di Cristina Melazzi, Daniele Vanoli
Come un cammino
Questo nostro contributo è un fuori-programma. L’occasione nasce da un “autorevole passaggio”. Pietro Clemente, già nel Lecchese per una conferenza al Museo Etnografico dell’Alta Brianza sul futuro dei musei DEA, trova il tempo, quella domenica di maggio, di salire in Valle San Martino per una breve visita a Ca’ Martì, museo di paese dedicato alla secolare tradizione edilizia del territorio. Cogliendo alcuni aspetti di interesse in una realtà come Ca’ Martì – istituzione marginale per collocazione, tematica e risorse, ma non rassegnata all’immobilità – il professore ci invita a dire e mostrare qualcosa di noi per la rubrica “Il centro in periferia” di Dialoghi Mediterranei. Così, ci assumiamo il rischio di provare.
Scegliamo di parlarne come di un cammino: tracciato prima di tutto – e di tutti – dai protagonisti, dalla loro presenza, dalle loro storie e dalla loro volontà di avere un posto dentro la Storia, mettendo mano a trasformare la casa ‘qualunque’ di un certo Martì in Museo dei muratori. Questo, in un più ampio contesto territoriale altrimenti noto ed esplorato per la sua vocazione agricola e quale culla precoce dell’industria del ferro e della seta.
La grande immagine di un cantiere edile del primo ‘900, affollato di lavoranti sul ponteggio, che accoglie il visitatore all’entrata del museo, denuncia immediatamente che è di persone che si intende raccontare. La nostra presentazione vuol essere in buona parte una ‘dedica’ ai fondatori di Ca’ Martì: i quali trovano continuità all’interno dell’Associazione da loro creata, cui hanno affidato ragioni e tracce utili per proseguire il cammino, su passi non sempre facili.
Oggi, il Gruppo Muratori e Amici di Ca’ Martì ancora annovera alcuni esponenti di quel nucleo storico, mentre altri sono, purtroppo, mancati. Restando, tuttavia, in qualche modo presenti: è proprio chi non c’è più, infatti, ad avere fortemente voluto quella attività di trasmissione dei saperi che oggi costituisce l’impegno principale del Gruppo che gestisce il museo. Impegno concretizzato, in particolare, nei Corsi di pietra a secco ma anche nelle relazioni e nelle iniziative con scuole e altri soggetti sui temi di una gestione sostenibile del territorio.
Le schede qui presentate propongono uno sguardo all’indietro, sui passi più lontani, accanto ad un breve excursus sui passi più recenti, connotati da addii a compagni di cammino e progetti ‘resilienti’, da dubbi del presente e incombenze del prossimo futuro. Nel drammatico contesto dell’oggi, in cui sembrano tanto attuali le parole (1964!) di Ernesto de Martino sulla ‘fine del mondo’, anche una realtà minore, come la nostra, si sente coinvolta nella domanda di senso che accomuna, tra altri, i musei etnografici. Se non è facile trovare risposte, tocca almeno tenere aperta la domanda, in sospeso tra le idealità dei fondatori, i limiti nostri e le politiche delle Istituzioni.
Il contributo che proponiamo è curato dal Gruppo Muratori e Amici di Ca’ Martì, [1] Associazione di Promozione Sociale sorta nel 2010 grazie al ‘nucleo storico’ dei fondatori di una piccola realtà museale, promossa da Comune e altre Istituzioni [2], inaugurata nel 2008 e dedicata alla cultura del lavoro ed alla vita sociale dei muratori di Carenno e Valle San Martino: un territorio in provincia di Lecco ai confini con la bergamasca, di secolare tradizione edilizia. Ca’ Martì nasce come progetto civico di recupero insieme architettonico e della memoria del paese, riconoscendo valore alle competenze e alle vicende umane di tanti protagonisti ‘sconosciuti’.
La sede espositiva si trova in un semplice edificio d’abitazione, denominato Ca’ Martì, di origine quattrocentesca, modificato nel tempo, che tuttavia conserva, nella tipologia costruttiva e nei materiali, le tracce delle tecniche tradizionali del luogo, in parte riproposte dagli ultimi ‘maestri’ anche all’interno, nei lavori di recupero: una ‘scatola’ museo che già racconta di sé…
Correlato a Ca’ Martì, si è individuato e illustrato con pannelli un Percorso in più tappe, in paese e nell’ambiente naturale circostante, che si è voluto denominare “La Valle dei muratori” e che identifica alcune costruzioni significative, arrivando a toccare i luoghi di prelievo delle materie prime sulle falde montane: il museo che prosegue all’esterno.
L’intervento di recupero e restauro conservativo dell’edificio ‘esemplare’ di Ca’ Martì e il parallelo lavoro di ricerca etnografica e raccolta documentaria, conducono nel 2008 all’inaugurazione delle sale espositive al piano terra, mentre le ragioni, i protagonisti e gli esiti del progetto sono illustrati, con i contributi di studiosi del territorio, nel volume Muratori della Valle San Martino edito nel 2009. Negli anni successivi si completa e rinnova l’allestimento delle sale al 1° piano ed è recentissimo (2023) il ripristino del tetto e del soppalco ad eventuale uso archivio/uffici.
L’esposizione comprende attrezzi, oggetti, immagini, produzioni video (vedi Appendice), volumi, documenti d’archivio, legati al lavoro ed ai saperi dei muratori ma anche all’esperienza migratoria ed alla vita sociale di queste persone (una sezione è dedicata ai ‘muratori musicanti’), così come è emersa nel corso dell’indagine storico etnografica alla base del museo. Ca’ Martì assume quindi la definizione di museo etnografico, integrandola più di recente con la dicitura di comunità e di territorio.
Il rapporto con la Scuola, da subito aperto da Ca’ Martì, trova sviluppo dal 2018 nel Progetto Ca’ Mar-Teen, elaborato dall’Associazione, articolato in un’offerta didattica diversificata per età, che propone i temi toccati dal Museo in modo coinvolgente, tra creatività e riflessione sull’oggi. Nel corso degli anni, integrazioni e miglioramenti si sono realizzati anche grazie a interventi congiunti con Comune, Sistema Museale della Provincia di Lecco, Regione Lombardia, altri Enti e Aziende pubbliche, Fondazione Comunitaria del Lecchese: interventi in cui il ruolo di ente del terzo settore del Gruppo Muratori e Amici di Ca’ Martì APS risulta decisivo sia nella progettazione che nella realizzazione.
Il Referente scientifico è di diretta nomina comunale (e dal 2020 esterno all’Associazione, che è rappresentata nel Comitato Tecnico Scientifico) mentre, tramite Convenzione [3] e contributo annuale, l’Amministrazione locale affida all’Associazione Gruppo Muratori la gestione di museo e iniziative, riconoscendo continuità al nucleo storico, allargato a nuovi associati, dei ‘fondatori’ del museo.
Per la nascita e lo sviluppo di Ca’ Martì è stato, infatti, essenziale lo straordinario contributo di idee, di testimonianza e di lavoro volontario offerto da esperti muratori carennesi, affiancati nell’ideazione e responsabilità del progetto a figure di amministratori locali, a loro volta ‘eredi’ di famiglie legate all’attività edilizia per più generazioni.
Oggi il Gruppo Muratori vanta come Presidente onorario la figura forse più rappresentativa della ‘memoria attiva’ dei saperi tradizionali: Gianni Carsana (più che ottantenne), ancora protagonista, nella sua qualità di professionista di lunga data, di molte attività del museo: la più recente e qualificante, il Corso tecniche tradizionali di lavorazione della pietra, muri a secco e pavimentazioni, realizzato in più edizioni da giugno 2018, in collaborazione con la Scuola edile lecchese (ora Fondazione Clerici) e tuttora in calendario.
L’Associazione ha, invece, perduto – con grande sconforto, a fine 2022 – un’altra figura decisiva per il museo e per il Gruppo, di cui era Presidente: Maurizio Mazzoleni, ingegnere e, come amministratore locale, uno dei principali fautori della nascita di Ca’ Martì. Proprio nel coordinamento dei Corsi – idealmente dedicati a Pino Carsana, che li aveva fortemente auspicati per dare continuità e futuro al museo – si era concentrato in questi anni il suo impegno, fino ai diversi cantieri di Corso dell’edizione 2022, legati sia al Progetto P-Art con GAL 4 Parchi Lecco Brianza sia all’Interreg In-Terraced con Parco Regionale Montevecchia Valle Curone.
Foto e video ritraggono volontari del Gruppo, con Gianni Carsana, Maurizio Mazzoleni e gli altri – conduttori e corsisti di età e motivazioni anche molto diverse – insieme impegnati (mani e mente) a rintracciare, ripristinare e ridare vita a percorsi di ‘pietre sapienti’ nel paesaggio rurale di località Fracetta (a Carenno) o lungo la mulattiera di Dozio (a Valgreghentino). L’immagine, così restituita, sembra dare ragione e sostanza alle parole che ripetiamo a noi stessi e passiamo a visitatori, corsisti e a chi ci chiede se ancora abbia senso Ca’ Martì: la memoria dei saperi ‘di mestiere’ può offrire preziose indicazioni verso un futuro sostenibile, fondato su un rapporto virtuoso tra esseri umani e ambiente.
La Missione. Ca’ Martì. Il Museo e la Valle dei muratori
Il Museo di Ca’ Martì documenta la storia, la vita e il lavoro dei muratori di Carenno e della Valle San Martino tra Ottocento e Novecento. Il Museo nasce qui perché l’edificio stesso è un manufatto di interesse storico e perché in paese e nella Valle è documentato, nelle costruzioni antiche e nelle numerose cave, un patrimonio di abilità professionale che ha accomunato più generazioni.
I documenti, gli oggetti, le immagini e le voci raccontano il sapere tecnico e la vita sociale dei muratori e tramandano la memoria di una vicenda umana fatta di identità professionale, di fatica e spesso di emigrazione.
Questo incontro con una cultura del lavoro molto diffusa ma poco esplorata si propone come occasione di riflessione per tutti ed avviene anche grazie alla collaborazione di muratori esperti, che hanno preso parte attiva alla realizzazione del Museo, portandovi le loro conoscenze e trasmettendole ai giovani del cantiere scuola.
Il Museo è dedicato a tutti coloro che, in Valle e altrove hanno fatto, fanno e faranno questo mestiere.
Carenno, maggio 2008
Il racconto: “Sui passi dei muratori”
Con altri – giovani come lui (neanche diciassette anni) o più avanti nell’età, uomini fatti, d’esperienza – il nostro protagonista si è messo in cammino da casa, imboccando, poco avanti, il frequentato sentiero che dal paese porta a valle. Si è svegliato, come ogni giorno, prima dell’alba e ora scende, passo dopo passo, lungo il percorso acciottolato che costeggia il torrente Serta, per arrivare in tempo alla stazione e salire sul treno che lo porterà al lavoro a Milano, alla Pirelli. È il 1953.
Lui, come altri, è un muratore: da dove viene e che ci fa alla Pirelli, industria della gomma? Rientrerà a sera, ripercorrendo in salita la medesima ‘strada de la Sèrta’, verso casa.
L’immagine in movimento, che qui proviamo ad evocare, trova la sua origine nella testimonianza di Giuseppe (Pino) Carsana, classe 1936, di Carenno, paese dell’alta Valle San Martino, territorio tra bergamasca e lecchese, lungo la costiera dell’Adda non lontana dai luoghi manzoniani.
Pino Carsana nasce, primo di sei fratelli, in una famiglia di muratori da più generazioni, apprendendo, specialmente dal nonno paterno, tutta la maestrìa di un lavoro vissuto poi con grande passione e che lo porterà, negli anni duemila, ad essere, con altri, lucido e insostituibile protagonista nella creazione del museo Ca’ Martì.
Pino inizia come bòcia nel ’48, in paese, adattandosi ad altri lavori nei mesi invernali. Suo padre Alessandro (cl. 1908) si sposta ogni giorno fino a Milano, dove lavora nella squadra di manutentori degli edifici Pirelli a Greco. Un grave incidente, provocato da altri, e il papà viene a mancare: «Era muratore, è caduto da un’impalcatura e è morto, l’è restà lì sul colpo. Aveva quarantaquattro anni (..). È morto nel ’53. Allora io ho preso il suo posto là, in cantiere, là al Pirelli. E son stato là dieci anni». Il giovane ragazzo diviene capofamiglia e ora tocca a lui fare la spola quotidianamente, dal paese al cantiere milanese.
Pino Carsana: Tutti i giorni. (…) I primi anni a piedi, a piedi i primi anni
- Quindi partivate a che ora?
PC Eh, quattro e mezza
- Quattro e mezza del mattino!
PC Ah sì!
- E c’era un gruppo che andava giù da Carenno?
PC Sì ce n’era tanti eh, tanti
- Non (erano) solo muratori
PC No, un po’di tutto, ma maggior parte muratori
- Da Carenno e anche dalla Valle San Martino?
PC E anche da Boccio, dal Colle, molti anche dal Colle
- E questi lavoravano tutto l’anno?
PC Ah sì, là si lavorava tutto l’anno
- Anche d’inverno, freddo o non freddo
PC Sì sì, a Milano, là, si lavorava [4].
Questa testimonianza è stata raccolta nell’ambito del lavoro di indagine etnografica avviato, in parallelo con i lavori di recupero e restauro dell’edificio storico di Ca’Martì, per il Progetto di un Museo civico dedicato al mestiere che, fino a non molto tempo fa, occupava la maggioranza della popolazione locale, impiegata nel lecchese o, per lo più come stagionale, in Svizzera e altrove.
Oltre che persona di riferimento come testimone di forte consapevolezza e ‘cultore della materia’, Pino Carsana (in particolare con il fratello di poco più giovane, Gianni, tuttora impegnato nel museo, e con Luigi Rigamonti), è stato protagonista diretto dei lavori e collaboratore nella ricerca.
Un’altra immagine virtuale, forse del 2008, ce lo rimanda, insieme a noi del gruppo di ricerca, con gli occhi in su, all’esterno dell’attuale edificio comunale, opera di maestranze locali, sede nel primo ‘900 sia della Cooperativa di consumo (d’ispirazione cattolica) che di quella Cooperativa Muratori (di ispirazione socialista) che il fascismo riuscì a sciogliere attorno ai primi anni ’30. Non molti i documenti individuati dallo storico lecchese Angelo Borghi sulla vicenda [5]. Pino non si rassegna: «Dovrebbe esserci ancora la scritta, sotto l’intonaco. Avrei l’idea di provare a riportarla alla luce, vorrei tentare».
Mezzo secolo dopo quei percorsi quotidiani lungo la Sèrta, il giovane muratore di allora si trova a svolgere il ruolo di co-fondatore del museo del suo paese e, nel 2010, dell’Associazione Gruppo Muratori e Amici di Ca’ Martì di cui sarà poi presidente onorario.
In un’immagine del 2011, questa volta anche filmata, lo si vede rispondere, in qualità di esperto, insieme a Luigi Rigamonti, alle domande degli studenti lecchesi (futuri geometri) per il progetto didattico “Costruire memoria”. È nel corso di quell’intervista che Pino vuole comunicare a quei ragazzi, con la solita pacatezza ma con calore, quella che lui definisce “l’intelligenza delle mani”. Ancora nel 2011 lo ritroviamo come Associazione (con il fratello Gianni, Luigi Rigamonti, Francesco Bonaiti) sul cantiere dimostrativo per il ripristino di un grande muro a secco sulle colline del Parco di Montevecchia Valle del Curone. Così, sono molti altri, dentro e fuori la sede museale, gli scatti o le riprese che lo ritraggono, in paese ma spesso anche altrove, per le diverse iniziative con il Gruppo Muratori e Amici di Ca’ Martì.
Una delle ultime occasioni è del 2016, quando partecipa e ‘firma’ (con Gianni, Giacomo Mazzoleni e Pietro Mazzoleni) la ricostruzione, a scopo documentario, con materiali e tecniche della tradizione locale, di un tramezzo in legno e calce in una sala di Ca’ Martì.
Pino è mancato a settembre 2017. L’impronta delle sue ‘mani sapienti’, emblema di molte altre, l’abbiamo voluta all’entrata della sala dedicata al Mestiere. Questo breve racconto per immagini ci aiuta a ripercorrere, seguendo uno dei protagonisti, le tappe che hanno portato alla realizzazione del museo e i passi successivi, non sempre facili, che hanno consentito di proseguire nell’impegno, assunto dalla piccola istituzione museale, di onorare saperi di lunga data, buoni forse a far nascere una nuova storia.
Arriviamo a giugno 2021: il focus, ora, è di nuovo sul sentiero della Sèrta. Si parte dal basso, verso le zone alte, fino a Carenno, per una camminata “Sui passi dei muratori”. Così abbiamo chiamato l’invito a ripercorrere ‘consapevolmente’, con noi di Ca’ Martì, quel tracciato (non a caso chiamato ‘strada’) tanto importante per lavoratori e abitanti, fin quasi alle soglie degli anni ’70. L’iniziativa è un capitolo del nostro progetto (sostenuto da Fondazione Comunitaria del lecchese) “Open! Radici in movimento”, nato con l’ambizione di ‘smuovere il terreno’ della memoria, provare a risvegliare e dare linfa a quelle che non vogliamo restino ‘immobili radici’.
Un cammino ‘etnografico’ che sarà raccontato in prima persona da Gianni Carsana e dal presidente dell’Associazione, Maurizio Mazzoleni (che ci lascerà, all’improvviso, a dicembre del ’22). Questa volta, però, le guide non sono solo ‘del mestiere’: c’è l’intervento del botanico. Il legame con il paesaggio circostante è sotto gli occhi di tutti: il torrente, le coltivazioni, le pietre del lastricato e dei muretti, il bosco così cambiato, le piante infestanti e le erbe curative, qualche volo di uccelli…La camminata, del resto, è in relazione con i Corsi di lavorazione della pietra a secco che, dal 2018, impegna il Gruppo Muratori e Amici di Ca’Martì nel ripristino, in località Fracetta, di un comparto carennese di forte valenza paesaggistica.
La prima foto scelta per la brochure illustrativa della Camminata riporta una figura di spalle, in cammino, che attraversa una radura boscata: un’immagine che ci è cara. Pino Carsana sembra, qui, nei suoi luoghi, voler proseguire i suoi passi: non ha smesso il suo cammino e ci invita a continuare.
Forse una facile metafora, questa che proponiamo come una sorta di ‘autopresentazione’ di Ca’ Martì, certo semplificata e non esaustiva: non cita tutti i protagonisti né tutti i contributi né i criteri, le problematiche e le scommesse sul futuro di Ca’ Martì. Eppure, questo ‘andar per passi’ ci pare richiami qualcosa del modo di procedere nostro e, chissà, di altri come noi.
Pietro Clemente, cogliendo – nel corso della sua breve visita di maggio di quest’anno a Ca’ Martì – un nostro particolare sentimento verso questi ‘padri fondatori’, ci invita a riferire le parole di commiato che abbiamo loro dedicato e a riflettere, in qualche modo, su quello che Ernesto de Martino chiamava ‘il trascendere nei valori’. Sicuramente la parabola umana, e culturale, di questi maestri, che sentiamo come non del tutto assenti, ci aiuta a ‘non perdere il senso dei valori intersoggettivi della vita umana’ [6].
Una conferma di come valga la pena ‘illustrare’ (dare lustro a?) il nostro museo tenendo come filo conduttore i protagonisti, i fondatori – che intendevano non solo costruire la memoria di sé, ma comunicare attrezzi per il domani – credo possa venire da un particolare documento da loro redatto, pubblicato sul volume Muratori della Valle San Martino nel 2009 e, in parte, qui di seguito riportato.
Lettera dei muratori volontari di Ca’Martì – 2009 [7]
«L’iniziativa di realizzare un museo dedicato ai muratori, ideato e sostenuto dalle Amministrazioni pubbliche del nostro territorio, ha trovato in alcuni muratori del paese i sostenitori convinti della bontà dell’opera. È sembrata infatti questa un’occasione per riflettere su un “mestiere” in paese ormai non diffuso e forse deprezzato, ma che ha radici lontanissime nella storia medievale di Carenno e ne ha caratterizzato lo sviluppo di borgo densamente popolato, strutturato da una serie di case in continua aggregazione intorno agli edifici “dominanti” degli antichi Signori del luogo.
A testimonianza dell’estensione urbana, l’edificio di Cà Martì (come conferma lo studioso Francesco Macario) rappresentava, verso la metà del 1400, la periferia del paese. Pensiamo quindi a quanta pietra, già in tale epoca, i muratori carennesi avevano abilmente lavorato per costruire il loro abitato dove ancora oggi possiamo leggere, nella contiguità degli edifici, quasi un invito alla convivenza sociale, e nell’uso delle materie prime prelevate in loco con molta parsimonia, anche un rispetto per le risorse della natura.
Un’edilizia al servizio della comunità e rispettosa dell’ambiente è quindi sembrata un valore riproponibile con il progetto museale; un valore attraverso i secoli “entrato nel sangue” dei muratori carennesi, tra cui eccellevano abili maestranze ed esperti capomastri, piuttosto che ricchi imprenditori. I vecchi muratori hanno inoltre sentito il desiderio di illuminare con nuova luce il proprio mestiere agli occhi dei numerosi ragazzi dell’ESPE di Lecco che, grazie all’accordo tra Comune e Scuola, hanno frequentato il cantiere di Ca’Martì e dei quali hanno apprezzato l’entusiasmo e la voglia di manipolare la materia.
Ad essi gli anziani artigiani hanno cercato di insegnare che essere muratori non significa soltanto fatica o applicazione subordinata ed inconsapevole in un processo produttivo industrializzato, ma comporta anche la soddisfazione di creare cose belle con la propria opera.
Sulla base di tale convinzione, ecco che con la fatica e l’abilità delle proprie mani, unite alla sensibilità acquisita dall’annosa esperienza, i “müradur” hanno cercato di dire la loro, con il proposito di arricchire di autenticità un progetto parso ai loro occhi un po’ asettico e troppo conformato alle moderne usanze costruttive.
Al fianco dei ragazzi e sotto la guida del decano Pino Carsana, un gruppo di volontari si è caparbiamente impegnato ad eseguire tutti i lavori di finitura degli interni, mentre anche gli amministratori si attivavano in prima persona per il reperimento dei materiali di recupero, in gran parte generosamente donati dagli stessi carennesi. [….] Con ammirazione si è scoperta sotto gli intonaci una porzione di portale ad arco, risalente al Quattrocento, fortunatamente salvatasi dalla inopportuna demolizione di muri maestri, eseguita in precedenti lotti di lavori. Si è potuto così ricostruire specularmente la parte mancante e ricomporre il bellissimo portale di ingresso alla camera dei “Martì”, diventato il simbolo (il logo) del museo.
È stato emozionante andare a recuperare la grossa pietra adatta a diventare spalla della porta; trasportarla in cantiere (con l’aiuto dello stesso Sindaco e altri Amministratori che non hanno disdegnato di faticare anche materialmente per far avanzare i lavori), sezionarla e lavorarla nei vari pezzi secondo le antiche tecniche senza l’ausilio di attrezzature moderne, ma usando unicamente mazze, punte e scalpelli. […] Particolare stupore ha destato, nell’ultima fase dei lavori, il rinvenimento all’interno della camera dei Martì, dei resti di un affresco raffigurante lo stemma quattrocentesco di S. Bernardino, un simbolo religioso di riappacificazione tra le fazioni che per secoli avevano insanguinato anche le nostre Valli. […]. Invitano perciò se stessi ed i compaesani a guardare oltre il proprio confine domestico ed a riflettere sul fatto che il paese sia di tutti, e di tutti sia l’interesse a dotarsi degli strumenti necessari per meglio governare il territorio anche sotto l’aspetto urbanistico, con particolare attenzione alla conservazione e valorizzazione del centro storico, cuore della nostra memoria.
Considerazioni che sembrano anacronistiche e patetiche in un tempo complesso di globalizzazione, ma tanto vere perchè sottoscritte come “bolla di accompagnamento” al lavoro gratuito realizzato dai muratori volontari per il Museo di Ca’Martì, come dono offerto ai muratori di una volta e alla comunità, ricco oltre che di valore economico, di memoria e, crediamo, di qualità».
Luigi Rigamonti con Gaetano Arigoni, Giovanni Carsana, Pino Carsana, Natale Carsana, Ugo Fontana, Giacomo Mazzoleni, Adriano Rigamonti, Alvaro Rigamonti, LorenzoRossi.
Di questi firmatari, alcuni oggi non ci sono più: un motivo ulteriore per dare onore alla loro opera, che permane tra le mura di Ca’ Martì e nella memoria di chi li conosceva. La ricca esperienza fuori patria di Adriano, la perizia da ‘muratore con i baffi’ di Natale, la disponibilità incrollabile e silenziosa di Giacomo, la caratura particolare di Pino. Doni di valore, per Ca’ Martì e non solo.
Per Pino Carsana (1936-2017)
Anche noi, come Museo, e ancor più come persone che l’hanno conosciuto, ci permettiamo di rivolgere qualche parola di commiato alla figura di Pino Carsana. Come si sa, c’è una grande immagine che campeggia nella prima sala a Ca’ Martì e che è ormai diventata l’icona del museo. La si è voluta proprio lì, all’entrata, perché indichi al visitatore quali siano, al di là degli oggetti e degli attrezzi di lavoro esposti, i veri protagonisti del museo carennese: i muratori, tutte le generazioni di persone che, in paese o fuori paese, hanno vissuto di questo lavoro.
Questa grande immagine di un cantiere svizzero del primo Novecento, che ritrae un folto gruppo di lavoranti, tra cui molti carennesi, era custodita dalla famiglia Carsana. Ricordo bene quando Pino Carsana, in uno dei primi incontri nella fase iniziale del Progetto museale (2004, 2005) ci mostrò questa piccola fotografia, dove era ritratto anche il nonno Alessandro.
Per me, che ero stata chiamata, nell’ambito del Progetto, a raccogliere dalla viva voce dei testimoni i racconti sulla tradizione edilizia del luogo, fu un’emozione, poiché si trattava di un documento importante: è molto raro trovare immagini, lontane nel tempo, di muratori al lavoro.
Forse non immaginavamo, con Sandro Tironi e Maurizio Mazzoleni (Sindaco e Assessore), che avevano indicato Pino come figura essenziale di riferimento per la memoria storica della tradizione edilizia carennese, che quell’immagine sarebbe diventata il simbolo di Ca’ Martì. Ma avevo, con loro, sicuramente colto quanto importante poteva essere il ruolo di un testimone come Pino Carsana, protagonista di una vicenda, professionale ed umana, ‘esemplare’, comune a molti suoi concittadini, ma nello stesso tempo del tutto particolare, speciale.
Divenuto Presidente onorario, per quanto riluttante dato il suo carattere riservato, della Associazione di Volontari che oggi gestisce il museo, Pino è stato protagonista di Ca’ Martì fin dalla sua ideazione e fondazione. Se la semplice ‘casa di Martino’ si è trasformata in quello che oggi è il Museo dei muratori della Valle San Martino, lo dobbiamo letteralmente ‘alle sue mani’ e grazie alla cultura del lavoro di cui era testimone consapevole e convinto, tenace custode, con una visione tuttavia proiettata al futuro, ai più giovani.
Rileggendo in questi giorni le interviste raccolte dalla sua voce e rivedendo alcune immagini e brani di documentazioni video in cui racconta di sé e del difficile e tanto amato lavoro o ‘arte’ del costruire, possiamo ritrovare i suoi modi pazienti e attenti e le sue qualità di competenza professionale, maturata in anni, anche molto duri, di impegno lavorativo. Più ancora che un testimone, è stato un interlocutore, presente e attivo, con i diversi esperti, amministratori, colleghi muratori, impegnati nella realizzazione del museo.
Impagabile per l’opera, in grandissima parte volontaria, profusa nell’intervento di ristrutturazione e restauro, Pino Carsana è stato anche generoso di idee e un vero ‘collaboratore di ricerca’, a cui dobbiamo alcune significative ‘scoperte’ nel corso dei lavori. Scoperte che, in alcuni casi, ho avuto l’onore e il piacere di condividere.
Mi pare di risentire la sua voce che dice: “Guardi, guardi qui!”: una volta si è trattato di un grande foglio ripiegato, dall’Archivio Comunale di Carenno, che insieme stavamo consultando. Un foglio rivelatosi un documento notevole, riferito alla costruzione dell’acquedotto di Colle di Sogno del 1914, dove apparivano nomi cognomi mansioni e retribuzioni dei lavoranti e, caso molto raro, anche delle lavoranti. Il documento è ora esposto a Ca’ Martì e proprio Pino era stato il primo a ricordare, nel corso delle interviste, come anche le donne intervenissero, in molti casi, a lavorare nei cantieri, soprattutto come portatrici.
Un’altra volta si è trattato della ‘scoperta’, da parte di Pino, sul cantiere al primo piano di CMtì, di tracce di colore sotto gli strati più recenti d’intonaco: tracce rivelatesi poi i resti di un piccolo affresco, risalente attorno alla metà ‘400, raffigurante l’emblema di San Bernardino.
Ancora, rileggendo le sue testimonianze, ci accorgiamo che le parole più frequenti e più ‘calde’ che vi ricorrono, sono: esperienza, perizia, rispetto, responsabilità (“Non ho mai mancato all’appello!” tiene a dire) e passione. Passione: lo ripete più volte nel corso di un lungo incontro, da lui tenuto con Luigi Rigamonti e che abbiamo filmato, promosso nel 2011 dall’Istituto per Geometri Bovara/Badoni di Lecco, con alcuni studenti.
Parlando di mestiere, apprendimento ed arte, viene a citare la creatività dei ‘grandi’. Ecco le sue parole: «Anche i grandi geni, Dante, Michelangelo, tanti altri: loro creavano, creavano con l’intelligenza della mente, creavano e decidevano con la loro testa, però l’intelligenza era nelle mani, perché quello che hanno fatto, l’hanno fatto con le mani. Dovete mettervi in testa che l’intelligenza è nelle mani». Quel Progetto didattico aveva un bellissimo nome: “Costruire memoria”
Ecco, credo che possiamo davvero dire che (insieme ad altri che hanno dato il proprio contributo di testimonianza, di lavoro, di documentazione materiale per il museo), Pino Carsana, forse più di tutti per la sua particolare consapevolezza e il forte desiderio di ‘trasmettere’, passare le conoscenze, oltre ad essere stato ‘costruttore’ di opere diverse nella sua vita professionale, non ultima l’aver dato nuova vita a Ca’ Martì, sia stato “Costruttore di memoria”.
A lui dobbiamo la riconoscenza per questo dono che ha voluto offrire a chi lo ha preceduto, per onorare il merito dei suoi familiari, dal padre vittima, nel pieno degli anni, di un incidente mortale sul cantiere, al nonno, maestro riconosciuto e amato, ritratto in quella immagine simbolo del museo: ma si tratta di un dono all’intera Comunità del paese, del territorio, e che ci auguriamo di non lasciar perdere.
L’altra notte Pino Carsana ci ha lasciato. La sua presenza, nonostante la salute incerta, al bell’incontro promosso dal Museo lo scorso 30 luglio, all’aperto, nel cortile adiacente, per una mostra sull’edilizia rurale, con tante persone interessate e partecipi, ci aiuta a superare la tristezza di questo addio e a sentire Pino comunque tra noi.
Un modo per rendere onore alla sua figura, discreta e laboriosa, è forse ricordare, tra i tanti contributi, un suo pensiero: «Il paese di Carenno deve essere molto orgoglioso di aver realizzato un’opera come il museo dedicato al lavoro dei muratori e alla loro storia, e sarebbe importante trasmettere quest’arte ai giovani, dobbiamo farlo qui, siamo capaci».
Pino Carsana è una persona che ci mancherà, ma che resterà.
Grazie, Pino. Ci sentiamo.
Cristina e tutti dell’Associazione
Carenno, 5 settembre 2017
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Maestro tra i maestri, grande uomo e instancabile lavoratore.
Un onore essere stati testimoni della tua arte!
Da carennesi siamo vicini alla tua famiglia e agli Amici di Ca’ Martì, oggi un pezzo della nostra storia, del nostro cuore, se ne va.
Ciao Pino
Mauro Rosa, Associazione Gruppo Muratori e Amici di Ca’ Martì
Carenno, 3 settembre 2017
Per Maurizio Mazzoleni (1955-2022)
Il nostro Presidente. Difficile parlarne adesso, difficile parlarne qui.
Sicuramente, se lo rivediamo, è sul campo.
Con i gruppi di Corsisti, a metter mano ai sassi. E a metterci la testa, a ragionare sulle tecniche migliori, imparate dai “maestri”, come li definiva: non per retorica, ma per sperimentata convinzione, per familiarità “di cantiere”, per sincero rispetto. Un’attenzione che, come ci ricorda la nostra ex presidente Loretta, ha sempre avuto per la “vecchia” generazione di muratori, riconoscendo in loro la fonte del sapere e della tradizione da custodire e valorizzare. Tanto da pensare ad un luogo della memoria per quei saperi ma, insieme, per quelle vite di lavoro, per quelle storie di paese, di muratori migranti, di famiglie che custodivano la terra e gli affetti.
Un progetto ambizioso, quello del Museo dedicato ai muratori, una realizzazione complessa, certo non esente da problemi e difficoltà. Un Progetto che continua, dentro e fuori la sede museale. I lavori di manutenzione appena conclusi non ci permettono, al momento, di ritrovarci là, oggi, per un pensiero, come avremmo voluto.
Sappiamo che Maurizio continuerà ad esserci, dentro e fuori la sede museale, con la tenacia, l’ostinazione (a volte non semplice da affrontare anche per noi, suoi compagni), che lo caratterizzava. Fuori sede: giusto un anno fa, ha tenuto che gli attrezzi della tradizione carennese fossero esposti al MEAB per la bella Mostra dedicata al paesaggio della pietra a secco “Modellare la natura”.
Ma sicuramente, se lo rivediamo, è sul campo.
Proprio i cantieri alla Fracetta per i Corsi di quest’estate, per il Progetto P-ART, fino a quelli dimostrativi delle ultime settimane per il Progetto InTerraced a Valgreghentino, con a fianco Gianni, maestro per eccellenza e amicizia, e con una bella squadra, sono stati il suo impegno più complesso e di maggiore soddisfazione ed orgoglio: per i buoni esiti dei lavori ma, nello stesso tempo, per il forte interesse e coinvolgimento suscitato nei partecipanti e nelle partecipanti, dai più giovani ai più maturi, fino a quelli venuti da fuori provincia.
Se lo rivediamo, è sul campo, e l’immagine di una grande vitalità (purtroppo pagata a caro prezzo!), resta a mitigare in parte la tristezza di oggi. Burbero in certi passaggi, lo rivediamo sinceramente contento e riconoscente a noi collaboratori, di tutto il lavoro degli ultimi anni, di questi ultimi mesi, di questi ultimi giorni.
È dell’ultima domenica di novembre, un’immagine ripresa al volo sulla mulattiera acciottolata tra le colline della frazione Dozio di Valgreghentino, affacciata sulla valle dell’Adda, su quel territorio che, con l’Associazione, voleva salvaguardare, coinvolgendo in particolare le nuove generazioni. In quell’immagine, mentre il resto della squadra è al lavoro per il ripristino di un tratto di muro a secco, Maurizio sta illustrando nozioni di teoria e tecnica ad alcuni corsisti. Due sono ragazzi, lo ascoltano attenti.
Anna, giovane laureata in Turismo e sostenibilità, divenuta preziosa collaboratrice dell’Associazione, lo ricorda così: ≪Conoscevo Maurizio solo da pochi anni, ma quando ho iniziato a dare una mano all’interno dell’associazione mi ha subito accolta a braccia aperte e con gratitudine. Si è sempre dedicato a Ca’ Martì con tutto il suo sapere e la sua passione e se oggi sono così affezionata a questa realtà e ai valori che promuove è anche grazie a lui. Buon viaggio Maurizio».
Anche Sara, membro del comitato scientifico del Museo di Ca’ Martì, ci ha tenuto a salutarlo in questo modo: «per chi è giovane e curioso, incontrare persone come Maurizio, Cristina, Gianni, Pino, è una grandissima ricchezza e fortuna. Il confronto e la trasmissione dei saperi, teorici e pratici, è essenziale e purtroppo mai scontato, per questo la perdita di un maestro è una perdita incolmabile».
Nel giorno più difficile per la nostra Associazione non possiamo fare altro che ringraziarti. Siamo quello che siamo, come Gruppo Muratori e Amici di Ca’ Martì, perché con fermezza e costanza ci hai accompagnato spendendoti per il nostro territorio, come hai sempre fatto in prima persona. Se ne va con te un pezzo di paese, ma al contempo rimane una traccia importante della tua opera, bella come un ciottolo colorato di torrente o come un “trovante” messo al posto giusto tra i sassi di un muretto a secco. Pietre, noi tutti, sulle quali contare, per continuare a costruire, con riguardo.
Il Gruppo Muratori e Amici di Ca’ Martì
Carenno, dicembre 2023
Non è una questione di brand. Senso e rapporto territorio/istituzioni
Il 16 marzo 2019 la Rete Musei e Beni Etnografici Lombardi (RÈBEL) svolse, presso la Sala Camozzi di Pescarolo e Uniti (CR), il convegno dal titolo “Presente e futuro dei musei etnografici”. In quell’occasione mi colpì molto l’intervento di Fabrizio Merisi (Museo del Lino di Pescarolo e Uniti) che, riportando le parole solidali di Fabio Lurati (all’epoca membro dell’accademia Svizzera di Scienze Naturali) e di Don Andrea Foglia (docente di Storia della Chiesa e responsabile dell’archivio storico diocesano di Cremona), denunciava la decisione, assunta dal Comune di Pescarolo, di tagliare i contributi a sostegno delle spese relative alle utenze sostenute dal Museo del Lino. Un profondo colpo all’immaginario, a suo dire, che l’istituzione museale aveva contribuito a creare, dando voce ad una collezione museale figlia della tradizione contadina del cremonese e non solo. Un linguaggio mutevole, in grado cioè di arrivare a qualunque porzione della società che ne volesse usufruire, messo a tacere dalla stessa Istituzione che, per missione, avrebbe dovuto salvaguardare i beni, materiali e non, del proprio territorio.
A distanza di qualche anno, il tema legato alla consapevolezza da parte delle Amministrazioni e degli enti pubblici più periferici nei confronti dei beni civici che curano, sostengono e promuovono, rimane centrale nella ricerca di una reale co-progettazione tra gestori e PA. Nel nostro piccolo, pur avendo beneficiato di un rapporto, seppur a tratti faticoso, con l’Amministrazione carennese (fondatrice e titolare del Museo), orientato alla valorizzazione di Ca’ Martì, ci siamo confrontati, anche a livello superiore (Regione, Provincia) con modelli di governance progettuali che, pur avendo come obiettivo il “dare voce” alla nostra collezione o alle nostre ricerche, finivano con il ridurre lo spazio di fruizione di risultati e prodotti. Questa stortura ci è risultata palese in almeno due vicissitudini del nostro recente passato che andrò, qui di seguito, a riassumere.
Gli anni Dieci del XXI secolo sono stati caratterizzati, almeno per la museologia nostrana, dallo sviluppo del brand “museo di comunità” assorto a unico rimedio a favore di uno “svecchiamento” dei musei, soprattutto, etnografici. L’assunto principale che muoveva la schiera di progettisti sociali, impegnati nella realizzazione di nuovi strumenti per raccontare un territorio, era il seguente: contrastare la “perdita di identità” dovuta allo smantellamento di portati culturali tradizionali. Attraverso mappe, interviste, percorsi turistici, la comunità di turno si vedeva ri-narrata dall’esterno durante periodi, più o meno brevi, che coincidevano con i tempi sanciti da determinati bandi o avvisi pubblici. Una fotografia, anche ben fatta, che però, a nostro avviso, non centrava l’obiettivo che si prefiggeva.
Tra il 2019 e il 2020 anche Carenno accolse, grazie ad un progetto Interreg, la “brandizzazione” di comunità. Esito laterale di quel percorso fu, tra le altre cose, la sottolineatura nel nuovo regolamento museale di Ca’ Martì del concetto comunitario. Concetto che, secondo le interpretazioni, può recare in sé un afflato identitario che spesso cozza con l’idea di apertura – interculturale – che dovrebbe caratterizzare i piccoli musei. Perché, se è pur vero che la comunità si realizza anche nell’individuare alterità, è nella gestione delle relazioni con l’altro che si pratica e si costruisce, anche nella consapevolezza della differenza, un modello sociale.
Il lavoro di recupero “di identità” si estinse in poco tempo e il legame tra il Museo e le persone che abitano il territorio dell’alta Valle San Martino non si rinsaldò, con buona pace per le risorse pubbliche utilizzate in questo processo.
P-Art. Una pietra sopra l’altra
Nel 2021 l’Ecomuseo Val San Martino indicò al Gruppo di Azione Locale “GAL Quattro Parchi Lecco Brianza” – all’interno della Misura 19.3.01 Cooperazione interterritoriale e transnazionale del PSR 2014-2020 – il Gruppo Muratori e Amici di Ca’ Martì quale uno dei possibili referenti e partner da coinvolgere nella realizzazione di un’approfondita indagine tecnica ed etnografica sui paesaggi terrazzati del lecchese. La ricerca impegnò per circa un anno e mezzo esponenti della nostra Associazione (in particolare l’ex presidente ing. Maurizio Mazzoleni e la responsabile etnografica dott.ssa Cristina Melazzi) che favorirono lo sviluppo di quel lavoro.
Rispetto al caso precedente, l’obiettivo di conservazione e valorizzazione di determinati comparti rurali, come quei paesaggi di mezza montagna attraversati da manufatti in pietra a secco, motivò da subito la nostra diretta partecipazione a “P-Art, una pietra sopra l’altra” – il progetto a cui l’indagine era subordinata. Ciononostante, ancor oggi restano alcuni elementi di delusione.
Può un lavoro ben fatto rimanere relegato negli uffici di una decina di amministratori? Può il film-doc che doveva raccontare l’indagine sul campo, che contiene testimonianze di persone emblematiche, tra cui i “nostri” Gianni Carsana e Maurizio Mazzoleni, non essere stato presentato ufficialmente e promosso tra addetti ai lavori e popolazione, con presentazione dedicata?
Sì, è accaduto in entrambi i casi. La mancanza di replicabilità e sostenibilità di determinate azioni progettuali lascia spesso sgomenti. Ancor di più lascia senza parole l’agire politico di enti che avrebbero tutti gli interessi nel restituire al territorio risultati concreti e indagini puntuali. Eppure non sempre, purtroppo per noi, il “dare voce” diventa fine condiviso tra ricercatori e committenti.
Va contrastata con forza l’idea di una valorizzazione culturale di saperi e territori che transiti, solo ed unicamente, attraverso finanziamenti non strutturali. Le Istituzioni e i musei etnografici non hanno bisogno di azioni sporadiche che recano con sé obiettivi e risultati non sempre chiari. Purtroppo, sovente, siamo stati chiamati a collaborare con persone che non coglievano nei saperi di lunga data dei fondatori la capacità di riportare istanze e nuove visioni di interesse sul territorio. È innegabile che una sorta di opportunismo, sottostante per certi aspetti ad alcuni progetti, non lambisca minimamente gli scopi di chi, spesso a titolo volontario e per passione, sottrae tempo ed energie alle relazioni più prossime per sottoscrivere una sorta di “patto sociale” con visitatori, scolaresche e curiosi. Un patto che per “dare voce” alle storie dei più dimenticati (come quelle dei nostri muratori e delle loro famiglie) ha bisogno di qualcuno che, pazientemente, si metta in ascolto di quelle stesse persone che i musei li hanno “costruiti” anche per salvaguardare spazi di democrazia e non per una mera visione di consumo.
Dialoghi Mediterranei, n. 68, luglio 2024
Note
[1] La redazione è a cura di Cristina Melazzi (relatrice del Progetto Ca’ Martì 2004, Referente scientifico 2008/2019 e attualmente componente del Direttivo APS quale responsabile etnografica) e, per il documento finale ‘Non è una questione di brand’, di Daniele Vanoli (Presidente APS e coordinatore di progetti). Assistenza informatica: Graziano Morganti.
[2] Il Comune di Carenno (635/1.407 metri slm, oggi 1400 abitanti) avvia il progetto grazie ad un bando turistico/culturale di Provincia di Lecco, con il sostegno di Comunità Montana Valle San Martino e la collaborazione di Scuola edile Espe Lecco, Organizzazioni Sindacali ed altri partners pubblici e privati. Il museo è dotato da gennaio 2009 di Atto Istitutivo e Statuto e dal 2011 di Regolamento, aggiornato nel 2019.
[3] Attualmente ricopre l’incarico Fabio Bonaiti, archeologo medievista, direttore dell’Ecomuseo Val San Martino di cui anche Ca’ Martì fa parte. La Convenzione Comune/Associazione, rinnovata periodicamente dal 2015 fino a dicembre 2025, prevede un contributo annuale di €. 2.500.
[4] Carenno, 04 maggio 2005, registrazione di Cristina Melazzi e Sandro Tironi
[5] Angelo Borghi in AA VV, a cura di A. De Battista e C. Melazzi, Muratori della Valle San Martino, collana Ricerche di etnografia e storia n. 14, Cattaneo 2009: 50/53 e note
[6] E. de Martino, Il problema dellafine del mondo, in Tra furore e valore: Ernesto de Martino. Scritti e testimonianze. Il de Martino. Bollettino dell’I.D.M. n. 5/6-1996:161/166
[7] Per riscoprire i valori tecnici, storici e umani del lavoro del muratore in Aa. Vv., Muratori della Valle San Martino, collana Ricerche di etnografia e storia n. 14, Cattaneo 2009: 251/253.
APPENDICE
I video del Museo Ca’ Martì:
♦ Ca’ Martì: un cantiere speciale 2005-2008
Riprese Beppe Raso Coordinamento Cristina Melazzi – 2009 (12’35’’)
♦ Ca’ Martì: storia di un edificio esemplare
Raccontata dallo stratigrafo Francesco Macario
Riprese Beppe Raso Coordinamento Cristina Melazzi – 2009 (19’52’’)
♦ Le risorse del territorio
Pietre ciottoli spolverino legname
Riprese Beppe Raso Coordinamento Nicola Pigazzini, Cristina Melazzi- 2009 (7’37’’)
♦ Cantiere dimostrativo di rifacimento muro a secco
Parco di Montevecchia e del Curone – Agricollina
Associazione Gruppo Muratori e Amici di Ca’Martì – Riprese 2011 (24’07’’)
♦ Costruire memoria
Incontro con le esperienze professionali vissute.
Progetto didattico “Muratori ieri, oggi, domani”
Ca’ Martì con Istituto I. S. Badoni Corso per Geometri Lecco, Collegio dei Geometri Lecco, Fotoclub Lecco, ESPE Lecco. Riprese Cristina Melazzi – Anno scolastico 2010/11 (50’44’’)
♦ I musei raccontano il territorio
A cura del Sistema Museale della Provincia di Lecco – 2012 (20’02’’)
♦ Ol gredès
Ricostruzione di tramezzo a struttura lignea e intonaco a spolverino
Associazione Gruppo Muratori e Amici di Ca’Martì – Riprese Graziano Morganti 2016 (18’44’’)
♦ Ca’ Martì Radici di pietra
Storie di alternanza (1° classificato)
Istituto Superiore Lorenzo Rota, Calolziocorte – classe 4ª C – CAT costruzione, ambiente e territorio
Simone Mancini, Ginevra Rosa, Alessandro Milani, drone Beppe Raso – a. s. 2018-2019 (6’)
♦ Pietra su pietra
Immagini dal Corso Muri a secco 2018/2019
Riprese e montaggio Simone Mancini con Associazione Gruppo Muratori e Amici di Ca’Martì – 2019 (25′ 49″)
♦ Sui passi dei muratori
Passeggiata sull’antico sentiero da Foppenico di Calolziocorte a Carenno (estratto)
Testimonianza Gianni Carsana
Associazione Gruppo Muratori e Amici di Ca’Martì – 2021 (12′ 45″)
♦ Che bèi sas. Costruire a secco
Indagine sul campo in quattro tappe
GAL 4 parchi Lecco Brianza – Progetto P-Art. Una pietra sopra l’altra
Riprese e regia Paolo Pioltelli
Ricerche e consulenza: Associazione Gruppo Muratori e Amici di Ca’ Martì – 2023 (48′ 16″)
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Cristina Melazzi, laureata con tesi in etnologia Una ricerca sul canto popolare lombardo di filanda (1972) in parte pubblicata in R. Leydi Como e il suo territorio, ha collaborato con Istituto E. de Martino (Ricerca Adda 1973/74). Ha condotto ricerche, lavorato per pubblicazioni e documentari su temi etnografici relativi all’area lombarda. Dal 2004 incaricata dal Comune di Carenno (LC) per progetto e ricerca etnografica per la creazione di Ca’ Martì. Il Museo e la Valle dei muratori (2008), cura con A. De Battista il volume Muratori della Valle San Martino (2009). Referente scientifico del museo fino al 2018, è attualmente nel Direttivo dell’Associazione che lo gestisce, quale responsabile etnografica.
Daniele Vanoli, è maestro di scuola primaria. Sta ultimando il percorso accademico in Scienze della formazione primaria (Unimib). Si occupa di Musei dal 2014. Formazione al Museo Thyssen Bornemisza, Madrid (Es) 2014. Con l’Associazione Gruppo Muratori e Amici di Ca’ Martì aps (di cui è Presidente dal 2023) ha curato i Progetti: Ca’ MarTeen (2018), Open! Radici in movimento (2020) e Sui passi dei muratori (2022).
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