di Settimio Adriani ed Emma Santarelli
Il progetto ambizioso, e forse imprudente, della Pro Loco di Fiamignano, di lanciare una rivista quadrimestrale di cultura popolare rivolta all’intera Valle del Salto e oltre, denominata Di Questa e d’Altre Terre. Quadrimestrale indipendente di cultura nel Cicolano, non è completamente inedito. Infatti, già agli inizi del 1914, ci aveva provato don Ferdinando Papale. Nominato parroco del suo paese d’origine il 21 maggio 1911, inventò pionieristicamente Il Gazzettino Cicolano, il periodico quindicinale stampato presso la Tipografia Fratelli Faraoni di Rieti:
«La nascita de “Il Gazzettino Cicolano” rappresentò […], per l’intera regione equicola, un fatto nuovo, inaspettato, rivoluzionario, teso alla proposta, a volte con accenti eccessivamente critici e polemici; allo sviluppo del territorio, con infrastrutture adeguate; al recupero e alla valorizzazione della cultura e delle tradizioni di un popolo tenace, insofferente delle ingiustizie sociali; alla ridistribuzione degli utili, pur conservando i beni personali e familiari; alla crescita affrancante del sapere. “Il Gazzettino Cicolano” terminò [il 29 settembre 1918] con la morte del fondatore [avvenuta all’età di soli 44 anni]. La morte prematura di don Ferdinando Papale segnò la fine di tanti desideri e buone intenzioni per la rinascita del Cicolano» (Maceroni 2008: 18).
Quasi ottant’anni più tardi, fu la VII Comunità Montana Salto Cicolano a promuovere “dall’alto” un nuovo periodico. Nel gennaio del 1990, l’ente pubblicò il primo numero del quadrimestrale denominato Il Cicolano. Il periodico della Comunità Salto-Cicolano. Il direttore responsabile, Henny Romanin, aprì con un articolo dal titolo significativo: «Una rivista a servizio del territorio [– che esordiva in questo modo –] Una rivista periodica della Comunità Montana Salto Cicolano deve innanzitutto avere, come primaria finalità, quella di far conoscere il territorio» (Romanin 1990: 5). Nello stesso articolo, Romanin faceva esplicito riferimento ad Altri territori: «Altri territori, forse meno validi del nostro, hanno fatto fortuna con patrimoni di molto inferiori» (Ibidem). Tuttavia, nonostante il chiaro ammiccamento campanilistico, è significativa l’attenzione riservata ad Altre Terre, questione ripresa dopo un quarto di secolo con un’ottica collaborativa. L’articolo si concludeva in questo modo: «[…] questa è la nostra terra, che noi, attraverso queste pagine, vogliamo far conoscere in tutti i suoi aspetti [anche coinvolgendo] sempre di più la massa degli abitanti» (Idem, 6).
Nonostante gli eccellenti propositi e il rilevantissimo, totale e finora irripetuto sostegno economico di un ente pubblico, del quadrimestrale si persero rapidamente le tracce, e cadde nel totale oblio. Per assistere a un nuovo tentativo di dotare l’intera Valle del Salto di una propria rivista, bisognò attendere il 1998, quando, su iniziativa di Mario Vittorio Papale, nipote del parroco di inizio secolo, e per volere dalla neonata Associazione Culturale Novo Cicolano – Don Ferdinando Papale, il 30 maggio venne presentato il primo numero del periodico che risuscitava l’edizione del 1914, riprendendone letteralmente il titolo. Volendo sottolineare l’intenzione di dare continuità alla prima edizione, nella testata fu riportato «Anno LXXXV» [1]. Stampato presso La Tipografica Artigiana di Rieti, la pubblicazione aveva come direttrice responsabile la capradossana Maria Luisa Polidori.
«Già dalla sua prima uscita, Il Gazzettino Cicolano riscosse un discreto successo, che andò poi via via scemando. Cosicché, per una serie di vicissitudini, vennero pubblicati soltanto undici numeri, con cadenza mensile. L’ultimo dei quali risale a marzo 1999. Il costo copia era di duemila lire; ma, immaginando una prospettiva a lungo termine, nella testata anticipammo che il costo copia futuro sarebbe stato di un euro. A sostenerci c’erano dei piccoli sponsor privati del Cicolano: bar, negozi e simili. Tuttavia, le somme complessive che riuscivamo realmente a raccogliere non coprivano le spese di impaginazione e stampa» (Francesco Giuliani, com. pers.) [2].
Nonostante gli ottimi presupposti, l’idea di riunire finalmente l’intero Cicolano intorno a quella testata, e il vasto interesse suscitato all’inizio, anche la seconda esperienza ebbe una vita piuttosto breve e travagliata. In ogni caso, tutti e tre i tentativi hanno lasciato, nel bene e nel male, un’impronta significativa nel territorio che li ha concepiti e ospitati.
Per la quarta volta, nella primavera del 2024, è la Pro Loco di Fiamignano a voler raccogliere la sfida. «Per provare a sopravvivere dal punto di vista culturale», si è detto nella riunione del Direttivo dell’associazione, in occasione dell’approvazione del progetto. Tuttavia, non sono mancati dubbi e tentennamenti, soprattutto in merito alla reale sostenibilità economica a lungo termine, data la cronica ristrettezza delle risorse disponibili.
Nell’editoriale che apre il n. 1, andato in stampa l’8 marzo 2024, ancora una volta presso La Tipografica Artigiana di Rieti, l’editore Bruno Creazzo, presidente della Pro Loco, scrive:
«È con grande gioia e una buona dose di orgoglio che annuncio l’avvio della rivista denominata Di Questa e d’Altre Terre. Quadrimestrale indipendente di cultura del Cicolano, un progetto editoriale innovativo e indipendente, che ha ricevuto l’approvazione unanime del Consiglio direttivo della Pro Loco di Fiamignano, che ho l’onore di presiedere. Desidero esprimere la mia più profonda gratitudine a tutti i membri del Consiglio per aver accolto con entusiasmo questo nuovo capitolo della nostra comunità, riconoscendone il valore nella promozione della cultura locale. Il nostro periodico si propone come uno strumento di libera espressione per ogni forma culturale che riguardi, direttamente o indirettamente, il nostro territorio. Il concetto di ‘cultura’ dev’essere perciò inteso nella sua accezione più ampia, in linea con la definizione fornita dall’UNESCO nel 2003, che include sia il patrimonio culturale materiale sia quello immateriale. Uno spazio adeguato sarà riservato anche agli articoli pertinenti che perverranno da Altri Territori» (Creazzo 2024: 3).
Nello stesso numero, tratteggiando la mission della rivista, Creazzo aggiunge e ribadisce:
«La Pro Loco di Fiamignano istituisce, edita e detiene la proprietà della rivista denominata Di Questa e d’altre Terre. Quadrimestrale indipendente di cultura cicolana. Il periodico si propone come punto d’incontro e di confronto tra coloro che si interessano alla cultura cicolana nella sua accezione più ampia. Il focus principale della pubblicazione è il patrimonio culturale materiale e immateriale della Valle del Salto, ma è aperto anche a contributi provenienti da altre realtà territoriali. Dato l’esiguo numero di ricerche istituzionalmente condotte nel territorio del Cicolano fino a oggi, in particolar modo quelle di natura demoetnoantropologica, linguistica, ecc., la rivista aspira a essere uno strumento finalizzato a colmare tali lacune, favorendo il coinvolgimento della comunità attraverso il metodo della citizen science» (Idem: 4).
Su questa base e con tali obiettivi, nei primi due numeri già pubblicati e in quello di prossima uscita, gli articoli hanno gravitato su tematiche che si possono sommariamente riassumere e distinguere in questo modo: Abbandono, Agricoltura, Altre Terre, Aneddoti, Araldica, Artefatti, Camminare, Comparenze, Cultura popolare, Dialetto parlato, Dialetto scritto, Giochi, Lavori del passato, Satire, Memorie e ricordi, Monumenti naturali, Musica, Natale, Poesia, Riflessioni, Storia e devozione, Storie di donne, Tradizioni, Volontariato. Ampio spazio è stato riservato ad articoli provenienti da territori esterni al Cicolano o riguardanti quest’ultimi.
La terza di copertina, invece, è stata finora dedicata alle donne Di Questa e d’Altre Terre, raccontate attraverso apposite selezioni di foto storiche che le ritraggono all’opera: inizialmente impiegate nei campi, e poi nell’approvvigionamento di acqua potabile.
In omaggio all’impegno assunto, talvolta gravoso e sempre disinteressato dal punto di vista economico, l’organigramma della rivista, formato esclusivamente da volontari, merita di essere menzionato. È così composto:
Manuel Scappa è il Direttore responsabile. Il Comitato scientifico, che conferisce credibilità alla rivista, è formato dai professori Alessandra Broccolini (Sapienza Università di Roma, coordinatrice), Ivan Cavicchi (Tor Vergata Università di Roma), Lia Giancristofaro (Università di Chieti), Vincenzo Padiglione (Sapienza Università di Roma), Daniele Parbuono (Università di Perugia) e Vita Santoro (Università della Basilicata). Non finiremo mai di ringraziarli a dovere, perché, come si suol dire, “Raglio d’asino non arriva [sempre] in cielo”! Il Comitato editoriale, che riunisce i componenti di quattro diversi territori municipali, è formato da Domenico Gallina, Emanuela Franchi, Maria Felicita Luce e Maura Silvi, in rappresentanza del comune di Borgorose; Settimio Adriani (coordinatore), Carlo Cardone e Tamara De Gasperis, per il comune di Fiamignano; Giacomo Appolloni, Luciano Bonventre e Benedetto Di Matteo, per il comune di Pescorocchiano; Paola D’Ippolito e Marcello Mari, per il Comune di Petrella Salto. Per Altre Terre collaborano Matteo Di Mario (FAI di Rieti) e Lorenzo Quirini (giornalista freelance reatino). La redazione, coordinata da Leonardo Valente, include Bernardino Adriani, Alvaro Calabrese, Federica Creazzo, Francesco Di Battista, Sara Giuliani e Matteo Valentini, tutti membri del Consiglio direttivo della Pro Loco di Fiamignano.
Per onorare concretamente l’obiettivo dell’annunciata citizen science, e dare spazio a chiunque abbia qualcosa di interessante da condividere, anche senza specifiche competenze nella scrittura, l’organigramma prevede una figura dedicata alla revisione redazionale. Questo ruolo è stato affidato alla giornalista Alina Di Mattia, alla quale vengono sottoposti, senza distinzione, tutti gli articoli che, dopo una valutazione preliminare, sono stati giudicati idonei in termini di qualità dei contenuti e quindi destinati alla pubblicazione. La cura degli aspetti grafici e dell’impaginazione è affidata ad Alessandro Vellucci.
Per garantire uniformità ai contributi pubblicati, la rivista si è dotata di apposite norme redazionali, che prevedono l’obbligo, laddove possibile, di indicare in calce agli articoli, in forma standardizzata, le principali fonti alle quali gli autori hanno attinto in fase di scrittura. Riteniamo che questa pratica, unitamente a quant’altro fin qui già esposto, consenta alla rivista di collocarsi in una fascia che amiamo definire ‘divulgativa avanzata’.
Dal confronto scaturito durante un incontro organizzativo (e culinario) del Comitato editoriale, peraltro risultato particolarmente utile per la messa a punto e l’avvio del periodico, tra i partecipanti è nata una perfetta sintonia su numerose questioni sostanziali, appositamente sollevate. In totale analogia con le riviste territoriali più radicate e blasonate [3], dalle quali abbiamo tratto ispirazione adattandone le tematiche estrapolate alle nostre esigenze, Di Questa e d’Altre Terre intende distinguersi per il legame stretto con il territorio e con la comunità che lo abita e si propone di rappresentare, svolgendo un ruolo significativo sia sul piano informativo sia culturale. La rivista intende connotarsi per i seguenti tratti distintivi:
Focalizzazione locale – occuparsi di argomenti e questioni che riguardino il contesto locale, come la storia, le tradizioni, il paesaggio, l’arte, la gastronomia e le personalità locali.
Apertura verso altri territori – non limitandosi esclusivamente alle prerogative interne, ma aprendosi all’esterno, con l’auspicio di ospitare contributi provenienti da altre realtà geografiche e culturali.
Accessibilità – pubblicare articoli scritti con un linguaggio chiaro e inclusivo con l’obiettivo di raggiungere una larga fetta della popolazione, dai giovani alle fasce meno avvezze alla lettura di giornali.
Connessione con la comunità – creare un luogo di dialogo nel quale coinvolgere direttamente i cittadini, le istituzioni locali, le associazioni del settore, favorendo la partecipazione attiva delle persone.
Per quanto riguarda il ruolo culturale, la rivista intende:
Valorizzare l’identità locale - dare spazio ad articoli di storia, tradizioni, dialetto e figure rilevanti del territorio, con l’obiettivo di tutelare e valorizzare le radici distintive della comunità, rinnovando il senso di appartenenza nell’ambito di un mondo sempre più globalizzato.
Supportare la memoria storica - obiettivo da perseguire offrendo uno spazio dedicato alla documentazione di eventi del passato, alle testimonianze degli anziani o ai racconti legati a luoghi caratteristici, contrastando la sempre più compromessa trasmissione delle conoscenze condivise, concretizzando un presidio di connessione intergenerazionale.
Promuovere eventi e attività locali – informare i lettori su eventi, feste, mostre, mercati e altre manifestazioni sul territorio, favorendo la partecipazione e il coinvolgimento nella vita della comunità, fungendo da cassa di risonanza per le iniziative locali.
Supportare la coesione sociale – creare una rete di relazioni tra i membri della comunità, stimolando il senso di appartenenza e di coesione. Con l’auspicio che le pubblicazioni costituiscano punti di riferimento sociali comuni e consolidino il legame comunitario.
Sviluppare l’attrattività artistica - informare su siti di interesse, itinerari, prodotti tipici e attività del luogo, promuovendo un turismo consapevole e sostenibile legato alle risorse, alle bellezze naturali e alle tradizioni locali.
Supportare il settore educativo e formativo - proporsi come strumento di educazione informale in grado di sensibilizzare i lettori su temi di attualità rilevanti, come la sostenibilità ambientale, la tutela dei beni culturali e l’attenzione per le tradizioni.
In sintesi, la rivista vuole concretizzare un vero e proprio ponte tra passato e futuro, unendo eredità storica e innovazione. Mira a svolgere un ruolo essenziale nel mantenere vivo l’attaccamento al patrimonio storico e sociale della comunità di riferimento sempre più sofferente e segnata da fenomeni come spopolamento, invecchiamento e mancanza di prospettive.
In questo panorama generale, la rivista vuole essere uno spiraglio di luce, di fiducia e di positività. Siamo pienamente coscienti della portata ambiziosa di questo progetto. Tuttavia, va sottolineato, ancora una volta, che stiamo portando avanti tutto da soli. Nessun ente pubblico o privato ci sta sostenendo: tante promesse, ma fino a oggi nessun fatto concreto. È per noi motivo di orgoglio, pertanto, poter affermare che la rivista nasce dal basso, è sostenuta dal basso e viene gestita democraticamente dal basso. Un caso rarissimo (se non unico) di aggregazione tra volontari provenienti da quattro dei sette comuni della Valle del Salto.
Su tale questione, non si può omettere che, durante la fase istruttoria del periodico, a fronte del tacito e mai motivato diniego di Concerviano, c’è stata inizialmente l’adesione di alcuni volontari di Marcetelli e Varco Sabino, che però hanno lasciato durante la lunga ed estenuante fase di reperimento delle risorse, organizzazione, autorizzazioni formali e avvio del processo. Detto ciò, si ribadisce quanto è già stato personalmente espresso agli interessati: per loro, così come per altri volontari dei loro territori, la porta è sempre aperta, e in qualunque momento sarebbero i benvenuti nei ranghi dell’organizzazione.
La Pro Loco di Fiamignano, dal canto suo, ha l’onere di sostenere tutta la complessa operazione fin qui descritta, e si impegna a farlo senza esitazioni finché sarà possibile, provando a contenere al minimo le perdite economiche che sembrano susseguirsi in itinere! La tiratura, seppure in crescita, farebbe sorridere qualunque realtà cittadina: per ora, qualche centinaio di copie riesce a soddisfare la domanda, e neanche una di esse deve andare perduta! Tant’è che sono proprio i singoli componenti dell’organigramma a occuparsi della distribuzione minuziosa tra i lettori interessati. L’attuale sottoscrizione di qualche decina di abbonamenti annuali (con spedizione a casa per i residenti in Altre Terre) lascia ben sperare.
La scelta di puntare sul cartaceo, in un’epoca dominata da digitalizzazione e dematerializzazione, risponde ad alcune motivazioni precise: favorire l’accesso anche a persone meno avvezze alle tecnologie, come molti dei nostri numerosi anziani. Allo stesso tempo, fare in modo che i periodici stiano fisicamente presenti nelle case dei nostri lettori, con l’auspicio che essi possano essere sfogliati anche distrattamente, ma frequentemente. Non ultimo, la distribuzione brevi manu dei fascicoli cartacei consente di recuperare un minimo di risorse da reinvestire nei numeri successivi. In assenza di sponsor, contiamo di essere democraticamente sostenuti da chi ci legge. Speriamo di farcela.
Resisteremo? Ce la faremo a perseguire gli ambiziosi obiettivi prefissati? Come risponderà, nel tempo, la popolazione alla quale la rivista intende rivolgersi e che vorrebbe coinvolgere fattivamente?
I due numeri pubblicati, e il terzo ormai prossimo alla stampa, non consentono ancora di comprenderlo. Soltanto il tempo (non ce ne vorrà molto!) saprà dare risposta e appurare se questo quarto tentativo di dare vita a una rivista cicolana avrà finalmente colpito nel segno; oppure, se ancora una volta si dovrà aspettare che, chissà quando, altri folli decidano di raccogliere il testimone. Ma il tempo disponibile ormai stringe.
Dialoghi Mediterranei, n. 71, gennaio 2025
Note
[1] Appare chiaro che l’intenzione dei responsabili fosse quella di indicare l’annata e non l’anno, che è il 1990.
[2] Intervista telefonica realizzata il 5.11.2024
[3] A solo titolo di esempio, si vedano, per l’Italia, le riviste territoriali che svolgono un ruolo culturale significativo quali La Nuova Provincia di Asti (<https://lanuovaprovincia.it/>, ultimo accesso 04.11.2024) e Pagine del Piemonte (<https://www.ibs.it/pagine-del-piemonte-periodico-di-libri-vintage-vari/e/2561892326824?srsltid=AfmBOopVDugGsDETo-IWFGaEORodihPvLXBmZxcdamYoA4PbEPGqUbQc>, ultimo accesso 04.11.2024), che promuovono la cultura piemontese. In ambito urbano, invece, si veda Roma (<http://digitale.bnc.roma.sbn.it/tecadigitale/giornali/TO00194552>, ultimo accesso 04.11.2024), che fornisce notizie, storie e approfondimenti sulla capitale.
Riferimenti bibliografici
Bruno Creazzo, QAT una rivista per il Cicolano, «Di Questa e d’Altre Terre», n. 1, 2024.
Giovanni Maceroni, Lo storico Domenico Lugini. Santa Lucia di Fiamignano tra il XIX e il XX secolo, in Rodolfo Pagano, Cesare Silvi (a cura di) Atti della giornata di studi per ricordare i 150 anni dalla nascita di Domenico Lugini (1857-1922) e i 100 anni dalla pubblicazione della sua opera, Arti grafiche San Marcello, Roma.
Henny Romanin, Una rivista al servizio del territorio, «Il Cicolano», n. 1, 1990.
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Settimio Adriani (settimioadriani@gmail.com) – Laureato in Scienze Naturali e Scienze Forestali, si è specializzato in Ecologia e ha completato la formazione con un Dottorato di ricerca sulla Gestione delle risorse faunistiche, disciplina che ha insegnato a contratto presso le Università degli Studi della Tuscia di Viterbo (facoltà di Scienze della Montagna, sede di Rieti), “La Sapienza” di Roma (facoltà di Architettura Valle Giulia) e dell’Aquila (Dipartimento MESVA). Per passione studia la cultura del Cicolano, sulla quale ha pubblicato numerosi saggi e monografie. Coordina il comitato editoriale della rivista quadrimestrale della Valle del Salto denominata Di Questa e d’Altre Terre, edita dalla Pro Loco di Fiamignano (RI).
Emma Santarelli (emma.santarelli2014@gmail.com) – Ha frequentato il Liceo Scientifico Plinio Seniore, di Roma. Attualmente è iscritta al corso di laurea in Psicologia e Processi Sociali presso la facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università La Sapienza, con l’obiettivo di accedere alla specializzazione in Psicologia del lavoro. Intende promuovere il benessere lavorativo aziendale e individuale, garantendo buone condizioni psicologiche e favorendo l’identità lavorativa della persona. È socia della Pro Loco di Fiamignano (Rieti), per conto della quale si occupa attivamente delle indagini attinenti il proprio percorso formativo e, più in generale, delle attività culturali promosse dall’associazione.
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