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Appunti sulla fotografia a Trapani fra ‘800 e ‘900

Trapani, Filippo Fundarò, autoritratto

Trapani, Filippo Fundarò, autoritratto

immagini

di Michele Fundarò

Dall’alba del mondo alcuni uomini cercarono di riprodurre quello che vedevano, lo raffigurarono graffiando la pietra, disegnandoci con dei bastoni carbonizzati. E grazie a loro, a millenni di distanza, sappiamo come la terra fosse popolata e quali fossero le loro abitudini. E questa smania continua fino ai giorni nostri, ahimè, con i telefonini. Molte menti in Europa: tedeschi, francesi, inglesi, hanno contribuito a vario titolo con scoperte che hanno determinato la nascita della fotografia e delle macchine fotografiche.

Ho usato questo incipit in occasione di una conferenza recentemente tenuta presso il Museo Pepoli a Trapani. La mia è una famiglia di fotografi da tre generazioni. Nostro padre Filippo si innamorò della fotografia da ragazzino e nel 1936 da Alcamo proseguì il suo cammino professionale a Trapani.

Trapani, Lo studio di Via Carreca

Trapani, Lo studio di Via Carreca

Mio fratello ed io, in settori diversi, ma sempre attinenti alla fotografia, abbiamo continuato questa professione, come anche i nostri figli. Mio figlio Bruno nella cinematografia sempre come fotografo; sue sono le immagini de La Stagione della caccia, La concessione del telefono di Camilleri, per la RAI.  Io assunsi la direzione dello studio a causa della prematura scomparsa di papà nel lontano 1967.

Trapani, mio padre con amici, anni 50

Trapani, mio padre con amici, anni 50

Mio padre e collaboratori, anni 50

Mio padre e collaboratori, anni 50

Lo studio di papà nato nell’immediato dopoguerra non era soltanto uno studio fotografico, ma un luogo di ritrovo per la parte vivace della gioventù di allora, si stampava la notte e nostra madre provvedeva alle cene improvvisate non solo per papà.   

Fu lui per primo a stampare il colore a Trapani e ricordo che per raffreddare l’acqua necessaria al trattamento faceva portare delle stecche di ghiaccio che metteva nei serbatoi. Immagini neo-realistiche che mostrano vivacità e capacità di sacrificio, non senza ironia. Quelli furono tempi di evoluzione per la fotografia, si usavano ancora le lastre in vetro per le foto in studio, come alla fine del 1800, ritoccate a mano come facevano i maestri di mio padre. Ma chi erano? E cosa facevano? Interguglielmi a Palermo, Alessandro Leone, Oreste lo Forte, Salvatore Matera a Trapani, Vincenzo Giacalone Gambina a Marsala, solo per citarne alcuni.

Trapani,

Trapani, foto Alessandro Leone, fine 800

Ecco alcune delle foto che conservo nel mio archivio. Soffermiamoci ad osservarle da vicino. Un esempio: questa foto divertente di Alessandro Leone che ritrae una strana coppia di fine Ottocento, due buontemponi, peraltro professionisti dell’epoca, che inscenano una improbabile danza nuziale che ci svela ironia e gioia di vita, ridere di se stessi e dei costumi è preludio di un cambiamento, spia di un desiderio giocoso ed intelligente, di una volontà di liberarsi da convenzioni e stereotipi. 

Osserviamo questo mirabile ritratto in studio montato su cartoncino ed eseguito con lampeggiatore al magnesio nel quale la luce piove dall’alto a sinistra modellando la figura con ombre morbide.

Trapani

Trapani, foto Alessandro Leone

E che dire di questo capolavoro di Salvatore Matera, che rende il soggetto Francesca Burgarella quasi tridimensionale!

Foto Matera

Trapani, Foto Salvatore Matera

La foto del primo autobus con servizio di posta fra monte S. Giuliano e Trapani con eleganti passeggeri del primo Novecento è documento dell’evoluzione dei mezzi di trasporto circolanti in città.

Trapani

Trapani, Foto Salvatore Matera

Questa immagine della Rinascente di Milano nel centro storico di Trapani testimonia la presenza di una catena di negozi a diffusione nazionale, che rendeva la Sicilia contemporanea delle abitudini e dei costumi nazionali.

Trapani

Trapani, Foto Salvatore Matera

Mentre Wilhelm von Glöden (Wismar, 16 settembre 1856-Taormina, 16 febbraio 1931), uno fra i primi viaggiatori ad utilizzare la macchina fotografica, fotografava a Taormina i suoi nudi alla ricerca della grecità di Sicilia, Samuel Butler (1835-1902) nel 1892 viaggiava alla ricerca delle origini dell’Odissea e fotografava Trapani, Erice, Pantelleria, Marettimo sulle tracce dei luoghi che ispirarono il poema, nella convinzione che l’opera sia stata scritta in realtà da una giovane donna trapanese.

Sul postale Trapani Pantelleria, foto di S. Butler

Sul postale Trapani-Pantelleria, Foto S. Butler

Sul postale Trapani Pantelleria, foto di S. Butler

Sul postale Trapani-Pantelleria, Foto S. Butler

Tra le foto che ci ha lasciato queste sul postale da Pantelleria con migranti e capre, pescatori trapanesi e viaggiatori africani con abiti tradizionali a testimonianza delle reminiscenze puniche dei contatti intessuti al di là delle guerre, in una continuità di dialogo e di scambio fra i popoli del Mediterraneo che ha sempre travalicato le politiche del tempo.

Sul postale Trapani Pantelleria, foto di S. Butler

Sul postale Trapani-Pantelleria, Foto S. Butler

Sul postale Trapani Pantelleria, foto di S. Butler

Sul postale Trapani-Pantelleria, Foto S. Butler

La verità è che la fotografia è arte preziosa di informazioni storiche e culturali. E Trapani e la sua provincia hanno contribuito con i laboratori dei piccoli e dei grandi maestri fotografi a documentare la vita degli uomini e delle città. Al di là dei ritratti, comunque significativi, alcune foto di Matera riguardanti il contesto sono dense di preziose informazioni sotto il profilo architettonico, urbanistico e storico, come questo interno del Teatro Garibaldi durante il ventennio fascista colpito da una bomba e mai più ricostruito. 

Trapani, Teatro Garibaldi (ph. Matera)

Trapani, Teatro Garibaldi, Foto Salvatore Matera

Dobbiamo invece a Ciccio Termini immagini di Trapani distrutta durante la Seconda guerra mondiale come questa rara foto dell’esterno del Teatro, appena colpito dai bombardamenti.

Trapani, Il teatro Garibaldi in rovina (ph. Francesco Termini)

Trapani, Il Teatro Garibaldi in rovina (ph. Francesco Termini)

Dopo la scomparsa di mio padre furono periodi difficili e non solo emotivamente. Il terremoto nella valle del Belice scosse anche Trapani. Allora collaboravo con il Giornale di Sicilia e fui inviato, qualche settimana dopo il sisma, a fotografare le condizioni della gente. Fu uno dei miei primi lavori per il quotidiano, in un inverno freddo sotto un cielo opaco e triste che aumentava il senso di desolazione del luogo. 

Belice, 1968 (ph. Michele Fundarò)

Belice, 1968 (ph. Michele Fundarò)

Belice, 1968 (ph. Michele Fundarò)

Belice, 1968 (ph. Michele Fundarò)

Cercavo la mia strada in un mondo che diventava caotico di fatti sconvolgenti e dopo un incontro a Palermo con Piero Angela ho cominciato a coltivare la passione per la divulgazione che ritengo fondamentale per la crescita e la formazione delle giovani generazioni che attraverso il patrimonio di immagini possono affrancarsi dalle mode americaneggianti e recuperare la memoria di pagine importanti della nostra storia culturale di italiani e di europei.

Belice, 1968 (ph. Michele Fundarò)

Belice, 1968 (ph. Michele Fundarò)

Belice, 1968 (ph. Michele Fundarò)

Belice, 1968 (ph. Michele Fundarò)

Oggi sono impegnato nella strutturazione del mio vasto archivio familiare e nella realizzazione di un piccolo museo di strumenti fotografici e di lastre risalenti alla fine dell’Ottocento.  Sono convinto che vale ancora ciò che è scritto ad epigrafe sull’architrave del portico del Teatro Massimo di Palermo: «L’Arte rinnova i popoli e ne rivela la vita, vano è il diletto delle scene ove non miri a preparar l’avvenire». 

Dialoghi Mediterranei, n. 55, maggio 2022
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Michele Fundarò, figlio d’arte (il padre Filippo già nel 1935 era nel settore), nel 1967 dopo la prematura scomparsa del padre interrompe gli studi per iniziare a lavorare nello studio fotografico di famiglia in via Carreca a Trapani. Nel 1975 inizia un quinquennio di frequentazione didattica presso lo studio “CRABB” di Milano specializzato in fotografia industriale e pubblicitaria. Lavora come foto-reporter per il “Giornale di Sicilia”, curando la provincia di Trapani, dal 75 al 1980. Collabora con L’Ora e suoi servizi compaiono su varie riviste a tiratura nazionale “Graphiti”, “Kalos”, “Industria Siciliana”, “Viaggiare”. Partecipa alla realizzazione di diverse pubblicazioni d’arte, cura l’allestimento di numerose mostre, produce video sui restauri di opere d’arte e sul territorio. Ha ricevuto nel 2005 il premio UNESCO con la motivazione: «Erede di una apprezzata tradizione familiare, esaltando l’arte della fotografia è riuscito a valorizzare con grande maestria la bellezza di Trapani contribuendo efficacemente alla divulgazione del patrimonio storico culturale della città».
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