di Morgiane Bouchama
Qual è l’identità francese oggi? Chi sono i francesi e come potrebbero definirsi? Questa è la problematica che la Francia deve affrontare da mesi.
Sin dagli attacchi terroristici a Parigi, l’identità è diventata un concetto confuso. Non è stato solo lo shock provocato dall’essere vittima di un attacco terroristico; è stato piuttosto lo shock che muove dalla consapevolezza come cittadino francese di essere vittima di un attacco terroristico da parte di cittadini francesi. Stiamo parlando di cittadini che sono cresciuti in Francia, che hanno imparato i valori francesi, i valori della Repubblica francese. Gli stessi valori che sono scomparsi il 13 novembre 2015, per alcune ore, per far posto all’orrore, alla crudeltà e alla disumanità.
Il 16 novembre, tre giorni dopo gli attacchi, il presidente François Hollande ha deciso di riconsiderare la nazionalità francese deliberando la decadenza della cittadinanza per coloro che vengono considerati colpevoli di attacchi terroristici. È importante chiarire qui che esiste la perdita della cittadinanza in Francia sin dall’abolizione della schiavitù nel 1848. Inoltre, dal 1927, è possibile revocare la cittadinanza di una persona condannata per un atto che costituisca una violazione degli interessi fondamentali della Nazione e, dal 1996, per atti di terrorismo. La specificità del diritto costituzionale è che si tratta di persone che hanno una doppia nazionalità e che hanno “acquisito” la cittadinanza francese, per esempio, tramite il matrimonio, essendo naturalizzati o essendo nati in Francia da genitori stranieri. Inoltre, la legge tocca anche le persone che hanno una doppia nazionalità, ma che sono francesi per nascita.
Per essere francese sono necessari alcuni criteri:
1. Avere un genitore francese ed essere nato in Francia o all’estero. Questo è quello che viene chiamato il diritto di sangue.
2. Essere nato in Francia e avere un genitore nato in Francia (indipendentemente dalla nazionalità), o avere un genitore nato in Algeria prima del 3 luglio 1962, quando l’indipendenza del Paese è stata riconosciuta dalla Francia. Questo è ciò che si chiama suolo del doppio dirittto.
In breve, la legge non deve riguardare le persone che hanno solo la nazionalità francese. Infatti, secondo il codice civile francese, ogni individuo ha il diritto di nazionalità. Inoltre, la Francia è vincolata da diversi trattati internazionali che le impediscono di produrre apolidi con la Dichiarazione Universale dei diritti umani del 1948, la Convenzione di New York del 1961 nonché il Consiglio della Convenzione europea sulla nazionalità del 1997, che mira a prevenire la creazione di apolidi.
Con questa modifica costituzionale, François Hollande e il primo ministro Manuel Valls, hanno scatenato una dura polemica e sono stati così ampiamente criticati da provocare una spaccatura tra politici e francesi. Questa decisione ha scioccato molti binazionali perché tendeva a sviluppare un “sottoinsieme” di francesi. Essi sono francesi ma, alla fine, non lo sono davvero. Inoltre, molti binazionali hanno criticamente interpretato la decadenza come un mezzo per il governo francese di sottrarsi alle proprie responsabilità, disprezzando il secondo Paese della nazionalità, visto che accetterebbe il ciarpame criminale.
Tuttavia, dall’inizio di gennaio, la legge relativa alla decadenza ha iniziato ad evolversi, con l’idea di estenderla a tutti i francesi colpevoli di terrorismo. Così, la misura non riguarderebbe solo le persone binazionali. Questo è ciò che ha dichiarato Jean-Marie Le Guen, Segretario di Stato per i Rapporti con il Parlamento: «Siamo di fronte ad un dibattito giuridico, un dibattito di relazioni internazionali un po’ complicato, per il fatto che vi è una legislazione che teoricamente non consente la creazione di apolidi. Così vedremo davvero come le cose saranno più o meno possibili e in che modo il dibattito, sia giuridico che politico, sarà condotto presso l’Assemblea Nazionale» [1]. Questa evoluzione, tuttavia, non ha evitato le dimissioni di Christiane Taubira, ministro della giustizia, il 27 gennaio 2016. La quale ha dichiarato di dimettersi dal governo principalmente perché c’è una grande divergenza politica relativa al piano del governo di imporre la perdita della nazionalità per le persone colpevoli di terrorismo. «Ho scelto di essere fedele a me stessa, ai miei impegni, alle mie lotte. Credere in noi, per quel che capisco di noi». [2]
Mentre il partito politico della sinistra era nettamente diviso, il Primo Ministro ha proposto un nuovo cambiamento:
«La legge stabilisce le condizioni per le quali una persona può essere privata della nazionalità francese e dei diritti connessi, quando cioè viene accusata di un crimine o di una violazione che costituisce un grave attacco alla vita della nazione»[3].
I reati che porterebbero alla privazione della cittadinanza potrebbero essere numerosi. Ad esempio, se una persona viola gli interessi fondamentali della Nazione, commette crimini che costituiscono atti di terrorismo o reati che costituiscono atti di terrorismo. Chiaramente, tutti i francesi condannati per terrorismo, anche quelli con la sola nazionalità francese potrebbero essere privati di alcuni dei loro diritti civili. Il termine di “bi-nazionale” potrebbe non essere menzionato. Questo vorrebbe dire che questa innovazione sarebbe accettabile nella misura in cui troverebbe il suo posto nel codice penale. Piuttosto che dichiarare la decadenza della nazionalità, un giudice può anche decidere di privare il condannato di tutti o parte dei diritti legati alla cittadinanza: diritto di voto, l’ammissibilità di esercitare una funzione giurisdizionale, ecc.
Un compromesso raggiunto all’ultimo minuto, il 27 gennaio, al termine di un lavoro condotto tra il capo del governo e il nuovo ministro della giustizia – e in precedenza presidente del Comitato per la legge dell’Assemblea nazionale – Jean-Jacques Urvoas. Nonostante lo sforzo, molta gente ha visto in questa piccola correzione un semplice trucco. Infatti, anche se il termine di “bi-nazionale” non sarebbe più palese, la legge continua a riguardare solo il binazionale.
Infine, dopo diversi dibattiti, il testo costituzionale è stato votato e approvato all’Assemblea nazionale, il 10 febbraio 2016, con 317 voti contro 199, con 51 astensioni. Il passo successivo è il Senato all’inizio di marzo, dove la questione di apolidia può tornare al centro della discussione. Lo stesso testo deve essere votato da entrambe le Assemblee prima di essere esaminato dal Congresso. La decadenza della nazionalità come deve essere intesa qui rappresenta un atto simbolico, un gesto che ha diviso la Francia ed è stato al centro di molti dibattiti. A favore o contro, il governo francese e il mondo intero non sono rimasti insensibili a questi attacchi. Al contrario. La prossima fase urgente sarebbe quella di concordare e concentrarsi sul pericolo dello Stato islamico. Gli attacchi di Parigi non sono stati un caso isolato e pensare che il terrorismo sia finito potrebbe essere certamente un terribile errore.
Dialoghi Mediterranei, n.18, marzo 2016
(Traduzione dall’inglese di Giuseppa Ripa)
Note
[1] Original declaration: «Nous sommes devant un débat juridique, un débat de relations internationales un peu compliqué, qui fait qu’il y a une législation qui interdit théoriquement de créer des apatrides. Donc nous allons voir, effectivement, comment les choses sont possibles ou pas et comment le débat, à la fois juridique, mais aussi politique, va être mené à l’Assemblée nationale ».
[2] Original declaration: «Je choisis d’être fidèle à moi-même, à mes engagements, à mes combats, à mon rapport aux autres. Fidèle à nous, nous tel que je nous comprends ».
[3] Original declaration: « La loi fixe les conditions dans lesquelles une personne peut être déchue de la nationalité française ou des droits attachés à celle-ci lorsqu’elle est condamnée pour un crime ou un délit qui constitue une atteinte grave à la vie de la nation».
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Morgiane Bouchama, giovane antropologa, laureata presso l’Università Lumière Lyon II in Francia, ha conseguito un master di specializzazione in Globalizzazione, immigrazione, identità, relazioni internazionali e antropologia visuale. Il suo attuale lavoro di ricerca è esercitato sulla cultura popolare giapponese, più precisamente sulla moda Lolita come stile di vita e di pratica del cosplay. È impegnata nel recupero della memoria locale degli abitanti e nello studio dei modi della sua conservazione e trasmissione alle future generazioni.
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