Prologo
Raccontare il passato è un dovere per tutti noi. Le storie capillari della Tunisia profonda poco nota agli italiani hanno molte cose da svelare, passati irrisolti, personaggi dimenticati e racconti fondanti e fondamentali. La mia famiglia paterna dal cognome Dhouib ha una storia insolita coraggiosa e direi stoica attraverso mio nonno Salem e mio padre Mohamed ingegnere alla STEG in pensione, scrittore e appassionato di storia contemporanea che è sempre stato e lo è ancora ai miei occhi un eroe dei tempi moderni. Trasferitosi all’età di 10 anni dalla città di Zarzis «dannatamente dimenticata dalla storia» come diceva mio nonno, si ritrova a studiare nella capitale e si distingue per la sua eccellenza, parte poi per la Francia per proseguire i suoi studi nelle più prestigiose scuole di ingegneria. Alla fine per amore per la sua patria ritorna in Tunisia e sceglie di costruirci i suoi sogni. Tutto questo per giungere alla presentazione della mia modesta traduzione del racconto «Bazar del Sud» pubblicato in lingua francese con un intento di far conoscere quest’opera agli italiani. Del mosaico tra finzione e realtà delle peripezie di un uomo eccezionale, Salem Dhouib. vi propongo un estratto.
Introduzione
Bazar del Sud era quel negozio tipico dei paesini del sud della Tunisia che offre un po’ di tutto ai clienti. Tuttavia ciò che lo distinse dagli altri era la volontà del suo proprietario Salem di farne un luogo d’incontro delle culture, della raffinatezza e della modernità. Il cammino seguito da Salem fu tumultuoso e particolarmente lungo. Salem era molto affascinato dalla cultura francese dei lumi e della modernità e lottava contro il colonialismo ingiusto e arrogante. Le sue contraddizioni gli fecero pagare il duro prezzo di questo rapporto ambiguo.
Il Bazar del Sud è ugualmente un insieme di racconti, d’una mamma accattivante e dalla memoria prodigiosa, ascoltati e memorizzati religiosamente da un bambino durante le lunghe e fresche notti invernali. Ma è anche il vissuto di un giovane adolescente che osservò sbalordito la demolizione del passato della sua città natale. La distruzione dei Ksar e le sue viuzze che questo stesso giovane percorse per anni e di cui ammirò i mirador appesi sulle sue muraglie. Egli visse anche accanto a Salem la distruzione del Bazar con il cuore gonfio di tristezza ma tanto orgoglioso della resistenza del padre in questa terribile prova.
Il Bazar del Sud era un bivio dove s’incontravano le storie e le culture all’immagine di Salem, eclettico, estremamente coraggioso e visionario. Questo racconto è anche lo specchio di un periodo di transizione dal protettorato francese fino all’indipendenza della Tunisia dove si mischiavano il nazionalismo distruttivo e le vendette politiche. La Tunisia entrerà così nella nuova era della libertà per incamminarsi verso l’era del progresso con Habib Bourguiba per ricadere dopo nell’era del nepotismo e autocrazia dei Ben Ali.
Infine, questo racconto non ha nessuna intenzione di condannare dei personaggi da vicino o da lontano nel destino di Zarzis agli inizi dell’indipendenza. La narrazione non ha inoltre nessuno scopo di svegliare le passioni distruttive ma di sensibilizzare e ricordare alla popolazione di Zarzis di unire le proprie forze ed evitare di rifare gli errori del passato.
Zarzis 1913
In quel pomeriggio del 12 marzo del 1913, pioveva a dirotto su quella borgata chiamata Zarzis, una specie di penisola del sud tunisino. Le piogge invernali furono abbondanti e promettenti per l’anno agricolo della regione che ne aveva proprio bisogno.
Faceva un freddo cane e soffiava fortemente un vento di ghiaccio che fece vibrare gli eucalipti all’entrata del paesino. Questa situazione impediva ai pescatori di prendere il largo perché quest’avventura poteva essere fatale per le loro piccole imbarcazioni.
Non lontano da questa catena di alberi venuti da lontano, in una casa adiacente, Messuada cominciò a sentire i primi dolori del suo ottavo parto.
Chiamarono una zia per assistere questa povera donna nella sua lunga e dolorosa prova. In effetti a quell’epoca non esisteva nessuna forma di assistenza medica in quella zona tranne a Gabes, città situata a 130 chilometri a Nord di Zarzis.
Messuada continuava a spingere, sentendo appena gli incoraggiamenti della zia, sapendo del rischio di partire a miglior mondo con la sua creatura in qualsiasi momento. In quel periodo la morte durante il parto era cosa comune e frequente.
Alle prime luci dell’alba del 13 marzo del 1913 Messuada se la scampò e mise al mondo il suo quinto maschio. I Yoyo (gridi di gioia) della zia furono stridenti e forti da sentirsi in tutto il ksar Scelba, annunciando la nascita di Salem, un ragazzino dal destino tumultuoso.
Dopo aver fatto il suo bagnetto caldo, il bébé fu avvolto in un tessuto di cotone e coperto da un indumento di lana pura. La madre una volta sollevata, fissò la sua creatura teneramente.
Messuada scelse il nome del suo bimbo uguale a quello del nonno materno volutamente per distaccarsi dal marito, che manifestò un disinteresse sempre maggiore nei suoi confronti.
L’inizio di questo conflitto coniugale era dovuto al comportamento di Messuada che si permetteva di ricevere senza riserva parenti e zie malate a casa sua. Se ne occupava talmente tanto che questo creò una negligenza nei confronti di suo marito. Questa situazione non piacque al suo coniuge che oltre tutto non si espresse apertamente davanti a questa casa trasformata in un ospizio per vecchi.
Messuada continuava a vivere nel suo misticismo cieco e la sua devozione totale verso i suoi parenti senza prestare attenzione a suo marito.
Mohammed era un uomo distinto, raffinato, particolarmente affascinante e curato. Era di quegli uomini ben pettinati dalla barba scrupolosamente curata. Era un nobile della cittadina, si vestiva elegantemente scegliendo il suo vestiario dai migliori sarti della regione, come d’altronde faceva suo padre Haj Ali, noto commerciante e viaggiatore.
Mohamed fece l’irreparabile portando nella sua dimora una seconda moglie. Ci si chiede se fosse una decisione legata ai suoi bisogni intimi. Difficile rispondere a una domanda del genere nel contesto storico dell’epoca dove la sfera intima era un tabu.
Salem aveva appena un anno quando Messuada entrò in quello stato di panico nei confronti della decisione del marito che non si aspettava minimamente. La donna era scombussolata da questa situazione, ma ci si chiede che cosa potesse fare una donna in quelle circostanze. Ovviamente nulla. In quei tempi la poligamia era consentita per via di un’interpretazione erronea del Corano, marcando così un’ingiustizia secolare verso le donne musulmane che si perpetua fino a oggi.
Messuada non potendo neanche chiedere il divorzio, accettò la sua condizione occupandosi che il suo bimbo facesse i suoi primi passi.
La nuova sposa, giovane e bella, era molto nota per la sua arroganza e la sua cattiveria ed era al suo terzo matrimonio.
D’altronde all’epoca molti notabili cercavano quella tipologia femminile, giovani donne divorziate a causa della loro sterilità. Nozze concordate rapidamente per poi ripudiarle non appena l’incantesimo del fascino si rompe. In tal modo queste donne passavano da un uomo all’altro e la loro condizione stimata dai facili costumi ma legalmente.
Dopo qualche anno, Messuada poco combattiva si stancò di contrastare la sua rivale e lasciò la casa coniugale per sistemarsi in una dipendenza del marito. Mohamed preso dal fascino della nuova sposa rimase inerte e indifferente alla sorte di Messuda. Continuava, tuttavia, a occuparsi dell’educazione dei figli mandandoli alla scuola franco-araba di Zarzis, fondata nel 1897.
Era molto orgoglioso del figlio Abdesslam che stava preparando il certificato di fine studi, un prestigioso diploma che gli permise tra l’altro di evitare il servizio militare.
Il cammino dello scolaro
L’inizio del cammino scolastico di Salem cominciò un certo primo ottobre 1919, accompagnato dal fratello Abdesslam, maggiore di cinque anni. Salem scoprì nell’aula un nuovo mondo, molto diverso da quello dove visse. Una serie di immagini appese al muro accanto a una cartina geografica della Francia, un globo terrestre posto sulla scrivania del maestro non lontano dalla famosa lavagna nera, tutto ciò gli fece amare la cultura e il sapere.
I maestri di arabo e di francese oscillavano tra il buonismo e la severità, fecero un lavoro colossale per illuminare gli spiriti e sviluppare la fantasia dei giovani tunisini. Salem si applicava diligentemente nella calligrafia grazie al suo calamaio «Sergent Major» che immergeva senza sosta nel contenitore dell’inchiostro di porcellana posto sul suo tavolo. La mattina scriveva il francese da sinistra a destra e il pomeriggio l’arabo da destra a sinistra.
La sua grande preoccupazione era quella di sporcarsi le mani ma l’uso corretto della carta assorbente e la tenuta corretta del portacalamaio gli permisero di evitare tali inconvenienti.
La scuola fu per Salem un rifugio per scampare all’atmosfera cupa e triste della vita con sua madre. Paradossalmente Salem odiava l’arrivo delle vacanze talmente amava rimanere tra i muri della scuola. Per lui l’interruzione scolastica era sinonimo di litigi, lavoretti pesanti, conflitti, scontri con la matrigna.
Salem aveva una memoria sorprendente. La sera, ascoltando suo fratello Abdesslam leggere le sue lezioni, poteva tranquillamente ripeterle interamente l’indomani mattina senza nessuna difficoltà. Salem divorava tutti i libri che gli capitavano e particolarmente quelli di storia e di geografia. Era brillante in matematica e apprezzava molto la geometria, soprattutto i calcoli dell’area. Conosceva a memoria i nomi dei fiumi che attraversavano la Francia per andare da una città all’altra e paradossalmente ignorava l’esistenza del fiume EL Mejerda del suo proprio paese. Adorava leggere i testi che descrivevano la campagna francese con la sua natura, le sue mucche e i suoi corsi d’acqua. Per un piccolo scolaro tunisino tutto questo sembrava un paradiso terrestre. Ammirava talmente tanto il suo maestro di francese a tal punto da imitare perfettamente il suo accento.
Bisogna riconoscere il grande merito di questa immensa opera culturale di questi maestri approdati da tutte le zone della Francia e sparsi su tutto il territorio tunisino. Nonostante la lontananza, lo sconforto e la solitudine, compivano la loro missione con grande devozione e determinazione.
A tredici anni Salem riuscì a realizzare un grande traguardo ottenendo il suo certificato di studi elementari classificato primo della sua promozione. Il giorno della proclamazione dei risultati a Medenine, l’ispettore regionale dell’insegnamento dichiarò ai presenti: «Ecco un giovane tunisino che parla e scrive il francese meglio dei suoi compagni francesi».
Il primo intoppo familiare
Gli eclatanti successi dei figli di Messuada nel conseguimento del certificato di fine studi elementari di Abdesslam nel 1923 e di Salem nel 1926 resero ancora più gelosa la matrigna. Di conseguenza decise di escogitare un piano machiavellico contro la sua rivale per farla ripudiare definitivamente dal marito.
Per realizzare al meglio il suo piano incaricò una donna del suo entourage tramite un compenso considerevole di proporre a Messuada un filtro d’amore per il marito. La povera donna accettò ingenuamente la proposta senza diffidare minimamente. Incaricò un domestico di versare la pozione magica nel contenitore d’acqua del marito. Il progetto venne alla conoscenza del marito che colse il domestico in piena azione.
Decise ovviamente di ripudiare la sciagurata Messuada che sognava solo di ritrovare la gioia persa col marito. Essendo molto pia, accettò la sua sorte e chiese giustizia a Dio.
Nonostante la perdita della seconda moglie qualche mese dopo, a causa di una malattia fulminante e misteriosa, Mohamed non tornò dalla prima moglie. Non tardò a sposarne una nuova, ricca erede dal nome Ghalia, anch’ella sterile ma meno giovane della seconda.
Ghalia portò molta serenità alla famiglia grazie alla sua cordialità verso gli altri. Riuscì addirittura a maritare la nipote, figlia adottiva, con Abdesslam che aveva appena ottenuto il suo diploma del brevetto al liceo Alaoui a Tunisi.
Nell’ottobre 1926 mentre Abdessalam fu designato a Ksar Helal come maestro di francese, Salem fu mandato a Sfax per continuare i suoi studi secondari.
Il preambolo forzato del mondo del lavoro
Abdesslem arrivò nella cittadina di Ksar-Helal alla fine del pomeriggio, trovando un mondo sconosciuto. All’altezza di un caffè moresco fu avvicinato da un uomo anziano che era seduto lì. L’uomo, con l’aspetto di un patriarca, gli chiese cosa stesse cercando. Abdesslem si presentò come un nuovo insegnante di francese in cerca di un posto. L’uomo gli chiese rispose da Zarzis. A quel punto l’uomo gli chiese se conoscesse un certo Mohamed, lo spahis della dogana, e rimase stupito quando Abdesslem rispose che era suo padre. L’uomo si alzò e venne ad abbracciarlo e gli disse che aveva un debito morale nei suoi confronti e che da quel momento in poi sarebbe stato suo ospite.
Gli raccontò che quindici anni prima, mentre cercava di attraversare la frontiera con la Libia, era stato arrestato e messo in prigione nel forte di Zarzis. Era il mese di Ramadan e Mohamed, in uno slancio di grande generosità, gli portava la cena ogni sera. Riuscì a farlo rilasciare, dopo un intervento del suo capo. L’uomo in questione non era altro che Ahmed Ayed, la cui casa fu, otto anni dopo, il luogo in cui Bourguiba e i suoi compagni fondarono il loro nuovo partito politico Neo-Destour il 2 marzo 1934. Abdesslem era molto orgoglioso del gesto del padre e M. Ayed, da parte sua, rese il suo soggiorno a Ksar-Helal molto piacevole.
Salem entrò nel collegio maschile di Sfax e visse con un lontano zio materno la cui residenza era vicina alla scuola. L’atmosfera del collegio era molto diversa da quella della scuola elementare: c’erano diversi docenti che insegnavano materie diverse alla stessa classe.
Un giorno fu punito per aver contraddetto il suo insegnante di storia mettendo in dubbio il fatto che Carlo Martello avesse fermato gli arabi a Poitiers. Fu espulso dalla scuola per tre giorni, poiché a quei tempi i bambini arabi recalcitranti non erano graditi.
Questa punizione non influì molto sui buoni risultati di Salem, che alla fine dell’anno passò alla classe successiva. Alla fine di giugno del 1927 prese una piccola barca sul collegamento marittimo tra Sfax e Houmt-Souk e, mentre prendeva un autobus a El-Kantara, sentì un viaggiatore parlare della morte di una donna con il suo nome di famiglia. Ne fu scosso, ma la donna si accorse dell’angoscia del giovane e lo rassicurò, dicendo che era una donna grassa con problemi di cuore.
Salem, sollevato, pensò invece alla nuova suocera, sapendo che la madre divorziata non portava più quel nome. Fu quando scese dall’auto che uno dei suoi ex compagni di classe gli fece le condoglianze per la morte della madre, e fu il momento più triste della sua vita. Per un po’ fu trascinato nel vortice del passato, rivedendo i momenti più belli vissuti con la madre. Si ricompose e tornò alla realtà, correndo e urlando con tutte le sue forze per raggiungere il luogo in cui viveva la defunta, dove trovò i fratelli e le sorelle che hanno fatto del loro meglio per consolarlo. Era infelice per aver perso la persona che amava di più. Era così inconsolabile che di notte andava a dormire nel letto della defunta nella speranza di trovare il suo spirito. Il padre ne fu molto addolorato, soprattutto perché in precedenza aveva chiesto perdono all’ex moglie sul letto di morte, ma lei si era rifiutata di concederglielo.
Alla fine di un’estate molto calda e triste, Mohamed, molto commosso, spiegò al figlio Salem che, con suo grande rammarico, i suoi mezzi finanziari non gli permettevano di occuparsi dei suoi studi a Sfax e gli propose di occuparsi di un allevamento di pecore nella campagna vicina. Questa decisione gettò Salem in un grande sconforto, perché minò la sua ambizione e, invece di raggiungere le vette della conoscenza, si ritrovò di nuovo nel mestiere di pastore. Si sentì abbandonato dalla famiglia e il suo slancio di affetti si interruppe, fatto che lo avrebbe segnato per il resto della vita. Rifiutò questa proposta per lui scandalosa e decise di raggiungere i cugini Amor e Ahmed a Costantina, in Algeria, per lavorare. È così che il destino ha voluto coinvolgere Salem, un malgascio, in un lavoro.
Belgacem, uno dei suoi compagni di classe, testimonierà in seguito che Salem era il più brillante della sua generazione e che se avesse avuto la possibilità di proseguire gli studi sarebbe stato probabilmente il primo medico o ingegnere della sua regione.
Dialoghi Mediterranei, n.71, gennaio 2025
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Meriem Dhouib, nata a Tunisi, è professore associato di lingua, letteratura e civiltà italiana presso il dipartimento di lingue della Facoltà di Lettere e di Scienze Umanistiche della Manouba. Si occupa essenzialmente del periodo Quattro-Cinquecentesco, ha pubblicato nel 2009 I volgarizzamenti di Liber peregrinationis di Riccoldo da Montecroce (éditions Orient-Occident, Université de Strasbourg).
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