Telegrammi, lettere autografe, appunti, minute, documenti ufficiali e privati, giornali locali, ritagli, fotografie in bianco e nero e a colori sono la memoria recuperata di un lungo periodo della recente storia politica locale e regionale dal dopoguerra fino agli anni Ottanta. Circa quarant’anni di attività che hanno attraversato la complessità di una Sicilia isolata ma feconda di idee, ideali e valori con i quali sono cresciuti molti giovani che poi hanno intrapreso attività e professioni in campi diversi.
Questo patrimonio, nel quale si può leggere molto più di quel che dicono le carte, rischiava di andare perduto se non fosse stato per la pervicace attenzione della famiglia dell’onorevole Nino Montanti, e in particolare della figlia Laura, avvocato ed ex assessore al Comune di Erice, unica dei cinque figli a seguire il padre nel terreno appassionato della politica, di voler portare a termine un proficuo e sentimentale lavoro di recupero.
Così è nato l’Archivio politico e personale dell’onorevole Nino Montanti che con decreto (n. 83 del 2023) del ministero della Cultura ha ottenuto il riconoscimento di archivio di «interesse culturale in considerazione del suo interesse storico particolarmente importante non solo per la narrazione e la ricostruzione della storia della Sicilia del secondo dopoguerra, ma certamente anche per la storia delle riforme sociali ed economiche, delle lotte politiche e civili, dei vari movimenti sociali e culturali che contraddistinsero il Novecento». L’Archivio è sottoposto alla disciplina del Codice dei beni culturali e del paesaggio.
La lettura dei documenti parlamentari rivela – è scritto nella motivazione – come l’on. Montanti «non abbia mai abbandonato la Sicilia e il suo popolo, fatto di braccianti contadini e pescatori, ovvero di povera gente che viveva dei frutti del proprio lavoro in condizioni di estrema miseria e disagio sociale. Molti dei suoi discorsi fatti tendono a riforme e concessioni di contributi all’agricoltura, soprattutto anche alle aziende agricole, in occasione di danni dovuti alle calamità naturali. Sua, insieme ad altri onorevoli del Partito Repubblicano, sarà la prima proposta di legge per istituire un fondo di solidarietà nazionale contro le avversità atmosferiche».
Riordinati, catalogati e digitalizzati, i documenti sono ora consultabili da chi vorrà tornare indietro e studiare i movimenti e la realtà socio politica di quegli anni e , nell’era in cui la carta ha ormai segnato il passo, far tornare alla luce un patrimonio materiale e immateriale così consistente e voluminoso, assume un valore ancora più importante. La documentazione, ordinata e catalogata dell’esperta archivista Patrizia Badalucco, è rimasta custodita per anni nella casa-ufficio dell’onorevole Montanti, ad Erice in via Guglielmo Marconi, nel quartiere del cosiddetto “borgo” dove tutto era iniziato, ed ora è stata salvata dall’oblio anche grazie alla pubblicazione di un volume prezioso (Il Sole editrice), graficamente ordinato e curato, che contiene le tante tracce dell’Archivio diviso per sezioni e corredato da una considerevole documentazione fotografica che riporta in vita donne, uomini, luoghi e situazioni protagonisti in un altro tempo di storie pubbliche e private.
Proprio da un manipolo di ragazzi poco più che adolescenti, alcuni ancora con i calzoni corti, che hanno abbracciato le idee del Partito Repubblicano Italiano e che facevano base al Circolo Mazzini, diventato il loro quartier generale, nacque e si sviluppò l’idea di muovere una piccola rivoluzione capeggiata appunto dall’onorevole Nino Montanti, giovane capace, carismatico e schietto.
Montanti (nato ad Altofonte nel 1928 e morto a Valderice nel 1983) aveva aderito giovanissimo al Partito Repubblicano Italiano e partecipato al referendum per la Repubblica nel 1946. Vice sindaco e poi sindaco di Erice (dal 1956 al 1963), è stato deputato nazionale dal 1963 al 1968 nella IV legislatura e nella V dal 1968 al 1972). Deputato regionale nel 1976, segretario provinciale della Uil nei primi anni ’70 è stato anche giornalista. Con un gruppo di coetanei, infatti, aveva fondato e diretto il settimanale “Trapani Nuova” stampato dalla fine del 1959 fino 1995, diventato punto di riferimento cittadino e per i tanti trapanesi/ericini emigrati in Italia e all’estero. Ma Montanti divenne anche il promotore di molte iniziative culturali e sportive, fondando la squadra di basket dell’Edera Trapani.
L’impegno dell’uomo e del politico può essere raccontato nelle sue mille sfaccettature che nell’Archivio si ritrovano a comporre un puzzle complesso ma unitario nello stesso tempo, tenuto insieme da un fil rouge che accomuna gli eventi e mette in luce anni in cui l’attività politica e sindacale non si svolgeva nel chiuso delle stanze e per interessi personalistici e di pochi ma, animata da uno spirito di legalità, aveva una funzione sociale, esempio per giovani virgulti. Tempi che oggi ci appaiono lontanissimi.
L’Archivio personale e politico – recentemente presentato al Museo regionale A. Pepoli, a pochi passi dai luoghi da cui tutto è iniziato – si compone di oltre 1.300 documenti e 455 fotografie e video. Tra questi l’intera collezione, 1.345 giornali, del settimanale “Trapani Nuova”, il periodico fondato da Montanti insieme agli amici Nanai Lo Sciuto, Franco Manca, Nenè Schifano e Alberto Sinatra e Mario Gallo. L’Archivio annovera anche lettere autografe di Ugo La Malfa, Sandro Pertini, Oronzo Reale, Libero Grassi, Raffaele Vanni, Antonio Maccanico, Ludovico Corrao, Dino Grammatico e altri esponenti della politica nazionale e regionale di quel tempo; molte testimonianze dell’attività svolta in favore della Repubblica nel referendum del 2 giugno 1946; atti relativi all’attività politica e amministrativa svolta da Montanti in qualità di presidente dell’Ente Acquedotti Siciliani dal 1973 al 1975, di deputato questore all’Ars (dal 1976 al 1981) e di tanto altro ancora.
«L’esistenza dell’Archivio – scrive Patrizia Badalucco – è dovuta esclusivamente all’ingegno, alla personalità, alla volontà e all’istinto conservativo per una memoria storica del soggetto produttore che lo ha posto in essere e al quale si deve la scelta della documentazione che ha ritenuto opportuno conservare».
Nella sezione “fotografie e video” ci sono testimonianze di eventi di rilevanza sociale avvenuti ad Erice. Alcune documentano, per esempio, la visita della signora Carla Bissatini, allora presidentessa della Croce Rossa Italia e moglie di Giovanni Gronchi, terzo presidente della Repubblica; c’è un breve filmato realizzato dal regista ericino Pietro Salerno che documenta l’arrivo del conte Gaetano Marzotto nel 1957, ci sono immagini della prima funivia, degli “schifazzi” al porto di Trapani e delle folte pinete ericine. L’originale della pellicola è stata donato alla filmoteca del Centro regionale per l’Inventario, la catalogazione la documentazione dell’Assessorato regionale ai Beni culturali.
Nella sezione che custodisce il giornale “Trapani Nuova” (nato con il nome “La Voce del Borgo”) si possono leggere posizioni decise a sostegno del Partito Repubblicano e tra queste molte denunce sulla cattiva amministrazione delle città e inchieste giornalistiche sulla mala politica. Nel 1967 la Terza pagina del giornale venne affidata al poeta e saggista Nat Scammacca che aveva scelto Trapani come città di adozione, uno dei fondatori dell’Antigruppo, movimento artistico e culturale siciliano che operò per circa venti anni in tutta la Sicilia, e al quale aderirono personalità in campo culturale e artistico tra cui Nicolò D’Alessandro, Gianni Diecidue, Rolando Certa, Ignazio Apolloni, Carmelo Pirrera, Antonino Contiliano e molti altri.
«Il nostro compito era quello di fare sì che tutto questo patrimonio non andasse disperso – dice oggi Laura Montanti – è stato un lavoro lungo e a tratti anche nostalgico e doloroso perché ha riportato in vita persone che non ci sono più, i miei genitori e tanti altri amici con i quali siamo cresciuti e ci siamo formati, ricordi che sono riaffiorati da un passato rimasto sempre ben custodito dentro di noi che ha un valore attuale. Il contributo che in quel periodo è stato dato alla società non va dimenticato, l’idea di credere fermamente nei valori etici e morali della politica, a servizio del cittadino e del territorio, è un insegnamento che dovrebbe essere consegnato alle nuove generazioni. Sono contenta perché alla fine di questo lavoro durato oltre due anni, oggi tutto questo è stato. recuperato. Documentare l’esistenza di queste piccole realtà italiane che hanno dato prova di coraggio e di onestà può dare un contributo positivo».
Chiarisce meglio e analizza con “la giusta distanza” la sua ricerca appassionata quando Laura Montanti nella prefazione del libro scrive: «Non debba apparire che in tale nostro giudizio l’affettuoso ricordo del padre abbia fatto velo allo sguardo oggettivo e distaccato con il quale vengono osservati e giudicati i fatti: tali e tanti sono in questo senso gli elementi a supporto per poter affermare che Nino Montanti è stato un protagonista in positivo della sua epoca».
L’impegno civile, la dialettica e le contrapposizioni nelle idee e nel pensiero emergono da tanti scritti e da documenti che legavano quegli uomini, idee che erano riconosciute anche dalle parti politiche avverse. In questo contesto emergono, con la genuinità di quell’epoca, anche le gite fuori porta, le scampagnate spensierate, la semplicità della vita quotidiana, la solidarietà nell’affrontarla, la condivisione delle gioie e dei lutti che coinvolgevano la piccola comunità, il sentire comune, il volersi battere insieme per un’idea.
C’è pochissimo di tutto questo nella “nuova” concezione del fare politica per i territori, soprattutto in quelli che sono rimasti indietro e soffrono maggiormente rispetto ad altri. Lasciamo allora che sia il passato a raccontare quello che è stato, può indicare una strada da percorrere. L’on. Montanti, scomparso giovane a causa di una malattia, il giorno prima della morte avvenuta a Valderice il 7 marzo 1983 durante una seduta di dialisi, ha presieduto il 18° congresso provinciale del Partito Repubblicano, svoltosi a Marsala e protrattosi fino a tarda notte.
Dialoghi Mediterranei, n. 68, luglio 2024
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Mariza D’Anna, giornalista professionista, lavora al giornale “La Sicilia”. Per anni responsabile della redazione di Trapani, coordina le pagine di cronaca e si occupa di cultura e spettacoli. Ha collaborato con la Rai e altre testate nazionali. Ha vissuto a Tripoli fino al 1970, poi a Roma e Genova dove si è laureata in Giurisprudenza e ha esercitato la professione di avvocato e di insegnante. Ha scritto i romanzi Specchi (Nulla Die), Il ricordo che se ne ha (Margana) e La casa di Shara Band Ong. Tripoli (Margana 2021), memorie familiari ambientate in Libia.
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