di Massimo Minglino
Non ho mai fotografato una donna in posa, ferma davanti a me come modella a ricevere indicazioni sulla postura da assumere: ho sempre creduto di violare e profanare un tempio, di usare violenza con le richieste e con il mio comportamento.
Le ho sempre fotografate nella vita normale, durante lo svolgimento delle loro attività, nei contesti usuali o naturali.
Audrey Hepburn diceva che «la bellezza di una donna non risiede nell’estetica; la vera bellezza di una donna è riflessa nella sua anima». Nella sua anima fragile e forte, resistente ad ogni tormento, ad ogni tempesta, ad ogni terremoto, le sue scelte cambiano il corso delle cose.
Quello che provo a fare, certamente con difficoltà perché non è semplice, è cercare di fotografare l’anima di una donna: impenetrabile, nascosta, indecifrabile, schiva per tutte le volte che l’hanno spinta al limite, le hanno chiesto di più, schiacciata contro un muro e cavato il cuore per non permetterle di amare, coperta con un velo per non permettere di essere guardata, sovente umiliata, sfregiata e mutilata nella bellezza dei suoi occhi e nella grazia del suo sorriso.
Le hanno legato le mani per non avere la possibilità di toccare, le hanno cucito la bocca, spinta al limite sull’orlo del precipizio, ne hanno calpestato, violato, sacrificato il corpo. E l’anima.
Diversi maestri della fotografia, nel loro lavoro, hanno voluto e vogliono raccontare la donna esaltando ora l’erotismo, ora la sensualità, ora l’eleganza, ritraendo il corpo e la sua bellezza, l’estetica delle forme, dei profili, degli sguardi Ma in questi scatti di rado ho visto l’anima della donna, quella sua intima, profonda e invisibile identità.
In questo preciso momento storico, assistiamo inermi ad un evento senza precedenti per numero di casi che si ripetono senza sosta. Oggi i femminicidi sono così presenti nella cronaca di ogni giorno che rischiamo di rassegnarci a questo scandalo quotidiano.
A queste stragi si aggiungono, senza che spesso ne veniamo a conoscenza, casi di maltrattamento, di stalking, di oscure e sistematiche violenze psicologiche, fatte di ammiccamenti, proposte, occhiate, vessazioni, che, come uomo, provocano in me turbamento e vergogna.
Mi viene da dire “se questo è un uomo” o “se questo è amore” …..Siamo analfabeti funzionali ma anche sentimentali. È sconcertante come manchi una educazione all’amore, alla bellezza, al rispetto delle libertà delle donne.
Eppure la voce femminile risuona in ogni angolo della terra, per ogni lacrima offre mille sorrisi, ad ogni caduta un volo d’angelo. La donna è come il mare: è il movimento delle onde e delle maree, il battito del cuore, il respiro che sostiene il mondo.
La donna è casa, bellezza, delicatezza, sogno, desiderio, poesia. È immagine simbolica che incarna di per sé la pace, la resistenza e l’opposizione alla guerra.
La donna è carezza che allevia gli affanni, è passione creativa che ispira l’immaginazione.
La donna è compagna, sorella, amica. Delle avventure e delle sventure. Ma è anche madre che dona e genera la vita.
Togliere la vita a chi ci dà la vita è l’ultima insensatezza di questo nostro tempo che congiura contro l’umanità e il suo futuro.
Dialoghi Mediterranei, n. 71, gennaio 2025
_____________________________________________________________
Massimo Minglino, si appassiona alla fotografia all’età di 15 anni. Laureato in Architettura presso l’Università degli Studi di Palermo, con una tesi sul Museo della Fotografia della Città di Palermo, svolge attività professionale a Caltanissetta, accostando alla libera professione la passione per l’arte fotografica, che sovente utilizza per lo studio della città e dell’architettura in genere. Approfondisce la ricerca personale per il reportage e il racconto fotografico, attraverso lo studio di testi inerenti la fotografia e partecipando ad incontri, workshop e mostre personali e collettive.
______________________________________________________________