di Lella Di Marco
Per motivi personali di scelte di vita vengo a contatto con giovani di diversa estrazione sociale ed anche di diverse nazionalità che abitano e vivono a Bologna. Sinceramente non appena li conosco meglio, faccio la proposta di utilizzare lo spazio di Dialoghi Mediterranei per far sentire la loro voce, i loro umori e malumori. Devo dire che la risposta è di entusiasmo e sorpresa: si sorprendono che degli adulti siano interessati ai giovani. Per noi è soprattutto una scelta politica, per me che sono da decenni fra i giovani come docente è una sferzata di giovinezza e un forte stimolo ad imparare sempre di più, a capire che direzione sta prendendo la storia ascoltando le storie di vita di questi ragazzi che vengono spesso da lontano. Sentire l’entusiasmo per il progetto del giovane rivoluzionario ucraino, Aleg Burla, per esempio, mi ha ripagato di tutte le delusioni delle scialbe scelte politiche di cui subiamo le conseguenze tutti i giorni.
Nel silenzio assordante di questi giorni con la città deserta, negozi, edicole di giornali e tabacchi chiusi per ferie…. unici bar aperti quelli gestiti da cinesi, ho avuto la fortuna di poter parlare con il mio giovane amico Aleg. Devo dire proprio un colpo di fortuna e per la disponibilità e per la carica di positività che questo giovane ‘rivoluzionario senza mediazioni’ esprime. Le sue parole e le sue idee sul nostro Paese e sul suo futuro possono essere per qualcuno disturbanti ma presentano non pochi spunti di riflessione.
Aleg conosceva già “Dialoghi Mediterranei”, ha fatto girare la rivista anche all’università, fra amici e conoscenti.
Aleg
Sono grato per la disponibilità, l’accoglienza, la libertà di usufruire della possibilità di parlare, dire i nostri pensieri nel bene e nel male e farli circolare. Tale possibilità è unica dal momento che l’attenzione ai giovani esiste soltanto per la cronaca nera, per esaltare le loro capacità negative, direi anche delinquenziali, il loro disimpegno ed anche il disinteresse relativo alla società intera e, a volte, anche allo studio. Io non voglio essere oggetto di studio sociologico. Adesso vivo in Italia e questo Paese mi piace anche se noto degli elementi negativi, che segnalerò brevemente.
Il mio nome è Aleg Burla, sono nato in Ucraina. A Bologna da dieci anni circa. Mio padre, di origine rumena, mi ha abbandonato quando avevo due anni, lasciandomi solo con la mia mamma che all’epoca non lavorava neppure. Ho avuto come riferimento di figura paterna il nonno materno. Mia mamma che aveva una laurea in matematica, allora, ha deciso di venire in Italia, lasciandomi dai nonni in Ucraina. Io l’ho raggiunta dopo dieci anni, finite le scuole dell’obbligo.
Non ho ricordi cupi di quegli anni: mio nonno è stato un riferimento anche culturale, per quanto riguarda gli usi e costumi di riferimento, mentre mia nonna con mia madre era stata severissima, al punto che se tornava tardi la sera o anche dall’università l’aspettava davanti la porta di casa con la scopa in mano ed era capace di picchiarla. Ecco quella donna con me era diventata un’altra persona; dispensatrice di coccole e tenerezze. Molto comprensiva, mi diceva anche che se non mi sentivo di studiare potevo impegnarmi di meno.
Andare a scuola a me piaceva. In Ucraina ho imparato a leggere e a scrivere, in ucraino ovviamente. Mi è rimasto un elemento importante di quel periodo, nessun nazionalismo nella testa ma uno spiccato internazionalismo. Se devo definire la mia formazione di base posso dire tranquillamente che è una cultura slava, comune a tutti i popoli dell’Est.
Intanto mia madre in Italia aveva preso una seconda laurea e senza chiedere sussidi o assistenza pietistica e caritatevole aveva trovato un lavoro come badante ed era in grado di mantenere anche me. A quel punto sono arrivato a Bologna ed inizio il mio nuovo percorso a cominciare dalla scuola. Subito l’iscrizione è stata fatta all’Istituto tecnico Aldini forse perché apparentemente più facile senza materie umanistiche, infatti raggruppava molti studenti di origine migrante.
Ecco ricordo quel periodo come il peggiore della mia vita. Quelli dovevano essere gli anni più importanti nella mia formazione, avrei dovuto impadronirmi di strumenti culturali per capire meglio la realtà oggettiva, come va il mondo ma anche me stesso, privato dal mio contesto naturale; invece ho trascorso quegli anni nel pieno abbandono, con la sensazione di essere non soltanto inutile ma di più. I docenti completamente inadatti, indifferenti, disinteressati alla classe e all’andamento della scuola.
Avevo molto tempo libero che non sapevo come riempire. Di fatto vivevo divorando filmati di animazione giapponese che a poco a poco sempre meno interessanti sono stati sostituiti da quelli cinesi che lasciavano emergere un mondo crudele, duro anche se i personaggi come individui appaiono degli eroi vittoriosi. In quel periodo si è maturato in me l’interesse per lo studio della storia, per la conoscenza dell’economia antica, e della centralità dell’Europa
Vuoi sapere se mi sono integrato in questa società? Non so rispondere esattamente, ci sono difficoltà mie caratteriali e punti critici di un Paese Italia in cui i buchi di invivibilità sono enormi. Certo se hai una famiglia che ti sostiene economicamente e che può pagare tutto dalla sanità alle lezioni private a scuola per il recupero, e politicamente se non sei d’accordo con il governo fai l’indifferente, puoi anche vivere benino. Ma non penso la vita che abbia un senso possa essere questa.
La città dell’Ucraina in cui sono nato e vissuto fino ai 12 anni è Chernivtsi. I cittadini di quella città si sentono vicini alla cultura russa con quello che ha rappresentato la rivoluzione sovietica. Per cultura intendo le tradizioni, la cucina, la religione e la mentalità, non c’entra niente con politica. Il comunismo l’ho conosciuto solo qualche anno fa in Italia grazie a degli storici. Io ho dentro me stesso l’idea di una rivoluzione marxista leninista per migliorare la vita di ogni Paese. Capisco le dinamiche dell’economia capitalista, ma singoli individui o famiglie non possono accumulare ricchezze sottraendole agli altri. In Italia, ad esempio, esistono persone con patrimonio edilizio enorme i cui prezzi di vendita e affitti sono proibitivi, mentre altre persone privi di un appartamento da abitare come dimora propria, vivono per strada. Ritengo sbagliato tutto questo, ci vorrebbe la statalizzazione della ricchezza e uno Stato che fa gli interessi dei cittadini
Quando la situazione peggiora, anche votare contro il governo non funziona in quanto chi ha il potere vince anche le elezioni. A quel punto è inevitabile una rivoluzione in senso socialista dei cittadini tutti. Io mi sono fatto queste idee in cui credo fermamente leggendo degli storici come Klim Jukov. Sono iscritto alla facoltà di ingegneria e voglio capire intanto che tipo di informazioni e formazione riesco ad avere. Sento molto la mancanza di una cultura filosofica e di una maggiore padronanza della lingua italiana tale da poter realizzare delle riflessioni articolate magari da pubblicare Su questo non so se riuscirò mai a conseguire dei risultati ma sento che mi devo impegnare.
Non ho una grande socialità, parlo soltanto con gente di cui posso fidarmi. Ho un amico in città che la pensa come me e che sento sincero e che merita la mia fiducia. È moldavo e in parte vive i miei stessi problemi nei rapporti con gli altri.
Penso che lo studio, la conoscenza sono indispensabili per ogni individuo, l’ignoranza e l’indifferenza sono le vie aperte per la schiavizzazione. Ci vuole chiarezza anche nel governare la cosa pubblica come la scuola, altrimenti l’unico antidoto per eliminare anche le differenze sociali è la rivoluzione marxista leninista.
Per quanto riguarda la guerra in Ucraina è il primo conflitto nella storia più grande dopo la Seconda guerra mondiale. Onestamente le notizie sulla guerra in Ucraina ormai non le seguo da più di un mese. Leggo che la mia città Chernivtsi è stata ieri bombardata e il teatro fortemente danneggiato. I russi dall’inizio della guerra stanno combattendo in maniera strana. I generali per motivi di strategia sembrano volerla allungare il più possibile. Il governo ucraino a sua volta si comporta in modo ancora più strano; nel tempo di guerra la corruzione è aumentata, le tattiche militari e il modo di combattimento sembrano destinati ad uno sterminio di soldati ucraini.
Sul fronte russo, dopo il crollo dell’Unione sovietica i nuovi oligarchi hanno iniziato a ritenere che tutti gli altri ex Stati dell’URSS sono il loro cortile, mentre per gli altri la guerra era una nuova possibilità di prendersi le risorse a basso costo. Mi aspetto una grande rivoluzione in Ucraina dopo la guerra contro la Russia, per abbattere l’ipocrisia e la corruzione del governo. D’altra parte, secondo me, se continua così molto probabilmente sarà la fine di Putin. Dopo ci si potrà aspettare una sorta di guerra civile, perché Putin è l’unico che riesce in qualche modo a tenere un certo equilibrio tra oligarchie e popolo e tra gli oligarchi tra loro.
Dialoghi Mediterranei, n. 63, settembre 2023
___________________________________________________________________________
Lella Di Marco, laureata in filosofia all’Università di Palermo, emigrata a Bologna dove vive, per insegnare nella scuola secondaria. Da sempre attiva nel movimento degli insegnanti, è fra le fondatrici delle riviste Eco-Ecole e dell’associazione “Scholefuturo”. Si occupa di problemi legati all’immigrazione, ai diritti umani, all’ambiente, al genere. È fra le fondatrici dell’Associazione Annassim.
______________________________________________________________