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Un omaggio ad Annabella Rossi in una mostra di fotografie sul lavoro tradizionale

img-20240620-wa0007di Elisabetta Silvestrini 

La Biblioteca e l’Archivio Storico del Comune di Sora (FR) hanno organizzato una mostra di fotografie e documenti, “L’artigianato locale”, aperta dal 28 giugno al 21 luglio del 2024 nel Chiostro della Biblioteca stessa. La mostra ha avuto la sua motivazione nell’intento di valorizzare un corpus fotografico da tempo conservato nelle raccolte della Biblioteca: si tratta di documenti che, in base ad un progetto di realizzazione di un museo ideato nella prima metà degli anni Ottanta del Novecento, erano stati acquistati presso il Museo delle Civiltà di Roma (allora denominato Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari) nel 2001. Coerentemente con la progettazione di un museo del territorio, i contenuti delle fotografie (in tutto 34) e dei documenti archivistici riguardano infatti le attività di lavoro, l’artigianato e la cultura materiale del Sorano e in genere del Lazio meridionale.

Il dato più interessante di questa piccola mostra – nella quale, intelligentemente, si è scelto di non esporre gigantografie ma foto nel formato 18×24, il più usato in ambito di studio e ricerca – è il fatto che le immagini sono opera dell’antropologa Annabella Rossi (1933-1984), che le aveva realizzate negli anni tra il 1964 e il 1974. Le immagini ritraggono lavori artigianali domestici, e oggetti finiti come attrezzi agricoli, strumenti per la pesca, imbarcazioni fluviali; notevole la serie delle fotografie che documentano i banchi di vendita allestiti in occasione della festa della Madonna di Canneto di Settefrati (FR), nei quali sono esposti cesti, recipienti di terracotta, di latta, rame o metallo, cordami, strumenti agricoli, rosari e souvenir religiosi, ciondoli e distintivi. Integrano la mostra alcune fotografie realizzate nel 1974, da chi scrive, e che documentano la lavorazione di recipienti in terracotta nel laboratorio dei vasai Santucci e Di Cresce a Pignataro di Broccostella (FR).

Canneto, 1973 (p. Annabella Rossi)

Canneto, 1973 (p. Annabella Rossi)

Le fotografie di Annabella Rossi, esposte nella mostra, sono espressione di due significativi periodi, gli anni Sessanta e gli anni Settanta, pienamente coerenti con il percorso professionale e di ricerca dell’antropologa. Dotata di una formazione da archeologa e preistorica, ma fortemente influenzata dall’incontro con Ernesto De Martino (1959), Annabella realizza la sua vasta ricerca sulla ritualità centromeridionale, ma non smette mai di documentare la cultura materiale, sia con lavori specificamente finalizzati sia all’interno dei temi della festa e della religione popolare; e inoltre, come funzionaria nel Museo, ha promosso l’acquisto o la donazione, per le raccolte museografiche del Museo romano stesso, di alcune serie di oggetti particolarmente significativi.

Come è noto, la ricerca antropologica di Annabella Rossi ha le sue radici nella temperie culturale del secondo dopoguerra, con il nuovo dibattito etico-politico, al quale hanno aderito quegli intellettuali che si sono occupati di cultura popolare, Levi, Dolci, Scotellaro, De Martino, Montaldi. Nelle successive ricerche ed “esplorazioni” (sul tarantismo, sulla cerimonialità popolare, sul Carnevale, sul ritorno a “Sud e Magia”) Annabella ha sempre riservato un posto d’onore alla documentazione audiovisiva, in particolare alla fotografia, come lei stessa dichiara: 

Annabella Rossi

Annabella Rossi

«[…] Lavorando con De Martino ho capito l’importanza scientifica che poteva avere una serie di immagini che accompagnassero il testo ed in certi casi, anche solo quelle. Certo, la fotografia di un antropologo non è la stessa che nello stesso luogo e nella stessa situazione esegue un fotografo professionista. Infatti, per quanto un fotografo si sforzi di fare sue le indicazioni di un etnologo, se non conosce a fondo la problematica che sottende la ricerca, può fare ottime fotografie che tuttavia – se non per un caso – non colgono gli aspetti fondamentali dell’avvenimento.

Non sono una fotografa e i miei amici professionisti mi fanno spesso e giustamente tante critiche sulla qualità dei miei documenti. Rendendomi conto dell’importanza di un volto, di un gesto, di un rapporto tra persone, di un dettaglio che per altri è insignificante, mi sono abituata ad usare “naturalmente” la macchina fotografica, anche perché, a mio parere, spesso una intera pagina non riesce a documentare, né a trasmettere ciò che può una sola immagine […].

[…] Qualche volta mi è capitato di lavorare con Ferdinando Scianna che mi ripete sempre che la differenza che c’è tra lui e me consiste nel fatto che io documento analiticamente, mentre lui tende a dare un’immagine sintetica dei fatti. È proprio così che io fotografo. Mi servo della fotografia per analizzare la realtà che studio: l’operazione di sintesi avviene dopo, in un ulteriore momento del mio lavoro al quale l’esame delle mie fotografie contribuisce notevolmente […]» [1]. 

Dialoghi Mediterranei, n. 69, settembre 2024 
Note
[1] Citato da Annabella Rossi e la fotografia: vent’anni di ricerca visiva nel Salento e in Campania (mostra a Salerno, Lecce, Roma, Napoli, maggio 2003-aprile 2004),  a cura di Vincenzo Esposito, Napoli, Liguori, 2003: 23. 

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Elisabetta Silvestrini, ha effettuato ricerca in ambito italiano, privilegiando temi come la cultura materiale, l’antropologia dell’abbigliamento, l’antropologia dell’immagine, la “cultura della piazza”, l’antropologia storica, l’antropologia religiosa. Dal 1980 ha lavorato come etnoantropologa nel Ministero per i Beni e le Attività Culturali, prima nel Museo ATP, poi, dal 2003 al 2013, nella Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per il Lazio. Dall’a.a.2001al 2011 è stata professore a contratto di discipline etnoantropologiche presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, e dal 2011 al 2015 presso l’Università di Macerata; attualmente è docente presso la Scuola di Specializzazione DEA dell’Università di Roma Sapienza. Ha conseguito nel 2013 l’Abilitazione Scientifica Nazionale (seconda fascia). È vicedirettore di Erreffe (La Ricerca Folklorica). Ultime pubblicazioni, come autrice e come curatrice: Spettacoli di piazza a Roma (2001); Abiti e simulacri, in R. Pagnozzato (a cura di), Donne Madonne Dee (2003); Simulacri vesti devozioni (2010); Acque, pietre, fuochi, alberi. Rituali di guarigione nei santuari e luoghi di culto del Lazio (2014); Confini, toponimi, luoghi stregati (2014, insieme a Milvia D’Amadio); Simulacri “da vestire” a sud di Roma e nel Lazio meridionale (2016); Amatrice. Dal cibo dei poveri alla notorietà gastronomica (2017); Statue, culti, sacre parentele (2017); Gustavo Cottino. Una vita da impresario e imbonitore (2018); Il potere del ferro (2019); I cardatori itineranti di Pietracamela (2020); Una ricerca per un museo (2020). Insieme a Francesca Fabbri e Alessandro Simonicca ha curato il volume Etnografie di materiali e pratiche rituali (2022).

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