sospese.

 “Dal càos”: per un documentario

“Dal Càos”: per un documentario

 “Dal càos”: per un documentario

“Dal Càos”: per un documentario

Il filo immaginifico è costituito dai cosiddetti filmini di famiglia, vecchie pellicole perlopiù senza sonoro che vanno dai primi anni cinquanta fino alla fine degli anni settanta del Novecento, e che sono tutte quelle riprese amatoriali che hanno raccontato piccole porzioni di vita quotidiana con la famiglia quale “attore principale”.

 “Dal càos”: per un documentario

“Dal Càos”: per un documentario

 “Dal càos”: per un documentario

“Dal Càos”: per un documentario

 “Dal càos”: per un documentario

“Dal Càos”: per un documentario

Ecco allora i parenti, gli amici, i vicini di casa; i matrimoni, i battesimi e i compleanni; i viaggi; le scampagnate…. e la città che, pur apparendo spesso sullo sfondo, mostra scorci di luoghi oggi mutati, talvolta o troppo spesso sfregiati da cambiamenti che ne hanno modificato la fisionomia imbruttendola, impoverendola, facendone infine il paradigma dell’abusivismo più eclatante, della sua espansione disordinata e scomposta.

 “Dal càos”: per un documentario (ph. Enrico Montalbano)

“Dal Càos”: per un documentario (ph. Enrico Montalbano)

 “Dal càos”: per un documentario (ph. Enrico Montalbano)

“Dal Càos”: per un documentario (ph. Enrico Montalbano)

Da qui l’incuria del centro storico, l’interesse privato a discapito del bene comune, l’occasione perduta dalla città di riconoscersi come Porta storica e culturale del Mediterraneo.

 “Dal càos”: per un documentario (ph. Enrico Montalbano)

“Dal Càos”: per un documentario (ph. Enrico Montalbano)

 “Dal càos”: per un documentario (ph. Enrico Montalbano)

“Dal Càos”: per un documentario (ph. Enrico Montalbano)

La città è un luogo che abitiamo e da cui siamo abitati. È specchio di ciò che ci riguarda come singoli e come collettività. Nell’idea degli autori potrebbe essere un pretesto. Certamente una metafora, un anelito, un grido, un film.

 “Dal càos”: per un documentario (ph. Enrico Montalbano)

“Dal Càos”: per un documentario (ph. Enrico Montalbano)

 “Dal càos”: per un documentario (ph. Enrico Montalbano)

“Dal Càos”: per un documentario (ph. Enrico Montalbano)

Il cinema, la fotografia, le immagini sono davvero la realtà che stiamo catturando o l’istante che tratteniamo e a cui poniamo più domande? Cosa è in fondo la fotografia se non quell’atto che occupa il vuoto nell’istante prima che la storia inizi, come quel tempo breve prima del concerto quando l’orchestra è pronta, gli strumenti accordati, e si aspetta.

 “Dal càos”: per un documentario (ph. Enrico Montalbano)

“Dal Càos”: per un documentario (ph. Enrico Montalbano)

 “Dal càos”: per un documentario (ph. Enrico Montalbano)

“Dal Càos”: per un documentario (ph. Enrico Montalbano)

È la sospensione, il nero. In questo vuoto-pieno, in questa assenza-presenza devi fare qualcosa. Click. Rec. Può durare tre secondi, tre ore, tre giorni…Tu passi, guardi, scatti o filmi, e poi ti fumi una sigaretta. È come quel prima e dopo l’orgasmo con differenti percezioni.

Le immagini ci vengono incontro, sono dispettose, ti prendono quando e come vogliono. È un incrociarsi misterioso. È tutto quello che vuoi e che non sai. 

Dialoghi Mediterranei, n. 67, maggio 2024
[*] I fotogrammi qui pubblicati sono tratti da filmini anni 50-60 i cui autori sono: Arena; Arnone; Bruccoleri; Tedesco.
Sitografia 
DAL CÀOS (teaser)
https://youtu.be/FGPSR34e8tE?si=6k-7xDU6B426VveL 
Sopralluoghi per il documentario DAL CÀOS
https://youtu.be/2iH6d6zj0pw?si=JddaiaW09NFJXWQR 
La sagra del Mandorlo in fiore nella memoria. Suggestione per il documentario DAL CÀOS
https://youtu.be/ffFyhOO5nXE?si=CN23HSKngPp6T9k6

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Enrico Montalbano, nato ad Agrigento, vive e lavora a Palermo. Filmmaker e reporter freelance, ha realizzato, tra gli altri, diversi reportage e documentari sulla tematica delle migrazioni. Sulla storia dei Siciliani di Tunisia ha girato alcuni cortometraggi che sono stati selezionati e premiati in svariati festival. Ha collaborato con diverse emittenti televisive italiane e straniere, con testate giornalistiche, realizzando immagini sugli sbarchi, sui centri di accoglienza e sulla raccolta stagionale della manodopera migrante in Sicilia. Ha un canale su youtube dove sono visibili molti lavori realizzati: www.youtube.com/enricomontalbano.

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