di Maximiliano Costa
Il tempo scorre inesorabile e il mondo è in continua corsa. Esistono però dei luoghi dove il tempo sembra sospeso e in cui ci si sente avvolti da un alone di magia che ci fa evadere dalla isterica velocità delle città.
In Sicilia il passo è lento. Qui non esiste una vera e propria unità di misura del tempo e “Ora lo faccio”, tanto per fare un esempio, non ha una tempistica ben precisa, è affermazione vaga, indeterminata, discrezionale. Il futuro in Sicilia non esiste né nella lingua né nella vita pensata.
Qui, soprattutto nei paesi, ogni cosa ha bisogno del suo ritmo, della sua cadenza, del suo accento. Qui gli appuntamenti non si fissano e si dice: “ci vediamo verso le cinque” per amore della tolleranza e per rispetto dei ritardatari.
Qui da sempre i treni scorrono lenti, ci si sposta pigramente, si amano le attese e le conversazioni, i piaceri dell’ozio in compagnia.
Qui la canicola rallenta ogni movimento, schianta ogni azione, incoraggia la siesta, prepara il sogno, sollecita l’immaginazione.
Il senso della vita si apprezza nella pratica dell’osservare, dell’ascoltare, del dialogare. Lo si fa giocando a carte, alle bocce, nel salone del barbiere, inseguendo con lo sguardo la scia del fumo della sigaretta.
La vita va forse vissuta come fanno certi anziani del mio paese, a passo lento, senza le ansie dell’orologio e l’incalzare dei futili impegni che oggi ci opprimono.
Li guardo e penso che hanno da insegnarci qualcosa quei loro timidi sorrisi, quelle loro mani stanche, quei loro corpi che incedono lenti.
Non perdono tempo ma lo conquistano palmo a palmo, minuto per minuto, con la stessa pazienza e la stessa attenzione con la quale i pescatori riparano le maglie delle reti, con la quale raccontano i loro ricordi, le loro esperienze.
Contro la folle corsa che ci vede affaccendati in mille effimere imprese, forse fermarsi un po’, guardarsi attorno e rallentare il passo può aiutarci a recuperare il tempo inutilmente perduto.
Dialoghi Mediterranei, n. 64, novembre 2023
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Maximiliano Costa, a 19 anni, crea con i suoi genitori un laboratorio di serigrafia, l’ambiente che forgerà il suo estro creativo. Avverrà nel 2012 il primo contatto con una reflex, da subito compagna indispensabile di vita e decisivo sarà l’incontro con il fotografo Mario Pollino per la sua formazione. Nel 2016 decide di dedicarsi totalmente alla fotografia facendola diventare la sua professione. Nel 2018 dall’incontro con lo stilista Domenico Dolce (Dolce & Gabbana) nasce la pubblicazione di quattro volumi e relative mostre fotografiche che raccontano le storie e le tradizioni del suo paese natio Polizzi Generosa, lavoro realizzato con mia sorella e fotografa Ursula Costa: “La sagra del nocciolo”, “Polizzi t’amo Polizzi”, “Tutti sognano” e “Il venerdì Santo”. Polizzi Generosa gli offre l’opportunità di conoscere il maestro Giuseppe Leone e di far parte della giuria che l’ha visto come presidente in occasione del secondo contest fotografico realizzato dalla Fondazione “P.G. cinque cuori”.
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