di Lorenzo Ingrasciotta
C’è voluto il FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) ad intervenire su questo caldo e lungo autunno per fare riscoprire ai Castelvetranesi e non solo, diversi tesori inediti e altri non ancora particolarmente noti ai più. Meraviglie, come gli affreschi nella chiesa del Santo Patrono o il prezioso sipario del Teatro Selinus (apprezzato esempio di architettura Neoclassica), da quasi un secolo sono vissuti ai margini dell’attenzione dei frequentatori. Inedita l’esperienza di poter visitare una abitazione dell’800.
Anche il raffinato gusto con cui è arredata la dimora borghese di proprietà della famiglia Errante Parrino, arriva ai nostri giorni ascoltando i versi di una poetessa del secolo scorso. Declamati oggi e resi ancora vividi attraverso la limpida voce di una dama in costume ottocentesco, fanno aleggiare per tutta la casa la presenza impalpabile dell’autrice.
Il percorso del FAI si snoda per le stradine del centro storico di Castelvetrano seguendo l’itinerario artistico delle opere del pittore Gennaro Pardo (Castelvetrano, 12 aprile 1885 – 4 settembre 1927). Le sue prime esperienze artistiche ebbero inizio negli anni del liceo frequentato a Trapani sotto la guida di Augusto Palumbo. Ma fu l’amicizia con Francesco Jacono, rinomato artista del momento, ad incoraggiarlo alla pittura. Laureatosi in Giurisprudenza a Palermo, nel 1892 lasciò la Sicilia. Militare a Napoli, comincia quel periodo che stilisticamente possiamo chiamare napoletano e che si protrasse fin dopo che ebbe terminato gli studi dell’Accademia. Nel 1898 lascia l’Istituto di Belle Arti per ritornare nella città natale ove restaura gli affreschi della Chiesa di S. Giovanni Battista.
Partendo dal Sistema delle Piazze, e più precisamente dalla “gloriosa” ex piazza Garibaldi, oggi piazza Carlo D’Aragona Tagliavia, davanti al palazzo del Principe Carlo IV, ci si trova al cospetto del colonnato in stile dorico del Teatro Selinus. Edificato alla fine del XIX secolo – nell’area dove sorgeva la locanda che nel 1787 aveva ospitato Goethe, durante il suo viaggio in Sicilia – fu inaugurato nel 1908, dopo 35 anni di lavori. E proprio all’interno del teatro, gioiello dell’architetto neoclassico Giuseppe Patricolo, troneggia davanti alla platea e al loggione il suo più prezioso ornamento: il grande Sipario realizzato da Gennaro Pardo commissionato nel 1906 dall’amministrazione comunale e ultimato e montato nel 1910. L’enorme telone (10 metri per 7) rappresenta Empedocle tra i Selinuntini, soggetto già utilizzato per l’opera esposta nel 1904 a Napoli.
Su tutte le figure giganteggia quella del filosofo agrigentino che appare a sinistra della composizione con la sua tunica purpurea, come circonfuso da un’aura divina, per ricevere il solenne tributo di devota gratitudine dai Selinuntini che lo osannano per la grandezza dell’impresa compiuta.
A poche decine di metri dal piccolo Teatro, nella centralissima piazza regina Margherita, si innalza, al termine di una breve ma importante scalinata, la chiesa del Santo Patrono Giovanni Battista, la cui costruzione iniziò nel 1589 e venne consacrata nel 1660. Demolito il suo campanile che versava in pericolose condizioni, fu ricostruito a fianco del prospetto principale.
Questa breve passeggiata ha regalato ai moltissimi visitatori la possibilità di conoscere e ammirare statue realizzate dal Gagini, dal Laurana (scultore della Madonna di Loreto sita nella prima cappella della navata sinistra della chiesa di San Domenico) e gli affreschi che adornano la volta della navata centrale. Su quest’ultima è possibile ammirare otto opere che Pardo affrescò fra il 1900 e il 1901, e che rappresentano episodi della vita di San Giovanni Battista, al posto delle pitture di Francesco Cutrona cancellate nel 1898 da un terribile incendio.
A poco più di un centinaio di metri raggiungiamo la casa della famiglia Errante Parrino in via Agesilao Milano. Costruita su due livelli dal capostipite Francesco, nella prima metà dell’Ottocento, fu ereditata dal figlio Giuseppe e a sua volta dalla figlia di quest’ultimo Filippa, sensibile poetessa e abile pianista che – diplomatasi al conservatorio di Palermo e subito insegnante di musica presso l’Istituto Magistrale a Castelvetrano – amava declamare i suoi versi accompagnandosi al piano, durante le frequenti serate nel palazzo di famiglia, davanti ai suoi amici e ai non pochi ammiratori.
L’ultimo erede è il nipote di Filippa, Antonio, attuale proprietario che apre al FAI le porte della residenza dei suoi avi.
Tenuta in ordine e in perfetto stato di conservazione, l’abitazione è pronta ad accogliere piccoli gruppi per attraversare le stanze arredate con gusto fin de siècle: divani, lampadari, quadri, ritratti di famiglia, mobili e suppellettili che ci accompagnano ad attraversare il salto stilistico da un secolo all’altro, affacciandoci con meraviglia al primo liberty siciliano di Ernesto Basile, al cesellato manierismo dei bassorilievi e dei soggetti dell’epoca, scolpiti su legno dalle abilissime mani del Maestro.
Dei primi del Novecento sono, invece, gli armadi, le cornici di molti quadri e di imponenti specchiere, realizzati dal più importante mastro d’ascia dell’epoca, Giuseppe Pisani. Una delle cornici più sontuosamente intarsiate avvolge il ritratto del capostipite Francesco Errante Parrino, attribuito a Pardo, che aveva il vezzo di non firmare i suoi quadri. Infatti, molte delle opere a lui attribuite, sono state firmate dalla moglie e amata modella, Amalia Cusa. Pare, infatti, che il ritratto di donna con diadema floreale sul capo, fosse proprio della moglie. Il quadro è posto sul leggio sopra il pianoforte che Filippa amava sapientemente suonare. Bisogna scendere una scala di tipo trapanese, che da due secoli resiste ai capricci più temibili della natura come il devastante terremoto del 1968 e altri che si sono avvicendati negli anni successivi, per raggiungere l’uscita e attraversare l’androne arredato con l’ultimo salotto acquistato da Antonio ad una recente asta.
Siamo ormai pronti per chiudere il cerchio e ritornare al Sistema delle Piazze, per trovare un’altra opera del pittore castelvetranese che arricchisce la sala del Consiglio del Municipio. Salita la prima rampa dello scalone di Palazzo Pignatelli si incontra il mezzobusto di Giuseppe Saporito, primo sindaco di Castelvetrano. Dopo l’unità d’Italia i Saporito, per mezzo secolo, governarono la vita politica ed economica di Castelvetrano, fino ai primi del 1900. A loro si deve la costruzione del Teatro Selinus. Giuseppe Saporito fu per vent’anni sindaco della città, fino al suo assassinio avvenuto il 17 gennaio 1901 in via Giuseppe Mazzini, ove è posta adesso una lapide di marmo che evoca la brutale esecuzione. La seconda rampa porta al piano nobile dove ha sede la Sala del Consiglio.
Dietro gli scranni dell’ala sinistra della sala è affissa la tela di Gennaro Pardo che raffigura il mitico episodio di Pandora che, come narrato da Esiodo, scoperchia l’orcio contenente tutti i mali che, da quel momento, affliggono il mondo. Oggi potremmo affermare che mai nessun posto fu più giusto per ospitare quest’opera di Gennaro Pardo.
Dialoghi Mediterranei, n. 65, gennaio 2024
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Lorenzo Ingrasciotta, originario di Castelvetrano, inizia a fotografare con una reflex, a Palermo, appena iscritto all’Università. Appassionato di viaggi, fa il primo reportage in Thailandia; una delle foto parteciperà ad un concorso fotografico e vince il primo premio. Ha realizzato servizi pubblicitari ed è stato premiato con menzione al secondo concorso nazionale indetto dall’AGFA. Sue foto sono pubblicate su quotidiani e riviste.
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