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Chiesa di base in movimento

copertinadi Marcello Vigli

In questo dicembre la Chiesa di base ha testimoniato la sua presenza vitale con tre eventi, diversi fra loro, ma ugualmente significativi. Nei primi giorni del mese, a Roma si è svolta l’assemblea di Chiesa di tutti, Chiesa dei poveri, che ha affrontato  il tema “Ma viene un tempo ed è questo”.  L’incontro è stato molto partecipato, con presenze dal nord al sud, ed ha affrontato il problema del come salvare la terra e l’umanità dai rischi imposti dalla situazione che stiamo vivendo. Le comunicazioni dei relatori sono state approfondite dagli interventi dei convenuti, come si legge nel sito dell’Associazione: attingendo alle fresche fonti della fede e del pensiero, quasi a ricominciare le cose dal principio; dal Sabato della creazione, per ripensare e rifondare il “nomos della terra”, non più modellato sull’appropriazione e schiacciato sul ciclo economico; dal principio fondativo dell’unità umana, l’eguaglianza, che la fede riconosce nell’immagine di Dio nell’uomo e che la laicità ha elaborato nella storia fino alle vette del costituzionalismo che mette al sicuro i diritti fondamentali trincerandoli. Ne sono emersi, a conclusione del dibattito assembleare, un appello a resistere con l’impegno a costruire “un mondo Patria di tutti Patria dei poveri”, la decisione di chiedere alla CEI delle importanti correzioni nella traduzione dei testi biblici e liturgici, nonché la proposta di assumere come temi prioritari di impegno per le comunità e la Chiesa italiana la pace, l’azione a favore del trattato per l’interdizione dell’arma nucleare e specifici temi di riforma come quelli riguardanti la scarsità dei ministri, il ruolo della donna, l’insegnamento della religione, l’accorpamento delle parrocchie. Dell’assemblea si può trovare l’intera registrazione video, curata da Radio radicale, al link https://www.radioradicale.it/scheda/527094.

A Rimini nei giorni 8-10 dicembre le Chiese di base si sono ritrovate per il loro annuale appuntamento destinato quest’anno al seminario “Beati gli atei perché incontreranno dio” (Maria Vigil). I lavori sono stati introdotti da una redattrice di Adista per poi continuare con gli interventi dei numerosi e diversi i relatori, che nella prospettiva di un cammino di spiritualità oltre le religioni auspicano la riscoperta dell’autenticità nel rapporto con gli altri e del fondamento della spiritualità. Interessante la presentazione di un’intuizione teologica di Ortensio da Spinetoli da lui proposta nel suo testo: L’inutile Fardello, a suo avviso, costituito dall’apparato teologico e moralistico costruito nei secoli intorno al messaggio evangelico. Su tutto questo si sono svolte le riflessioni fra i 170 partecipanti, divisi nei gruppi di lavoro per interrogarsi:  A che punto siamo di questo cammino? Ci si è lasciati con l’appuntamento del prossimo incontro delle Cdb europee che si svolgerà nel prossimo settembre nel nostro Paese.

1A Roma nei giorni 9 e 10 dicembre l’agenzia Adista ha invitato a far memoria dei suoi cinquanta anni di vita in un incontro: Adista 1967-2017. Cinquanta anni alla sinistra del Padre. Dopo tre interventi per ricordare momenti particolarmente significativi della sua azione informativa – il rapporto con la sinistra cristiana e i movimenti ecclesiali di base; con la sinistra indipendente; con la Chiesa istituzionale – in una tavola rotonda vaticanisti di diverse testate giornalistiche sono stati chiamati a discutere su Adista nel panorama dell’informazione religiosa: analisi e prospettive. Per una iniziativa di base autofinanziata destinata ad informare senza vincoli di mandato, quale è Adista, cinquant’anni di vita sono molti, per di più se attraversati da profondi cambiamenti nella Chiesa, nella società e nella vita politica. A scorrere i diversi numeri dell’Agenzia si può, infatti, ripercorre la storia costruita dai cristiani che, rivendicando libertà di ricerca teologica e di prassi ecclesiale nelle loro diverse associazioni e comunità, hanno inteso renderne consapevoli gli altri impegnati a costruire partecipazione e democrazia. Condivisibile quindi il legittimo orgoglio con cui la sua redazione ha inteso confrontarsi sulla sua storia e interrogarsi sul suo futuro da vivere in una realtà ecclesiale lacerata da difficoltà e tensioni che neppure il presenzialismo di papa Francesco riesce ad eliminare.

2Nel frattempo lo Ior continua a far parlare della sua gestione per l’allontanamento del suo direttore generale “aggiunto” nominato nel novembre 2015 all’interno della operazione avviata per limitare i danni provocati dallo scandalo Vatileaks 2 in seguito alla pubblicazione dei due libri d’inchiesta Avarizia  di Fittipaldi e Via crucis di  Nuzzi. Il suo inatteso allontanamento, per aver tradito la fiducia del papa, è avvenuto con il suo accompagnamento fuori dal Vaticano senza che gli sia stato consentito di svuotare i cassetti della sua scrivania o accedere al computer. Si temeva, evi-dentemente, che potesse trafugare documenti riservati o occultare prove delle sue malversazioni.

Neppure l’interesse suscitato dal viaggio del papa in Asia ha sminuito l’eco dello scandalo anche perché proprio in quei giorni era stato diffuso un articolo del cardinale Mueller che, nel rilevare il rischio di uno scisma, è tornato a sollevare alcune questioni già poste, tramite un’intervista rilasciata qualche mese fa, in cui si rilanciavano quelle avanzate da altri cardinali nei confronti dell’enciclica di papa Francesco Amoris Laetitia. Negli stessi giorni è stata diffusa la lettera, Correctio Filialis de haeresibus propagates, inviata al papa da oltre sessanta fra preti e laici e resa pubblica perché non aveva avuto risposta. È così riemersa la netta diversità tra tradizionalisti, per i quali il pontificato di Bergoglio è divisivo, e innovatori che considerano la sua pastorale tanto rivoluzionaria quanto inevitabile ai fini di un vero e proprio cambiamento.

3Anche altri Paesi sono attraversati da significative divisioni. In Polonia, Ungheria e Croazia nell’episcopato ci sono contrasti sull’accoglienza agli immigrati. Nella Germania cattolica nella tradizionale disputa tra i “progressisti” e i “conservatori” si coinvolge anche il pontificato di Francesco. I vescovi statunitensi hanno respinto per la commissione bioetica la candidatura di Cupich, che il Catholic Herald ha definito ispirata da Bergoglio, confermando l’esistenza di sensibilità diverse.

Papa Francesco non sembra voler rinunciare alla sua azione riformatrice, pronto ad affrontare con coraggio, determinazione e senza farne mistero anche questioni non certo facili. Durante una trasmissione televisiva ha messo in discussione l’attuale testo del Padre Nostro denunciando, come una cattiva traduzione, la frase “non ci indurre in tentazione”. Al contrario, Philip F. Lawler, direttore di Catholic World News, un sito conservatore, pur riconoscendo che la critica del Papa sulla traduzione non è irragionevole, ha detto che sarebbe sconvolgente se una preghiera così radicata e conosciuta in questa versione venisse modificata. Molti non sono di questo parere: in  Francia, di recente, la Conferenza episcopale ha cambiato il testo con una formula più corretta e ha stabilito l’entrata in vigore di tale modifica in tutte le celebrazioni liturgiche. Al posto di “Et ne nous soumets pas à la tentation” (che corrisponde all’italiano “Non ci indurre in tentazione”) si dice ora “Et ne nous laisse pas entrer en tentation”, cioè “Non lasciarci entrare nella tentazione”.

Il papa ha lasciato intendere che anche i cattolici italiani dovrebbero seguire tale esempio, anche perché proprio in Italia una commissione di studio aveva proposto il cambiamento, ma la Santa Sede non l’aveva consentito. Forse dopo l’intervento del papa le cose cambieranno! Non necessariamente.

Questa scelta dello stesso papa di concedere maggiore autonomia aumentando le competenze e la responsabilità degli episcopati locali suscita resistenze e anche critiche. C’è chi teme possa mettere in crisi l’unità delle dottrina e suscitare diversità e divaricazioni nella prassi pastorale, convinto che non tutti i vescovi sanno esercitare il loro ministero come il compianto monsignor Riboldi. Al momento, però, il prestigio di papa Bergoglio, aumentato per gli sviluppi della sua azione internazionale ed ecumenica e recentemente confermato dal successo del suo viaggio apostolico in Myanmar e Bangladesh, sembra scongiurare il rischio dello scisma enfatizzato dai suoi avversari.

 Dialoghi Mediterranei, n.29, gennaio 2018

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Marcello Vigli, partigiano nella guerra di Resistenza, già dirigente dell’Azione Cattolica, fondatore e animatore delle Comunità cristiane di base, è autore di diversi saggi sulla laicità delle istituzioni e i rapporti tra Stato e Chiesa nonché sulla scuola pubblica e l’insegnamento della religione. La sua ultima opera s’intitola: Coltivare speranza. Una Chiesa altra per un altro mondo possibile (2009).

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