di Corradino Seddaiu
Quando entri in una casa puoi avere a una prima occhiata già informazioni fondamentali su chi ci vive. Se mi accosto a una libreria e ne scorgo i titoli, ho già una mappa inconsapevole della sensibilità di chi ho di fronte [1].
Quando entri nella casa di Allindi, scorgi una libreria, una finestra che si affaccia sul Mediterraneo dove i libri in questo caso sono lungometraggi, corti, musica, animazione, poesia. Allindi [2] è una piattaforma streaming made in Corsica cofondata da Gérome Bouda e Maria Francesca Valentini. Nell’era di Netflix e delle altre piattaforme contemporanee è spesso solo il mercato a decidere i contenuti e i palinsesti. Qui lo spazio dedicato e la scelta effettuata assumono il valore di fonte non convenzionale.
Gérome racconta che l’idea è nata un giorno in viaggio in auto. Pensavano ad una piattaforma di qualità, così si sono presi il tempo necessario per decidere cosa metterci. Da quel momento sono passati più di 800 lavori con il focus sull’area mediterranea che ha dato vita ad una teca indipendente di storie, di persone e di luoghi che raccontano scenari passati e contemporanei attraverso differenti punti di osservazione nel mondo. Circa il 20% del catalogo è in lingua corsa, ma l’obbiettivo che dichiarano Gérome e Maria Francesca è quello di coltivare l’immaginario corso anche con lavori che arrivano da fuori dell’isola e che ne travalicano i confini.
Alindi «vuole essere una piattaforma audiovisiva contemporanea che rivolge lo sguardo non solo verso Parigi bensì verso i vicini mediterranei per riallacciare i legami» [3]. Allindi in lingua corsa descrive l’istante in cui l’acqua ritorna limpida magari dopo un temporale, ma può essere anche il momento in cui il buio lascia un po’ di spazio alla luce di un sipario che si apre. Si installa in un quartiere popolare di Ajaccio dove convivono corsi, arabi, sardi, portoghesi. Un luogo dove Gérome, francese arrivato dal continente, racconta di aver imparato la lingua corsa per strada, nei bar e allo stadio. Dove non c’è la necessità di identificare se uno sia più indigeno o paesano di un altro: «la gente che non vuole far parte della comunità si scansa da sola». In questo spazio si condivide la produzione, si preparano i montaggi e le registrazioni.
L’archivio virtuale si pone come un punto di rottura sul fronte dei contenuti audiovisivi convenzionali in rete. I lavori e le narrazioni intrise di Mediterraneo accolgono registi, musicisti e poeti che riescono a trovare spazi preziosi nell’era dello streaming in cui «i media sono materie prime come le risorse naturali, come il carbone, il cotone o il petrolio» [4]. All’interno convivono molteplici aree che ne caratterizzano la scelta culturale e politica.
Le cinéma corse et méditerranéen en ligne raccoglie numerosi lavori prodotti e realizzati nell’isola e non solo. Ci sono ad esempio autori di origine corsa che realizzano le opere all’estero, persino negli Stati Uniti, ma che raccontano storie che si legano in qualche modo al territorio di origine attraverso un immaginario che gravita intorno all’isola e ai territori vicini.
Scunfinà l’immaginariu di a Corsica è una delle parole più care al progetto dove i racconti costruiscono un’immagine dei luoghi fatta di storie, persone e luoghi che hanno l’ambizione di rappresentare i processi in divenire, di fare luce sull’immaginario corso e mediterraneo inteso come spazio di relazioni attraverso un linguaggio d’intermediazione ibrido tra gli attori e i territori che si raccontano.
Allindi si muove alla ricerca di accadimenti, persone, luoghi con l’obbiettivo di mostrare un altro punto di vista, un luogo, una narrazione osservati con sguardi diversi. Temi specifici come l’abitare in aree marginali, la condizione difforme che intercorre fra centro e periferia danno vita a racconti in transito, che illuminano i luoghi in continua trasformazione. Attraverso gli strumenti utilizzati nelle varie forme d’arte si origina un traslato che apre l’accesso alla conoscenza di un tessuto territoriale per certi versi insondabile come quello che contraddistingue l’insieme di credenze e i sentimenti dell’immaginario corso odierno.
Corti, lungometraggi, serie, documentari, musica, animazione costruiscono un laboratorio in continuo divenire che dà luce a percorsi d’interazione sociale e linguistica. Allindi diventa il rapporto fra la visione e il racconto della Corsica ma soprattutto diventa uno schermo trasparente in cui si possono recuperare alcuni strumenti di ricerca necessari alla comprensione dell’immaginario corso e mediterraneo che qui si ritrovano intrecciati in diversi linguaggi espressivi e differenti livelli narrativi.
Nell’area denominata rétroviseur l’obbiettivo è quello riscoprire i lavori del passato che i più giovani, ma non solo, non hanno potuto conoscere. Una curata selezione di cortometraggi, documentari, filmati assicurano la possibilità di rientrare in contatto con una realtà cinematografica che consente la diffusione di una cultura viva.
Attraverso una serie cospicua di lavori, Gérome e Maria Francesca raccontano come Allindi sia riuscita a riportare alla luce, a far riscoprire la rivendicazione culturale del periodo del riacquistu, una rivendicazione moderna attenta anche alla dimensione sociale. Rivendicazione che rifletteva sui diritti delle donne nella società, sull’omosessualità, sul ruolo del lavoro nella società corsa e che dava origine ad un dibattito che a volte era difficile anche nel continente. Dibattito che il conflitto con lo Stato francese nel suo dilagare ha relegato ai margini fino quasi a farne scomparire le rivendicazioni sociali.
Fra i tanti emergono i lavori di Marie Jeanne Tomasi incentrati sulla problematica della donna in Corsica. In occasione dell’otto di marzo è stata proposta una collezione speciale di autori donne del Mediterraneo (Des femme set ceterà), che dalla Francia ha abbracciato l’Algeria passando per la Corsica, la Sardegna, l’Italia, con una serie di oltre quaranta filmati. Fra i tanti si evidenzia Dominique Tiberi con una serie di visioni che raccontano delle numerose difficoltà affrontate dai pastori per installarsi nei paesi, ma anche del mondo degli anziani che restavano nell’isola in contrasto con i giovani che si spostavano nel continente per lavoro.
Nella piattaforma hanno con il tempo trovato spazio numerosi produttori di cinema di qualità francesi, italiani, portoghesi, con lavori premiati dalla critica, che convivono in perfetta armonia con lavori di giovani produttori professionisti, i quali con difficoltà hanno accesso a determinati mercati, per cui Allindi è un’inedita occasione dove trovano collocazione poiché contribuiscono al racconto dello scenario sociale mediterraneo di un nuovo ecosistema audiovisivo.
Non solo lungometraggi, corti, serie, documentari, anche la musica, in particolare quella dal vivo trova il suo spazio con speciale attenzione agli artisti emergenti. Allindi è attenta ai nuovi suoni provenienti dal sottobosco musicale. È stata promossa poi una collaborazione con l’associazione Fiura Mossa attiva dal 2010 che si occupa tra le altre cose di realizzare doppiaggi in lingua corsa “Le sang de mon esprit c’est ma langue” anche per film di animazione dedicati ai più giovani.
Scunfinà l’immaginario corso è l’obbiettivo principale di Allindi che si muove anche fisicamente trasformandosi in alcune occasioni in un cinematografo itinerante, allestendo spettacoli e proiezioni che raggiungono tanti fra i luoghi più reconditi dell’isola (Allindi in paesi), coinvolgendo le comunità in un laboratorio di storie e in un percorso d’integrazione sociale e linguistica, dando vita a uno schermo trasparente dove gli strumenti di ricerca sono condivisi e messi a disposizione ai fini della comprensione dell’immaginario corso e mediterraneo e contemporaneamente coltivando il concetto di solidarietà sociale che crea interdipendenza fra le persone e alimenta la coscienza collettiva e descrive l’evoluzione delle comunità mediterranee in questi tempi segnati da molteplici criticità.
«Ci interessa raccontare soprattutto la complessità degli uomini e del loro destino», afferma Gérome, «il nostro lavoro di produzione intende accompagnare gli autori nel cammino di realizzazioni del proprio lavoro alla riscoperta dell’identità, degli spazi, delle storie, della fede. Allindi non è una semplice piattaforma contenitore, ha un’anima e radici che crescono in più direzioni e su terre differenti ma unite dallo stesso immaginario». La scoperta di Allindi mi ha fatto venire in mente alcune parole di Franco Arminio nel libro con Giovanni Ferretti che sembrano scritti per quest’isola e per la storia di Allindi. «Qui la terra sembra un popolo, un altare di ginestre e cardi. Gli dèi ci sono ancora, hanno case nei sassi, nelle spine, in tutte le cose stese al sole» [5].
Dialoghi Mediterranei, n. 61, maggio 2023
Note
[1] M. Daltin, La teoria dei paesi vuoti. Viaggio tra i borghi abbandonati., edicicloeditore, 2022: 29.
[2] Allindi ha uno studio in un quartiere di Ajaccio, uno spazio fisico dove si producono e si registrano molti lavori, ma è una piattaforma virtuale come Netflix visibile in rete. Durante l‘anno si organizzano visioni, proiezioni, rappresentazioni itineranti nei paesi dell’isola coinvolgendo la comunità in maniera attiva e contemporaneamente aiutando poeti, musicisti o registi a realizzare i propri lavori. I 2 fondatori vivono in un paesino di 200 abitanti a circa 45 minuti da Ajaccio. Hanno a cuore i piccoli paesi, che sono la quasi totalità della Corsica, e spesso vengono anche in Sardegna dove aiutano ad avere uno spazio virtuale e non solo anche artisti sardi.
[3] Cit. Gérome Bouda, intervista febbraio 2023, Realtà Virtuose.
[4] Cit. Marshall McLuhan.
[5] F. Arminio, G. L. Ferretti, L’Italia profonda. Dialoghi dagli Appennini, Gog edizioni, 2019.
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Corradino Seddaiu, laureato in Sociologia a La Sapienza di Roma con una tesi dal titolo “Paesaggi culturali. L’esempio dei Saltos de Joss nella Sardegna nord orientale”, è Presidente dell’Associazione culturale ‘Realtà Virtuose’, che opera nel nord Sardegna, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo e la valorizzazione dei piccoli borghi con un’attenzione particolare alle tematiche ambientali e sociali locali orientate verso il cambiamento dei paradigmi in agricoltura e nel turismo. Membro della Rete delle associazioni della Sardegna, attualmente collabora con sociologi della musica e tecnici del suono per la realizzazione di una mappa sonora dei territori (fiumi, risorgive, borghi abbandonati, chiese, botteghe artigiane) al fine di creare un archivio sonoro a disposizione della collettività e di artisti che ne vogliano rielaborare i suoni e i rumori dando vita a musica e forme d’arte.
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