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Corrao, appassionato collezionista d’arte e profeta di un nuovo umanesimo

Ludovico Corrao con il poeta russo Evtushenko

Ludovico Corrao con il poeta russo Evtusenko

di  Francesca M. Corrao [*]

Ludovico Corrao nacque da una famiglia di artigiani, e per poter finire i suoi studi in giurisprudenza scriveva tesi per i suoi compagni di studi. Sin dagli anni giovanili a Palermo aveva iniziato a collezionare oggetti preziosi comprandoli per pochi soldi al Mercato delle Pulci, che attraversava quotidianamente per andare a lezione. Aveva anche una grande passione per i libri, che comprava assieme a tanti disegni, quadri e oggetti con cui arredò prima la nostra casa e poi due musei a Gibellina, l’attuale Museo civico e quello delle Trame mediterranee alla Fondazione Orestiadi.

La sua attività politica lo facilitò a realizzare questa sua passione di collezionista; l’incontro con Renato Guttuso e poi, grazie a lui, con numerosi altri artisti riempiva le sue serate libere dagli impegni parlamentari a Roma. La sua smania di collezionista non era fine a sé stessa: sin dagli inizi intendeva diffondere la conoscenza dell’arte e la rinascita del territorio.

Sciascia a Gibellina davanti al Mosaico di Severini

Sciascia a Gibellina davanti al Mosaico di Severini

Le sue prime iniziative pubbliche erano state la promozione della mostra di Corrado Cagli alla Galleria d’Arte Moderna di Palermo (allora in un’ala del teatro Politeama) e poi quella di Pietro Consagra a Palazzo Reale, sempre a Palermo. Da allora coltivò con affetto e profonda stima i rapporti con questi due grandi artisti da cui poi sarebbero nati molti altri incontri e iniziative culturali. I cenacoli culturali animati dalla presenza degli artisti portavano a transitare, a casa nostra a Palermo, un gran numero di intellettuali, tra cuie Leonardo Sciascia, Mauro de Mauro, Giuseppe Ungaretti, Alfonso Gatto ed Evgenij Evtušenko, Fausto Pirandello, Carlo Levi, Carla Accardi.

Cagli e Corrao a Palermo in occasione della mostra

Cagli e Corrao a Palermo in occasione della mostra nel marzo 1967

Un paio di settimane prima del tragico evento del terremoto del Belice del 1968, Sciascia era a cena da noi e ci lasciava il ricordo di una sua inedita traduzione di alcuni versi del poeta spagnolo Machado. L’idea di una Koinè culturale mediterranea era al centro dei loro discorsi e negli anni seguenti a Gibellina se ne sarebbero visti spuntare i rigogliosi frutti.

Cagli a casa Corrao ad Alcamo

Cagli a casa Corrao ad Alcamo

A seguito del terremoto, l’infaticabile impegno per salvare e aiutare i terremotati portò all’elezione di Corrao a sindaco di Gibellina, o più precisamente allora delle due baraccopoli di Rampinzeri e Madonna delle Grazie. Dopo due anni di lotte per la ricostruzione, senza risultati per i terremotati, molti artisti e intellettuali furono invitati da Corrao ad aderire all’appello a sostegno dei diritti dei più deboli. Si rafforzò la lunga battaglia guidata dal sindaco per ottenere il diritto di restare e di ricostruire la città in quella terra. Le lotte si conclusero con la scelta del luogo di ricostruzione della città accanto alle vie di comunicazione (autostrada e ferrovia), ma un attentato alla vita di Corrao causò le sue dimissioni e la costruzione, da parte di altri, di una città spaesante e inospitale.

Gibellina, La notte di Gibellina

Gibellina, La notte di Gibellina

Svanite le polveri di quegli eventi, Corrao fu richiamato dalla popolazione a guidare la città come Sindaco e, senza rancore per il passato, cominciò l’impresa della rinascita rivolgendosi nuovamente agli artisti. Bisognava dare una dimensione umana a quelle piazze senza ombra, a quelle strade senza alberi, a quelle fontane secche d’acqua, realizzate con colate di cemento in casseforme ondulate di eternit. Ricordo che dopo anni di assenza (nel frattempo la nostra famiglia si era trasferita a Roma) tornammo a visitare quegli spiazzi con Maria Mulas che documentò quell’inusuale paesaggio con le sue straordinarie fotografie. Corrao si rivolse a Consagra e ad altri artisti e poi agli architetti Franco Purini e Laura Thermes che trovarono una nuova soluzione di antica armonia per quegli enormi spazi senza vita.

La città rinasceva nel segno dell’arte per dare speranza e bellezza ai luoghi e agli edifici di pubblica utilità. Corrao credeva, con l’amico poeta e filosofo giapponese Daisaku Ikeda, nella dignità della vita di ogni singolo individuo, e nell’arte come strumento indispensabile di dialogo tra le generazioni e di rinascita culturale.

Corrao con le poetesse, l'algerina Zaynab-al-Awaj e la marocchina Wafa-al-Amrani

Corrao con le poetesse, l’algerina Zaynab-al-Awaj e la marocchina Wafa-al-Amrani

All’inizio degli anni Ottanta la costruzione delle opere monumentali era già stata avviata; Pietro Consagra aveva inaugurato le porte del cimitero (1977) e lavorava alla realizzazione del Meeting (completato nel 1981), nato come stazione degli autobus e spazio di incontro, e della Grande Stella, monumentale ingresso alla città e alla valle del Belice (1982). Il Museo civico è stato ideato per accompagnare e documentare quella rinascita. La sua fondazione era stata possibile grazie alle donazioni di Corrao e dei disegni degli artisti, e un importante passo avanti veniva fatto con le cento opere grafiche offerte dal gallerista milanese Nino Soldano, originario di Sciacca.

Adonis, Janne Vibaek e Michel Khleifi a Gibellina

Adonis, Janne Vibaek e Michel Khleifi a Gibellina

La collezione in un primo tempo era stata collocata nei locali della scuola elementare, e la scelta non era casuale; Corrao voleva che le opere degli artisti si trovassero, sin dall’inizio, a contatto con i giovani gibellinesi. All’esterno degli edifici Ignazio Moncada realizzava una grande scultura in ceramica ben visibile dalla strada d’ingresso alla città. Nei locali dell’edificio si tenevano i primi laboratori di arte di Carlo Ciussi, Toti Scialoia, poi seguiti da Mario Schifano ed altri. I giovanissimi cittadini venivano coinvolti nelle attività creative e, grazie all’attento lavoro delle maestre, copiavano e imparavano a commentare le opere dei grandi artisti. L’attenzione dei giovani veniva documentata da brochure che testimoniavano la volontà di creare non soltanto una nuova città ma anche un nuovo modo di essere cittadini, partecipi e non passivi spettatori.

Filippo Rotella, Omaggio a Tommaso Campanella

Mimmo Rotella, Omaggio a Tommaso Campanella

Ultimati i lavori dei nuovi locali del Museo, questi oltre ad ospitare la collezione delle opere rapidamente arricchitasi grazie al generoso contributo degli artisti, accoglievano la biblioteca personale di Corrao e la realizzazione di numerose iniziative culturali nel piccolo anfiteatro. Il Museo non nasceva come luogo di mera conservazione, ma di creazione continua aperta alle diverse modalità di produzione artistica e culturale.

Il Museo testimoniava la concretezza dell’adesione degli artisti all’appello di Ludovico Corrao a contribuire alla rinascita di Gibellina esponendo, tra le prime opere, sia il quadro e il bozzetto realizzato da Renato Guttuso in ricordo della notte tra i ruderi di Gibellina (1970), sia l’installazione scenografica di Emilio Isgrò per la rappresentazione, nella piazza del municipio, dell’opera “Gibella del Martirio” (1981), anche questa commissionatagli da Corrao.

La fama delle attività realizzate a Gibellina giungeva fuori dall’Italia e molti artisti stranieri, tra cui Joseph Beuys,  accoglievano l’invito di Corrao a contribuire alla rinascita della città. Il Museo acquisiva le opere di numerosi artisti, tra cui Michele Cossyro, Carla Accardi, Michele Canzoneri, Rossella Leone, Lia Pasqualino Noto. La raccolta si perfezionava e trovava sempre nuovi allestimenti grazie alle nuove donazioni di critici come Peppino Appella e i contributi di Achille Bonito Oliva. Accanto ai quadri e alle installazioni arrivavano anche le maquette dei più importanti lavori che si trovano in città. Tra queste si ricordano l’Omaggio a Campanella di Mimmo Rotella, la Grande Stella di Consagra, il Contrappunto di Fausto Melotti, la Chiesa di Ludovico Quaroni e Luisa Anversa, e il Grande Cretto di Alberto Burri.

Corrao e Alberto Burri

Corrao e Alberto Burri

Nel 1983 la città si arricchiva delle opere di Arnaldo Pomodoro, ideatore delle scenografie delle Orestiadi, e la trilogia di Emilio Isgrò ispirata all’opera di Eschilo. A partire da allora ogni anno si sarebbero alternati a Gibellina artisti di fama internazionale per realizzare gli spettacoli del Festival delle Orestiadi; molte scenografie, realizzate in loco, avrebbero incrementato il già cospicuo patrimonio artistico della città, come ad esempio la Montagna di Sale di Mimmo Paladino (attualmente nel Baglio della Fondazione Orestiadi).

Montagna di sale, di Mimmo Paladino

Montagna di sale, di Mimmo Paladino

Il cenacolo di amici, artisti e intellettuali che Corrao invitava a Gibellina per dare un contributo concreto all’utopia della rinascita della città, è stato l’efficace motore di tante iniziative artistiche e culturali che sono proseguite nel tempo. Le conversazioni animate al ristorante “La Massara” di Gibellina e le cene a casa di Corrao ad Alcamo, erano l’occasione per elaborare progetti e immaginare nuovi scenari per lo sviluppo della città. Da quei convivi nasceva l’idea di fare realizzare alle ricamatrici e ai ceramisti gibellinesi i disegni degli artisti per creare un merchandising che valorizzasse e promuovesse l’artigianato locale. Per educare i giovani alla musica si formò la banda musicale che poi avrebbe accompagnato i più importanti eventi cittadini, come le inaugurazioni di mostre e le celebrazioni delle feste sacre.

Gibellina, MAC, nuovo allestimento 2021

Gibellina, MAC, nuovo allestimento 2021

Nei locali adiacenti al Museo, l’anfiteatro ospitava concerti, letture di poesie, convegni di architettura e antropologia, proiezioni cinematografiche sulla cultura popolare del Mediterraneo, il tutto in collaborazione con l’Università di Palermo e di altri Atenei nazionali e internazionali.  La fama delle Orestiadi portava le attività realizzate a Gibellina fuori dall’Italia e molti artisti stranieri, tra cui Joseph Beuys accoglievano l’invito di Corrao a contribuire alla rinascita della città.

Questo grande mecenate e appassionato amante della cultura siciliana ha lasciato nel Museo civico di Gibellina, proprio intestato a Ludovico Corrao, un’enorme eredità che oggi il sindaco dott. Salvatore Sutera e l’assessore prof. Tanino Bonifacio portano avanti con perizia e rinnovata passione. Lo spirito di collaborazione voluto da Corrao tra artisti, intellettuali e cittadini, si ripropone oggi con la programmazione concordata tra i due Musei, quello Civico e quello delle Trame Mediterranee, che nasce dall’altro importante lascito di Corrao, la Fondazione Orestiadi, ora sotto la sapiente guida del presidente on. Calogero Pumilia e la direzione dell’arch. Enzo Fiammetta.

Dialoghi Mediterranei, n. 51, settembre 2021 
[*] In occasione della riapertura del Museo di Arte Contemporanea – MAC L. Corrao – di Gibellina

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Francesca Maria Corrao, ordinario di Lingua e Letteratura Araba, alla Luiss Guido Carli Roma, ha studiato in Italia e al Cairo la cultura del mondo arabo e islamico. Tra le sue pubblicazioni numerosi articoli in sedi internazionali e nazionali e gli approfondimenti su: La rinascita islamica (ed. Laboratorio antropologico, Università di Palermo 1985); Poeti arabi di Sicilia (Mondadori 1987, Mesogea 2001) Le storie di Giufà (Mondadori 1989, Sellerio 2002), Adonis. Ecco il mio nome (Donzelli 2010), Le rivoluzioni arabe. La transizione mediterranea (Mondadori università 2011). Assieme a Luciano Violante ha recentemente curato il volume edito per i tipi de Il Mulino L’Islam non è terrorismo.

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