Stampa Articolo

Il monumento sepolcrale di Alessandro V nel cantiere del “bel” San Francesco in Bologna

Figura 1. La tomba vista da Alfonso Chacón. Alphonsus Ciacconius. Fonte: Alphonsus Ciacconius, Vitae et res gestae Pontificum Romanorum et S.R.E. Cardinalium ad initio nascentis Ecclesiae usque ad Clementem IX P.O.M., vol. 2 (Romae: cura, et sumptib. Philippi, et Ant. de Rubeis, 1677): 777-778.

La tomba vista da Alfonso Chacón. Alphonsus Ciacconius.
Fonte: Alphonsus Ciacconius, Vitae et res gestae Pontificum Romanorum et S.R.E. Cardinalium ad initio nascentis Ecclesiae usque ad Clementem IX P.O.M., vol. 2 (Romae: cura, et sumptib. Philippi, et Ant. de Rubeis, 1677): 777-778

di Filippo Galletti 

Introduzione 

Il tema dell’opera restauratrice di Alfonso Rubbiani e del neomedievalismo bolognese è stato accuratamente studiato nei decenni. In questo tempo sono state affrontate diverse questioni: la biografia del “restauratore” bolognese, la sua concezione di restauro, i lavori e i progetti che hanno interessato gli edifici più significativi della città di Bologna, come palazzo Re Enzo o il “bel” di San Francesco, il volto medievale della città e l’impianto urbanistico [1]. Recentemente, l’attenzione degli studiosi si è soffermata in particolar modo sul patrimonio archivistico e documentario conservato presso enti, biblioteche e conventi, permettendo così ai ricercatori di usufruire di validi strumenti di ricerca e di approfondire aspetti forse meno noti di quella importante stagione artistica e culturale [2].

Rubbiani e la sua gilda lavorarono alacremente anche su manufatti e monumenti, come testimonia la vicenda del monumento sepolcrale di Alessandro V, eletto papa durante il concilio di Pisa nel 1409, e conservato nella Basilica di San Francesco.

Nato a Creta col nome di Pietro Filargo, francescano, fu professore a Parigi e probabilmente a Pavia, divenne arcivescovo di Milano nel 1402 e poi fu ordinato cardinale nel 1405. Figura di rilievo nella vita politica e intellettuale dell’Italia centrosettentrionale, nel giugno del 1409 venne eletto papa dal concilio di Pisa nel tentativo di ricomporre lo scisma d’Occidente, diviso tra l’obbedienza a Gregorio XII e a Benedetto XIII, che vennero deposti nel corso di quello stesso concilio. Lasciata Pisa nel novembre del 1409 per sfuggire alla peste, si recò a Bologna, dove giunse all’inizio del 1410. Non raggiunse, tuttavia, mai Roma, poiché la morte lo colse il 3 maggio del 1410. Alessandro V fu quindi sepolto nella Basilica di San Francesco di Bologna, unico caso di sepoltura di un papa nella città felsinea, dove tuttora si trova [3].

Il monumento funebre fu realizzato nel corso del XV secolo in due fasi distinte. Secondo il Vasari, l’autore dell’opera fu Nicola di Pietro d’Arezzo [4], ma in verità sotto questo nome il Vasari unì due artisti: Niccolò di Pietro Spinelli, aretino, e Nicolò di Pietro Lamberti, fiorentino. Alfonso Rubbiani, seguendo le opinioni di Adolfo Venturi [5], ritenne che l’intera opera fosse attribuibile a Sperandio Savelli [6]. Fu, infine, Francesco Filippini a distinguere nell’opera la mano di due artisti diversi, corrispondenti a due fasi costruttive distinte [7]. L’artefice del monumento sepolcrale di Alessandro V in origine fu il fiorentino Nicolò di Pietro Lamberti, che arrivò a Bologna intorno alla metà degli anni Venti del Quattrocento, probabilmente 1423 [8], dopo aver lavorato nei maggiori cantieri fiorentini e a Venezia. Nella sua forma primigenia, la tomba – presumibilmente addossata dietro al muro del coro della chiesa, come la vide il Vasari nel XVI secolo e come dimostrano monumenti coevi come quelli di Anton Galeazzo Bentivoglio e di Niccolò Fava in San Giacomo –, doveva probabilmente apparire come un’arca sorretta da mensole, nella quale stava adagiata la figura del pontefice, sovrastata dalle statue della Vergine col Bambino e dei santi Francesco e Antonio [9]. Successivamente, intorno alla fine del 1482, al monumento lavorò il mantovano Sperandio Savelli, documentato a Ferrara soprattutto come medaglista, ma anche a Bologna tra il 1478 e il 1488. Con il suo intervento il sepolcro assunse un aspetto rinascimentale, superando così il tono gotico impostato dal Lamberti.

Per ciò che concerne la vicenda del monumento in età moderna, il Rubbiani, attraverso ricerche d’archivio, segnala che il monumento fu restaurato in due occasioni: nel 1584 da frate Battista Pagani dei Zanettini e nel 1672. Probabilmente, in occasione del restauro del 1584, il muro venne affrescato con un drappeggio rosso a mo’ di sfondo del monumento, e con una mezza figura del Padre Eterno sopra la statua della Madonna, sostituendo probabilmente un affresco più antico; i resti di questi lavori erano ancora visibili nel 1893 [10]. La veduta d’insieme doveva essere molto simile a quella riportata dall’erudito spagnolo Alfonso Chacón nel suo lavoro del 1677 sulla vita e sulle gesta dei pontefici [11].

Figura 2. La tomba nel cimitero comunale. Fonte: «Cronaca dei lavori di ristauro alla chiesa monumentale di S. Francesco in Bologna, illustrata con notizie storiche, fotografie, disegni per cura della Fabbriceria. Cartella 5. Studi e lavori relativi al ristauro della tomba di papa Alessandro V 1889-1893», 1893-1889, b. 24, Archivio di San Francesco.

La tomba nel cimitero comunale.
Fonte: «Cronaca dei lavori di ristauro alla chiesa monumentale di S. Francesco in Bologna, illustrata con notizie storiche, fotografie, disegni per cura della Fabbriceria. Cartella 5. Studi e lavori relativi al ristauro della tomba di papa Alessandro V 1889-1893», 1893-1889, b. 24, Archivio di San Francesco

Il monumento sepolcrale rimase nella Basilica fino all’inizio dell’Ottocento; fino  a quando, chiusa la chiesa e convertita in dogana [12], esso fu demolito e trasportato in pezzi al Cimitero comunale presso la Certosa, da poco aperto. I frammenti furono ricomposti solo nel 1837 nella Sala denominata delle Tombe del Secolo XV, tuttavia, molte parti risultarono mancanti o danneggiate. Per questo motivo, in occasione della sua ricomposizione, le parti mancanti (cassa, nasi, piedi) e mutilate (gli stemmi) si rifecero con scagliola e tinteggiate di calce [13]. 

Il risultato del lavoro fu immortalato nel 1840 da Salvatori Muzzi nel secondo volume dell’Eletta dei monumenti più illustri della città di Bologna [14].

A questo punto, nel 1878 un gruppo di cittadini bolognesi, fra i quali figuravano Alfonso Rubbiani e il conte Nerio Malvezzi, avanzò trattative con il Governo e il Comune di Bologna per la cessione del tempio di San Francesco a una costituenda Fabbriceria, con lo scopo di curarne la riapertura e il restauro artistico. La Commissione per la Fabbriceria di San Francesco si costituì così il 18 dicembre del 1880; mentre la cessione definitiva, tramite rogito, avvenne il 20 febbraio 1886 [15]. Con esso, il Comune cedette allo Stato l’ex chiesa di San Barbaziano e una tettoia fuori Porta Lame in cambio del tempio di San Francesco che venne a sua volta consegnato all’arcivescovo «per riaprirlo e mantenerlo al culto e all’arte» [16].

Figura 3. La tomba vista da Salvatore Muzzi. Fonte: Salvatore Muzzi, «Monumento sepolcrale di papa Alessandro Quinto nel cimitero comunale di Bologna», in Eletta dei monumenti più illustri e classici, sepolcrali ed onorarii di Bologna e suoi dintorni, compresi gli antichi del cimitero, vol. 2 (Bologna: Litografia Zannoli - Tipi di Jacopo Marsigli, 1840).

La tomba vista da Salvatore Muzzi.
Fonte: Salvatore Muzzi, «Monumento sepolcrale di papa Alessandro Quinto nel cimitero comunale di Bologna», in Eletta dei monumenti più illustri e classici, sepolcrali ed onorarii di Bologna e suoi dintorni, compresi gli antichi del cimitero, vol. 2 (Bologna: Litografia Zannoli – Tipi di Jacopo Marsigli, 1840)

Con atto pubblico, l’arcivescovo di Bologna, cardinale Battaglini, il 5 aprile dello stesso anno incaricò una «eletta di egregi nobili giovani di questa città, animati da vivo sentimento di religione, e da amore dell’arte» [17] della cura, dei restauri e del decoro del tempio. Il gruppo si compose di sette membri: Nerio Malvezzi de’ Medici, presidente; Tommaso Boschi, segretario; Francesco Cavazza, tesoriere; Alfonso Rubbiani, Carlo Alberto Pizzardi, Luigi Salina e Giuseppe Grabinski, consiglieri.

Incaricato direttore dei lavori nel maggio successivo, Rubbiani mise a punto il suo metodo di restauro, seguendo i piani di lavoro da lui stesso progettati e già approvati in linea di massima dalla Commissione permanente di Belle Arti di Roma [18]. Così iniziarono i lavori sul fianco settentrionale della chiesa, dove progettò di demolire tutte le cappelle dei secoli XV-XVI con l’eccezione di quella dedicata a san Bernardino; successivamente, di procedere alla ricostruzione dei muri perimetrali, al consolidamento dei contrafforti, degli archi rampanti e alla ricomposizione del rosone. All’interno, si progettò la raschiatura degli intonaci e delle decorazioni compiute negli anni Quaranta dell’Ottocento in una momentanea riapertura del tempio per scopi liturgici.

Insieme a tutti questi interventi, l’attenzione della Commissione per la Fabbriceria di San Francesco si rivolse anche al monumento sepolcrale di Alessandro V. 

La vicenda del ritorno del monumento a San Francesco 

La questione del monumento sepolcrale venne per la prima volta affrontata il 18 maggio del 1887. Durante l’adunanza della Commissione il tesoriere conte Cavazza proponeva di domandare al municipio la restituzione del monumento sepolcrale; il presidente Malvezzi de’ Medici annunciava l’intenzione di raccogliere notizie storiche sul monumento per farne una pubblicazione; tale ricerca sarebbe stata poi allegata alla domanda di richiesta di fondi per il restauro a papa Leone XIII attraverso l’intercessione del cardinale Battaglini. La commissione approvava e incaricava il presidente di dare seguito alla proposta [19]. Cosa che avvenne il 29 novembre dello stesso anno: la Commissione, infatti, deliberò di rivolgere la domanda al municipio di Bologna per la restituzione a San Francesco del monumento sepolcrale di Alessandro V [20].

Tuttavia, la richiesta non venne evasa e il tema della tomba tornò a tenere banco più di un anno dopo. Il 7 febbraio del 1889 il Presidente ricordava nuovamente il voto espresso perché il monumento tornasse al tempio e richiamava altresì la speranza che nutriva il cardinale Battaglini nel pontefice affinché sostenesse le spese del restauro. Pertanto proponeva nuovamente di chiedere al comune la restituzione del monumento, chiedendo questa volta che il comune stesso sostenesse le spese del trasporto. Rubbiani interveniva ponendo la questione della sua collocazione una volta giunto in San Francesco. Benché in origine si trovasse nell’abside si conveniva di posizionare la tomba nella parete di fronte alla porta d’ingresso laterale, per non otturare la vista di un arco. La commissione deliberava di chiedere al comune l’autorizzazione per trasportare la tomba e di sostenere le spese; incaricava poi Rubbiani di fare il progetto artistico e finanziario del restauro [21].

Il 9 marzo, dunque, il presidente Nerio Malvezzi de’ Medici scriveva al sindaco di Bologna Gaetano Tacconi [22]. In essa ricordava che 

«quando la chiesa di S. Francesco fu per la prima volta chiusa, ne vennero asportati alcuni monumenti sepolcrali, che trovansi oggi al Cimitero Comunale, tra quali è storicamente ed artisticamente importante quello di Alessandro V Papa, che morì a Bologna, e che, per essere minorita, venne sepolto in S. Francesco. Pare a questa Commissione che il più retto modo di considerare i monumenti che oggi prevale, e di cui cotesta onorevole Giunta ha dato nobili saggi, suggerisca di ricollocare la tomba di Alessandro V nella chiesa di S. Francesco ove l’opera di Nicolò di Piero convenientemente sistemata riacquisterebbe pregio, e le ragioni della stessa sarebbero più rettamente osservate. Questa Commissione pertanto propone e chiede a cotesto Municipio la restituzione del Monumento, ed assicura che già si occupa dei necessari studii per il restauro del medesimo, confidando di sapere e potere trovare la somma occorrente al non lieve dispendio. E se il Municipio aderirà alla richiesta la Commissione collocherebbe provvisoriamente il monumento in una delle navate del tempio, e colla maggiore possibile alacrità curerebbe di trovare il denaro occorrente al definitivo restauro. La commissione poi, senza pretendere di entrare in considerazioni amministrative che spettano di diritto e di fatto alla on. Giunta, osserva che il Municipio asportando dal Cimitero Comunale il monumento di Alessandro V, acquisterebbe uno spazio libero che potrebbe utilizzare, e quindi non ritiene essere indiscreta domandando, che la tenue opera del trasporto del detto monumento dal Cimitero alla Chiesa di S. Francesco venga sostenuta dal Comune.
Il modo di procedere seguito dalla Commissione esclude assolutamente l’idea, che si vogliano far sostenere spesa dalle pubbliche amministrazioni per la chiesa di S. Francesco, visto che gli importanti restauri compiutivi vennero eseguiti esclusivamente con offerte di privati». 

La proposta presto arrivò in Giunta, la quale il 12 marzo deliberava «di aderire di buon grado a che la tomba di papa Alessandro V venga ricollocata in San Francesco, ma si dichiara dispiacente di non potere, per mancanza di apposito fondo, e non trattandosi di spese obbligatoria, assumere, di fronte alle disposizioni della nuova legge comunale e provinciale, il carico del trasporto di detto monumento»[23]. Seguiva il 18 marzo la risposta del sindaco stesso che, con dispiacere ricordava che 

«questa giunta municipale aderisce di buon grado a che la tomba di Papa Alessandro V sia restituita al tempio di S. Francesco ed ivi ricollocata, riconoscendo ciò conveniente sotto l’aspetto storico ed artistico. Ma è assai dispiacente di non potere ugualmente aderire all’assunzione a carico del Comune del trasporto di tale monumento dal Cimitero alla Chiesa, poiché di fronte alle rigorose e precise disposizioni della nuova legge comunale, già entrata in vigore, ed alla grave responsabilità in essa comminata agli amministratori del comune non è più permesso a questi di deliberare spese, per quanto tenui, se, come nel caso corrente, non abbiamo il loro riscontro in bilancio o non si tratti di spesa obbligatoria» [24]. 

Nel frattempo, il progetto parallelo di chiedere al pontefice di sovvenzionare i restauri del monumento proseguiva. Nella seduta del 5 aprile 1889 il presidente Malvezzi comunicava «che la istanza a Sua Santità, firmata da i componenti della Commissione per il restauro del monumento del papa Alessandro V, verrà inviata a Roma dal conte Acquaderni previe raccomandazioni che il cardinale arcivescovo Battaglini di degnerà di scrivere a tergo dell’istanza» [25].

Tre giorni dopo, l’8 aprile, il presidente Malvezzi de’ Medici ringraziava il sindaco Tacconi. Infatti, «la Commissione, quantunque, sprovveduta di mezzi, è impaziente di riavere detto monumento, tanto più che due suoi membri stanno facendo studi storici ed artistici relativi al Papa ed all’artista cui il sepolcro riguarda». E chiede «pertanto alla S.V. di volere disporre ed ordinare che la consegna ne venga fatta alla commissione il più presto possibile, e giacché cotesto municipio non può sostenere la lieve spesa del trasporto, la Commissione, malgrado la penuria dei suoi mezzi provvederà perché il bilancio del Comune non ne venga menomamente aggravato» [26]. Il Sindaco Tacconi si adoperava e l’11 aprile si indirizzava agli uffici IV e V perché «con tutta sollecitudine provvedano per la consegna del monumento in parola» [27].

Il 3 maggio il presidente comunicava durante la seduta della Commissione che il «cardinale Battaglini arcivescovo si è degnato di scrivere a tergo dell’istanza presentata alla Santità di papa Leone XIII per il restauro del monumento di Alessandro V» [28]. Rubbiani dichiarava di aver consegnato l’istanza al conte Giovanni Acquaderni che doveva recarsi a Roma. Infine, la Commissione affidava al presidente Malvezzi e a Rubbiani di regolare ogni cosa per la cerimonia di trasporto del monumento, compatibilmente con gli scarsi mezzi di cui dispone la Commissione [29].

Lo stesso giorno, dunque, Rubbiani scriveva una lettera all’ingegnere capo del Municipio Tubertini: 

«Anche a nome dei miei colleghi della Fabbriceria di S. Francesco ritengo la sua gentilezza a procurarci una risposta dell’on. Municipio riguardo la domanda fatta per avere la tomba di Alessandro V e purché ci determini quando e come possiamo accedere al cimitero per eseguire il trasporto di detta tomba in san Francesco. Al qual proposito mi permetto ricordare a V.S. la conversazione che si ebbe nel suo ufficio» [30]. 

Il giorno seguente rispondeva l’ingegnere: 

«mi pregio significare che questo Ufficio, appena dal Sig. Sindaco fu ricevuta la lettera della Onorevole Commissione per la fabbrica di S. Francesco, in data 8 aprile, diede le necessarie disposizioni alla sezione cimitero ed all’Ing. di Città perché si prestassero alla consegna del monumento di Alessandro V tosto che ne avessero richiesta dalla commissione stessa, la quale non avrà per ciò che a delegare la persona all’uopo incaricata, che dovrà avere la gentilezza di presentarsi in quest’ufficio per i necessari accordi» [31]. 

Si presero dunque gli accordi necessari e si organizzò la cerimonia, che ebbe luogo venerdì 17 maggio 1889.  Ad essa convennero, così come attesta il verbale del rogito redatto dal notaio Alberto Pallotti di San Giorgio di Piano in occasione dell’evento [32], il cardinale arcivescovo Francesco Battaglini, i signori conte Malvezzi, marchese Boschi, cavaliere Rubbiani e conte Cavazza quali componenti della Commissione per la Fabbrica di San Francesco; il signor Giovanni Papa, economo del Cimitero al municipio ed il signor Giovanni Conchi, capo sezione del Municipio. Assistettero anche due canonici, don Nicola Damiani e don Amedeo dei conti Ranuzzi, il caudatario don Piatelli, due canonici di San Petronio, diversi altri sacerdoti e molti cittadini attratti dalla curiosità di assistere alla cerimonia.

Dai resoconti dei giornali e dal rogito citato, abbiamo una descrizione abbastanza dettagliata degli eventi. Dopo pochi colpi di martello, penetrato il Rubbiani nel monumento, ne estrasse una piccola cassa di legno, senza fodere metalliche e di modesta apparenza. Si tolsero i sigilli ancora intatti e si procedette alla verifica degli avanzi del papa, consistenti nel teschio e nelle ossa [33]. Fu trovato anche un tubo, una sorta di astuccio cilindrico di metallo, racchiudente un altro cilindro di vetro, dentro al quale si trovò avvolta una striscia di pergamena lunga circa 20 centimetri e larga 10 con questa scritta: «Alexander V Pontifex maximuus obiit Bononiae anno 1410 in Ecclesia sui ordinis S. Francisci fratrum minor. convent. tumulat», che lo scrivano del notaio prontamente tradusse [34]. Riconosciute le ossa venne tracciata sul retro della pergamena una scritta in italiano: Oggi 17 maggio 1889 esumato in presenza dell’ecc.mo cardinale arcivescovo Battaglini e riportato dal Cimitero alla chiesa di San Francesco. Quindi la cassa venne rinchiusa con chiodi e cinta in croce e in diagonale da una fettuccia di seta rossa ai capi della quale furono apposti i suggelli di ceralacca con le armi dell’arcivescovo. Poi la cassa fu ricoperta di un ricco drappo cremisi, con sopra un piccolo triregno e il notaio lesse il rogito col quale il municipio consegnava al cardinale Battaglini il cadavere e il monumento di Alessandro V, perché fossero trasportati in San Francesco.

Intanto il cardinale Battaglini impartì la benedizione al piccolo feretro e recitò le preghiere dei morti, quindi il feretro fu trasportato nella chiesa, ove il cardinale celebrò messa. Il municipio offrì per il trasporto la carrozza di prima classe e con quella Alessandro V tornò in città alla chiesa di San Francesco. All’entrata del tempio, già affollato di pubblico, l’arcivescovo indossò i paramenti solenni, mitra e pastorale e, seguito dai canonici e dai minori conventuali rimasti alla custodia del tempio, salì all’altare dove impartì nuovamente la benedizione al feretro, mentre gli alunni della scuola privata di musica sacra diretta dal maestro Parisini intonarono il grandioso e solenne: Libera me domine di padre Martini. Cessato il canto, la cassa fu trasportata dietro l’altare e calata nella tomba dei frati [35].

Il giorno successivo, sabato 18 maggio, il segretario della commissione Tommaso Boschi, a nome del presidente Malvezzi, ringraziava il sindaco per aver concesso la carrozza di prima classe per il trasporto dei resti di papa Alessandro V [36].

La lettera venne letta in giunta il giorno seguente, 19 maggio. Tuttavia, l’assessore Prisco Egidio Conti, «avendo letto sui giornali che alla cerimonia eranvi rappresentanti del Municipio chiede spiegazioni intorno a ciò. Il Sindaco risponde che a niuno venne dato l’incarico di rappresentare il Municipio: naturalmente alla cerimonia, compiutasi nel Cimitero, eravi l’Economo Conchi e il capo sezione del cimitero, ma si trovavano colà per ragioni del proprio impiego. L’assessore Conti si dichiara soddisfatto della risposta, della quale desidera sia tenuta nel verbale» [37].

Il 21 giugno, in occasione della ventiquattresima seduta della Commissione per la Fabbriceria, Rubbiani informava che il monumento sepolcrale è stato scomposto nei suoi pezzi e attentamente trasportato dal Cimitero comunale alla chiesa di San Francesco, dove venne collocato nella sagrestia grande dentro apposito recinto; il conte Cavazza, inoltre, informava che l’istanza per il restauro del monumento del Papa è stata presentata al papa [38].

Il 1° luglio il presidente Malvezzi inviava copia del rogito del verbale della cerimonia del 17 maggio al sindaco Tacconi [39], che una decina di giorni dopo rispondeva ringraziando. Tuttavia, confessava di essere dispiaciuto di non aver saputo che «tale riconsegna sarebbe sì fatta per atto pubblico e direttamente alla persona di Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo perché mi sarei fatto un dovere di intervenire io pure personalmente» [40].

Il 25 luglio veniva data comunicazione nella seduta della Commissione che papa Leone XIII decideva di elargire 5000 lire per il restauro del monumento. Venne dunque fatta redigere una lettera di ringraziamento al Santo Padre. Rubbiani, pur compiacendosi della somma, riferì che le cinquemila lire serviranno appena per il restauro del tanto manomesso monumento, senza che si possa pensare ad altri lavori relativi al luogo ove dovrebbe collocarsi detto monumento. La commissione, dunque, non avendo preventivi per l’opera di restauro deliberava di rimettere ad altra seduta e affida al Rubbiani di fare gli occorrenti studi per una corretta proposta [41].

La proposta venne formulata nella successiva seduta, il 16 ottobre, quando il Rubbiani suggerì di collocare il monumento nella terza cappella dell’abside dal lato meridionale, un luogo che ritiene ben visibile e vicino alla sede originaria. Inoltre, «fatti i preventivi ritiene di spendere per il disegno, modellatura dei pezzi mancanti, arte muraria, iscrizioni, stemmi del papa e policromia L. 3.200, affinché le restanti L. 1.800 possano erogarsi nel riaprire la finestra antica e nel sistemare le pareti interne della cappella» [42].

La deliberazione del progetto venne presa nella seduta successiva, il 22 novembre. La commissione deliberò «che sia collocato il monumento di Alessandro V nella parete a destra dell’altare della terza cappella dell’abside dal lato della sagrestia e che venga riaperta l’antica finestra della cappella stessa, autorizza il Cav. Rubbiani a fare tutti questi studi e saggi che riterrà più opportuni per la buona riuscita dell’importante ristauro consociandosi all’uopo il Prof. Tartarini» [43].

Il 2 aprile 1890 il direttore dei lavori, Cav. Rubbiani, comunicava alla commissione che lavoravano al progetto anche i professori Barberi e Tartarini. Il progetto consisteva nel fissare la statua del pontefice con cemento idraulico sopra un lastrone di macigno, modellare in creta i frammenti mancanti del monumento e, cavata la forma in gesso, gittarli in cemento rosso. Tuttavia, espose delle riserve sulla decisione, da lui stessa caldeggiata, sul luogo di collocazione del monumento. Infatti, nella terza cappella dell’abside, il monumento avrebbe ingombrato la cappella stessa, in più, le condizioni di luce parevano sfavorevoli. La commissione prese atto dell’osservazione e lo invitò a fare ulteriori studi [44].

Il 10 giugno 1890 il Cav. Rubbiani proponeva di collocare il monumento in una delle campate della navata sud, o l’ultima o la penultima rispetto all’altare maggiore. Proponeva inoltre di dare incarico al presidente Malvezzi di occuparsi delle epigrafi da rinnovarsi e da farsi di nuovo per conservare le memorie relative al monumento sepolcrale. La commissione accoglieva le proposte [45].

I lavori, però, non erano ancora iniziati, e il 6 aprile 1891, quasi un anno dopo l’ultima relazione, il presidente Malvezzi sollecitava il Rubbiani a ricostruire il monumento. Il direttore si dispiaceva della lentezza degli artisti ai quali vennero affidati gli studi e l’opera del restauro, ma assicurava che in breve tempo si sarebbe dato principio alla ricomposizione dell’intero monumento [46].

Il 6 giugno il Rubbiani comunicava che il restauro procedeva e che si stava ricomponendo nel luogo destinatogli con deliberazione della commissione [47]. Il 27 novembre, invece, riferiva che «venne ricomposto a suo luogo tutto il materiale antico del monumento sepolcrale; attenendosi i disegni del prof. Tartarini per completare la parte mancante». Aggiunge assicurazioni che prima del giugno 1892 il restauro sarà compiuto [48].

La lentezza dei lavori, tuttavia, preoccupava il presidente, che in data 21 marzo 1892, fu costretto a sollecitare nuovamente Rubbiani e Tartarini, i quali assicuravano di compiere il lavoro entro l’estate [49].  La promessa non veniva però mantenuta e il 21 settembre il presidente Malvezzi chiedeva ancora a Rubbiani di sollecitarne il completamento; Rubbiani rassicurava [50]. Salvo poi, il 25 novembre, posticipare la data prevista di fine completamento dei lavori a Pasqua del 1893 [51]. Tuttavia, con anticipo rispetto alla previsione di Pasqua, il monumento veniva finalmente ricomposto e il 21 febbraio 1893 Rubbiani poteva darne lieta notizia alla commissione [52]. Il 10 ottobre 1893 nel monumento sepolcrale ricomposto, vennero tumulati i resti mortali del pontefice [53].

La scenografia del monumento sepolcrale fu poi conclusa tra il novembre 1897 e il luglio 1899, quando si decise di porre sopra al monumento di Alessandro V una vetrata a rulli con lo stemma di papa Leone XIII, finanziatore dei restauri [54]. Per la decorazione attorno al monumento la commissione probabilmente scrisse una lettera per ricevere un finanziamento da papa Pio X. La lettera, senza data, è conservata presso l’Archivio della Fabbriceria in San Francesco; se fu spedita (dopo il 1903, anno di elezione del pontefice), la richiesta non ebbe risposta dal Santo Padre [55]. 

Figura 4. La testa del pontefice Fonte: «Cronaca dei lavori di ristauro alla chiesa monumentale di S. Francesco in Bologna, illustrata con notizie storiche, fotografie, disegni per cura della Fabbriceria. Cartella 5. Studi e lavori relativi al ristauro della tomba di papa Alessandro V 1889-1893», 1893-1889, b. 24, Archivio di San Francesco

La testa del pontefice. Fonte: «Cronaca dei lavori di ristauro alla chiesa monumentale di S. Francesco in Bologna, illustrata con notizie storiche, fotografie, disegni per cura della Fabbriceria. Cartella 5. Studi e lavori relativi al ristauro della tomba di papa Alessandro V 1889-1893», 1893-1889, b. 24, Archivio di San Francesco

La ricostruzione del monumento sepolcrale 

Tra l’inizio del 1891 e l’autunno del 1893 lavorarono alla ricomposizione e restauro del monumento sepolcrale di Alessandro V numerosi artisti e artigiani. Oltre ad Alfonso Rubbiani, direttore dei lavori, e ad Alfredo Tartarini, che lo aiutò già dalla fine del 1889, collaborarono Achille Casanova, Enrico Barberi, Alberto Pasquinelli, Giuseppe Romagnoli, Agostino Trebbi, Ettore Sabbioni, Antonio Canepa, Enrico Fantoni fabbro, Cesare Moruzzi capomastro e Ercole Raimondi; per una spesa attorno alle 2140 lire [56].

Il monumento, arrivato scomposto dal cimitero comunale tra il maggio e il giugno del 1889, venne collocato in un recinto nella sagrestia grande. Negli ultimi mesi dell’anno si ripulirono dagli strati di calce i circa cento pezzi del monumento [57]. 

Figura 5. Le tre statue. Fonte: «Cronaca dei lavori di ristauro alla chiesa monumentale di S. Francesco in Bologna, illustrata con notizie storiche, fotografie, disegni per cura della Fabbriceria. Cartella 5. Studi e lavori relativi al ristauro della tomba di papa Alessandro V 1889-1893», 1893-1889, b. 24, Archivio di San Francesco

Le tre statue. Fonte: «Cronaca dei lavori di ristauro alla chiesa monumentale di S. Francesco in Bologna, illustrata con notizie storiche, fotografie, disegni per cura della Fabbriceria. Cartella 5. Studi e lavori relativi al ristauro della tomba di papa Alessandro V 1889-1893», 1893-1889, b. 24, Archivio di San Francesco

Compiuta la pulizia si passò alla ricomposizione. La statua del papa fu ricomposta sopra una grande lastra in pietra grazie all’uso di piccoli puntelli interni e fissata con una gittata di cemento dentro le cavità. Successivamente, si modellarono in cemento colorato simil terracotta alcuni lembi mancanti della cappa e i pezzi così ottenuti vennero rinsaldati alla statua. Allo stesso modo, mediante cemento, vennero ricomposti i pilastri e le nicchie degli angeli araldi dello zoccolo, che erano frazionati in più di cinquanta pezzi, il festone di alloro orizzontale sopra la statua del papa e la cima dei fauni piangenti. Delle tre statue sulla sommità del monumento, la Madonna era intatta e non fu toccata; il san Francesco aveva mancanti le mani e le rifece il Barberi; al san Antonio mancava il naso. 

Figura 6 e 7. I disegni preparatori. Fonte: «Cronaca dei lavori di ristauro alla chiesa monumentale di S. Francesco in Bologna, illustrata con notizie storiche, fotografie, disegni per cura della Fabbriceria. Cartella 5. Studi e lavori relativi al ristauro della tomba di papa Alessandro V 1889-1893», 1893-1889, b. 24, Archivio di San Francesco

I disegni preparatori. Fonte: «Cronaca dei lavori di ristauro alla chiesa monumentale di S. Francesco in Bologna, illustrata con notizie storiche, fotografie, disegni per cura della Fabbriceria. Cartella 5. Studi e lavori relativi al ristauro della tomba di papa Alessandro V 1889-1893», 1893-1889, b. 24, Archivio di San Francesco

Furono rinnovati la policromia delle tre statue, la pittura dorata delle mensole, dei fauni e del festone di alloro, il color grigio chiaro della statua del papa e la doratura della tiara, della cappa, della sindone, dei libri e degli anelli. La parte più complessa risultò essere la parte mediana, cioè quella del vero e proprio feretro di cui non fu trovato alcun avanzo; come unico indizio ebbero il disegno del Chacón del 1677. A partire da quel modello si ricrearono dunque in terracotta le quattro pilastrate ornate di candeliere e reggenti la trabeazione, composta da un fregio fatto di teste di angeli alati. Per questa operazione vennero presi a modello le terrecotte della facciata della Chiesa del Corpus Domini in Bologna. Nei tre comparti dell’arca si ricostruirono, anch’essi in terracotta, gli scudi con lo stemma del Filargo, prendendo a modello la rappresentazione dello stemma nell’esemplare di fiorino di Alessandro V custodito nell’allora Museo Civico [58]. 

Figura 6 e 7. I disegni preparatori. Fonte: «Cronaca dei lavori di ristauro alla chiesa monumentale di S. Francesco in Bologna, illustrata con notizie storiche, fotografie, disegni per cura della Fabbriceria. Cartella 5. Studi e lavori relativi al ristauro della tomba di papa Alessandro V 1889-1893», 1893-1889, b. 24, Archivio di San Francesco

I disegni preparatori. Fonte: «Cronaca dei lavori di ristauro alla chiesa monumentale di S. Francesco in Bologna, illustrata con notizie storiche, fotografie, disegni per cura della Fabbriceria. Cartella 5. Studi e lavori relativi al ristauro della tomba di papa Alessandro V 1889-1893», 1893-1889, b. 24, Archivio di San Francesco

Sul lato sinistro della tomba venne scolpito in marmo una epigrafe dettata da monsignor Vincenzo Tarozzi, Segretario delle Lettere Latine durante il pontificato di Leone XIII, nel quale si ricordano le vicende del monumento: la sua edificazione, le attribuzioni dell’opera, i restauri in età moderna, la traslazione al cimitero comunale e il ritorno al tempio di San Francesco. Gli appunti inviati al monsignore sono ancora conservati presso l’Archivio di San Francesco [59]. Sul lato destro, invece, si incisero in marmo gli epitaffi e le memorie apposte in varie epoche al monumento, di cui le carte serbavano ricordo [60] e che furono studiate dal Malvezzi [61]Così ricomposta, l’opera fu collocata contro il muro della navata aquilonare, alla sesta campata. 

Figura 8 e 9. Il monumento dopo i bombardamenti del 1943 e oggi. La tomba subì danni in seguito al crollo di alcune parti della chiesa, causato dai bombardamenti in città del 1943. L’ultimo intervento di restauro è stato  realizzato dallo studio di Patrizia Cantelli (2007). Fonte: “Il bel San Francesco di Bologna” (2018)

Il monumento dopo i bombardamenti del 1943. La tomba subì danni in seguito al crollo di alcune parti della chiesa, causato dai bombardamenti in città del 1943. L’ultimo intervento di restauro è stato realizzato dallo studio di Patrizia Cantelli (2007).
Fonte: “Il bel San Francesco di Bologna” (2018)

Conclusioni 

Il ritorno al tempio e il restauro del monumento sepolcrale di Alessandro V hanno rappresentato per Alfonso Rubbiani e per la Fabbriceria un rilevante significato dal punto di vista storico e culturale nel progetto di restauro del “bel” San Francesco. Le motivazioni possono essere molteplici.

Dal punto di vista artistico, la tomba si ascrive al periodo rinascimentale. Un momento centrale, anche se spesso mitizzato, per Rubbiani nella storia della città, dal momento che 

«Bologna ebbe un momento di fortuna estetica quando sul suo massiccio medievale, irto di torri, di forti edifici, di case di legno e terre cotte, di palazzi del Popolo di grandi chiese archiacute, venne a fiorire la Rinascenza. Fioriva essa senza quasi distruggere. Si abbelliva la città di nuove bellezze senza quasi toccare le antiche. Fu una vita nuova quella primitiva Rinascenza quattrocentesca, ma come fosse una festa dell’antica» [62]. 

 Il monumento sepolcrale, quindi, rappresentava fattualmente quella splendida stagione artistica. Inoltre, dal punto di vista storico, la tomba del pontefice costituisce un caso unico nel panorama bolognese, essendo Alessandro V il solo papa sepolto nella città felsinea e uno dei pochi tumulati lontano da Roma. Dunque, Rubbiani, di orientamento cattolico e neoguelfo [63], e la Commissione decisero, nel momento in cui si dava avvio ai lavori di restauro della chiesa, di prendere con tutta probabilità rapidamente a cuore la sorte del prezioso monumento, che in quel momento si trovava in pessime condizioni nel cimitero comunale. Infatti, la questione relativa al monumento venne affrontata già nel maggio del 1887, a solo un anno dalla costituzione della Commissione per la Fabbrica di San Francesco e dall’incarico di Rubbiani come direttore dei lavori. Si trattò di un periodo di tempo piuttosto breve, nel quale vennero prese delle decisioni radicali e urgenti, come l’abbattimento delle cappelle sul fianco settentrionale della chiesa o il raschiamento delle decorazioni compiute negli anni Quaranta. Contemporaneamente a queste operazioni di sottrazione, i fabbricieri videro nel monumento di Alessandro V uno dei primi elementi da aggiungere nel nuovo allestimento del tempio.

Figura 8 e 9. Il monumento dopo i bombardamenti del 1943 e oggi. La tomba subì danni in seguito al crollo di alcune parti della chiesa, causato dai bombardamenti in città del 1943. L’ultimo intervento di restauro è stato  realizzato dallo studio di Patrizia Cantelli (2007). Fonte: “Il bel San Francesco di Bologna” (2018)

Il monumento oggi. Fonte: “Il bel San Francesco di Bologna” (2018)

Per sottolineare l’importanza e, in un certo qual modo, l’urgenza dell’operazione, la Commissione si interfacciò con una pluralità di soggetti e autorità: il Municipio e la Giunta, che accolsero di buon grado la traslazione del monumento dal cimitero a San Francesco offrendo per il trasporto dei resti mortali del pontefice la carrozza comunale di prima classe; il cardinale arcivescovo di Bologna Francesco Battaglini, il quale, molto vicino alla Commissione, si fece promotore dell’iniziativa, presenziò in maniera attiva alla cerimonia e scrisse al pontefice per intercedere nella richiesta di fondi per il restauro del monumento; lo stesso papa Leone XIII che acconsentì ed elargì la somma di cinquemila lire.

Al lavoro di restauro del monumento sepolcrale collaborarono, infine, tutta una serie di professionisti e artigiani che rientravano nella cosiddetta “Gilda” [64], nella quale Rubbiani funse «da catalizzatore per tutta una serie di personalità artistiche e non che, proprio dal cantiere francescano, segneranno profondamente un’intera stagione artistica-culturale svoltasi all’ombra delle due torri» [65]. Operarono segnatamente sul monumento gli artisti Alfredo Tartarini, Achille Casanova e Alberto Pasquinelli, ma anche Cesare Moruzzi capomastro, Agostino Trebbi formatore e tanti altri.

Il sepolcro di papa Alessandro V era, dunque, perfettamente inserito nel progetto di restauro del “bel” San Francesco, il principale luogo dove Rubbiani mise in pratica il suo metodo di restauro. Si trattava di un approccio che a livello europeo si inseriva nel gusto neomedievale, il quale, riprendendo la nota definizione di Viollet-Le-Duc secondo il quale «restaurer un édifice ce n’est pas l’entretenir, le réparer ou le refaire, c’est le rétablir dans un état complet qui peut n’avoir jamais existé à un moment donné» [66], portò Rubbiani a esiti originali, nei quali fede, bellezza, libertà e concordia si integravano felicemente nell’ideale romantico. Il monumento sepolcrale di Alessandro V, dunque, partecipava pienamente alla costruzione della Bologna riabbellita, dell’immagine della città sognata e voluta da Alfonso Rubbiani [67]. Un progetto fatto di studi, comparazioni, anche abbattimenti, che perseguiva la rinascita delle architetture medievali e rinascimentali per ritrovare la bellezza, linee pure che nel San Francesco dovevano condurre alla contemplazione e alla preghiera, dal momento che lo scopo per Rubbiani era quello di avvicinare all’anima del popolo «quasi il senso di ciò che fu l’opera e la poesia cristiana di quella primitiva famiglia francescana, e di risvegliare una coscienza storica di quella pia fratellanza con cui i frati minori mitigarono la società civile del secolo XIII» [68]. Solo così, per dirla con Carducci nel famoso discorso all’inaugurazione dell’Esposizione Emiliana del 1888, modello per le aspirazioni rubbianesche [69]: Bologna è bella. 

Dialoghi Mediterranei, n. 71, gennaio 2025 
Note
[1] Tra i numerosi contributi si segnalano: Otello Mazzei, Alfonso Rubbiani. La maschera e il volto della città (Bologna 1879-1913) (Bologna: Cappelli, 1979); Franco Solmi e Marco Dezzi Bardeschi, a c. di, Alfonso Rubbiani: i veri e i falsi storici (Casalecchio di Reno: Grafis, 1981); Livia Bertelli e Otello Mazzei, a c. di, Alfonso Rubbiani e la cultura del restauro nel suo tempo (1880-1915) (Milano: Franco Angeli, 1986); Giuseppe Coccolini, «Alfonso Rubbiani restauratore», Strenna storica bolognese 42 (1992): 133–58; Elisabetta Bertozzi, «L’edilizia civile medievale a Bologna. L’operato di Alfonso Rubbiani ed i suoi contemporanei nella Bologna del XIX secolo», Strenna storica bolognese 47 (1997): 59–89; Mario Fanti, «Alfonso Rubbiani: un intellettuale multiforme», in Centenario del Comitato per Bologna Storica e Artistica (Bologna: Pàtron, 1999), 77–108; Guido Zucconi, «La ripresa del Medioevo nella “Bologna riabbellita” di fine Ottocento», in Miti e segni del Medioevo nella città e nel territorio. Dal mito bolognese di re Enzo ai castelli neomedievali in Emilia-Romagna, a c. di Maria Giuseppina Muzzarelli (Bologna: CLUEB, 2003), 49–62; Carlo De Angelis, «Rubbiani e l’immagine della città», Atti e memorie della Deputazione di Storia Patria per le Province di Romagna, Nuova serie, 60 (2009): 249–316.
[2] Elisa Baldini e Giuseppe Virelli, a c. di, La fabbriceria di San Francesco. I restauri della Basilica bolognese attraverso le carte (Bologna: Bononia University Press, 2013); Paola Monari, a c. di, Giornate di studio su Alfonso Rubbiani (Bologna: Bononia University Press, 2015); Comitato per Bologna Storica e Artistica, a c. di, 1913-2013: centenario della morte di Alfonso Rubbiani (Bologna: Costa, 2017); Elisa Baldini, «L’archivio della Fabbriceria di San Francesco a Bologna», INTRECCI d’arte 3 (2018).
[3] Per una generale introduzione sulla biografia e sul pensiero di Alessandro V, cfr.: Nerio Malvezzi de’ Medici, «Alessandro V papa a Bologna. Discorso.», Atti e memorie della R. deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, 3, 11, fasc. 1–3 (1893); Germano Gualdo, «Frammenti di storia veneta nei sommari di registri perduti di Alessandro V. (1409-1410)», in Miscellanea Gilles Gérard Meersseman (Padova: Antenore, 1970), 397–474; Nikolaos B. Tomadakes, «I greci a Milano», in Miscellanea byzantina neohellenica : saggi, note, articoli, ricerche di filologia, letteratura e storia bizantina e neogreca (Modena: Memor, 1972), 69–79; Karl Binder, «Der Pisaner Papst Alexander V. und seine Lehre von der Erbsünde», Jahrbuch des Stiftes Klosterneuburg 8 (1973): 7–55; Isnard W. Frank, «Die Obödienzerklärung des österreichischen Herzöge für Papst Alexander V. (1409)», Römische Historische Mitteilungen 20 (1978): 49–76; Giorgio Chittolini, «Progetti di riordinamento ecclesiastico della Toscana agli inizi del Quattrocento», Annali della Facoltà di Scienze Politiche 16 (1979): 275–96; André Tuilier, «L’élection d’Alexandre V, pape grec, sujet vénitien et docteur de l’université de Paris», Rivista di Studi Bizantini e Slavi 3 (1983): 319–41; Stephen F. Brown, «Peter of Candia’s Hundred-Year “History” of the Theologian’s Role», Medieval Philosophy and Theology 1 (1991): 159–90.
[4] Giorgio Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti scritte da M. Giorgio Vasari pittore et architetto aretino e di nuovo dal medesimo riunite et ampliate (Firenze: Giunti, 1568).
[5] Adolfo Venturi, «Sperandio da Mantova», Archivio storico dell’arte 2, fasc. V–VI (1889): 229–34.
[6] Alfonso Rubbiani, «La tomba di Alessandro V (Opus sperandei). Nota», Atti e memorie della R. deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, 3, 11, fasc. 1–3 (1893); Alfonso Rubbiani, La Chiesa di S. Francesco e le tombe dei glossatori in Bologna. Restauri dall’anno MDCCCLXXXVI al MDCCCIC. Note storiche ed illustrative, 2a ed. (Bologna: Stab. Zamorani e Albertazzi, 1900): 60.
[7] Francesco Filippini, «La tomba di Alessandro V in Bologna», L’Archiginnasio 9 (1914): 392–406; Francesco Filippini, «Nicolò Lamberti e il monumento di Alessandro V in Bologna» Il comune di Bologna, fasc. 11 (1929): 29–32.
[8] Patrizia Cantelli, «Il restauro dell’arca di Alessandro V», Il Santo: rivista francescana di storia, dottrina, arte 48, fasc. 1–2 (2008): 287–92.
[9] Michele Danieli, «L’arca di papa Alessandro V nella chiesa di San Francesco in Bologna», Il Santo: rivista francescana di storia, dottrina, arte 48, fasc. 1–2 (2008): 283–86.
[10] Rubbiani, «La tomba di Alessandro V (Opus sperandei). Nota», 40.
[11] Alphonsus Ciacconius, Vitae et res gestae Pontificum Romanorum et S.R.E. Cardinalium ad initio nascentis Ecclesiae usque ad Clementem IX P.O.M., vol. 2 (Romae: cura, et sumptib. Philippi, et Ant. de Rubeis, 1677), 773–84.
[12] Luigi Vignali, La Basilica di San Francesco (Casalecchio di Reno: Grafis, 1996).
[13] Fabbriceria di San Francesco, «Cronaca dei lavori di ristauro alla chiesa monumentale di S. Francesco in Bologna, illustrata con notizie storiche, fotografie, disegni per cura della Fabbriceria. Cartella 5. Studi e lavori relativi al ristauro della tomba di papa Alessandro V 1889-1893», 1893 1889, b. 24, Archivio di San Francesco; Rubbiani, «La tomba di Alessandro V (Opus sperandei). Nota», 41.
[14] Salvatore Muzzi, «Monumento sepolcrale di papa Alessandro Quinto nel cimitero comunale di Bologna», in Eletta dei monumenti più illustri e classici, sepolcrali ed onorarii di Bologna e suoi dintorni, compresi gli antichi del cimitero, vol. 2 (Bologna: Litografia Zannoli – Tipi di Jacopo Marsigli, 1840).
[15] Elisa Baldini, «Alfonso Rubbiani, la Fabbriceria e la Gilda», in La fabbrica dei sogni. «Il bel San Francesco» di Alfonso Rubbiani, a c. di Elisa Baldini, Paola Monari, e Giuseppe Virelli (Bologna: Bononia University Press, 2014), 33–42.
[16] Baldini e Virelli, La fabbriceria di San Francesco. I restauri della Basilica bolognese attraverso le carte, 443.
[17] Baldini e Virelli, 83–84.
[18] Mazzei, Alfonso Rubbiani. La maschera e il volto della città (Bologna 1879-1913):32.
[19] Baldini e Virelli, La fabbriceria di San Francesco. I restauri della Basilica bolognese attraverso le carte, 109.
[20] Baldini e Virelli, 110.
[21] Baldini e Virelli, 122–23.
[22] Commissione per la Fabbrica di S. Francesco di Bologna, «2049. Lettera del presidente Malvezzi al sindaco Tacconi», 1889, 1889 T. IV R. 6 S. 4 (Fascicolo Chiesa S. Francesco) conde 1417, Archivio Storico Comunale.
[23] Commissione per la Fabbrica di S. Francesco di Bologna, «2049. Estratto del verbale di Giunta del 12 marzo 1889», 1889, 1889 T. IV R. 6 S. 4 (Fascicolo Chiesa S. Francesco) conde 1417, Archivio Storico Comunale.
[24] Commissione per la Fabbrica di S. Francesco di Bologna, «2049. Lettera di risposta del sindaco Tacconi alla Commissione», 1889, 1889 T. IV R. 6 S. 4 (Fascicolo Chiesa S. Francesco) conde 1417, Archivio Storico Comunale.
[25] Baldini e Virelli, La fabbriceria di San Francesco. I restauri della Basilica bolognese attraverso le carte, 125.
[26] Commissione per la Fabbrica di S. Francesco di Bologna, «3033. Lettera d risposta del presidente Malvezzi al sindaco Tacconi», 1889, 1889 T. IV R. 6 S. 4 (Fascicolo Chiesa S. Francesco) conde 1417, Archivio Storico Comunale.
[27] Commissione per la Fabbrica di S. Francesco di Bologna, «3033. Tacconi agli uffici IV e V», 1889, 1889 T. IV R. 6 S. 4 (Fascicolo Chiesa S. Francesco) conde 1417, Archivio Storico Comunale.
[28] Baldini e Virelli, La fabbriceria di San Francesco. I restauri della Basilica bolognese attraverso le carte, 127.
[29] Baldini e Virelli, 127–28.
[30] Commissione per la Fabbrica di S. Francesco di Bologna, «2049. Lettera di Rubbiani all’ingegnere capo Tubertini», 1889, 1889 T. IV R. 6 S. 4 (Fascicolo Chiesa S. Francesco) conde 1417, Archivio Storico Comunale.
[31] Commissione per la Fabbrica di S. Francesco di Bologna, «2049. Lettera di riposta dell’ingegnere capo Tubertini a Rubbiani», 1889, 1889 T. IV R. 6 S. 4 (Fascicolo Chiesa S. Francesco) conde 1417, Archivio Storico Comunale.
[32] Commissione per la Fabbrica di S. Francesco di Bologna, «6045. Verbale di apertura e verifica del tumulo contenente i resti mortali di S.S. Papa Alessandro V eseguita da S.E. Romana il Cardinale Arcivescovo di Bologna e Consegna del feretro e tumolo stesso fatta dal Municipio di detta città alla lodata, Eminenza Sua in concorso della Commissione per la fabbrica di S. Francesco», 1889, 1889 T. IV R. 6 S. 4 (Fascicolo Chiesa S. Francesco) conde 1417, Archivio Storico Comunale.
[33] «La restituzione delle ossa di Alessandro V a San Francesco», Il Resto del Carlino, 18 maggio 1889; «Il trasporto delle ossa di papa Alessandro V», Gazzetta dell’Emilia, 18 maggio 1889.
[34] «La restituzione delle ossa di Alessandro V a San Francesco».
[35] Commissione per la Fabbrica di S. Francesco di Bologna, «6045. Verbale di apertura e verifica del tumulo contenente i resti mortali di S.S. Papa Alessandro V eseguita da S.E. Romana il Cardinale Arcivescovo di Bologna e Consegna del feretro e tumolo stesso fatta dal Municipio di detta città alla lodata, Eminenza Sua in concorso della Commissione per la fabbrica di S. Francesco»; «La restituzione delle ossa di Alessandro V a San Francesco»; «Il trasporto delle ossa di papa Alessandro V».
[36] Commissione per la Fabbrica di S. Francesco di Bologna, «4417. Ringraziamento di Tommaso Boschi al sindaco Tacconi», 1889, 1889 T. IV R. 6 S. 4 (Fascicolo Chiesa S. Francesco) conde 1417, Archivio Storico Comunale.
[37] Giunta comunale, «19 maggio 1889. Lettera dalla Fabbriceria di S. Francesco», 1889, Atti della Giunta 1889, Archivio Storico Comunale.
[38] Baldini e Virelli, La fabbriceria di San Francesco. I restauri della Basilica bolognese attraverso le carte, 129.
[39] Commissione per la Fabbrica di S. Francesco di Bologna, «6045. Invio del verbale del rogito della cerimonia al Sindaco Tacconi», 1889, 1889 T. IV R. 6 S. 4 (Fascicolo Chiesa S. Francesco) conde 1417, Archivio Storico Comunale.
[40] Commissione per la Fabbrica di S. Francesco di Bologna, «6045. Risposta del sindaco Tacconi all’invio del verbale del rogito», 1889, 1889 T. IV R. 6 S. 4 (Fascicolo Chiesa S. Francesco) conde 1417, Archivio Storico Comunale.
[41] Baldini e Virelli, La fabbriceria di San Francesco. I restauri della Basilica bolognese attraverso le carte :131–32.
[42] Baldini e Virelli: 133.
[43] Baldini e Virelli :142–43.
[44] Baldini e Virelli :152.
[45] Baldini e Virelli: 156.
[46] Baldini e Virelli: 171.
[47] Baldini e Virelli: 174.
[48] Baldini e Virelli: 179.
[49] Baldini e Virelli: 181, 183.
[50] Baldini e Virelli: 184–85.
[51] Baldini e Virelli:187.
[52] Baldini e Virelli: 193.
[53] Baldini e Virelli:204.
[54] Baldini e Virelli: 247,266.
[55] Fabbriceria di San Francesco, «Restauro alla tomba di Papa Alessandro V 1893», 1893, b. 19, Archivio di San Francesco.
[56] Fabbriceria di San Francesco, «Spese varie 1888-1893», 1893 1888, b. 8, Archivio di San Francesco; Fabbriceria di San Francesco, «Conti di particolari restauri: 1889-1897», 1897 1889, b. 8, Archivio di San Francesco.
[57] Rubbiani, «La tomba di Alessandro V (Opus sperandei). Nota»; Fabbriceria di San Francesco, «Cronaca dei lavori di ristauro alla chiesa monumentale di S. Francesco in Bologna, illustrata con notizie storiche, fotografie, disegni per cura della Fabbriceria. Cartella 5. Studi e lavori relativi al ristauro della tomba di papa Alessandro V 1889-1893».
[58] Rubbiani, «La tomba di Alessandro V (Opus sperandei). Nota»: 48–50.
[59] Fabbriceria di San Francesco, «Restauro alla tomba di Papa Alessandro V 1893».
[60] Alfonso Rubbiani, Il sepolcro di papa Alessandro V in S. Francesco a Bologna (Bologna: Fava e Garagnani, 1894).
[61] Fabbriceria di San Francesco, «Restauro alla tomba di Papa Alessandro V 1893».
[62] Alfonso Rubbiani, Di Bologna riabbellita: proemio alla cronaca dei restauri e riabbellimenti in Bologna dall’anno 1901 compilata a cura del Comitato per Bologna storico- artistica, e di prossima pubblicazione (Bologna: Tipografia Neri, 1913): 6.
[63] Agostino Bignardi, «Rubbiani politico», Strenna storica bolognese XIII (1963): 41–74; Aldo Berselli, «Alfonso Rubbiani nella storia del movimento cattolico italiano», Strenna storica bolognese XXXI (1981): 27–46; Mario Fanti, «Alfonso Rubbiani: il restauro la politica e la poesia», Strenna storica bolognese XXXI (1981): 113–31.
[64] Carla Bernardini, Doretta Davanzo Poli, e Orsola Ghetti Baldi, a c. di, Aemilia ars, 1898-1903: arts & crafts a Bologna, A+G edizioni (Milano, 2001); Carla Bernardini e Marta Forlai, a c. di, Industriartistica bolognese. Æmilia Ars: luoghi, materiali, fonti (Bologna: Silvana Editoriale, 2003).
[65] Giuseppe Virelli, «Una fucina di talenti», in La fabbrica dei sogni. «Il bel San Francesco» di Alfonso Rubbiani, a c. di Elisa Baldini, Paola Monari, e Giuseppe Virelli (Bologna: Bononia University Press, 2014), 23–32; Giuseppe Virelli, «Le carte della Fabbriceria. Politiche e strategie del consenso», in Giornate di studio su Alfonso Rubbiani (22 ottobre e 28 novembre 2013), a c. di Paola Monari (Bologna: Bononia University Press, 2015): 199–206.
[66] Eugène Viollet-Le-Duc, Dictionnaire raisonné de l’architecture française du XIe au XVIe siècle, vol. VIII (Paris: Bance-Morel, 1854): 14.
[67] Guido Zucchini, La verità sui restauri bolognesi (Bologna: Tipografia Luigi Parma, 1959); Carlo De Angelis, «Rubbiani e la città», in Giornate di studio su Alfonso Rubbiani (22 ottobre e 28 novembre 2013), a c. di Paola Monari (Bologna: Bononia University Press, 2015) :15–30.
[68] Alfonso Rubbiani, Bologna sacra e profana, a c. di Claudio Marabini (Bologna: Massimiliano Boni Editore, 1982): 131.
[69] Valeria Roncuzzi e Sandra Saccone, «Carducci e il recupero della Bologna medievale», L’Archiginnasio CII (2007): 271–329. 
Riferimenti bibliografici 
Baldini, E. (2014). Alfonso Rubbiani, la Fabbriceria e la Gilda. In E. Baldini, P. Monari, & G. Virelli (A c. Di), La fabbrica dei sogni. «Il bel San Francesco» di Alfonso Rubbiani, Bononia University Press: 33-42.
Baldini, E. (2018). L’archivio della Fabbriceria di San Francesco a Bologna. INTRECCI d’arte, 3, Articolo 3. https://doi.org/10.6092/issn.2240-7251/8255
Baldini, E., & Virelli, G. (A c. Di). (2013). La fabbriceria di San Francesco. I restauri della Basilica bolognese attraverso le carte. Bononia University Press.
Bernardini, C., Davanzo Poli, D., & Ghetti Baldi, O. (A c. Di). (2001). Aemilia ars, 1898-1903: Arts & crafts a Bologna (A+G edizioni).
Bernardini, C., & Forlai, M. (A c. Di). (2003). Industriartistica bolognese. Æmilia Ars: Luoghi, materiali, fonti. Silvana Editoriale.
Berselli, A. (1981). Alfonso Rubbiani nella storia del movimento cattolico italiano. Strenna storica bolognese, XXXI: 27–46.
Bertelli, L., & Mazzei, O. (A c. Di). (1986). Alfonso Rubbiani e la cultura del restauro nel suo tempo (1880-1915). Franco Angeli.
Bertozzi, E. (1997). L’edilizia civile medievale a Bologna. L’operato di Alfonso Rubbiani ed i suoi contemporanei nella Bologna del XIX secolo. Strenna storica bolognese, 47: 59–89.
Bignardi, A. (1963). Rubbiani politico. Strenna storica bolognese, XIII:41–74.
Binder, K. (1973). Der Pisaner Papst Alexander V. und seine Lehre von der Erbsünde. Jahrbuch des Stiftes Klosterneuburg, 8: 7–55.
Brown, S. F. (1991). Peter of Candia’s Hundred-Year «History» of the Theologian’s Role. Medieval Philosophy and Theology, 1: 159–190.
Cantelli, P. (2008). Il restauro dell’arca di Alessandro V. Il Santo: rivista francescana di storia, dottrina, arte, 48(1–2): 287–292.
Chittolini, G. (1979). Progetti di riordinamento ecclesiastico della Toscana agli inizi del Quattrocento. Annali della Facoltà di Scienze Politiche, 16: 275–296.
Ciacconius, A. (1677). Vitae et res gestae Pontificum Romanorum et S.R.E. Cardinalium ad initio nascentis Ecclesiae usque ad Clementem IX P.O.M. (Vol. 2). cura, et sumptib. Philippi, et Ant. de Rubeis.
Coccolini, G. (1992). Alfonso Rubbiani restauratore. Strenna storica bolognese, 42: 133–158.
Comitato per Bologna Storica e Artistica (A c. Di). (2017). 1913-2013: Centenario della morte di Alfonso Rubbiani. Costa.
Commissione per la Fabbrica di S. Francesco di Bologna. (1889). T. IV R. 6 S. 4 (Fascicolo Chiesa S. Francesco) conde 1417). Archivio Storico Comunale.
Danieli, M. (2008). L’arca di papa Alessandro V nella chiesa di San Francesco in Bologna. Il Santo: rivista francescana di storia, dottrina, arte, 48(1–2): 283–286.
De Angelis, C. (2009). Rubbiani e l’immagine della città. Atti e memorie della Deputazione di Storia Patria per le Province di Romagna, 60: 249–316.
De Angelis, C. (2015). Rubbiani e la città. In P. Monari (A c. Di), Giornate di studio su Alfonso Rubbiani (22 ottobre e 28 novembre 2013), Bononia University Press: 15-30.
Fabbriceria di San Francesco. (1888, 1893). Spese varie 1888-1893 (b. 8). Archivio di San Francesco.
Fabbriceria di San Francesco. (1889a, 1897). Conti di particolari restauri: 1889-1897 (b. 8). Archivio di San Francesco.
Fabbriceria di San Francesco. (1889b, 1893). Cronaca dei lavori di ristauro alla chiesa monumentale di S. Francesco in Bologna, illustrata con notizie storiche, fotografie, disegni per cura della Fabbriceria. Cartella 5. Studi e lavori relativi al ristauro della tomba di papa Alessandro V 1889-1893 (b. 24). Archivio di San Francesco.
Fabbriceria di San Francesco. (1893). Restauro alla tomba di Papa Alessandro V 1893 (b. 19). Archivio di San Francesco.
Fanti, M. (1981). Alfonso Rubbiani: Il restauro la politica e la poesia. Strenna storica bolognese, XXXI: 113–131.
Fanti, M. (1999). Alfonso Rubbiani: Un intellettuale multiforme. In Centenario del Comitato per Bologna Storica e Artistica, Pàtron: 77-108
Filippini, F. (1914). La tomba di Alessandro V in Bologna. L’Archiginnasio, 9, 392–406.
Filippini, F. (1929). Nicolò Lamberti e il monumento di Alessandro V in Bologna. Il comune di Bologna(11), 29–32.
Frank, I. W. (1978). Die Obödienzerklärung des österreichischen Herzöge für Papst Alexander V. (1409). Römische Historische Mitteilungen, 20: 49–76.
Giunta comunale. (1889). 19 maggio 1889. Lettera dalla Fabbriceria di S. Francesco (Atti della Giunta 1889). Archivio Storico Comunale.
Gualdo, G. (1970). Frammenti di storia veneta nei sommari di registri perduti di Alessandro V. (1409-1410). In Miscellanea Gilles Gérard Meersseman, Antenore: 397-474..
Il trasporto delle ossa di papa Alessandro V. (1889, maggio 18). Gazzetta dell’Emilia.
La restituzione delle ossa di Alessandro V a San Francesco. (1889, maggio 18). Il Resto del Carlino.
Malvezzi de’ Medici, N. (1893). Alessandro V papa a Bologna. Discorso. Atti e memorie della R. deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, 11:1–3.
Mazzei, O. (1979). Alfonso Rubbiani. La maschera e il volto della città (Bologna 1879-1913). Cappelli.
Monari, P. (A c. Di). (2015). Giornate di studio su Alfonso Rubbiani. Bononia University Press.
Muzzi, S. (1840). Monumento sepolcrale di papa Alessandro Quinto nel cimitero comunale di Bologna. In Eletta dei monumenti più illustri e classici, sepolcrali ed onorarii di Bologna e suoi dintorni, compresi gli antichi del cimitero (Vol. 2). Litografia Zannoli – Tipi di Jacopo Marsigli.
Roncuzzi, V., & Saccone, S. (2007). Carducci e il recupero della Bologna medievale. L’Archiginnasio, CII: 271–329.
Rubbiani, A. (1893). La tomba di Alessandro V (Opus sperandei). Nota. Atti e memorie della R. deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, 11(1–3).
Rubbiani, A. (1894). Il sepolcro di papa Alessandro V in S. Francesco a Bologna. Fava e Garagnani.
Rubbiani, A. (1900). La Chiesa di S. Francesco e le tombe dei glossatori in Bologna. Restauri dall’anno MDCCCLXXXVI al MDCCCIC. Note storiche ed illustrative (2a ed.). Stab. Zamorani e Albertazzi.
Rubbiani, A. (1913). Di Bologna riabbellita: Proemio alla cronaca dei restauri e riabbellimenti in Bologna dall’anno 1901 compilata a cura del Comitato per Bologna storico- artistica, e di prossima pubblicazione. Tipografia Neri.
Rubbiani, A. (1982). Bologna sacra e profana (C. Marabini, A c. Di). Massimiliano Boni Editore.
Solmi, F., & Dezzi Bardeschi, M. (A c. Di). (1981). Alfonso Rubbiani: I veri e i falsi storici. Grafis.
Tomadakes, N. B. (1972). I greci a Milano, in Miscellanea byzantina neohellenica: Saggi, note, articoli, ricerche di filologia, letteratura e storia bizantina e neogreca, Memor: 69-79.
Tuilier, A. (1983). L’élection d’Alexandre V, pape grec, sujet vénitien et docteur de l’université de Paris. Rivista di Studi Bizantini e Slavi, 3: 319–341.
Vasari, G. (1568). Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti scritte da M. Giorgio Vasari pittore et architetto aretino e di nuovo dal medesimo riunite et ampliate. Giunti.
Venturi, A. (1889). Sperandio da Mantova. Archivio storico dell’arte, 2(V–VI): 229–234.
Vignali, L. (1996). La Basilica di San Francesco. Grafis.
Viollet-Le-Duc, E. (1854). Dictionnaire raisonné de l’architecture française du XIe au XVIe siècle: Vol. VIII. Bance-Morel.
Virelli, G. (2014). Una fucina di talenti. In E. Baldini, P. Monari, & G. Virelli (A c. Di), La fabbrica dei sogni. «Il bel San Francesco» di Alfonso Rubbiani, Bononia University Press: 23-32.
Virelli, G. (2015). Le carte della Fabbriceria. Politiche e strategie del consenso. In P. Monari (A c. Di), Giornate di studio su Alfonso Rubbiani (22 ottobre e 28 novembre 2013. Bononia University Press: 199–206
Zucchini, G. (1959). La verità sui restauri bolognesi. Tipografia Luigi Parma.
Zucconi, G. (2003). La ripresa del Medioevo nella “Bologna riabbellita” di fine Ottocento. In M. G. Muzzarelli (A c. Di), Miti e segni del Medioevo nella città e nel territorio. Dal mito bolognese di re Enzo ai castelli neomedievali in Emilia-Romagna,  CLUEB: 49-62. 
__________________________________________________________________________________
Filippo Galletti, assegnista di ricerca e professore a contratto presso il Dipartimento di Scienze dell’Educazione “G.M. Bertin” dell’Università di Bologna, svolge le sue ricerche nell’ambito della storia medievale e della didattica della storia e del patrimonio. Gli interessi scientifici sono rivolti in particolare alle fonti normative cittadine e delle corporazioni di area emiliana-romagnola e alle strategie e metodologie nell’insegnamento e apprendimento della storia nella scuola secondaria di secondo grado.

______________________________________________________________

 

 

 

Print Friendly and PDF
Questa voce è stata pubblicata in Cultura, Società. Contrassegna il permalink.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>