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Accelerazioni palermitane. Rin-correre uno schianto di globalizzazione

Palermo (ph. Maria Rosaria Di Giacinto)

Palermo

di Maria Rosaria Di Giacinto 

«Purtroppo a Palermo si è fatto ben poco. In verità il Comune di Palermo ha approntato un piano, con l’intento di fornire le norme di comportamento per il Centro storico, e costruire uno strumento regolatore accurato e rispettoso delle peculiarità di una parte notevole della città antica, consentendo anche trasformazioni profonde; ma con un’attenta analisi delle forme e del rispetto della cultura del recupero.

Chi vivrà vedrà» (Muccioli, 1998: 13). 

Chi ha vissuto ha visto

Chiunque abbia gravitato intorno al centro storico di Palermo da qualche anno a questa parte, non può non essersene accorto: la città ha sì subìto una trasformazione profonda, ma né accurata né rispettosa, piuttosto accelerata, controversa e per certi aspetti indisciplinata e snaturante.

Alla fine dello scorso Millennio, camminare per il centro palermitano non era certo un’impresa da poco. Addentrarsi nella parte antica della città significava destreggiarsi tra auto in doppia fila, autobus che faticavano a rimanere nella propria corsia, scadenti motel ad ore, palazzi antichi abbandonati e monumenti fatiscenti, respirando smog e sperimentando sacche latenti di degrado, sporcizia e inquinamento. Difficilmente, si giungeva in questo luogo senza avere uno scopo preciso. Passeggiare per il centro non era un’abitudine della cittadinanza, un’attività piacevole e di svago, ma richiedeva uno sforzo fisico e psicologico. Le strade poco accoglienti inibivano la permanenza, anche nel caso in cui si fosse deciso di indugiare con lo sguardo sulle splendide architetture del passato.

Palermo (ph. Maria Rosario Di Giacinto)

Palermo (ph. Maria Rosario Di Giacinto)

Di rado, qualche turista si aggirava per i vicoli adiacenti alle strade principali, via Maqueda, via Roma o Corso Vittorio Emanuele. La visita ai monumenti prevedeva la capacità di orientarsi nelle sinuose vie costruite dagli Arabi secoli prima della pianificazione urbanistica di stampo settecentesco. Questi percorsi, seppur intrisi di storia, erano pressoché privi di indicazioni e gli abitanti si mostravano poco attenti ai visitatori stranieri: il turista era un soggetto raro, semitrasparente, un passante di poco conto che nulla aveva a che vedere con gli affari della città.

A più di vent’anni di distanza da questo scenario, camminare per il centro palermitano non è certo un’impresa da poco. Abitare e percorrere via Maqueda, via Roma, corso Vittorio Emanuele e le vie limitrofe significa destreggiarsi tra tavolini con tovaglie a quadretti e cibo spazzatura, calamite de Il Padrino, buttadentro stanchi e sottopagati, furgoni in cerca di spazio per scaricare merce, musica ad alto volume fino a tardi, fuochi d’artificio a tutte le ore e centinaia e centinaia di turisti alla ricerca della real sicilianità. Da invisibili, i visitatori sono diventati banconote che camminano: un business irrinunciabile per albergatori esteri, ristoratori di classe agiata e ambulanti del commercio informale.

A fare da fil rouge tra questi due scenari stanno chiasso, rumori e sudiciume: origini diverse per uno stesso risultato.

Palermo

Palermo, I  quattro Canti , incisione XIX secolo

Finalmente l’overtourism!

La storia dello sviluppo urbanistico palermitano è lunga e complessa. Note sono le origini della città e nota è la sua vocazione alle reti internazionali, grazie a una posizione centrale nel Mediterraneo che le ha permesso l’incontro tra popoli estremamente differenti tra loro, ma prettamente votati alla condivisione di saperi trasversali. L’elenco è lungo e tutt’ora nell’intera urbe convivono individui provenienti dalle più disparate parti del mondo. Palermo è stata globale prima ancora della globalizzazione contemporanea (Viola, 2004). Al di là di una narrazione fiabesca, fin troppo strumentalizzata, è sensato credere che la diversità sia ancora riconoscibile nel retaggio culturale degli abitanti, nella conformazione del territorio e nei resti materiali e immateriali di ciò che è stato. 

Alla luce di queste considerazioni, si potrebbe pensare che la crescita vertiginosa di visitatori sia l’ovvia conseguenza di dinamiche del passato: una città per secoli percorsa da stranieri e autoctoni insieme che si riscopre accogliente dopo anni di isolamento. L’aumento di turisti, però, è avvenuto in brevissimo tempo e in maniera non del tutto regolamentata, seppur fortemente voluta e incentivata dalla policy. Questo percorso, inizialmente lento, è iniziato anni addietro, subendo una forte accelerazione dopo la crisi pandemica dovuta al Covid-19.

Se trent’anni fa recarsi in centro storico presentava disagi dovuti al traffico e alla mancanza di ordine, oggi l’area delimitata dalla ZTL presenta altrettanti disagi, di natura diversa, anch’essi trafficati e disordinati, che poco hanno a che vedere con la tradizione dei mercati e dell’artigianato storico.  

Lo spazio del centro palermitano non è comunitario, è conteso. L’incuria e l’abbandono del centro hanno mutato forma, manifestando quanta parte di cittadini, amministrazione e visitatori abbiano poca cura e considerazione di ciò che li circonda. Palermo è maltrattata: da lungo tempo fragile e in balìa di saccheggi mafiosi [1], ha subìto danni e deturpazioni; la sua bellezza ha resistito caparbiamente, sebbene la qualità della vita non abbia smesso di calare [2] e diversi patrimoni siano andati distrutti [3].

Il centro storico oggi appare come un gigante stanco di uno sfruttamento intenso e duraturo. I nodi stridenti sono da sempre stati una sua irrinunciabile peculiarità, ma la brama di capitale impone alla città forme che non le appartengono. Vari gli esempi concreti. Si pensi all’impossibilità di percorrere agevolmente via Maqueda a causa del proliferare di locali sovraffollati che spacciano per tradizionale cibo di bassa qualità, invadendo lo spazio ben oltre i limiti consentiti. Un’aspra polemica tra ciclisti e amministrazione locale ha interessato la zona. La questione ha visto il suo culmine con un’ordinanza, durante le festività natalizie, che ha inibito il passaggio di biciclette e monopattini lungo le vie del centro, scoraggiando la mobilità sostenibile e consegnando de facto lo spazio pubblico all’industria turistico-gastronomica [4]. 

Palermo (ph. Maria Rosaria Di Giacinto)

Palermo (ph. Maria Rosaria Di Giacinto)

Altro esempio lampante è il Molo Trapeziodale, inaugurato recentemente nella zona del Porto, adiacente all’area di attracco delle navi da crociera. Dispersivo, uniforme e monospaziale, questo luogo frena l’aggregazione collettiva, rendendo i suoi fruitori individui isolati e poco stimolati all’incontro con gli sconosciuti e alla costruzione di reti di relazione locali. Il Molo sembra essere un luogo che è nessun luogo: un non-luogo (Augè, 2009) privo di identità, che accoglie turisti mordi e fuggi capaci in mezza giornata di prelevare con ingordigia quanto più possono restituendo poco o nulla alla comunità. La totale assenza di verde e di panchine rende difficile soffermarsi, se non per consumare cibo o acquistare indumenti. L’architettura segna un percorso obbligato che ostacola la sosta al di fuori di ristoranti e negozi. A cadenza temporale regolare, viene messo in mostra uno spettacolo d’acqua, con luci psichedeliche e musica pop internazionale ad alto volume, proveniente da un’immensa piscina artificiale che costeggia le antiche mura del Castello a Mare, importante roccaforte dei Borbone, distrutta con l’Unità d’Italia [5].

La storia del Castello un tempo viva nella memoria collettiva è oggi scarsamente conosciuta dalla cittadinanza. L’anonimato di questo luogo fa perdere contezza del contesto socioculturale locale, tanto che si stenta a distinguere di che città si tratti. In barba alla gravissima crisi idrica che da mesi espone l’isola al rischio concreto di desertificazione [6], cemento, rumore e giochi d’acqua sbeffeggiano i reali bisogni degli abitanti, molti dei quali accecati dall’ideale di benessere capitalistico. La piscina e le attività commerciali sono frutto di una pianificazione dall’alto che strizza l’occhio a turisti e abitanti di classe agiata: un’ideologia allineata con quello spirito di sfruttamento neoliberista che sta consumando il pianeta e ampliando il divario tra ricchi e poveri. A poco sono valsi gli sforzi di sensibilizzazione sulle tematiche sociali e ambientali di alcuni studenti e studentesse universitarie: la loro protesta pacifica ha avuto come conseguenza l’immediata espulsione dalla città, senza possibilità di continuare gli studi [7]. 

Palermo (ph. Maria Rosaria Di Giacinto)

Palermo (ph. Maria Rosaria Di Giacinto)

Nell’immaginario collettivo, grazie a una precisa opera di costruzione dall’alto e dal basso, Palermo è diventata il suo centro storico, abbellito da narrazioni pittoresche, cosificanti e fuorvianti. Se via Maqueda ripropone lo stereotipo di una sicilianità in stile Il Padrino di Puzo, il Molo Trapeziodale mima le grandi città internazionali come Dubai o Barcellona. Il potere delle rappresentazioni autoalimentandosi performativamente conduce la città verso le vie insidiose della globalizzazione. Palermo si snatura perdendo se stessa, in una corsa sfrenata verso il raggiungimento di un numero sempre maggiore di turisti. Passando da questa autorappresentazione stereotipata di città a intermittenza tradizionale e contemporanea, mira al jackpot totale: imitare le mete turistiche estere vessate dall’overtourism, regalando l’illusione di benessere economico per tutti. Come già avviene in diverse parti del mondo, però, se non regolamentati, l’apporto di capitale estero e la gentrificazione innalzano il costo della vita e delle case, distruggono le reti di relazione locale, generano ineguaglianze di potere, abbassano la qualità della vita e consumano il territorio.

Il peccato di ubrys di una crescita infinita in un mondo finito, finalmente, ci ha raggiunti.

Palermo (ph. Maria Rosaria Di Giacinto)

Palermo (ph. Maria Rosaria Di Giacinto)

Centro di gravità permanente

Palermo non è (soltanto) il suo centro storico. Molte delle attività della città, però, gravitano in questo luogo, capace di amplificare connessioni  tra persone con retaggi spesso profondamente differenti. Emblematiche, in questo senso, due parate molto partecipate da cittadini e visitatori di provenienza, credo e ideologia a primo sguardo inconciliabili: la Sfilata del Palermo Pride e il Festino di Santa Rosalia. A distanza di pochi giorni tra loro, queste due manifestazioni pubbliche vedono ogni anno presenze da capogiro: quindicimila partecipanti per la prima [8] e trecentomila per la seconda [9] nelle edizioni del 2024. Entrambi si snodano in un percorso lungo due vie principali della città poste ad angolo retto l’una rispetto all’altra, via Roma e corso Vittorio Emanuele. Si potrebbe pensare che si tratti di due eventi che seguano percorsi fisici e simbolici diametralmente opposti, ma i punti in comune sono tanti.

Palermo (ph. Maria Rosaria Di Giacinto)

Palermo (ph. Maria Rosaria Di Giacinto)

Sia il Pride che il Festino esprimono inclusione e tolleranza, ma anche resistenza e contestazione, lottando attivamente per costruire insieme un presente e un futuro più egalitari. Di anno in anno il Pride sensibilizza sui temi dell’uguaglianza di genere e la libertà di espressione, così come il Festino offre spunti di riflessione di natura non strettamente religiosa, come la disgregazione del tessuto sociale, i pericoli dell’overtourism [10], l’inquietante permanenza della Mafia e l’emergenza di crack in città [11]. Né il Pride né il Festino, in questo senso, disdegnano linguaggi globali – il Pride segue l’impronta dei suoi gemelli oltremare, così come la Santa assume le fattezze da Frida Khalo sullo sfondo di spettacoli e giochi di suoni e pirotecnici sempre più sofisticati – e locali – con ambulanti di street food e beverage ad ogni angolo in ambedue le occasioni. Comunità LGBTQIA+ e devoti di Santa Rosalia fanno emergere le specificità del territorio e dei suoi abitanti in un panorama di maggiore respiro internazionale. 

Anche su piccola scala, tanti sono gli esempi virtuosi di un centro storico che non si arrende ai movimenti decentratori. Dal basso, il Centro Astalli, l’Associazione di Santa Chiara, la Missione Speranza e Carità, SOS Ballarò sono solo alcune delle comunità che quotidianamente si prendono cura di emarginati, locali e migranti. Dall’alto, iniziative come Le Vie dei Tesori, il riconoscimento UNESCO del Percorso Arabo-Normanno, il Teatro di dei Pupi di Mimmo Cuticchio e il Museo internazionale delle Marionette, tra gli altri, hanno il merito di divulgare la cultura autoctona, preservare luoghi e creare connessioni. Queste iniziative, innescando un circolo positivo di conoscenza e rispetto dell’alterità, permettono alla città di riconoscere se stessa, di ritrovarsi. Se da un lato la cultura si arresta e arretra, dall’altro resiste e avanza.

Palermo (ph. Maria Rosaria Di Giacinto)

Palermo (ph. Maria Rosaria Di Giacinto)

Il movimento, che sia di turisti, lavoratori, migranti o altro, è insito nell’umano, così come lo sono le trasformazioni. Non si può certo pensare di congelare la città e il suo centro, impedire la mobilità, separare luoghi e persone, in una visione nostalgica di un passato immobile e irrecuperabile. Piuttosto, sarebbe sensato collaborare insieme affinché il presente e il futuro verso cui Palermo si sta direzionando segua il corso lento dei movimenti sociali, in un’ottica di giustizia sociale e diritti individuali. Alla corsa impazzita per accaparrarsi capitale ad ogni costo, bisognerebbe sostituire una politica di rispetto dei luoghi e di tutto ciò che li attraversa e compone. L’ambiente, in prima istanza. Emergenze come siccità, incendi dolosi e rifiuti dovrebbero essere all’apice dell’agenda di tutti: di cittadini e amministrazione, finanche di visitatori rispettosi.

Palermo (ph. Maria Rosario Di Giacinto)

Palermo (ph. Maria Rosario Di Giacinto)

La turistificazione, inarrestabile a livello mondiale e non solo palermitano, dovrebbe intraprendere la via della sostenibilità (Butler e Dodds, 2022), diventare occasione di crescita collettiva, di scambio di idee finalizzate al miglioramento della vivibilità del territorio per tutti. Contratti di lavoro dignitosi, smaltimento di rifiuti efficiente, rete di infrastrutture e servizi appropriate passano da una presa di posizione etica da parte di chi attualmente pretende di attingere a più non posso dalla città senza restituire nulla. D’altronde, la promozione del turismo palermitano non è chiaramente la sua gestione (Ivi). L’overtourism ha ovunque portato problemi difficili da districare (Chaney e Seraphin, 2023) e nel contesto palermitano, già da tempo refrattario a regole e rispetto, rischia di tramutarsi in un drammatico schianto contro il muro eretto dalla globalizzazione. Invece di esser preda della frenesia capitalistica per cui si frazionano palazzi antichi per farne appartamenti di poche decine di metri quadrati, bisognerebbe incrementare il verde urbano indispensabile per la vita, creare spazi di aggregazione, di crescita collettiva e individuale, di sensibilizzazione sociale ed ecologica. Associando trasformazione e movimento a sostenibilità si metterebbero in atto strategie di difesa del territorio e dei suoi abitanti, lasciando spazio a quanto di prezioso l’alterità porta con sé: dall’overtourism mordi e fuggi alla permanenza dei luoghi in uno scambio di idee, culture e modi di stare al mondo vari, ma accurati e rispettosi della sacralità di luoghi e persone.

Dialoghi Mediterranei, n. 69, settembre 2024
Note
[1] https://www.treccani.it/enciclopedia/palermo/, consultato il 15.08.2024.
[2]https://www.comune.palermo.it/palermo-informa-dettaglio.php?id=39550&tipo=1#:~:text=Il%20capoluogo%20siciliano%20non%20solo,%C3%A8%20addirittura%20scivolata%20al%2095esimo, consultato il 15.08.2024.
[3] https://www.treccani.it/magazine/atlante/societa/Quel_consumo_suolo_tutti_vediamo.html, consultato il 15.08.2024.
[4] https://livesicilia.it/palermo-ce-la-critical-mass-tutti-in-bici-contro-lordinanza/, consultato il 15.08.2024.
[5] https://www.ansa.it/canale_viaggi/regione/sicilia/2018/05/27/a-palermo-la-storia-del-castello-a-mare_13e2cadb-949e-4aae-9479-b482b36d872e.html#:~:text=PALERMO%20%2D%20Il%2027%20maggio%201860,vicereale%20e%20poi%20dell’Inquisizione, consultato il 15.08.2024.
[6] https://asvis.it/approfondimenti/22-3280/cambiamenti-climatici-e-rischio-desertificazione-in-sicilia, consultato il 15.08.2024.
[7]https://palermo.gds.it/articoli/cronaca/2024/06/22/fogli-di-via-per-la-protesta-in-acqua-al-molo-trapezoidale-di-palermo-raccolta-fondi-per-il-ricorso-al-tar-6bfed20c-ec42-48e5-a2d4-1d27b1e838be/, consultato il 15.08.2024.
[8] https://www.ansa.it/sicilia/notizie/2024/06/22/pride-a-palermo-oltre-15mila-contro-la-violenza-di-genere_a119cd4e-a73d-481f-850a-155eb68d99b0.html, consultato il 16.08.2024.
[9] https://www.ansa.it/canale_viaggi/regione/sicilia/2024/07/14/festino-santa-rosalia-a-palermo-attese-oltre-300mila-persone_16b02e06-5f72-435f-b255-7614b7321281.html, consultato il 16.08.2024.
[10] https://palermo.repubblica.it/cronaca/2024/07/17/news/palermo_turisti_affitti_commercio_lavoro_nero-423398877/, consultato il 16.082014.
[11] https://www.rainews.it/tgr/sicilia/video/2024/07/festino-grido-di-lorefice-mafiosi-convertitevi-d035154c-67ba-4955-8a0e-fb18bddb3637.html, consultato il 16.08.2024. 
Riferimenti bibliografici
Augé M. (2009), Nonluoghi, Eléuthera, Milano
Butler R. W. e Dodds R. (2022), Overcoming overtourism: a review of failure, in “Tourism Review”, 77(1): 35-53, DOI:10.1108/TR-04-2021-0215
Chaney D. e Seraphin H. (2023), A systematic literature review and lexicometric analysis on overtourism: Towards an ambidextrous perspective, in “Journal of Environmental Management”: 347 – 119123
Muccioli A. (1998), Le strade di Palermo, Newton & Compton Editori, Roma
Viola P. (2004), L’Europa Moderna. Storia di un’identità, Giulio Einaudi editore, Torino 

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Maria Rosaria Di Giacinto, si è laureata nel 2020 in Studi Storici, Antropologici e Geografici presso l’Università degli Studi di Palermo. In ambito universitario, ha partecipato come relatrice a diversi convegni internazionali tra cui Problematizing Migration: Mobility and Vulnerablitation in a Age of Abandonment and Inequalities (2023), Peoples and cultures of the World (2022) Stati Uniti, Australia e Unione Europea: tre modelli a confronto (2017), da cui è stato tratto nel 2019 un volume da lei curato e in cui è autrice del saggio Politiche di migrazione irregolare. Stati Uniti, Australia e Unione Europea: tre modelli a confronto. Ha, inoltre, svolto le funzioni di ricercatrice e curatrice presso il Museo Eoliano dell’Emigrazione di Salina e preso parte a numerosi scambi all’estero, all’interno di progetti finanziati dall’Unione Europea. Attualmente, detiene la carica di referente per i giovani insegnanti all’interno del direttivo della sezione provinciale AIIG Sicilia occidentale e insegna presso una scuola secondaria di secondo grado.

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