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Notizie dal campo profughi palestinesi di Shatila (1970)

Shatila 1975 (ph. Giovanni Canova)

Shatila 1970 (ph. Giovanni Canova)

di Giovanni Canova [*] 

Beirut, 10 luglio 1970. Visita all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) al Boulevard Mazraa. Ci accoglie un responsabile, Chamoun, parliamo della nostra ricerca sulla poesia palestinese, ci dà molto materiale e un distintivo dell’OLP. Propone una visita al campo per rifugiati di Chatila (Shatila) alla periferia di Beirut-Sud. Ci accompagna Salwa Hout, sorella del capo, e una giornalista inglese. Arriviamo al campo, c’è una guardia armata che ci fa passare. Un ufficiale ci guida nella visita. Il campo risale al 1948, tranne poche costruzioni. Ci sono cinque campi simili a Beirut, tre nel Sud del paese e due a Tripoli. In tutto sono circa 300.000 rifugiati palestinesi. 

Shatila 1975 (ph. Giovanni Canova)

Shatila 1970 (ph. Giovanni Canova)

Il campo 

Nel campo non ci sono servizi, solo canaletti maleodoranti di scolo. C’è una grande tendopoli e file di baracche di prismi di cemento, coperte da lamiera ondulata. In ciascuna vivono una decina di persone, per lo più bambini. Non si vedono in giro ragazzi più grandi, dopo i dieci anni comincia un addestramento militare e a diciotto sono fida’iyyin. Chiedo ai bambini se anche loro lo diventeranno e mi rispondono di si con orgoglio. Ci sono profughi musulmani e cristiani. C’è una moschea e qualche modesta bottega. Contrasto tra il campo profughi e i grattacieli di Beirut. Ci sono scuole elementari dell’UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East, istituita nel 1949) con una cinquantina di bambini per aula, il cibo è fornito dall’ONU. Poliziotti armati in tuta mimetica girano per il campo. Facciamo qualche foto ai bambini con il loro permesso. Sono molto vivaci, ma in giro c’è molto degrado.

Shatila 1975 (ph. Giovanni Canova)

Shatila 1970 (ph. Giovanni Canova)

Shatila 1975 (ph. Giovanni Canova)

Shatila 1970 (ph. Giovanni Canova)

Rientriamo nella sede dell’OLP. Salwa Hout ci consegna una lettera per la visita del campo profughi di Gebel Wabda, nei pressi di Amman, in Giordania. 

Shatila 1975 (ph. Giovanni Canova)

Shatila 1970 (ph. Giovanni Canova)

Intervista con Shafiq al-Hout sulla situazione palestinese 

Riporto i punti principali: Maturazione dei leader palestinesi in senso democratico e rivoluzionario. Ha conosciuto Guevara e si dichiara marxista. Sensibilità europea alla resistenza palestinese. Dice che ci sono anche libanesi nelle file della resistenza. Tutti i palestinesi sono fida’iyyin, gli effettivi dell’OLP sono venticinquemila radunabili in 24 ore. Purtroppo manca un comando centrale, poiché ce n’è uno in Libano, in Siria e in Giordania. Ci sono gruppi vari, ognuno con il suo capo, marxista e non marxista. Il movimento è aconfessionale. Tutte queste divisioni dovrebbero essere rappresentate al centro, questo appesantisce l’organizzazione e la parte amministrativa. Ci vuole un unico capo davanti al quale tutti rispondono. È necessario inoltre che la cultura palestinese si formi da se stessa, senza passare attraverso le scuole inglesi o francesi. Il popolo è bistrattato. 

Shatila 1975 (ph. Giovanni Canova)

Shatila 1970 (ph. Giovanni Canova)

Shatila 1975 (ph. Giovanni Canova)

Shatila 1970 (ph. Giovanni Canova)

Shatila 1975 (ph. Giovanni Canova)

Shatila 1970 (ph. Giovanni Canova)

Discorso sulla violenza. I palestinesi credono nella pace e non nella violenza, però ci sono costretti. Il Vietnam per noi è un simbolo di libertà. La vera soluzione, fra dieci o cento anni, è che il popolo palestinese ritorni a essere palestinese in Palestina. Se tagliamo i porti del petrolio l’Europa si fermerebbe. L’imperialismo americano mantiene i popoli arabi divisi, non gli interessa lo sviluppo degli arabi, basta solo avere un sbocco per i loro prodotti  Israele può ospitare tre milioni di ebrei, ma in giro per il mondo ce ne sono quindici. (Domanda: “Crede in una soluzione militare?”) Israele crede questo, come dimostra la guerra del 1967. L’unica soluzione è storica, rivoluzionaria e democratica. 

Dialoghi Mediterranei, n. 71, gennaio 2025 
[*] Dal resoconto di un viaggio in Libano, Siria, Giordania, Iraq, Turchia (4 luglio –18 agosto 1970). La popolazione dei campi profughi di Sabra e Shatila fu, come è noto. massacrata nel settembre 1982 dalle milizie cristiano-falangiste guidate da Elie Hobeika e quelle filo-siriane di Sa’d Haddad, con la complicità dell’esercito israeliano che aveva accerchiato i campi. 

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Giovanni Canova, è stato docente di Arabo e di Islamistica all’Università Ca’ Foscari di Venezia (1971-2003) e ordinario di Lingua e Letteratura araba all’Orientale di Napoli (2003-2014). Principali campi di ricerca: oralità e poesia epica; leggende religiose islamiche; tradizioni sugli animali; epigrafia e cultura del libro arabo. Le sue ricerche sul terreno si sono svolte principalmente in Egitto e in Arabia meridionale (Yemen e Oman). Tra le pubblicazioni più recenti figura Piazza Tahrir. Graffiti 2011-2017, Venezia 2024.

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