di Francesca Morando
Questo contributo è semplicemente un’introduzione di un argomento, che si presta a essere sondato dettagliatamente, considerata la vastità del materiale e le stratificate implicazioni culturali di certe immagini astronomiche, che ormai vengono percepite come allegorie distanti dal significato originario. Per questo motivo tali figure, prese dalla volta celeste, anche se spesso stilizzate, sono state scelte per essere analizzate e di conseguenza riscoprirne gli affascinanti significati primigeni.
Se ci venisse chiesto di disegnare una stella, quasi certamente, noi occidentali, la rappresenteremmo con la classica stella a cinque punte; eppure guardando in un telescopio, sin dalla sua realizzazione galileiana, la forma delle stelle continua a essere quella di puntini luminosi un po’ meglio definiti e grandi ma sempre lontani ed essenzialmente tondeggianti. Il rappresentare le stelle a cinque punte potrebbe risultare dal fatto che siamo talmente circondati da questa iconografia, che ci viene naturale effigiarle graficamente in questo modo; basti pensare che il più importante avvenimento legato al Cristianesimo, ovvero la nascita di Gesù, viene enfatizzato proprio dall’apparizione (storicamente controversa) della celeberrima “stella cometa”, oggi generalmente stilizzata nei presepi come una stella a cinque (o a più) punte e una coda. Inoltre da lungo tempo molti Stati hanno scelto proprio la stella a cinque punte campeggiare nelle proprie bandiere, con allegorie polisemantiche ma con accezioni molto profonde e inorgoglienti. In certi casi le stelle nelle bandiere (sia in gruppo che singole) possiedono significati laici e in altri religiosi.
Facciamo soltanto qualche esempio fra i tanti:
- la bandiera dell’Angola (teoricamente dismessa nel 2003) è ritratta con una banda rossa in alto, una banda nera in basso, uno stemma giallo al centro con una ruota dentata, incrociata con un machete e una stella (ispirata al simbolo comunista della falce e martello). Lo stemma stellato simboleggia i lavoratori del paese.
- La bandiera dell’Australia possiede anch’essa una stella a cinque punte, nella parte destra del vessillo, insieme ad altre stelle a sette punte, che raffigurano la tipica costellazione dei cieli australi, ovvero la brillante Croce del Sud, oltre a un’altra grossa stella a sette punte, simboleggiante i sette territori australiani, sotto il riquadro in alto a sinistra, riproducente la Union Jack (il vessillo inglese).
- Il drappo del Paraguay condivide soltanto con le bandiere della Moldavia e dell’Arabia Saudita la non specularità della rappresentazione ed è l’unica al mondo che propone un recto e un verso, come nelle monete. Le tinte rimandano al tricolore francese, sebbene siano poste in orizzontale, secondo l’ordine rosso, bianco e blu. Nella parte di fronte, l’emblema riproduce una stella gialla a cinque punte, su fondo blu, circondata da una ghirlanda verde e la scritta República del Paraguay in giallo, all’interno di un cerchio rosso. La stella, nel tondo, rappresenta il 14 e il 15 maggio 1811, ovvero i giorni per la conquista dell’Indipendenza e simboleggia la speranza. Nel verso i colori sono uguali ma cambia l’effige, vale a dire un leone che tiene un palo alla cui cima si trova il berretto frigio, simbolo di libertà, e la scritta Paz y Justicia. Tutto l’emblema, noto come Sigillo del Tesoro, simboleggia la difesa della Libertà nazionale.
- La bandiera brasiliana, si compone di un fondo verde, che rappresenta la Foresta Amazzonica e un rombo giallo, che rimanda all’enorme ricchezza aurifera del Paese fino al secolo scorso. Il drappo riproduce in maniera quasi identica il precedente vessillo imperiale, sebbene lo stemma della casa regnante sia stato sostituito da un disco blu, riproducente la volta celeste al di sopra di Rio de Janeiro nel giorno della Dichiarazione della Repubblica, il 15 novembre 1889, alle 08.37 del mattino, recante, oggi, 27 stelle [1], alcune ben visibili anche dall’emisfero boreale. Ogni stella rappresenta uno Stato, nonché il Distretto Federale e risultano simboleggiati dai corpi celesti: 1) Procione (Cane Minore), 2) Sirio (Cane Maggiore), 3) Canopo (Carena), 4) Spica (Vergine), 5) la costellazione dell’Idra, 6) la costellazione della Croce del Sud, 7) Sigma Octantis (Ottante), 8) la costellazione del Triangolo australe e 9) la costellazione dello Scorpione. La stella che effigia il Distretto Federale e la capitale Brasilia è Sigma Octantis. Tale stella, pur essendo di difficile osservazione, è nota anche come Polaris Australis, per via della sua vicinanza al polo celeste australe ed è stata scelta simbolicamente, perché rilevabile in tutto il Paese, in ogni giorno dell’anno. Infine una fascia bianca sul disco blu reca il motto di ispirazione positivista di Auguste Comte, Ordem e Progresso, al di sopra della quale compare solitaria Spica, simboleggiante lo stato del Parà, che si estende parzialmente al di sopra dell’equatore.
- Il vessillo della Dominica presenta uno sfondo verde, che ricorda la vegetazione, con una croce tripartita. I colori di questa sono il giallo, che simboleggia la comunità indo-caraibica, il bianco, che rimanda ai fiumi e alle cascate e il nero, che indica la popolazione maggioritaria dell’isola. Le tre tinte assieme e la forma rappresentano la Trinità. Al centro della bandiera vi è un disco rosso, di ispirazione socialista, al cui interno si inseriscono dieci stelle verdi bordate di nero, che si collegano alle dieci parrocchie dell’isola e al centro si trova l’Amazona imperialis, una specie di pappagallo, oggi purtroppo in grave rischio di estinzione.
-
La bandiera del Marocco si compone di un campo rosso in cui svetta una stella a cinque punte verde, simbolo di saggezza, pace, salute e vita, oltre al fatto che il verde rappresenta il colore sacro per i musulmani e dunque le punte indicano i cinque “Pilastri” [2 ] dell’Islam. È importante aggiungere che nel 1915 la raffigurazione era la cosiddetta “Stella di David” a sei punte, sostituita dal governatore generale del Protettorato francese, il Maresciallo Hubert Lyautey con l’attuale stella sopracitata. Ciò nonostante le versioni del Dizionario [3] dell’Enciclopedia Larousse (Nouveau Petit Larousse Illustré) dal 1924 al 1939 [4] riportano sia il drappo del Marocco con la stella a sei punte, oltre alla bandiera della Palestina, con la medesima stella, che dal 1948 svetterà nella bandiera di Israele, come simbolo della fede ebraica, di colore azzurro su fondo bianco [5] e due strisce orizzontali equidistanti azzurre, che leggendariamente rimanderebbero ai fiumi Nilo ed Eufrate, sollevando non poche polemiche politiche. Queste, agitate da Yāsser ʿArafāt, il movimento di resistenza islamico Ḥamās e l’Iran, vedrebbero nelle due strisce azzurre l’immagine allegorica delle mire espansionistiche occulte di Israele i cui confini vorrebbero arrivare a lambire proprio i due grandi fiumi, documentati nella lunga e sofferta storia degli ebrei, quando vennero tratti in schiavitù in Egitto (la cui fuga è documentata nell’Esodo) e a Babilonia (dopo la definitiva distruzione del Primo Tempio di Gerusalemme).
La Stella d’Italia
Sebbene la Stella d’Italia (o colloquialmente “Stellone”) non figuri nel Tricolore, anche l’Italia presenta una stella bianca a cinque punte campeggiante nell’emblema della Repubblica Italiana, dove si ritrova circondata da una ruota dentata d’acciaio (simboleggiante l’industria), con un ramo di quercia (forza e dignità) e uno di ulivo (pace), configurandosi come il più antico simbolo patrio. È noto che l’allegoria dell’Italia viene rappresentata da lungo tempo come una nobildonna fiera, dalle fattezze e dai colori tipicamente mediterranei, riccamente togata, dal capo turrito [6] e con oggetti vari che simboleggiano il potere (scettro, spada, bastone del comando di Minerva) o l’abbondanza (spighe di grano, cornucopia), fino alla sua cristallizzazione con la Stella sopra il capo, a seguito dell’Iconologia di Cesare Ripa del 1603, sebbene l’allegoria risulti già raffigurata come “stellata” nella passata epoca tardo imperiale (II-VII secolo d. C.). Inoltre le stellette militari, che figurano sulle divise delle diverse forze armate italiane, così come sulle polene delle navi della Marina Militare, derivano proprio dalla Stella d’Italia. I primi militari che hanno adottato le stellette sul bavero sono stati gli ufficiali di fanteria dell’Esercito nel 1871. C’è da dire però che la “Stella” d’Italia è da identificare con l’astro più luminoso dopo il sole e la luna, ovvero il pianeta Venere, celebrato come identificativo della penisola italica (Esperia) sin dal viaggio di Enea dalla Grecia a quest’altra terra, da Stesicoro, nel VI secolo a. C. (e da altri poeti, come Lucrezio). L’epopea è stata ripresa successivamente, p. es. da Carducci nelle Odi Barbare, Scoglio di Quarto (41-44):
[…] E tu ridevi, stella di Venere,/
stella d’Italia, stella di Cesare [7]:/
non mai primavera più sacra/
d’animi italici illuminasti […]
Diversa è la storia dei Paesi musulmani. Alcuni di questi hanno mantenuto l’effige della bandiera ottomana con falce di luna e stella a cinque punte (probabilmente Venere). Gli Stati che espongono le caratteristiche falce di luna e la stella a cinque punte nella propria bandiera sono: la Turchia, la Libia, la Tunisia, l’Algeria, il Pakistan, la Repubblica Democratica Araba del Ṣaḥrāwī e la Mauritania (nella cui bandiera la falce lunare risulta ruotata). Dal momento che il simbolo della falce di luna e della stella rimanda originariamente al paganesimo preislamico, l’Arabia Saudita, Paese-guida del Sunnismo, e l’Iran, teocrazia sciita, hanno rifiutato l’adozione di tale allegoria astronomica nelle proprie bandiere nazionali. Ciò nonostante questa da secoli viene identificata indiscutibilmente con il mondo islamico, come anche la sovranazionale Mezzaluna Rossa (senza stella), che compare attualmente nella bandiera della Croce Rossa, per affiancarne la missione di soccorso internazionale.
Interessante risulta la bandiera dell’Uzbekistan, Paese a maggioranza musulmana. Essa presenta tre bande orizzontali: quella turchese in alto, che simboleggia il cielo e le acque, quella bianca, bordata di rosso, che rimanda alla pace e quella verde, che rappresenta l’Islam e la natura. Nella prima fascia in alto a sinistra campeggia la mezzaluna islamica bianca ma anche dodici stelle bianche a cinque punte, ordinate su tre file, che si configurano come i mesi del calendario lunisolare Hiǧrī-Šamsī, il quale scandisce la trimillenaria e popolarissima festa transnazionale del Nawrūz [8], che coincide con l’equinozio di primavera, presente nella Lista del Patrimonio Intangibile dell’Umanità dal 2010.
Altri Stati islamici presentano piccole modifiche nelle proprie bandiere della falce lunare con stella, mentre la bandiera di Singapore, pur avendo nel drappo la mezzaluna e cinque stelle a cinque punte, simboleggia ideali laici, vale a dire: il quarto di luna, la giovane nazione in espansione e le stelle, democrazia; pace; progresso; giustizia ed equità, come riportato nel sito governativo http://app.singapore.sg/about-singapore/national-symbols/national-flag.
La svastica
Ancora oggi e in particolare per molte società orientali (ma anche africane e amerindie), la svastica [9] (che rappresenterebbe il sole e l’energia positiva a esso correlato), è considerata un rimando al benessere, un simbolo apotropaico contro il male, foriero di buona fortuna. In Europa, l’uso della svastica è attestata nei secoli ma una significativa crescita di interesse per la croce gammata si è avuto tra la fine del XIX secolo e gli anni ’30 del XX secolo circa, quando l’Occidente, compresi gli Stati Uniti, aveva adottato entusiasticamente tale simbolo con gli analoghi valori positivi delle popolazioni, che avevano utilizzato la svastica per millenni, anche come semplice intreccio geometrico. Sfortunatamente l’immagine, che aveva conosciuto straordinaria popolarità in quasi tutto il mondo e per un tempo tanto prolungato, era stata adottata, nelle bandiere, come simbolo supremo del Nazismo, da Adolf Hitler dal 1935 al 1945, forse con la speranza di procurarsi buon esito nella tremenda guerra da lui stesso provocata, circondandosi, con tale scopo, anche di altre simbologie mistiche antiche (come p. es. le “SS” tratte dalle rune germaniche) ma stravolgendone per sempre l’antico messaggio beneaugurante. Da allora, la svastica è stata associata ad avvenimenti terribilmente dolorosi e per questo drasticamente bandita dalla cultura occidentale (in particolare dalla Costituzione tedesca del 1949 art. 139 e dall’italiana Legge Scelba del 20/06/1952 n. 645 che riconosce nell’apologia del fascismo un reato punibile penalmente, in cui segnatamente l’art. 5 menziona esplicitamente il nazismo). Considerando che in quasi tutto il mondo e ininterrottamente per millenni questo simbolo ha mantenuto un originario significato benefico, non stupisce come alcune associazioni cerchino di riabilitarne culturalmente l’antico valore positivo, ampiamente utilizzato nella vita religiosa e laica.
Il sole, la luna, la sfera armillare e le Orse
Un’effige ricorrente in altre bandiere del mondo è il sole, a volte nascente, chiaramente o implicitamente rappresentato come tale. Lo si ritrova p. es.:
- nella bandiera dell’Argentina, che è composta da tre bande orizzontali uguali, le cui fasce esterne sono azzurre e quella centrale è bianca. Una versione della scelta di tali tinte risiede nelle vesti della Madonna ma il tratto più caratteristico, al centro della fascia intermedia bianca è rappresentato dal Sol de Mayo, ovvero una divinità indigena, molto cara agli argentini, i quali lo hanno raffigurato anche in vessilli precedenti. La tradizione vuole che sia stato stilizzato come un sole dal viso umano da un personaggio illustre di origine italiana, Manuel Belgrano, mentre si trovava sulle rive del fiume Paranà, dove oggi sorge la città di Rosario. La bandiera civile, senza il sole si chiama Bandera de Ornato (bandiera ornamentale) e viene comunque utilizzata per rappresentare la nazione, accanto alla Bandera Oficial de Ceremonia (bandiera ufficiale di cerimonia), completa del Sol de Mayo.
- La bandiera del Giappone invece reca il caratteristico Hinomaru (disco solare) rosso su fondo bianco e sebbene l’origine esatta sia antica e sconosciuta, versioni plausibili collegano il simbolo solare al fatto che il Giappone è conosciuto tradizionalmente come Paese del “Sol Levante”. Inoltre il disco solare, simbolo della dea Amaterasu, da cui provengono tutte le cose, per la religione shintoista, è leggendariamente e strettamente connesso alla famiglia imperiale. L’imperatore giapponese, infatti, affermando di discendere direttamente da questa dea, veniva venerato come un essere divino. C’è da dire che durante la Restaurazione Meiji (1868-1912) e la modernizzazione i giapponesi non erano soliti esporre certi simboli nazionali e dunque sono stati pressati, anche con metodi coercitivi, per esempio durante le nuove festività appena istituite, in cui veniva richiesta l’esibizione delle bandiere nazionali. Aspre critiche hanno interessato il vessillo giapponese fin dalla Seconda Guerra Mondiale, per via del fatto che in Asia ricordava il passato militarista del Giappone, in quanto il drappo con il disco solare veniva strumentalizzato con il motto la “bandiera del Sol Levante che illumina le tenebre del mondo intero”. L’imperatore Hirohito, pronunciando la Dichiarazione della natura umana dell’imperatore, nel 1946, ha permesso, con il rigetto dell’identificazione di se stesso con un’entità divina, la promulgazione della Costituzione giapponese, secondo la quale l’Imperatore è “il simbolo dello Stato e dell’unità del popolo”, insieme alla bandiera e all’inno nazionale.
- La bandiera del Laos, risulta formata da tre strisce, le cui due rosse equidistanti rappresentano il sangue versato per l’indipendenza e al centro la più grande blu, che simboleggia il benessere dello Stato. La fascia blu reca una campeggiante luna piena bianca, riflessa sul fiume Mekong e questa simbologia allude anche all’unione della nazione sotto il governo comunista.
- Particolare risulta il drappo del Portogallo, che oltre a essere composto in verticale da una fascia sinistra verde più stretta e una rossa più larga, reca lo stemma araldico del primo re [10] del Paese e sullo sfondo una sfera armillare gialla, la quale durante il Rinascimento rappresentava il massimo grado di saggezza e conoscenza, che esalta le scoperte fatte ad opera dei portoghesi.
Infine piace terminare il breve spaccato dei preziosismi astronomici e culturali, insiti nelle bandiere del mondo, con il vessillo dell’Alaska, frutto del tredicenne orfano John Ben “Benny” Benson Jr, che ha disegnato nel 1927 la bandiera, rappresentando semplicemente ma simbolicamente l’asterismo del Grande Carro (all’interno dell’Orsa Maggiore), su un campo blu, allegoria del cielo e del nazionale non-ti-scordar-di-me, congiuntamente alla Stella Polare (nell’Orsa Minore). Quest’ultima rappresenta l’orientamento per gli uomini, il rimando all’Alaska in quanto Stato più a nord degli Stati Uniti e un futuro pieno di speranza. Non va dimenticato che l’orso è l’animale-simbolo dell’Alaska, dove perdura il mito millenario, della caccia all’Orsa siderale [11], parimenti che in Eurasia e nelle Americhe (cfr. Berezkin, 2005), che testimonia un patrimonio culturale incredibilmente capillare e antico, almeno sin dal Neolitico (Platania, 2008: 130). In ultima analisi, c’è chi vede nel movimento del Grande Carro, imperniato sulla Stella Polare, nel suo ciclo annuale, il formarsi di una svastica celeste. In Grecia, invece, tale movimento è attestato come Ruota di Issione.
Conclusioni
Il contributo, pur avendo sondato appena un piccolo ventaglio di simbologie astronomiche, ha rilevato rimandi differenti per le stelle (singole, in gruppo e in costellazioni reali), per il sole (ritratto in maniera esplicita o stilizzato) e per la luna (raffigurata con la falce islamica oppure piena). Tali fattori astronomici presenti nelle bandiere del mondo, alquanto semplificati, recano con loro fortissime implicazioni allegoriche e culturali. Queste meriterebbero davvero un adeguato approfondimento, sicuramente in contesto educativo, dove potrebbero essere enfatizzate certe attitudini culturali caratteristiche di alcune società, nonché quegli ideali umani, che si rivelano universali, per favorire nelle giovani generazioni l’apertura all’alterità, il comportamento interculturale e il dialogo.
Dialoghi Mediterranei, n.20, 2016
Note
[1] Al momento della Dichiarazione della Repubblica le stelle rappresentate erano 21, fino ad arrivare agli attuali 27 Stati moderni, rappresentati da altrettante stelle.
[2] I cinque Arkān al-Islām sono i doveri essenziali che ogni musulmano è tenuto a compiere, quali: 1) l’accettazione di Dio attraverso la professione della fede 2) la preghiera rituale cinque volte al giorno; 3) l’elemosina; 4) il digiuno durante il mese di Ramaḍān; 5) il pellegrinaggio alla Mecca, almeno una volta nella vita.
[3] http://www.factualisrael.com/moroccan-flag-nazis-rewrote-history/
[4] https://it.wikipedia.org/wiki/Bandiera_di_Israele
[5] La stella a sei punte campeggia su un talléd (o tallit), ovvero lo scialle bianco rituale, usato per la preghiera dagli uomini, in lana, seta, lino o cotone, decorato e frangiato.
[6] La corona turrita, dal latino corona muralis era in epoca romana la massima onorificenza militare assegnata a colui che per primo scalava le fortificazioni una città. Nello stemma della Marina Militare la corona turrita è anche “rostrata”, dall’uso della corona navale romana, che spettava ai comandanti vincitori di battaglie navali ma che sono state assegnate soltanto quattro volte in tutta la sua storia.
[7] «Giulio Cesare aveva un profondo attaccamento a Venere; affermava spesso di discendere da lei, sull’anello che portava era incisa la sua immagine, per suo ordine la sua effige fu coniata sulle monete, costruì un tempio e lo dedicò al culto di Venere che egli stesso aveva istituito» (Aveni 1994: 51).
[8] «Nowruz marks the first day of spring and is celebrated on the day of the astronomical vernal equinox, which usually occurs on 21 March. It is celebrated as the beginning of the new year by more than 300 million people all around the world and has been celebrated for over 3000 years in the Balkans, the Black Sea Basin, the Caucasus, Central Asia, the Middle East and other regions» http://www.un.org/en/events/nowruzday/background.shtml
[9] Ricordiamo che in alcune lingue dell’Europa orientale la parola “stella” viene resa con termini molto simili a “svastica”, come p. es. nel bosniaco e nel croato (zvijezda), nel bulgaro, in serbo, in russo e in sloveno (звезда, zvezda), nel ceco (hvězda), in slovacco (hviezda) e in polacco (gwiazda).
[10] Il primo re del Portogallo è stato Alfonso Heriques (Alfonso I), che secondo la leggenda ha sconfitto i mori in seguito alla visione in sogno di Cristo. Dopo la vittoria di Ourique nel 1139, il sovrano, grato per il successo, incorporò le cinque ferite di Gesù (cinque puntini bianchi) nei cinque scudi blu, che rappresentano i monarchi sconfitti.
[11] Il mito, con qualche variante, riporta la lunga caccia (a seconda della stagione) che tre uomini (le tre stelle della “coda”) perseguono incessantemente ai danni di un’orsa (le quattro stelle che compongono il quadrilatero). La cosa interessante risulta dal fatto che le popolazioni asiatiche che attraversarono lo Stretto di Bering hanno portato con loro tale mitologia, nelle Americhe.
Riferimenti bibliografici
Aveni, A., (1994) Conversando con i pianeti. Il Cosmo nel mito e nella scienza, Bari: Edizioni Dedalo.
Bausani, A., (1980) L’Islam, Milano: Garzanti
Berezkin, Y., (2005) Cosmic Hunt, Variants of Siberian-North American Myth, Folklore. January, 2005. DOI: 10.7592/FEJF2005.31.berezkin.
Kokhava, S., (1995) Israele. Viaggio nell’arte e nella Storia della Terra Santa, Vercelli: White Star
Morando, F., (2015f) Promuovere la comprensione interculturale attraverso l’insegnamento interdisciplinare: l’arte islamica,Vega Journal e-ISSN 1826-0128 / p-ISSN 2283-3692. 2015 12 Anno XI Numero 2
Morando, F., (2015) Oltre la didattica dell’arabo: la cultura islamica tra lingua, astronomia e proposte formative interculturali in Italia, tesi di dottorato inedita, Università degli Studi di Enna Kore.
Nuttall, Z., (1901) The Fundamental Principles of Old and New World Civilizations, The Journal of American Folk-Lore, Vol. XIV, Houghton, Mifflin and Company: London, Leipzig; 1901: 217-218
Platania, G., (2008) Costellazioni e miti, Napoli: Bibliopolis
Spartz, I. M., (2000) Eight stars of gold: the story of Alaska’s flag, Juneau: Alaska State Museum
_______________________________________________________________
Francesca Morando, laureata alla Sapienza in Dialettologia araba (relatore O. Durand), insegna arabo presso varie strutture sia pubbliche che private; è traduttrice giurata di lingua araba presso il Tribunale di Palermo ed è specializzata in Didattica dell’Italiano L2/LS. È stata anche docente presso l’Università di Palermo e l’Università Gar Younis di Bengasi, oltre che in Egitto e nella Georgia caucasica.
________________________________________________________________