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I rapporti linguistico-culturali italo-iraniani

Persepoli

Persepoli

di Masoud Hooshmandrazavi

 Sui rapporti culturali nelle fasi di crisi politica

 Gli scenari attuali sono contrassegnati da  preoccupanti fattori critici: le superpotenze che ricorrono sempre più a linguaggi e orientamenti contrapposti,  l’avversione dei Paesi (BRICS e altri che intendono unirsi a loro) ai G8 con una sorta di strategia antioccidentale quanto meno anti americana, l’Unione Europea che, appesantita dal suo considerevole ingrandimento, non riesce a prendere decisioni strategiche; il Medio Oriente afflitto  da disumane e croniche guerre sul campo; un grande Paese come l’Iran che risulta inviso sia ai Paesi arabi che a Israele; i Paesi africani che finora di grande stanno conoscendo solo lo sviluppo demografico

L’Italia con i suoi mali interni, a partire da un debito soffocante, e da mali esterni, come le conseguenze del conflitto portato dalla Russia contro l’Ucraina, dalla crisi industriale della Germania, dai costi dell’energia e dai rincari dei trasporti marittimi, che stanno esercitando un effetto pesantissimo su un Paese che ha la sua forza nella manifattura e nell’esportazione.

Sembrerebbe un tema poco importante la discussione sull’opportunità di insistere sui rapporti culturali e invece questa attenzione può risultare alla lunga molto positiva perché in grado di temperare la problematicità degli altri fattori, aiutando a trovare degli aspetti condivisi nel succedersi dei vari eventi. Comuni, là dove, sotto l’incalzare dell’attualità, si vedono solo contrasti.

Con questo spirito, poiché io sono un iraniano e anche una persona che ama l’Italia, per esservi stato accolto un certo periodo e per avere iniziato ad apprendere la lingua che trovo per diversi aspetti simile alla mia, ho deciso di scrivere un articolo sui rapporti linguistico-culturali italo-iraniani, riferendomi sia al passato che  al nostro momento storico.

Al recente passato, prima del suo isolamento dettato da ragioni politiche non costituiscono oggetto della mia analisi, l’Iran, un grande Paese interessato ai grandi progetti infrastrutturali, ha rappresentato per l’Italia  un interessante campo d’azione per le sue imprese e quindi i rapporti sono stati frequenti, pur essendo stata sempre di ridotte dimensioni la comunità d’italiani stabilmente residenti sul posto. Peraltro, questo è un fatto comune a tutti i Paesi asiatici, sul quale occorre riflettere perché a determinarlo non sono i soli aspetti economici-reddituali.

Ora è venuta a mancare anche la ristretta presenza di italiani stabilitisi sul territorio al seguito delle loro aziende. Ma, sotto le ceneri rimane vivo ancora il fuoco, rappresentato  per l’appunto dai rapporti culturali, nati nel passato, poi accresciuti da ulteriori apporti e rimasti in attesa di essere ulteriormente vivificati e in grado di temperare con la profondità della loro dimensione, la ruvida dimensione dell’interesse economico e della contrapposizione politica.

Della cultura  prenderò in esame la sua peculiare espressione che è la lingua, che poi si incarna nei libri e nella loro traduzione e diffusione: lo farò parlando sia di ciò che avviene in Iran rispetto alla cultura italiana, sia di ciò che avviene in Italia rispetto alla cultura iraniana. Come dirò nella mia breve conclusione, il mio scopo è di far conoscere degli aspetti interessanti e meritevoli di essere apprezzati e di sottolineare che l’attenzione alla lingua e alla cultura di un altro popolo è una sorta di scommessa su un futuro di pace e di fruttuosi scambi umani. 

Il Mitreo di San Clemente a Roma

Il Mitreo di San Clemente a Roma

Italia-Iran, un rapporto che dura dai secoli

L’Iran e l’Italia sono tra le più antiche civiltà umane. I rapporti politici, economici e culturali tra Iran e Italia risalgono a migliaia di anni fa, all’epoca dell’Impero Romano e dell’Impero Persiano (il Grande Regno di Persia). In quel periodo, entrambi gli imperi condividevano i confini nel Mediterraneo e vivevano tra guerre e pace.  L’antica “Via della seta”, con una storia millenaria, collegava la Cina antica al Mediterraneo attraverso i territori dell’Impero Persiano e fungeva da corridoio per il trasporto di merci da est a ovest e viceversa. Questa strada rappresenta un simbolo della prosperità commerciale tra i due imperi, persiano e romano. I resti dei templi di Mitra, di cui un esempio intatto si può vedere oggi nella Basilica di San Clemente a Roma, testimoniano l’esistenza di pratiche religiose comuni tra Iran e Roma.

Il periodo di massimo splendore dei rapporti e degli scambi culturali tra i due Paesi risale al regno dei Sasanidi in Iran. Nel 533 d.C., tra Anushiravan Sasanide e Giustiniano, imperatore romano, fu firmato un trattato che permise a sette filosofi greci, esiliati dall’Impero romano per le loro credenze filosofiche, di fare ritorno a Roma dopo essersi rifugiati in Iran.

Anche in ambito culturale, Iran e Italia condividevano numerose affinità nei campi della letteratura, storia, arte, filosofia e architettura, che rafforzarono ulteriormente i rapporti tra i due popoli. Questi legami continuarono anche dopo la dominazione islamica, specialmente durante il periodo dei Safavidi in Iran, e acquisirono una forma più ufficiale e moderna con la nascita dell’Italia come Stato-nazione, mantenendosi fino ad oggi.

Nonostante i legami antichi tra i due Paesi, sviluppatisi a vari livelli con reciproche influenze linguistiche e culturali, rimane ancora molta strada da fare per raggiungere una diffusione accettabile della lingua italiana in Iran e del persiano in Italia.   

L’attenzione degli iraniani alla letteratura italiana 

Negli anni ‘50 iniziò in Iran la conoscenza della letteratura italiana, a partire dall’opera più elevata, la Divina Commedia di Dante, composta nel XIV secolo. Shojaoddin Shafa tradusse quest’opera dal francese, e il libro è stato ristampato più volte.

Un’altra opera della letteratura italiana contemporanea, Venti racconti di Luigi Pirandello, vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1934, fu tradotta da Zahra Khanlari Kia, sempre dal francese, e poi pubblicata. L’ultimo libro a essere tradotto in questo decennio fu La pelle di Curzio Malaparte, ad opera di Bahman Mohasses.

Negli anni ‘60, vi fu un cambiamento strutturale nella pubblicazione delle opere letterarie. La rivista Ketab-e-Haft-e (Il Libro della Settimana) iniziò a diffondere opere letterarie di vari Paesi, inclusa l’Italia. Alcuni autori di quel periodo furono rappresentati da firmatari di opere come Luna di miele soleggiata di Alberto Moravia, tradotta da Simin Daneshvar, e La ragazza di Bube di Carlo Cassola.

Un altro evento culturale importante in questo decennio fu l’apertura dell’Ufficio di Relazioni Culturali dell’Italia a Teheran, che offriva corsi di lingua italiana e organizzava mostre e critiche cinematografiche per promuovere la conoscenza dell’arte e della cultura italiane.

Nel 1962 fu rappresentata a Teheran la pièce teatrale Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello, diretta da Pari Saberi e interpretata da Forough Farrokhzad. Nello stesso periodo, l’Ufficio di Relazioni Culturali pubblicò una raccolta bilingue di poesie italiane contemporanee, tradotte da Nader Naderpour e Bijan Oshidari. Bahman Mohasses ha iniziato negli anni ‘60 con due capolavori di Pirandello, Il fu Mattia Pascal e Uno, nessuno e centomila, e Il visconte dimezzato di Italo Calvino.

Nel 1968, l’opera Pane e vino di Ignazio Silone fu tradotta e pubblicata in formato tascabile da Mohammad Ghazi. Silone diventò presto una figura centrale della letteratura italiana in Iran, e la pubblicazione delle sue altre opere negli anni successivi incrementò ulteriormente la sua popolarità. Il successo di Pane e vino spinse il poeta iraniano Manuchehr Atashi a tradurre un altro libro di Silone, Fontamara, affermatosi con un successo ancora maggiore.

Negli anni ‘70, gli scritti di Oriana Fallaci, giornalista e scrittrice, furono tra i più venduti in Iran. Due dei suoi libri, Niente e così sia, una cronaca della guerra del Vietnam, tradotta da Lili Golestan, e Se il sole muore, tradotto da Bahman Farzaneh, ebbero grande successo. Questo spinse Pirouz Maleki, al tempo studente in Italia, a tradurre altre due opere della Fallaci: Intervista con la storia e Un uomo. Maleki pubblicò anche I giganti malati di Alberto Ronchey, che affronta le difficoltà tecnologiche e ideologiche tra Stati Uniti e Unione Sovietica.

Infine, Alba de Céspedes, scrittrice italiana di origini cubane, paragonata a Virginia Woolf per la sua fine analisi delle relazioni familiari, divenne famosa in Iran grazie alle traduzioni di Bahman Farzaneh. La sua opera Quaderno proibito fu pubblicata negli anni ‘70 e divenne molto popolare tra i lettori iraniani. 

Uno sguardo complessivo sulle traduzioni dei testi italiani nell’ultimo mezzo secolo

Bahman Farzaneh

Bahman Farzaneh

Negli anni ‘70, Bahman Farzaneh introdusse un altro libro italiano nel mercato iraniano: La grande immagine di Dino Buzzati. Farzaneh, uno dei principali traduttori di letteratura italiana in Iran per oltre quattro decenni, tradusse numerose opere italiane in persiano. Nel corso della sua carriera, curò la traduzione di oltre 50 romanzi di autori italiani, tra cui Una manciata di more e La volpe e i fiori di camelia di Ignazio Silone, pubblicati rispettivamente nel 1974 e nel 1977 dalla casa editrice Amir Kabir.

In questo decennio furono tradotte e pubblicate libri di Curzio Malaparte, giornalista, politico e scrittore italiano, Cesare Pavese, una figura unica nella storia della letteratura contemporanea italiana, ed Elio Vittorini, autore di Conversazione in Sicilia.

L’impegno nella traduzione e nella pubblicazione delle opere degli scrittori italiani negli anni ‘80 e ‘90 proseguì ancora con le traduzioni di opere di Alberto Moravia, Ignazio Silone, Leonardo Sciascia, scrittore siciliano, Natalia Ginzburg, Dino Buzzati, Italo Calvino, Italo Svevo, Tomasi di Lampedusa, Antonio Tabucchi, Elsa Morante, Stefano Benni, Grazia Deledda e Alba de Céspedes, nonché i classici Boccaccio e Petrarca, realizzate da abili traduttori come Mahdi Sahabi, Mohsen Ebrahim, Mohammad Ghazi, Bijan Oshidari, Reza Gheysarieh, Manouchehr Afsari, Lili Golestan, Farideh Lashai, Firoozeh Mohajer, Samaneh Sadat Afsari, Mahmoud Behroozifar, Nadia Moaveni, Mojgan Mehrgan, Haleh Nazemi e Kamelia Rafatnejad, e furono introdotte ai lettori iraniani.

All’inizio degli anni ‘90, l’ambasciata italiana a Teheran diede l’avvio alla pubblicazione di opere italiane ancora non tradotte, riscuotendo un grande successo. Tra queste edizioni si segnala L’antologia della poesia italiana, una raccolta bilingue di poesie italiane del XIX secolo, curata da Amanollah Mohajer Iravani.

Il giovane albero che era stato gradualmente annaffiato negli anni passati è dunque fiorito negli anni ‘90. L’attenzione straordinaria della comunità dei lettori iraniani verso le opere degli scrittori italiani è da un lato dovuta alla somiglianza dei caratteri e in parte alle usanze comuni, e dall’altro alla notevole vischiosità di entrambe le comunità nel passaggio dalla società pre-moderna a quella moderna.

Peraltro, non si deve trascurare la presenza globale, efficace e attiva dei traduttori professionisti nel panorama delle relazioni culturali in Iran (libri, stampa, incontri e centri culturali, università, televisione e radio, media, ecc.). Tutti questi fattori hanno portato le case editrici a dedicare più spazio alla letteratura italiana nella loro programmazione [1].

A livello statistico riscontriamo che solo negli ultimi dieci anni sono stati pubblicati in Iran 226 titoli di letteratura italiana, con 636 ristampe. Tra gli autori più tradotti vi sono Italo Calvino con 17 titoli, Luigi Pirandello con 14, Antonio Tabucchi con 12, Alberto Moravia con 10, Dino Buzzati con 9 e Grazia Deledda e Alba de Céspedes con 8 titoli ciascuno. Questi sono gli autori italiani più pubblicati in Iran, con Italo Calvino al vertice della lista, le cui opere sono state ristampate 77 volte. Tra i suoi libri più venduti vi sono Funghi in città con 13 ristampe e Se una notte d’inverno un viaggiatore con 10 ristampe. Inoltre, il libro Pane e vino di Ignazio Silone è stato pubblicato 17 volte negli ultimi dieci anni  Un altro esempio significativo è il libro di carlo Collodi, Le avventure di Pinocchi, tradotto in persiano da 19 diversi traduttori, con un totale di 91 edizioni pubblicate.

Autori come Italo Calvino, Susanna Tamaro, Antonio Tabucchi, Dino Buzzati, Umberto Eco, Alberto Moravia, Cesare Pavese, Alessandro Baricco, Grazia Deledda e Alba de Céspedes sono tra gli scrittori italiani più amati in Iran, le cui opere hanno avuto un grande impatto sui lettori [2]. 

Il pubblico iraniano interessato alla letteratura italiana

italo-calvino-giallo_page-0001La diffusione di una lingua e di una cultura in un altro contesto richiede innanzitutto interazioni umane. Sono le persone che, attraverso relazioni civili, sociali, culturali, artistiche ed economiche, trasmettono le proprie culture, tradizioni e lingue agli altri. La letteratura, l’arte e la musica, la poesia e i racconti,  il teatro, il cinema e i media, agiscono anche come vettori e custodi della cultura e della lingua.

In questo contesto, il ruolo degli studenti, scrittori, commercianti, turisti e politici nella trasmissione della lingua e della cultura è significativo. In una visione generale, ci si aspetta che quanto più profonde e radicate sono le relazioni tra due nazioni, tanto più ampia sia la diffusione delle lingue comuni tra di esse. Tuttavia, nella pratica non è sempre così, e vari fattori, dalla geografia al numero e al bisogno di utenti e appassionati di apprendimento linguistico, possono rallentare o interrompere questo processo.

Per quanto riguarda la portata e la diffusione della lingua italiana in Iran, nonostante migliaia di anni di rapporti tra le due nazioni e ampi scambi culturali, l’italiano non è ancora tra le priorità educative in Iran. Grazie all’ampio interesse del pubblico, in particolare dei giovani iraniani, verso la lingua italiana, si sono però create le condizioni necessarie per accelerare la sua diffusione in Iran. Da ultimo si sono create delle condizioni che consentono di ipotizzare una maggiore diffusione dell’italiano.

Va precisato che dopo il persiano, che è la lingua ufficiale dell’Iran, l’arabo e l’inglese sono insegnati nelle scuole iraniane rispettivamente come seconda e terza lingua. L’apprendimento di queste due lingue è obbligatorio nelle scuole medie, superiori e in alcune università. Prima della Rivoluzione islamica del 1979, oltre all’inglese, il francese era insegnato nelle scuole iraniane, e gli studenti avevano il diritto di scegliere tra le due lingue o di studiarle entrambe. 

Tomba di Avicenna

Tomba di Avicenna

L’iranistica, una materia introdotta anche nelle università italiane

La traduzione delle opere di scrittori, mistici e studiosi iraniani, in particolare dal persiano e dal pahlavi, nelle lingue diffuse nell’antica Roma, in particolare nella lingua latina, risale all’epoca dell’impero persiano e delle dinastie reali in Iran. Questo processo continuò anche dopo l’avvento dell’Islam in Iran. Durante quel periodo, l’Iran veniva considerato come rappresentante della civiltà persiano-islamica, mentre l’Italia rappresentava la civiltà romano-cristiana.

Nella prima metà del XII secolo fu tradotto in Italia il famoso libro al-Iqtisad fi al-I’tiqad del celebre filosofo e pensatore iraniano Imam Muhammad al-Ghazali. Inoltre, tutte le opere del filosofo, scienziato e medico iraniano Avicenna, tra cui il Kitab al-Shifa’, insieme ad altre 70 opere di scienza islamica e iraniana, furono tradotte in latino da un italiano di nome Gerardo da Cremona. Intorno al 1350, il famoso libro Al-Hawi del filosofo e chimico iraniano Zakariya al-Razi, scopritore dell’alcool, fu tradotto in italiano per ordine di Carlo I, re di Napoli e Sicilia.

Tra il 1886 e il 1889, l’iranista e famoso letterato Italo Pizzi completò la traduzione dell’intero Shahnameh di Ferdowsi in italiano, considerata una delle più importanti imprese culturali relative ai rapporti tra Iran e Italia. Nel 1933, in Italia si tenne una cerimonia sontuosa per il millenario del grande poeta e epico persiano Hakim Abolqasem Ferdowsi, e una piazza a Roma fu intitolata a questo poeta iraniano. Successivamente, nel 1951, una statua di Ferdowsi fu collocata in questa stessa piazza. Questa statua è una delle opere d’arte più importanti dell’Iran, realizzata dallo scultore iraniano Abolhassan Sediqi, soprannominato il “Michelangelo d’Oriente” dallo scultore italiano Giustino Ambrosi. Durante l’inaugurazione della statua, Abolhassan Sediqi ricevette l’onorificenza artistica più alta dall’allora presidente della Repubblica italiana, Luigi Einaudi.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, molti orientalisti e iranisti (iranologi) italiani contribuirono con ricerche approfondite e di grande valore alla conoscenza e comprensione della cultura, della civiltà e dell’arte iraniana. In questo periodo, l’Italia divenne uno dei principali centri di iranistica (iranologia) in Europa e a Roma fu organizzato un congresso mondiale di studi iraniani.

Il nuovo periodo delle relazioni culturali tra Iran e Italia inizia nel 1950. Da allora, il numero degli studenti iraniani in Italia ha cominciato ad aumentare gradualmente. Nel marzo del 1970, il Congresso mondiale degli iranisti intitolato “L’Iran nel Medioevo” si è tenuto a Roma, organizzato grazie alla collaborazione dell’Ufficio culturale iraniano e dell’Accademia dei Lincei. Uno dei risultati principali di questo congresso fu la decisione di creare un’associazione di iranisti italiani.

Fino al 1957, Italo Pizzi fu l’unico ad aver occupato una cattedra universitaria di studi iraniani nelle università italiane. Tuttavia, quell’anno segnò una svolta importante per gli studi iraniani, celebrando il 400º anniversario dall’inizio degli studi sull’Iran. In quell’anno, Giuseppe Tucci fondò le missioni archeologiche italiane in Iran, e Alessandro Bausani ottenne la cattedra di lingua e letteratura persiana all’Università di Roma. Bausani è considerato uno dei maggiori esperti italiani di letteratura persiana e delle discipline correlate, con una delle sue opere principali dedicata alla storia della letteratura iraniana nell’era islamica.

Tomba di Ferdowsi

Tomba di Ferdowsi

Negli anni ‘50 e ‘60 e con l’emergere di una nuova rivoluzione sociale ed economica in Italia, gli sviluppi nel campo degli studi iranici continuarono con maggiore accelerazione e le relazioni tra Iran e Italia, fino ad allora mantenute a un livello modesto, fiorirono e si rafforzarono in misura considerevole e si estesero all’ambito delle relazioni scientifiche e accademiche. Tra i risultati di questa collaborazione, il 29 novembre 1958 fu firmato un accordo culturale tra Iran e Italia, grazie al quale il governo italiano concedeva ogni anno borse di studio a studenti iraniani.

Negli anni ‘70 e ‘80, l’aumento del numero di cattedre universitarie e la diversificazione dei metodi e degli orientamenti di ricerca continuarono ad espandersi. Attualmente, la lingua persiana è insegnata in cinque università italiane: Roma, Venezia, Napoli, Bologna e Tuscia (Viterbo), con cattedre di prestigio internazionale grazie a professori esperti come Oscar Scarcia, Riccardo Zipoli, Maurizio Pistoso, Angelo M. Piemontese e Carlo Saccone. Inoltre, in altre università come Palermo e Cagliari, vengono organizzati corsi accademici di lingua persiana.

Seguendo la teoria di Walter Henning e Harold Bailey, due eminenti iranologi britannici, anche in Italia si formò un nuovo approccio agli studi iranici. Un metodo che considerava l’iranologia finalizzata non solo allo studio della lingua persiana ma anche alla conoscenza dell’avestico e del pahlavi e riteneva necessario che gli iranologi avessero anche un insieme di informazioni in materia di linguistica, storia, religione e altre scienze legate alla cultura di questo Paese.

Il pioniere di questo nuovo metodo di iranistica (iranologia) in Italia fu Gherardo Gnoli. La sua strada fu seguita da iranisti come Bianca Scarcia Amoretti, Valeria Piacentini, Adriano Rossi, Antonio Panaino, Carlo Cereti, Elina Filippone, Elio Provasi e altri. Oggi circa 200 iranisti lavorano attivamente in Italia [3]. Tuttavia, e in confronto alla conoscenza delle opere letterarie italiane da parte degli iraniani, la maggior parte degli italiani hanno ancora una conoscenza molto scarsa della letteratura iraniana, in particolare della letteratura iraniana contemporanea. 

L’italiano in Iran

 L’insegnamento della lingua italiana in Iran risale agli anni ‘60. Nel 1960 fu fondata la  prima e unica scuola italiana “Pietro della Valle” come scuola privata a Teheran, guadagnando notorietà con l’aumento del numero di studenti.

Di conseguenza, fu deciso che la scuola fosse gestita da un comitato di gestione scolastica che garantiva l’esecuzione del programma amministrativo, contabile e didattico, con la collaborazione del Ministero degli Affari Esteri italiano. La sede originaria della scuola era situata inizialmente nel sud di Teheran, in un edificio in affitto, ma intorno agli anni ‘70, con la significativa presenza di italiani a Teheran e l’aumento del numero di studenti, il comitato di gestione, allora composto da vari rappresentanti e dirigenti aziendali, decise, in collaborazione con l’Ambasciata italiana in Iran, di costruire una nuova scuola su un terreno di proprietà del governo italiano, di fronte alla residenza dell’ambasciatore italiano nella zona nord di Teheran. Nel 2004, questa scuola fu riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione per il primo ciclo di istruzione (elementari e medie) e nel 2005 per il livello delle superiori.

La scuola italiana di Teheran è una scuola moderna che dispone di tutte le necessità e di infrastrutture educative innovative. Accoglie bambini e adolescenti offrendo il ciclo di studi di dodici anni (elementari, medie, superiori). Il progetto educativo dell’istituto “Pietro della Valle” è parzialmente bilingue, e i certificati e i titoli di studio sono legalmente riconosciuti dal Ministero dell’Istruzione italiano [4].

Università di Teheran

Università di Teheran

In passato, oltre all’Università di Teheran, l’Università Islamica Azad e l’Università Payam Noor, la lingua italiana veniva insegnata anche presso l’Università Shahid Beheshti e l’Università Allameh Tabatabai. Attualmente, le università di Teheran e Azad Islamica, insieme a decine di istituti privati e pubblici, organizzano corsi di lingua italiana a Teheran e in altre città iraniane, e decine di corsi online vengono tenuti sui social network.

La scuola italiana di Teheran, come centro ufficiale affiliato al governo italiano con un’esperienza di successo, potrebbe avere un ruolo significativo nella diffusione della lingua italiana in Iran ma, situata in un quartiere benestante nel nord di Teheran, non è accessibile per molti interessati all’apprendimento della lingua italiana appartenenti alle classi media e bassa della società iraniana e anche per i costi elevati è problematico l’accesso ai corsi online. 

Mancanza del supporto di una consistente comunità italiana 

Attualmente poco si sa sulla presenza italiana in Iran e, indubbiamente, rispetto al passato questa è notevolmente diminuita a seguito delle vicende politiche che si sono determinate. All’anagrafe degli italiani residenti all’estero alla fine del 2023 risultavano residenti solo 377 persone. Ciò che è certo è che gli italiani, come molti cittadini europei e a differenza di altre nazionalità come iracheni, afghani, turchi, arabi del Golfo Persico, pakistani, armeni, ecc., non hanno una comunità organizzata in Iran e non interagiscono quotidianamente con la popolazione iraniana. Questo rende più difficili i contatti tra il popolo iraniano e gli italiani, mentre c’è una più assidua interazione sociale tra le èlite dei due Paesi.

Questa situazione è simile a quella degli iraniani residenti in Italia. L’Osservatorio sulle migrazioni iraniane ha accertato che fino al 2021, il numero di iraniani residenti in Italia era vicino ai 12 mila: il Dossier Statistico Immigrazione del Centro Studi e ricerche “Idos” riferisce che alla stessa data, essi sono stati 14 mila. In entrambi i casi essi sono stati appena un quarto di punto percentuale rispetto alla popolazione straniera residente in Italia. Purtroppo, non esiste una comunità organizzata di iraniani in Italia, mentre, ad esempio, bengalesi e pakistani formano comunità organizzate e riconoscibili in Italia, con quartieri a Roma noti con i loro nomi [5].

Poiché l’apprendimento di una lingua e il consolidamento delle competenze linguistiche avvengono meglio in un contesto reale, a causa della notevole distanza geografica tra Iran e Italia e al fatto che la maggior parte degli iraniani non può viaggiare o soggiornare in Italia per motivi economici e politici, la creazione e la gestione di un ambiente favorevole è possibile solo attraverso i cittadini italiani residenti in Iran.

Sebbene grazie a Internet e ai social network le distanze geografiche abbiano perso significato, le interazioni faccia a faccia restano ancora il modo più efficace di comunicazione tra le persone. Pertanto, un’interazione attiva e mirata degli italiani residenti in Iran con la società iraniana può colmare le lacune causate dalla distanza geografica e accelerare la diffusione della lingua italiana in Iran. 

L’esperienza svedese del caffè linguistico 

Un’esperienza nei Paesi scandinavi, in particolare in Svezia, per l’insegnamento delle lingue potrebbe essere promossa dai governi di Iran e Italia e dai cittadini italiani in Iran. Questa esperienza è chiamata “caffé linguistico”, organizzata principalmente da biblioteche, organizzazioni non governative, chiese, associazioni benefiche e talvolta dal settore privato. 

In questo progetto, il popolo svedese di tutti i ceti sociali, in giorni e orari specifici, si rende disponibile volontariamente in caffè, chiese o luoghi come la Croce Rossa, offrendo ai migranti e agli studenti di lingua l’opportunità di conversare in modo amichevole sorseggiando tè e caffè (che sono gratuiti o molto economici). Queste conversazioni spaziano su argomenti sociali e quotidiani, offrono agli studenti la possibilità di praticare la lingua. Viene così creato un ambiente reale. Durante queste conversazioni e sessioni didattiche, a volte gli studenti vengono invitati a guardare un film, assistere a un concerto, visitare un museo, o partecipare a incontri con scrittori famosi svedesi che rispondono alle loro domande.

Gli iraniani, in particolare i giovani, come gli italiani, sono amanti del caffè e dei libri, e trascorrono il loro tempo libero in bar, ristoranti, cinema e centri culturali e ricreativi. La pizza, la pasta e i piatti italiani sono molto apprezzati in Iran. Quasi tutti i marchi italiani famosi, dall’automobile alle scarpe, dagli occhiali all’abbigliamento e ai cosmetici, sono conosciuti e venduti in Iran.

ac79e0eb-df3f-46d7-88d5-2065280db6c0Molte città e paesi, siti storici, scrittori, poeti, drammaturghi, attori, atleti, musicisti, cantanti e persino politici italiani sono conosciuti in Iran. I Quaderni del carcere di Antonio Gramsci ispirano giovani idealisti interessati ancora  alla politica. Anche il gioco “Mafia” è diventato ora un passatempo popolare tra i giovani iraniani. Pertanto, l’implementazione di un progetto simile in varie regioni, soprattutto nelle grandi città iraniane, potrebbe attrarre il pubblico verso l’apprendimento della lingua italiana. 

L’incremento delle borse di studio per studenti iraniani in Italia 

Poiché l’italiano non è una lingua diffusa in Medio Oriente e in Asia, e in generale nel mondo, a parte nei campi della musica, dell’arte e della letteratura, non è considerata una lingua di comunicazione molto utilizzata, solo commercianti, traduttori, studenti, artisti e in generale coloro che, per vari motivi, hanno bisogno di imparare l’italiano, intraprendono il processo di apprendimento. Al contrario, lingue come l’inglese e l’arabo, per la loro ampia diffusione, sono diventate una necessità globale.

Pertanto, creare la necessità e la motivazione per imparare l’italiano potrebbe accelerare la diffusione di questa lingua. Uno dei modi per creare motivazione e necessità è incoraggiare e facilitare lo studio, il lavoro e la residenza in Italia e nei Paesi di lingua italiana, nonché nelle aziende italiane. Il governo italiano ha fatto sforzi significativi in questa direzione e, in un’iniziativa lodevole, da anni ha offerto agevolazioni per gli studenti iraniani che vogliono continuare gli studi in Italia. Il numero di studenti iraniani iscritti alle università italiane è passato da 2965 nel 2020 a circa 11 mila nel 2023 [6]. Vale la pena notare che il numero di studenti italiani che studiavano nelle università iraniane fino alla fine del 2021 era solo di 50 unità [7]. 

Scambi culturali tra l’Italia e l’Iran 

Lo scambio di élite culturali, artistiche, scientifiche e sportive tra i due Paesi, ad opera di scrittori, giornalisti, attori, atleti, artisti e scienziati, così come l’attuazione di progetti congiunti come la realizzazione di film e serie tv, nonché lo svolgimento di programmi culturali e sportivi come concerti di musica, teatri e simili, unitamente all’attenzione dei media dei due Paesi alle reciproche notizie culturali e artistiche, sono tra le misure durature e influenti per introdurre e diffondere la cultura e la lingua italiana e del persiano.

Taremi

Mehdi Taremi

Un nuovo esempio chiaro è la presenza del famoso calciatore iraniano Mehdi Taremi nella squadra dell’Inter, che ha attirato l’attenzione di molti appassionati di sport e giovani iraniani sulle notizie italiane. Lo stesso vale per musicisti e artisti iraniani, e dimostra che lo scambio di élite tra i due Paesi e la copertura mediatica delle loro realizzazioni possono creare la motivazione necessaria per l’interesse verso l’Italia e la lingua italiana.

Dopo la Rivoluzione, secondo il documento di trasformazione educativa e in base alla delibera del Consiglio Supremo dell’Educazione, le scuole iraniane possono, oltre all’inglese, insegnare anche le lingue italiana, araba, francese, tedesca, spagnola, russa e cinese [8]. Questa è un’opportunità per la diffusione della lingua italiana in Iran e una possibilità di lavoro per centinaia di studenti e laureati in lingua italiana che possono lavorare come insegnanti nelle scuole iraniane. Tuttavia, parallelamente a questi sforzi, è necessario sviluppare ulteriormente le relazioni politiche, economiche e culturali tra i due Paesi per creare un contesto adatto all’uso e alla pratica della lingua italiana. 

Mattarella e

Mattarella e la Guida suprema dell’Iran

Conclusioni 

Tra l’Italia e l’Iran vige l’Accordo quadro di Cooperazione Culturale, firmato nel 1958, e completato, per la sua esecuzione, dai successivi protocolli esecutivi. Una visione realistica porta a rendersi conto che gli scambi linguistici e culturali sono facilitati o meno dalle condizioni strutturali più ampie, come sono quelle che si creano a livello economico e politico.  La fase attuale non è certo quella più adatta a facilitare i rapporti tra la vecchia Europa e il Vicino e il Medio Oriente.

Le riflessioni qui esposte mostrano che, al di là delle complessità storiche del momento, esistono legami profondi che permangono anche nei periodi storicamente più difficili. L’Italia, come erede più diretta della cultura romana, non può che ritenersi testimone di questi legami profondi e anche l’Iran, a suo tempo un grande impero come quello di Roma, è stato segnato da un passato fatto di scontri ma anche di interconnessioni e, del resto, abbiamo visto quanta attenzione ci sia stata alla letteratura italiana dal dopoguerra fino ai giorni nostri. Tutto ciò induce a sperare in un futuro più soddisfacente anche dal punto linguistico e culturale.

Dialoghi Mediterranei, n. 71, gennaio 2025.
Note
[1] Centro Culturale Chouk, 2015. [Online]. Alcuni Punti sulla Traduzione della letteratura Italiana in Iran. Disponibile presso www.chouk.ir .[Accesso 21 agosto 2015]. 
[2] Mohammadkhani, Aliasghar. Sito Web Dell’Istituto di Studi di Ricerca Politica, 2014. Pubblicazione di 226 Libri di Letteratura Italiana in Iran – Cosa Abbiamo Imparato dalla Letteratura Italiana?. Disponibile presso www.psri.ir. [Acceduta 29 giugno 2014]. 
[3] Rasouli, Navid, 2014. “Gli Iraniani in Italia”. Rapporti Culturali Italiani, Centro per le Pubblicazioni di Studi Culturali e Internazionali. Numero speciale dell’Organizzazione per la Cultura e le Relazioni Islamiche alla Fiera Internazionale del Libro, Intervista al Prof. Carlo Cherti, Consigliere Culturale Italiano in Iran, “Uno Sguardo alle Relazioni Culturali Tra Iran e Italia”. Afkar News[Online]. Disponibile presso www.afkarnews.com. [Acceduta 3 febbraio 2016]. 
[4] Sito web della Scuola Italiana di Teheran, 2024. Pietro Della Valle, Disponibile presso www.scuolaitalianatehran.com.
Cfr. Centro studi e ruicerche IDOS,Dossier Statisdtico Immigrazione 2024,  Edizioni Idos, Roma, 2024. 
[6] Masoudi, Mohammad. Sito web dell’Organizzazione Degli Affari Studenteschi,(2023). 100.000 Iraniani Studiano all’Estero. Disponibile presso https://www.saorg.ir. [Acceduta 28 agosto 2023]. 
[7] Salar Amoli, Hossein. 2021, Statistiche Sul Numero di Studenti Internazionali in Iran per Paese. Disponibile presso  https://msrt.ir. [Acceduta febbraio 2021]. 
[8] Agenzia di stampa IMNA, 2023. Insegnare le Lingue Straniere nelle Scuole, Obbligatorio o Facoltativo?. Disponibile presso www.imna.ir. [Acceduta 10 luglio 2023]. 

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Masoud Hooshmandrazavi, membro della Federazione Internazionale dei Giornalisti dal 2002 (IFJ), ha dedicato più della metà della sua carriera professionale alla promozione della società civile. Con una visione critica delle politiche culturali, sociali e giornalistiche in Iran, ha lavorato per i diritti umani, la libertà di espressione e di stampa e, in particolare, per l’indipendenza delle organizzazioni giornalistiche e lo sviluppo della società civile. Ha iniziato a studiare la lingua italiana nel 2021, con particolare riguardo alle prospettive socioculturali, in particolare in relazione al fenomeno migratorio.

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