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Amori, misteri e soprusi nel destino di una donna sola

copertina-libro-processo-a-cassandradi Giuseppe Cultrera

 A voler essere scaramantici, che la vita non sarebbe stata una passeggiata c’era scritto nel suo nome – quel Cassandra che il padre colto notabile le impose alla nascita – e nel “contesto” storico-sociale: nacque il 17 gennaio 1855 a Palazzolo, più precisamente in contrada Santolio dove si trovava la sua famiglia per sfuggire al colera, da Marianna De Falco e Biagio Politi, ultimo sindaco borbonico del paese. Per chi, a posteriori, voleva trovare appigli e premonizioni, ce n’era un buon assortimento!

Era una bella fanciulla, però, Cassandra Politi, solare e con una colta educazione. Tant’è che le posò gli occhi addosso il barone Cesare Iudica, vedovo con figli, ma abbastanza giovane e, principalmente, appartenente ad una potente e ricca famiglia; cui non si poteva far diniego. Difatti il padre acconsentì lieto, aggiungendo una ricca dote.

In un piccolo paese è difficile celare un deragliamento, specie se è una storia d’amore dalle insolite tinte. Il giovane e bel primogenito del barone, Gabriele, si innamorò perdutamente della matrigna che, a sua volta, fu travolta nel gorgo dell’amore, dapprima spirituale e platonico, poi sensuale e carnale. Roba appetitosa per curiosi e malelingue. L’intervento del marito e padre tradito fu brutale e clamoroso.

Il barone Cesare

Il barone Cesare Iudica

Ma qui forse è il caso di fermarsi e affidarsi alla lettura dei fatti, che sono di cronaca giudiziaria, con una inedita documentazione che è il “resoconto” che Luigi Lombardo ci porge nel Processo a Cassandra nella Palazzolo dell’Ottocento (Le Fate Editore, Ragusa 2021). Compreso il racconto dell’amore folle dei due amanti divenuto soggetto della novella Storia Fosca (1880) di Luigi Capuana che, sembra, quegli atti giudiziari abbia avuto per le mani (e forse parte è rimasta nel suo studio di Mineo).

Il percorso narrativo di Luigi Lombardo è quello di un saggio storico antropologico dove la figura della protagonista, Cassandra Politi, è centrale ma inserita nel contesto sociale dove si realizza e deflagra il dramma che trascina nel vortice il giovane baronello Gabriele, il padre don Cesare e la famiglia della giovane e ‘infedele’ sposa, che preferisce adeguarsi alla norma rinunciando a capirne il dramma.

Non starò ad esaminare il dipanarsi dei fatti – tre processi nei quali è ancora protagonista la giovane Cassandra, l’allontanamento dell’amante ancora innamorato, una nuova ed altrettanto sfortunata storia d’amore, un altro matrimonio, manco a dirlo, infelice, la fine “fosca” come il titolo del racconto che ne aveva tratto il Capuana – lasciandoli alla curiosità ed intelligenza del lettore. Che troverà avvincente il saggio storico, quanto un racconto: dando ragione all’assioma che spesso la cronaca di certi fatti supera l’immaginazione di un novellatore.

Gabriele Iudica

Gabriele Iudica

Voglio invece soffermarmi su alcuni aspetti collaterali che mi hanno incuriosito e credo abbiano intrigato pure l’autore, dal momento che li suscita o accenna negli angoli reconditi della vicenda. Innanzitutto la figura del barone don Cesare Iudica, il marito, colto ed appassionato imprenditore agricolo, nipote del famoso archeologo Gabriele molto interessato alle ricerche storiche ed archeologiche della antica Acre, meno alla stabilità del suo patrimonio.

Don Cesare fu il fondatore e finanziatore de “L’Avvenire Agricolo, giornale settimanale illustrato di agricoltura industria e commercio” e possedeva una ricca biblioteca con predominanza di testi tecnici e scientifici relativi all’agricoltura, aveva larga stima e influenza nella vita sociale (ciò spiega, in parte perché tutti, notabili e popolo, nella vicenda famigliare avessero parteggiato per lui).

Ci appare, dalla lettura degli atti giudiziari e dalle notizie storiche, più un “vinto” verghiano che il “fosco” personaggio romantico tratteggiato dal Capuana. Tutto preso nell’impegnativa gestione di un patrimonio traballante e gravato da debiti ed ipoteche, che riesce a riassestare, con sacrifici e tenacia, dedicandovi tutto il suo impegno, magari a discapito della giovane e bella moglie. «In riguardo alla vicenda di Cassandra, io mi considero un padre offeso e un marito tradito» scrive nel 1878, a distanza di poco più di un anno dai fatti, ad un parente. Invecchierà nell’astio, non si risposerà ed i rapporti col figlio Gabriele, nonostante la dura punizione e l’allontanamento, saranno freddi.

s-l400Aleggia sull’ambiente e i personaggi, inoltre, l’ingombrante figura del citato illustre archeologo Gabriele Iudica (1760-1835), avo di don Cesare, noto oltre i confini siracusani ed isolani per le sue lunghe, appassionate e costose (il suo cospicuo patrimonio familiare ne risentì) ricerche storiche ed archeologiche sull’antica Acre, i cui reperti riunì in un proprio museo rendendoli accessibili alla comunità scientifica del tempo. Pubblicò i risultati nel volume Le antichità di Acre (Messina, 1819) illustrato da numerose tavole calcografiche del siracusano Giuseppe Politi. Un dipinto ad olio lo ritrae nel suo studio: altero e compiaciuto addita alcuni dei reperti rinvenuti. Lo troverete nella sezione iconografica del volume di Luigi Lombardo, una delle tante chicche e curiosità all’interno di questo interessante saggio-racconto.

Lombardo è anche un appassionato e strenuo autore di battaglie civili e culturali. Una è legata a questo libro: forse ne fu lo stimolo. Apprese alcuni anni fa che alcune tombe del cimitero di Palazzolo, trascorsi i cent’anni e non essendoci proprietari che le rivendicavano, erano state messe all’asta, e tra queste c’era quella di Cassandra Politi.

La tomba di Cassandra a Palazzolo Acreide

La tomba di Cassandra a Palazzolo Acreide

«Andai dal Sindaco – racconta Luigi – il quale d’accordo con me tolse dall’elenco di quelle in vendita la tomba di Cassandra. La individuai tramite i registri del cimitero e notai una tomba abbandonata, con appena leggibile l’iscrizione. Riuscii a pulire e lessi che una sola donna giaceva in quella sepoltura. Mi incuriosii sulla vita di Cassandra: cioè mi chiesi se fosse sposata, se non lo fosse e indi cominciai la ricerca sulla vita di questa donna. Innanzitutto mi incuriosì il fatto che fosse da sola sepolta nella tomba, ripudiata dagli Judica, ripudiata dai Politi, ripudiata dal secondo marito.»

La lettura di Processo a Cassandra dà queste ed altre risposte, oltre ad un affresco sociale e culturale della Palazzolo di fine Ottocento (ma vale per qualsiasi altra città di Sicilia, dove vicende simili hanno avuto tortuosi e tragici percorsi). L’appendice iconografica, ricca ed inedita, ci restituisce volti e visioni del tempo dei fatti e dei luoghi. 

Dialoghi Mediterranei, n. 55, maggio 2022

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Giuseppe Cultrera, direttore della Biblioteca comunale di Chiaramonte Gulfi, ha operato nel settore dei Beni Culturali. È stato tra i fondatori e il direttore editoriale di Utopia Edizioni. Ha pubblicato tra l’altro: L’industria della neve (2001), Il segno e il rito (2007), Il Canto di Dafni (2010), Il folle volo (2015). Collabora con vari giornali e riviste.

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