di Silvana Licciardello
L’aggravarsi della crisi tra Israele e i palestinesi mi ha fatto pensare alla mia visita, lo scorso anno, a Gerusalemme: una città davvero unica al mondo che racchiude le radici delle tre religioni monoteiste e racconta la storia di territori un tempo uniti.
Ma è anche una città in continuo pericolo di guerra, lacerata da allarmi di attentati, dispute e accordi non sempre rispettati. Dopo la II guerra mondiale e dopo la prima guerra fra arabi e israeliani, nel 1949 i territori dell’area furono suddivisi tra Israele e Giordania e, per accordi internazionali, a Israele fu data la parte ovest della città.
Più tardi, alla fine della guerra dei Sei Giorni (1967), gli israeliani occuparono la parte est (senza alcun riconoscimento internazionale) col risultato che, oggi, la città è lacerata.
A ovest, la Città Nuova, da sempre abitata da israeliani, è decisamente moderna, ha efficienti servizi di trasporto, giardini, quartieri residenziali e industriali, edifici pubblici, musei e un enorme mercato coperto, il Mahane Yehuda, che alla sera diventa un luogo vivace, metafora di modernità multietnica con quel mix di odori e sapori sprigionati dai ristorantini di diverse nazionalità.
La parte est (con la storica Città Vecchia) è popolata soprattutto da arabi e palestinesi che si percepiscono come cittadini di serie B, pagano le tasse al governo di Israele, dove possono andare a scuola e lavorare, ma lamentano che il comune trascuri questa parte della città e che la polizia li controlli più che proteggerli. E non può essere consolatorio per loro sapere che vivono meglio rispetto a chi abita in Cisgiordana perché, qui, non verrebbero mai bombardati dall’esercito israeliano!
Teoricamente Gerusalemme ovest potrebbe essere la capitale di Israele e Gerusalemme est potrebbe essere la capitale dello “Stato di Palestina”. Ma come dividere una città santa per ebrei, arabi e cristiani?
Qui le tre maggiori religioni monoteiste si incrociano e condividono in poco spazio il centro storico dentro le mura fatte costruire da Solimano il magnifico. Qui nella Spianata delle Moschee / Monte del Tempio c’è la moschea Al Aqsa (quella con la cupola d’oro) costruita nel luogo in cui Maometto «ricevette da Allah gli insegnamenti del Corano».
Qui il Muro del Pianto, importante sinagoga a cielo aperto, è ciò che resta del Secondo Tempio sacro agli Ebrei, distrutto dai Romani nel 70 d.c.
E, ancora qui, sorge la Basilica del Santo Sepolcro, costruita alla fine della via Crucis (via Dolorosa), dove Gesù è stato sepolto. Luoghi simbolo, visitati da moltissimi credenti e pellegrini che, mescolati ai numerosi turisti dovrebbero urlare «questi sono luoghi di preghiera e non di diffidenza e odio». Qui ogni giorno i popoli si dovrebbero incontrare in pace, sapendo che il “diverso” per etnia e fede lo incroci per forza e che la presunta superiorità di una religione su un’altra la sfiori mille volte nelle strette vie del Quartiere arabo, o passeggiando sul Cardo del Quartiere ebraico o percorrendo la via Dolorosa del quartiere cristiano.
Qui l’altro esiste da sempre. E, allora, a chi appartiene Gerusalemme? Dalla città di Salomone, molto prima di Cristo, fino alla enorme Gerusalemme di oggi, le pietre parlano del «conflitto che schiaccia la dimensione dei luoghi», per usare le parole di Eric Salerno (Gerusalemme, 2022).
I giochi sul futuro di questa città sono drammaticamente destinati a continuare, soprattutto finché ci saranno arroganza ed estremismo religioso intrecciati a interessi politici e territoriali.
Dialoghi Mediterranei, n. 65, gennaio 2024
______________________________________________________________
Silvana Licciardello, nata a Catania, vive ad Acireale dove ha insegnato Biologia fino al pensionamento. La passione per la fotografia, iniziata all’università, è esplosa più tardi insieme all’interesse per i viaggi extraeuropei e le culture lontane. Ha viaggiato lungo tutti i continenti cercando luoghi poco frequentati dal turismo e, ove possibile, entrando in contatto diretto con le popolazioni locali. Dal 2012 è socia dell’associazione fotografica ACAF, aderente alla FIAF, con cui ha partecipato a numerose mostre fotografiche collettive i cui cataloghi sono andati in stampa. Ha realizzato mostre fotografiche personali, a colori o in b/n : “Going Around” (2010), “In esilio sognando il Tibet libero” (2012), “Donne lungo il Mekong” (2016), “Fra tradizione e modernità- Giappone” (2016). Nel 2021 ha pubblicato il libro La mia Asia contenente le sue fotografie a colori.
______________________________________________________________