di Mathieu Champretavy e Tommaso Lussu
Nell’ambito del progetto europeo IMP (Intangible Cultural Heritage and Museum project), si stanno svolgendo cinque conferenze internazionali per analizzare lo stato delle cose a quindici anni di distanza dalla Convenzione Unesco sul Patrimonio culturale immateriale. Il coordinamento per l’Italia è della Società Italiana per la Museografia e Beni Demoetnoantropologici (SIMBDEA), ONG accreditata UNESCO ICH dal 2010.
Raccontiamo qui il nostro intervento all’appuntamento di Palermo (febbraio 2018): due realtà italiane (Maison Bruil, Introd, Valle d’Aosta / Casa Lussu, Armungia Sardegna) che condividono l’idea di puntare su beni immateriali, saper fare locali ed eredità culturale per contrastare lo spopolamento delle aree interne e come ricetta per la rinascita economica.
La Valle d’Aosta è una Regione Autonoma, con una cultura ed una lingua (il Patois) marginali e molte micro-comunità (74 paesi montani). L’economia dell’ambiente rurale è di tipo verticale: sistemi vallivi con un ampio dislivello ecologico. Mathieu ha deciso di tornare a vivere e lavorare nella propria comunità di origine, a Introd, prendendo la gestione della casa-museo denominata Maison Bruil e dando vita ad un progetto utilizzando gli spazi come museo dell’alimentazione e come piattaforma per la commercializzazione dei prodotti agro-alimentari locali.
La Sardegna è un’isola in cui abitano 1.500 mila persone, 900 mila delle quali diffuse tra i paesi dell’entroterra. L’economia tradizionale è agropastorale, con una forte diversità intraregionale. Armungia, nella bassa Valle del Flumendosa, fra gli altopiani della subregione del Gerrei, è uno di questi piccoli paesi. Qui stanno sviluppando il loro progetto Tommaso e Barbara, a partire dalla antica casa di famiglia e puntando sul patrimonio immateriale della tessitura manuale ereditato dalla nonna di Barbara.
Maison Bruil è un’antica casa rurale in cui tutti gli spazi necessari per la sussistenza sono raggruppati in un’unica struttura. La forma attuale è il risultato di un’evoluzione architettonica datata tra il 1683 e il 1856. I tre piani del museo sono stati riportati alle loro funzioni originali. All’interno il visitatore può sperimentare la tradizione alimentare del XVII secolo e il suo rapporto con il presente.
Casa Lussu è una casa a corte della metà del 1800. È la casa natale di Emilio Lussu, antifascista e politico conosciuto a livello internazionale. Oggi la casa è abitata da Tommaso, nipote di Emilio, e Barbara, ed ospita la loro Associazione culturale e un B&B. Il laboratorio di tessitura manuale dell’associazione Casa Lussu si trova all’interno del Museo etnografico Sa domu de is ainas.
Due paesi con popolazione inferiore ai mille abitanti, dove due realtà autonome, non pubbliche, hanno deciso di ripartire dal patrimonio culturale immateriale nel tentativo di riattivare delle microeconomie di territorio. Produttori agricoli, panificatori, pastori ed artigiani partecipano ad una rete promossa da Maison Bruil e denominata Tascapan (la bisaccia locale usata dai montanari per portarsi il cibo in montagna). Tutti i produttori che aderiscono alla rete hanno un ruolo attivo di responsabilità e partecipazione per il corretto funzionamento della rete stessa.
L’attività principale di Casa Lussu in riferimento ai beni immateriali è quella sulla tessitura tradizionale su telai orizzontali in legno. Attorno a tale iniziativa si sta formando una “comunità di pratica” composta prevalentemente da altri artigiani e designer. Il laboratorio tessile di Casa Lussu si trova nel museo etnografico, in due casette adiacenti l’area archeologica.
Entrambe le realtà, Maison Bruil e Casa Lussu, hanno il loro centro propulsivo di iniziativa a partire da due piccoli musei locali.
Il portale Tascapan.com di Maison Bruil nasce con l’obiettivo di vendere i prodotti locali sul web. Oggi è un mezzo per trasmettere e diffondere il patrimonio culturale immateriale, e incrementare le economie locali, il turismo sostenibile e la rete dei piccoli paesi.
Casa Lussu promuove il patrimonio immateriale e favorisce la trasmissione della tessitura a mano attraverso workshops, corsi e stages, residenze.
A ottobre, ogni anno, 50 comuni in Valle d’Aosta e nelle regioni limitrofe (Italia e Svizzera) accendono i forni dei villaggi. Le comunità cucinano il pane di segale seguendo il metodo tradizionale. Maison Bruil partecipa a questo evento collettivo, in cui protagonista è il pane nero nella sua diversità di preparazione (cottura, impasto, miscele di farine).
Ad Armungia a Luglio si svolge la “Festa de Su Pistoccu”, un pane a doppia cottura (bis-cotto) usato tradizionalmente dai pastori per la sua lunga durata. Intorno a questo tipo di pane (ogni centro ha la propria specificità di produzione) il paese si anima e si costruisce una grande festa.
Maison Bruil ospita eventi folcloristici per trasmettere il patrimonio immateriale attraverso le emozioni e la partecipazione. Oltre 140 volontari lavorano insieme non solo nell’evento, ma anche durante l’anno per ricercare le storie del villaggio e dei luoghi da mettere a disposizione per la “Nuit des Temps”. Scopo dell’iniziativa è riscoprire, ricercare il patrimonio e far rivivere il passato.
Dal 2016 Casa Lussu organizza nel mese di Giugno un festival dei piccoli paesi, “Un Caffè ad Armungia”: tre giornate di incontri, dibattiti, esperienze collettive, per condividere e divulgare l’idea che i piccoli paesi possano risollevare le proprie sorti a partire dal proprio patrimonio culturale, materiale e immateriale.
I piccoli centri abitati delle aree interne continuano ad essere investiti da processi di spopolamento e crisi del tessuto economico-sociale, con la perdita di parte del patrimonio culturale immateriale che li caratterizzava. Il punto di partenza per contrastare questo fenomeno, condiviso da Maison Bruil e Casa Lussu, è il concetto di cultural heritage (Convezione europea, Faro 2005), secondo il quale l’eredità culturale riguarda non solo lo sviluppo delle società umane e la qualità della vita, ma può essere anche un fattore di crescita economica sostenibile.
«L’eredità culturale è un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione. Essa comprende tutti gli aspetti dell’ambiente che sono il risultato dell’interazione nel corso del tempo fra le popolazioni e i luoghi; Una comunità di eredità è costituita da un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici dell’eredità culturale, e che desidera, nel quadro di un’azione pubblica, sostenerli e trasmetterli alle generazioni future» (Art. 2 della Convenzione Quadro dell’Unione Europea, Faro, 2005).
Salvaguardia e diffusione dei “saper fare” tradizionali (local knowledges), con l’obiettivo di riattivare le filiere produttive locali, nei nostri casi agroalimentare ed artigiana. La nostra idea è che il ruolo dei musei locali sia quello di catalizzare le attività e le iniziative di un sistema integrato composto dai settori che intervengono nel processo: local stakeholders, culture, tourism, research, communities, folklore.
Al centro del modello che proponiamo c’è il Museo, che può diventare il centro propulsivo di relazione con il territorio, in accordo con la Carta di Siena (ICOM Italia, 2014) (schema 1). Ma se il fulcro del sistema è uno spazio dell’iniziativa partecipata, e non solo il luogo fisico della conservazione di oggetti, esso non necessariamente deve essere un museo, ma potrebbe essere una casa o un altro “spazio di partecipazione”, pubblico o privato, chiuso o aperto, potrebbe anche non essere un luogo fisico definito ma un ambiente esterno (schema 2).
Per stakeholders intendiamo tutti gli operatori, imprese economiche e non, direttamente interessati (agricoltori, artigiani, guide escursionistiche, strutture ricettive..) e uniti in comunità di pratiche. Ma anche soggetti plurali locali (associazioni, comitati, amministrazioni). Per research si intende non solo l’attività degli attori locali (ad esempio i gruppi folk o altri operatori impegnati nella ricerca di antiche ricette, usi o altro), ma la più ampia “comunità di eredità” che gli ruota attorno e il mondo scientifico (Università, istituti di ricerca..) interessato a favorire e sostenere i processi. Il turismo deve essere sostenibile, con un’attenzione ai piccoli numeri e ai concetti di “cittadinanza temporanea”, coscienza dei luoghi.
A partire dai problemi che investono i piccoli paesi delle aree, il progetto è orientato anche a potenziare le attività di rete per la condivisione di buone pratiche tra i piccoli comuni delle zone interne rispetto al contenimento dello spopo- lamento e alla valorizzazione del patrimonio culturale e immateriale dei luoghi. Favorire quindi l’allargamento delle “comunità di pratica” attraverso l’incontro e la condivisione di esperienze; migliorare l’attrattività culturale dei territori; stimolare il potenziamento della residenzialità di breve e medio periodo; sostenere un nuovo ruolo dei sistemi museali locali volto non solo alla conservazione ma anche alla creazione di “comunità di paesaggio” attive e partecipi dello sviluppo sostenibile del territorio.
Secondo la Strategia nazionale per le aree Interne, «è particolarmente rilevante l’incontro tra lo sguardo nazionale e quello locale. Lo “sguardo nazionale” percepisce la rilevanza e le potenzialità delle Aree interne. Permette di cogliere anche la loro varietà e la loro complessità, ma non è in grado di declinare questi caratteri individuando i progetti locali idonei a promuovere lo sviluppo locale. Solo la comunità locale può declinare e trasformare prima in strategia d’area e poi in progetto, la varietà e la complessità di capitale sociale e territoriale che la caratterizza, facendo leva sui soggetti innovatori che in alcuni casi già operano nelle Aree interne, spesso in isolamento dalla società e dall’economia locale, ma collegati a reti commerciali, di valori e di competenze, sovra-territoriali. Il far emergere i soggetti innovatori presenti sul territorio, è proprio una delle questioni al cuore del metodo di lavoro in corso sulle aree interne.