La Collana Dialoghi
Edizioni Museo Pasqualino
Collana diretta da Antonino Cusumano
1. Antonino Cusumano (a cura di), Per Luigi. Scritti in memoria di Luigi M. Lombardi Satriani, 2022
Il volume raccoglie gli scritti pubblicati sulla rivista online Dialoghi Mediterranei in memoria di Luigi M. Lombardi Satriani, scomparso il 30 maggio 2022.Preceduti da una nota introduttiva del curatore, i testi dei diversi studiosi sono riproposti nella loro stesura originaria, volendo conservare il valore di testimonianza a ricordo del maestro, del collega, dell’amico nella immediatezza della sua scomparsa.
Lombardi Satriani, già Ordinario di Etnologia presso l’Università di Roma “La Sapienza”, era stato in precedenza docente e Preside di Facoltà presso l’Università della Calabria, presso il Suor Orsola Benincasa di Napoli e, più volte, Visiting Professor presso Università europee ed americane. Autore di numerose pubblicazioni e protagonista nella storia degli studi nella stagione postidemartiniana, avendo negli anni sessanta vissuto e in qualche modo orientato la transizione all’acquisizione e all’applicazione della prospettiva gramsciana sul folklore, è stato anche uno dei pochi antropologi a prendere la parola nella vita intellettuale del nostro Paese, scrivendo sugli organi di stampa, partecipando al dibattito politico, rivendicando, con precise proposte di legge presentate al Senato durante l’esperienza di parlamentare, il ruolo e l’autorità delle scienze umane nell’università e nella
cultura pubblica.
In appendice sono riuniti gli scritti di Lombardi Satriani apparsi su Dialoghi Mediterranei tra il 2017 e il 2022. Sei brevi testi che intervengono nei dibattiti promossi dalla rivista, contributi sempre puntuali e fino all’ultimo generosi di idee e di proposte, nel sempre vivo desiderio di partecipare al confronto con gli altri, di prendere la parola su questioni e temi diversi dell’attualità sociale e politica. La curiosità scientifica, l’apertura ai molteplici approcci conoscitivi, l’inclinazione a connettere nell’ampio registro della formazione umanistica le problematiche di carattere interdisciplinare, sono stati elementi caratterizzanti la postura intellettuale che lo rendeva disponibile ad accogliere gli inviti a scrivere, a prendere posizione, a esprimere i propri convincimenti, anche quando probabilmente le forze fisiche cominciavano a venir meno.
Scritti di: Letizia Bindi, Ignazio E. Buttitta, Tonino Ceravolo, Roberto Cipriani, Federico Faeta, Francesco Faeta, Laura Faranda, Sonia Giusti, Fulvio Librandi, Gianfranca Ranisio, Patrizia Resta, Antonello Ricci, Paola Elisabetta Simeoni, Vito Teti, Sergio Todesco.
2. Mariano Fresta, Incursioni antropologiche. Paesi, teatro popolare, beni culturali, modernità, 2023
L’antropologia permette di compiere scorrerie in campi diversi: qui si parla di paesi che muoiono, di altri che nascono, di città indifferenti, della possibilità della documentazione e della patrimonializzazione dei Beni immateriali, della scomparsa del teatro contadino e della sua rinascita nell’esperienza di una piccola comunità toscana, oltre che nella rappresentazione casertana della ritualità quotidiana. Gli altri contributi riguardano situazioni folkloriche – il solstizio estivo, le credenze relative alla fotografia, le processioni religiose – che aprono questioni molto importanti relative ai sistemi di patronage, alla religiosità popolare e alla criminalità organizzata.
Mariano Fresta ha insegnato per quasi quaranta anni Italiano e Latino nei Licei, dal 1974 si è occupato di folklore e demologia senza, però, tralasciare gli studi di filologia, linguistica e letteratura italiana. I suoi interessi, nel settore della cultura popolare sono stati vari (tea tro tradizionale, proverbi, onomastica; musei demologici); negli ultimi trenta anni ha dedicato i suoi lavori alla storia degli studi demo-antropologici, alle feste patronali, alla patrimonializzazione dei beni intangibili. Ha curato i volumi Vecchie segate ed alberi di maggio (sul teatro popolare), La Val d’Orcia di Iris (sulla cultura mezzadrile). Ha collaborato alle riviste «Erreffe», «Archivio di Etnografia», «Dialoghi Mediterranei» e «Lares», della cui Redazione è membro. Per la rivista «Pascoliana» ha scritto sugli aspetti folklorici nella poesia del Pascoli e per il «Bollettino di Italianistica» un breve saggio sullo stile narrativo del Pinocchio.
3. Marina Castiglione (a cura di), Per Roberto. Scritti in memoria di Roberto Sottile, 2023
Il volume nasce dall’idea di raccogliere i contributi scientifici scritti per la rivista Dialoghi Mediterranei da Roberto Sottile, professore di Linguistica italiana dell’Università di Palermo, accreditato geolinguista e dialettologo in campo internazionale, scomparso prematuramente il 7 agosto 2021. Ma Roberto Sottile era molto di più e attorno a questo volume, curato dalla amica e collega Marina Castiglione, si sono affollate molte voci di studiosi, artisti, allievi che hanno voluto realizzare un ricordo corale di una personalità incredibilmente eclettica, curiosa, aperta, profondamente innamorata della cultura siciliana e delle sue Madonie. Dagli inizi da africanista sino all’ultima monografia (Suca. Storia e usi di una parola, Navarra Editore 2021), l’attenzione per la variazione linguistica e per gli usi sociali della lingua ha contraddistinto l’impegno continuo di Roberto Sottile, con una visione ampia, armoniosa, in cui dalle Madonie si affacciava all’intera Sicilia e al Mediterraneo con studio, programmazione, organizzazione certosina. La linguistica era il suo modo per fare militanza civile, per conoscere i territori, le storie, i movimenti, i cambiamenti reversi bili e quelli irreversibili.
Marina Castiglione è Professoressa Ordinaria di Linguistica italiana e Coordinatrice del Dottorato di ricerca in Studi Umanistici presso l’Università degli Studi di Palermo. Molto impegnata nella didattica, svolge corsi di Dialettologia, Storia della lingua, Pragmatica e testualità, Filologia della letteratura italiana. Fa parte del Comitato scien- tifico dell’Atlante Linguistico della Sicilia, progetto geolinguistico del Centro di studi filologici e linguistici siciliani, per il quale ha pubblicato lavori sia nella sezione etnolinguistica che in quella sociovariazionale. Direttrice del DASES (Dizionario Atlante dei so- prannomi etnici in Sicilia) e del DATOS (Dizionario-atlante dei to- ponimi orali in Sicilia), è impegnata nella ricerca sui lessici setto- riali, sulla onomastica, sulla lingua della scuola, sulla linguistica testuale, in particolare relativamente al plurilinguismo letterario. È tra i collaboratori dell’opera monumentale Lingue e culture in Sicilia (Palermo 2013) e dell’edizione anastatica del Taccuino da Bonn di Luigi Pirandello (Agrigento 2022).
4. Giovanni Gugg, Crisi e riti della contemporaneità, 2023
Oggi come nei secoli scorsi, in caso di disastro le popolazioni sinistrate spesso mettono in atto dei “riti in emergenza”, con cui tentano di riassorbire il trauma e, allo stesso tempo, di tenere insieme la collettività. Da una prospettiva antropologica, sono dei momenti sensibili della relazione che le comunità umane hanno con il proprio ecosistema, delle “finestre critiche” attraverso cui è possibile indagare la dialettica con l’ambiente e il territorio. Di viso in tre parti, questo volume raccoglie e rielabora vari articoli che l’autore ha pubblicato per il bimestrale “Dialoghi Mediterranei” negli ultimi tre anni, attraversati da gravi crisi globali come la pandemia, la guerra e la mutazione climatica. I testi sono sia memoria etnografica di un periodo di forti turbamenti, sia analisi di pratiche pubbliche apparentemente irrazionali che, invece, hanno risposto e rispondono a molteplici bisogni individuali e sociali, come l’elaborazione dello choc, l’individuazione delle responsabilità, la condivisione delle esperienze, il ripristino dell’ordine, la ricerca di senso.
Giovanni Gugg è dottore di ricerca in Antropologia culturale e dal 2015 insegna Antropologia urbana presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Università “Federico II” di Napoli e Antropologia del paesaggio nel master Erasmus Mundus coordinato dall’Università “Jean Monnet” di Saint-Etienne. Dal 2020 è assegnista di ricerca presso il LESC (Laboratoire d’Ethnologie et de Sociologie Comparative) dell’Université Paris-Nanterre e del CNRS, mentre dal 2022 è scientific advisor per la Fondazione ISSNOVA (Institute for Sustainable Society and Innovation). Fa parte del consiglio di amministrazione del CMEA (Centro Meridionale di Educazione Ambientale) di Sorrento e dell’editorial board della rivista “Humanities & Social Sciences Communications”, pubblicata da Springer Natu re. I suoi studi riguardano soprattutto la relazione tra le comunità umane e il loro ambiente, in particolare quando si tratta di territori a rischio. In questo senso, ha studiato a lungo la zona rossa del Vesuvio e altri territori colpiti da disastri negli ultimi anni in Italia, su cui ha pubblicato numerosi articoli per riviste accademiche nazionali e internazionali e curato volumi monografici, come “Disasters in popular cultures” (2019) e “La lunga durata delle emergenze” (2022).
5. Pietro Clemente e Eugenio Testa (a cura di), Cent’anni di Cirese, 2023
Questo libro raccoglie ventitrè scritti pubblicati on line nel 2021, a cento anni dalla nascita di Alberto Mario Cirese, sui numeri 50, 51 e 52 di «Dialoghi Mediterranei», il periodico bimestrale dell’Istituto Euroarabo di Mazara del Vallo. I testi ripensati e rivisti dagli autori rappresentano ventitrè punti di vista diversi, di studiosi di diverse generazioni, di diversa formazione, che hanno conosciuto Cirese in tempi e luoghi diversi, incontrandosi con i suoi diversi interessi: dalla museologia etnografica agli studi di cultura materiale, dalla teoria alla storia dell’antropologia, ai tantissimi interventi sul territorio come consulente, esperto, conferenziere, suscitatore e coordinatore di iniziative locali. Tutte e ventitrè queste testimonianze raccontano di come lui sia riuscito a in/segnare: a trasferire ad altri quello che man mano imparava e pensava, a dare agli altri un esempio di passione e di rigore nello studio e nella comunicazione, a segnare gli altri, quelli con cui entrava in contatto, con i suoi insegnamenti e con il suo agire.
Pietro Clemente ha insegnato Storia delle tradizioni popolari presso l’Università di Siena e Antropologia Culturale presso quelle di Roma Sapienza e di Firenze. È Presidente onorario della Società Italiana per la Museografia e i Beni Demo-Etno-Antropologici, presiede il consiglio scientifico della Fondazione Museo Guatelli, presiede l’Istituto Storico della Resistenza Senese e dell’Età Contemporanea. Fa parte della redazione delle riviste «Lares» e «Antropologia Museale». Ha scritto di cultura popolare, di museografia etnografica, di storia dell’antropologia. Ha ricevuto il Premio “Giuseppe Cocchiara” nel 2018 e il Premio “Antonino Buttitta” nel 2022. È autore, tra l’altro, di Graffiti di museografia antropologica italiana (1996), di Le parole degli altri. Gli antropologi e le storie della vita (2013) e di I musei della DEA. Storie, pratiche e pensieri intorno al patrimonio demoetnoantropologico (1982-2008) (2023).
Eugenio Testa è stato bibliotecario, tecnico EP e ricercatore presso l’Università di Roma La Sapienza, dove si era anche laureato e addottorato. Si è occupato di storia del pensiero antropologico, di museografia etnografica, di antropologia delle ciberculture, di aspetti metodologici della didattica dell’antropologia, di rapporti tra antropologia e narrativa. Ha curato l’edizione della bibliografia degli scritti di A. M. Cirese (2011) nonché diverse pubblicazioni su riviste specialistiche e volumi collettanei.
Fare musei contadini non è solo nostalgia o rimpianto, ma è riacquisizione di valori nel cuore della nostra società. E il detto «Il futuro ha un cuore antico» può essere trasformato in «Il futuro ha un cuore eterno», perché questi valori c’erano allora, ma ci sono stati anche prima. E non c’è umanità se non costruisce seriamente i suoi rapporti con il reale. Possiamo aggiungere «il reale delle mille patrie», cioè, riferendoci all’Italia, delle mille realtà regionali nelle quali i singoli cercano e si costruiscono, magari immaginosamente, la propria identità. Questo mondo rischia, dunque, di scontrarsi, se non si fosse capaci di vedere al di là delle molte patrie, così come, in uno specchio spezzato, ogni frammento continua a riflettere tutta intera la luce dell’universo. Alberto Mario Cirese
6. Dario Inglese, Antropologia a tutto campo. Discorsi sulla contemporaneità, 2024
Il raggio d’azione dell’antropologia negli ultimi decenni si è decisamente allargato: dopo aver smontato e rimontato analiticamente gli universi simbolici esotici, la disciplina è tornata a casa per diventare un controcanto critico della società occidentale. Il campo, a lungo tempo feticcio della pratica etnografica, ha pertanto cambiato pelle: si è sganciato da una rigida localizzazione spaziale – altra, esotica e lontana – ed è diventato sempre più fluido, lasco, globale.
“A tutto campo” è una locuzione tipica del lessico sportivo che indica la capacità di giocare sfruttando tutti gli spazi e svincolandosi da schemi rigidi e fissi. A tutto campo è l’antropologia presentata in questo volume che raccoglie e rielabora alcuni dei contributi che l’autore ha pubblicato per il bimestrale “Dialoghi Mediterranei”. Un’antropologia che attraversa i percorsi tortuosi della contemporaneità – la dialettica tra identità e alterità, gli usi e gli abusi del concetto di cultura, il rapporto tra esseri umani e ambiente, l’educazione interculturale, il folklore postmoderno – alla costante ricerca di chiavi di lettura utili alla costruzione di un orizzonte di senso aperto e plurale.
Dario Inglese è docente di italiano e storia negli istituti secondari di secondo grado. Ha conseguito la Laurea Triennale in Beni Demo-etnoantropologici presso l’Università degli Studi di Palermo e la Laurea Magistrale in Scienze Antropologiche ed Etnologiche presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Si è successivamente specializzato in antropologia delle migrazioni e nella didattica dell’italiano L2. I suoi interessi scientifici sono prevalentemente orientati nello studio della storia dell’antropologia e del ruolo pubblico delle scienze umane, con particolare attenzione verso i fenomeni e le dinamiche socioculturali della contemporaneità. Dal 2016 collabora con il bimestrale “Dialoghi Mediterranei” e fa parte del Comitato Scientifico di Antropolis, associazione che si occupa di divulgazione del sapere antropologico con sede a Milano.
7.Giovanni Cordova, L’approdo e l’assedio. Prospettive mediterranee tra solidarietà e conflitti, 2024
In un Mediterraneo solcato da venti di guerra, collassi umanitari e fragilità ecosistemiche, l’approdo e l’assedio assurgono a due condizioni gemelle e inscindibili, elementi di una diade che produce in egual misura movimenti di solidarietà, tensioni politiche, irrigidimenti identitari e conflitti destinati a percorrere in rivoli carsici società e comunità. Questo volume, che raccoglie alcuni dei contributi che l’autore ha pubblicato negli ultimi anni per la rivista Dialoghi Mediterranei, ospita riflessioni antropologicamente orientate e ispirate da alcune delle questioni che si sono imposte con veemenza nel dibattito pubblico e politico: le migrazioni, l’accoglienza, il razzismo, le sfide e le aporie del multiculturalismo, i mutamenti sociali in area mediterranea e, ovviamente, le guerre “virali” e quelle che si accendono in Europa e Medio Oriente. L’autore si interroga sul presente e sul futuro del Mediterraneo: Come si costituiscono le comunità nel confronto con l’alterità? A cosa servono le istituzioni in tempi in cui il legame sociale sembra attraversato da sfaldamento e sfiducia e assistiamo a mutamenti sociali imprevedibili? Quale peso assegnare alle identità, narrazioni potenti che nello scenario mediterraneo hanno garantito reciprocità e scambio ma anche muri e diffidenza? Quali utopie possiamo mettere in pratica per immaginare convivenze fruttuose e approdi sicuri?
Giovanni Cordova è ricercatore in antropologia culturale presso il dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Napoli Federico II. Ha conseguito il dottorato in discipline etno-antropologiche presso l’Università “Sapienza” di Roma, conducendo uno studio etnografico sulla gioventù tunisina negli anni successivi alle Primavere arabe poi confluito nel volume Karim e gli altri. La gioventù tunisina dopo la Primavera (Rosenberg&Sellier, 2022). Ha partecipato a progetti di ricerca nazionali e internazionali sul Nord Africa (Libia e Tunisia), sulle comunità religiose islamiche in Italia e sulla presenza migrante in contesti urbani e non urbani dell’Italia centro-meridionale. Al centro dei suoi interessi di ricerca è il nesso tra migrazioni, religioni e rituali. Sta conducendo negli ultimi anni uno studio sulle comunità provenienti dall’Asia meridionale (in particolare quelle srilankesi) e residenti nella Sicilia orientale.
8. Vincenzo Guarrasi, La tempesta perfetta. Quando l’umanità iniziò a cospirare contro se stessa, 2024
La terra è al centro di questo libro, la terra e le sue sofferenze, il destino dell’uomo che vi abita in mezzo alla tempesta di un cumulo di crisi: dalle diaspore delle popolazioni alle profonde mutazioni climatiche, agli squilibri economici e demografici, alla vulnerabilità delle democrazie, al crescere delle diseguaglianze, al collasso dell’antropocene. In questa “tempesta perfetta” l’umanità sembra cospirare contro se stessa avendo scelto di rimuovere le questioni o di risolverle con le guerre. Un immane e tragico suicidio collettivo. L’autore attraversa la storia contemporanea e l’inquieto spazio mediterraneo con severo sguardo critico ma anche con passione civile e umana partecipazione. Ne scaturisce un libro stratificato, plurale, colloquiale che mette in dialogo letteratura, antropologia e geografia in una narrazione dialettica che quanto più dispiega uno scenario globale disperante tanto più muove alla speranza e alla responsabilità sociale.
Vincenzo Guarrasi è professore emerito dell’Università di Palermo. Antropologo di formazione, ha insegnato geografia, geografia culturale e urbana dal 1977 al 2017. È stato rappresentante al CNR dal 1988 al 1994 e preside della facoltà di Lettere e Filosofia dal 2007 al 2010. Ha coordinato due programmi di ricerca nazionali finanziati dal Miur. Le sue ricerche principali sono state dedicate alla marginalità urbana, alle città cosmopolite, alle migrazioni mediterranee e ai paesaggi virtuali.