Se è vero che la lettura rappresenta sempre un cammino di formazione, viaggiare con tante donne, anche soltanto tra le pagine di un libro, e incontrarne altre persino negli angoli meno noti della Sicilia, aiuta certamente a tracciare, in una dialettica storico-letteraria dell’Isola, sentieri assai fertili, da percorrere con compagne di viaggio spesso obliate, celate alla conoscenza. In Donne di carta in Sicilia. Itinerari sulle orme delle scrittrici (Il Palindromo, Palermo 2024) Marinella Fiume si conferma guida sapiente ed esperta in questo singolare cammino che dalla carta abbraccia la Sicilia vissuta e raccontata dalle donne, capace di guardare non solo alle mete da raggiungere, ma anche ai viaggiatori in marcia, per nuovi sguardi e sorprendenti affacci.
Al lettore viandante sono indicati tre percorsi, secondo direzioni geograficamente connesse. Il viaggio ha infatti inizio dalle province di Catania, Messina e Siracusa, procede per Ragusa, Enna e Caltanissetta e si conclude con Palermo, Trapani ed Agrigento. Ottanta le schede biografiche presenti nel volume, curate nel 2022 da altrettante/i autrici e autori in occasione del secondo anno del Festival La Sicilia delle Donne, ideato da Marinella Fiume e Fulvia Toscano, che qui firma la prefazione, dedicato quell’anno proprio alle “Donne di carta” (nel 2021 il Festival era stato dedicato alle “Donne di scena”, nel 2023 alle “Donne tra politica ed istituzioni”).
Altre possono tuttavia essere le esplorazioni da intraprendere, poiché è noto che i lettori, viaggiatori perenni tra pagine sempre aperte, sono assai esigenti e non si accontentano solo di spostamenti per prossimità. La ricerca è anzi spesso motivata da interessi, passioni, vocazioni che libri e autori hanno variamente alimentato. Si possono in altre parole fare salti, cercare agganci, imboccare vicoli sconosciuti. Anche in questo caso il volume non delude, e anzi offre biografie e storie che catturano l’attenzione e invitano a mettersi in marcia per attraversare con curiosità una Sicilia parlante, per ascoltare voci femminili che descrivono, raccontano, denunciano. Si tratta dunque di un viaggio che può imboccare diverse direzioni e non impone di procedere solo per contiguità spaziale, poiché l’obiettivo dell’Autrice, chiaro già nella premessa, è destinato a comporre:
«un atlante narrativo che tiene insieme le memorie delle donne (e degli uomini) e quelle dei luoghi, tracce luminose di vita, di saperi e di esperienze che si mescolano ad assenze, a ricordi cupi, rovinosi» […].
L’Isola si conferma in primo luogo terra di miti antichissimi, di «pezzi veramente unici della grecità scomparsa, reminiscenze infantili che consentono di trarre conclusioni riguardo al complesso nucleare», come avrebbe scritto Freud a Jung nel 1910, dopo i dieci giorni trascorsi in Sicilia con l’allievo Ferenczi. L’Autrice recupera per l’appunto questi “pezzi”, in ciascun itinerario e in più luoghi, per condurre forse alla luce più chiara, direi rivelatrice visto il tema del volume, quella della Sibilla, «voce profetica femminile», che a Delfi si diceva sedesse su un tripode posto su una vena aperta del terreno nel santuario di Apollo, e da lì accogliesse l’enigmatico responso dell’oracolo per consegnarlo ai dubbiosi fedeli giunti da lontano. Una figura, la Pizia, che attende paziente e al contempo comunica il mistero, proponendosi come legame tra luoghi destinati nella vita umana a distanza incolmabile.
A Marsala, il viaggio di lettura e conoscenza raggiunge ancora la Sibilla, mito perenne, nell’ipogeo della chiesa di san Giovanni Battista, seguendo una sorgente che si raccontava avesse poteri prodigiosi nella predizione del futuro proprio perché dimora della potente padrona di casa. Altri miti sono evocati nelle pagine da sfogliare viaggiando, ad indicare, come già in Strèuse, precedente lavoro dell’Autrice, la primordiale origine femminile del reale e dell’immaginario, specie in Sicilia. E che un viaggio in questi luoghi possa condurre a tracce antichissime e rimosse lo aveva sottolineato Simone de Beauvoir riprendendo Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini, nelle cui pagine aveva ritrovato le tracce del bisogno dell’uomo di riconoscere in sé la madre, di assorbire la sua femminilità in quanto legame con la terra, con la vita, con il tempo, sottolineando come il protagonista si fosse recato proprio dalla madre in cerca della terra natìa, e con essa di odori e frutti dell’infanzia, di tradizioni e ricordi familiari, delle radici della sua esistenza.
Si possono rintracciare negli itinerari dell’inusuale atlante le siciliane d’adozione, tra le memorie dedicate da Luisa Adorno alla sua Belverde (Valverde), le migliaia di lettere di Christiane Reimann a difesa della bellezza di Siracusa, il diario resoconto Una casa in Sicilia di Daphne Phelps, che a Castelmola ha dato vita a “Casa Cuseni”, accogliendo nel secondo Novecento artisti, scrittori e personaggi illustri.
Le donne hanno scritto, raccolto, consegnato fiabe popolari, affreschi vivaci dei luoghi dell’anima e della vita. Spiccano tra le altre la popolana Agatuzza Messia, che diventò donna di carta con la mediazione di Giuseppe Pitrè, la messinese Laura Gonzenbach che tra il 1867 e il 1868 completò una raccolta di fiabe in cui le cantastorie erano quasi sempre donne e, sempre nella città dello Stretto, Liliana Maugeri, che nelle sue Ballate siciliane ha voluto raccogliere ricordi e tradizioni locali.
Il viaggio può raggiungere inoltre le tante insegnanti riportate nelle schede e nelle tappe d’esplorazione, educatrici e insieme poetesse e scrittrici, che hanno affidato ai versi o alla prosa quei pensieri che anche durante le ore di scuola premevano per una rapida traccia scritta. E della furia improvvisa di tale urgente bisogno ho personale memoria, nel ricordare una collega che un giorno, finite le lezioni, vidi correre in fretta verso l’uscita della scuola. Incrociandomi, provò a scusarsi con garbo, precisando che non poteva fermarsi perché doveva presto andare a scrivere alcuni versi che tratteneva a fatica nella mente.
Ci sono poi, nel ricco atlante di penne all’opera, le prime maestre dell’Italia unita, oggi ingiustamente ancora assai poco ricordate. Eppure furono proprio loro, nella Sicilia con oltre il 95 per cento di donne analfabete, a farsi strada, anche in senso letterale, inerpicandosi faticosamente per campagne e borghi rurali al fine di strappare all’ignoranza le bambine e i bambini che i contadini non volevano mandare a scuola perché avevano bisogno di braccia di lavoro nei campi e nelle case. Donne spesso senza precedente istruzione familiare, pronte a lavorare con coraggio e resistenza per formare e istruire le prime italiane, poichè a loro furono affidate le classi elementari femminili dalla legge Casati, con la rinuncia spesso al matrimonio e ad una nuova famiglia. Ce le ricorda nel volume la biografia di Raffaella Maria Mancuso, maestra elementare autodidatta di Alcamo, come pure l’altra Mancuso, Elvira, che pare sia stata la prima donna laureata di Caltanissetta e che alle maestre dedicò nel 1906 il romanzo Annuzza la maestrina. Vecchia storia inverosimile, ricostruendo una storia decisamente controcorrente che si chiudeva con un femminicidio di drammatica attualità.
Fermamente impegnata contro povertà e analfabetismo fu poi la piemontese Maddalena Caterina Morano dell’ordine delle Figlie di Maria Ausiliatrice, inviata in Sicilia nel 1881 con il compito di educare le ragazze a Trecastagni, nel circondario di Catania. Nei suoi ventisette anni nell’Isola, Maddalena Morano si adoperò con ogni mezzo nella lotta all’analfabetismo e nell’assistenza dei giovani, cercando di avviare un dialogo diretto con gli abitanti di Trecastagni, ricorrendo per lo scopo ad un singolare uso del dialetto in modo da poterli meglio raggiungere e persuadere circa la necessità dell’istruzione dei figli. Della sua perseveranza in tale direzione e di un carisma non comune si trova traccia nelle parole del cardinale Dusmet, arcivescovo di Catania, che si lasciò un giorno sfuggire: «Io delle donne non ho timore, ma quando viene questa madre Morano, alla presenza di lei, io sento soggezione!». Madre Morano non cesserà mai di spendersi per la Sicilia: darà vita ad un Istituto magistrale per accogliere e formare ragazze che non avevano risorse familiari per completare gli studi, solleciterà interventi istituzionali, si batterà contro l’emarginazione degli ultimi. Ad Alì Terme, nel messinese, dove si trasferirà, sceglierà di fermarsi e qui troverà infine giusta sepoltura.
Né mancano dalla mappa di viaggio le avvelenatrici e le maghe palermitane del XVIII secolo, pronte ad esercitare «un sapere-potere che si situa tra il mondo naturale e il mondo magico», e di cui oggi sappiamo dalle carte d’archivio – altre carte scritte – portate alla luce. Incontriamo le donne impegnate nella scrittura della storia, tra cui le patriote del Risorgimento siciliano, che vissero e narrarono nelle città in tempesta quei tempi di coraggio e lotta condivisa, la battagliera Maria Occhipinti di Ragusa, la giornalista Giuliana Saladino di Palermo, l’avvocata Anna Ruggieri di Catania, donne che hanno agito e scritto, ciascuna come sapeva e poteva, sempre a difesa del ruolo femminile contro ingiustizie e sfruttamento.
L’Autrice non trascura neppure le siciliane emigrate. Ricorda Francesca Vinciguerra, nata a Taormina e morta a New York, giornalista, biografa e traduttrice, mentre da Castellamare del Golfo sottolinea il contributo di
«Carmela Galante detta Millie, classe 1910. Perduta la madre proprio alla nascita e il padre alcuni anni dopo, a undici anni viene portata in America dalla sorella maggiore appena sposatasi. I tre si stabiliscono a New York dove, a quindici anni, Millie si impiega in un’azienda tessile, in cui inizia a lavorare anche quindici ore al giorno […] Nel 1964 comincia a scrivere di getto nel siciliano parlato che usava ancora in ambito familiare un gran numero di poesie in cui ricorda fatti e luoghi della sua fanciullezza a Castellamare, la vita della comunità siculo-americana di Brooklyn, ma anche il ritorno nel 1958 al suo paese natìo per una vacanza».
Le liriche di Millie sono state pubblicate postume nel 2017 col titolo Cu tìa avissi avutu furtezza e Casteddu e nel 2024, anno delle radici italiane nel mondo, queste tracce per lingua e contenuto si presentano come un faro per i tanti emigrati di ritorno che in Sicilia sperano di ritrovare o conoscere i luoghi delle origini, e così ricostruire le storie familiari tra archivi, tradizioni, eredità immateriali della memoria.
Tante ancora le soste di pensiero e lettura nel ricco viaggio di parole rivelate per strade, borghi, città della Sicilia. L’ordito è sapiente e l’intreccio assai invitante per chi non s’accontenta di ciò che è noto e ribadito, e anzi preferisce la ricerca del tassello nascosto, il disvelamento della perla celata.
Non va trascurato il metodo adottato dall’Autrice, speculare alla pianificazione del festival di riferimento. Un articolato e diffuso laboratorio, officina attiva di pensieri e scritture inevitabilmente nomadi perché mai fermi, prende via via forma nelle pagine dell’elegante volume/guida. Opera che porta dunque con sé il pregio della pluralità dialogante, sia che si guardi alle autrici riportate sull’accattivante e originale mappa della Sicilia acclusa al testo, che alle altre e agli altri, tutti impegnati nelle scoperte biografiche da riportare e fissare su quell’insolita carta di viaggio. È in definitiva la rete a muovere l’opera come tessuto comune, che si presenta come frutto d’intese tra donne (e uomini) pensanti e in costante cammino.
Sono tutte insomma donne di carta: le protagoniste di opere antiche e recenti, le studiose e le storiche con libri e documenti da leggere e offrire per sguardi nuovi, le relatrici del festival culturale che ha saputo abbracciare la Sicilia con il fascino delle scoperte rivelate. Governa ogni cosa la regia accorta di un’Autrice appassionata, guida d’elezione in questo viaggio straordinario di saperi e di emozioni tracciati tra le carte, con le carte, sulle carte.
Dialoghi Mediterranei, n. 72, marzo 2025
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Grazia Messina, direttrice della ricerca scientifica nel Museo Etneo delle Migrazioni di Giarre per la Rete dei Musei siciliani dell’Emigrazione. Laureata in Filosofia, Master in “Economia della Cultura” (Università Roma Tor Vergata), ha insegnato Storia e Filosofia nei licei statali. Promuove laboratori didattici e piattaforme digitali, con workshop nel territorio per la tutela della memoria storica. E’ autrice di articoli e saggi editi su riviste e volumi anche collettanei. Ha scritto con Antonio Cortese La Sicilia Migrante, Tau Editrice (2022). Nel 2023 ha curato la sezione “Sicilia” nel Rapporto Italiani nel Mondo (RIM 2023), edito dalla Fondazione Migrantes.
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