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Da Paolo Cognetti a Mohammed Makhzangi: la letteratura mediterranea ecologico-ambientale

71vbpe1forl-_ac_uf10001000_ql80_-1di Mila Fantinelli 

A partire dal secolo scorso si è manifestato un nuovo interesse per l’ambiente che ci circonda. Sebbene scrittori e filosofi siano sempre stati affascinati dalla natura – dal De Rerum Natura di Lucrezio alla poesia dell’epoca romantica – i temi dell’inquinamento e del riscaldamento climatico sono una preoccupazione relativamente moderna. Negli anni Settanta, si è iniziato a parlare di ambiente anche nel mondo letterario, unendo il discorso scientifico ad argomentazioni socio-filosofiche, esitando in quella che oggi conosciamo come Ecocritica. In altre parole, dopo la Seconda guerra mondiale si è assistito a un aumento dell’interesse per l’ambiente e l’ecologia, derivante da una crisi epistemologica e una prospettiva antropologica negativa (Anders, Adorno) che spinse intellettuali e studiosi a nuove teorizzazioni destinate a rivoluzionare l’ambito e l’oggetto della ricerca, dall’interno verso l’esterno.

In questo contesto, l’ecocritica, termine coniato da William Rueckert nel 1978, mira a intersecare il campo della critica letteraria con gli studi culturali e ambientali. «Semplicemente definito, (l’ecocritica) è lo studio della relazione tra la letteratura e l’ambiente fisico» (Glotfelty, 1994: 2). La letteratura si è spesso soffermata difatti sulla rappresentazione della natura come elemento esterno a noi, con la sua divinità e bellezza. Tuttavia, il nostro ruolo di esseri umani e la rispettiva influenza dell’uno sull’altro sono stati spesso trascurati o del tutto assenti. L’ecocritica si propone così di colmare questo vuoto, a partire dalla considerazione di una nuova e grave minaccia: quella dell’inquinamento, del cambiamento climatico e del deterioramento ambientale, tanto più che “emergenza climatica” è stata scelta come parola dell’anno nel 2019.

All’interno di questo dibattito: la prima parte si propone di fornire un quadro teorico per l’ecocritica, concentrandosi sulla sua interdisciplinarità che combina critica letteraria, studi culturali e studi ambientali. La definizione di ecocritica e il suo ambito di applicazione saranno spiegati nello sviluppo nelle varie ondate. Queste riflessioni ci permettono di passare all’ecocritica nel contesto della letteratura araba e italiana. Tutti gli elementi citati devono essere considerati come parte delle caratteristiche contestuali che influenzano la letteratura e le rappresentazioni dell’ambiente. Pertanto, questi stessi elementi saranno indagati nella seconda parte nei casi di studio forniti dallo scrittore egiziano Muhammad Makhzangi e dallo scrittore italiano Paolo Cognetti. 

9788124607480-325x500Ecocritica: letteratura, cultura e ambiente 

Tradurre l’ecologia in critica letteraria significa applicare e considerare i dibattiti culturali e ambientali nel processo di giudizio delle opere letterarie. Critica deriva infatti dal greco krites, che significa “giudice”. Pertanto, l’indagine del rapporto tra l’ambiente che ci circonda e i diversi organismi che lo costituiscono, noi compresi, diventa oggetto di analisi e strumento di giudizio nella letteratura e nei prodotti culturali, rendendo l’interdisciplinarietà la principale caratteristica dell’ecocritica. Questa interdisciplinarità comporta considerazioni che si estendono agli studi culturali, poiché la letteratura rivela la mentalità culturale di un certo ambiente (Mukerjee, 1930). Queste pratiche forniscono dunque un quadro generale per comprendere come una nazione o una particolare cultura interagisca con il proprio ambiente. Il concetto di ecologica culturale di Finke sottolinea proprio questo: 

«Dal punto di vista di questo tipo di ecologia culturale, i paesaggi interni prodotti dalla cultura e dalla coscienza moderna sono altrettanto importanti per gli esseri umani quanto i loro ambienti esterni. Gli esseri umani sono per loro natura esseri non solo istintuali ma anche culturali. La letteratura e le altre forme di immaginazione culturale e di creatività culturale sono necessarie, in quest’ottica, per ripristinare continuamente la ricchezza, la diversità e la complessità di quei paesaggi interiori della mente che costituiscono gli ecosistemi culturali degli esseri umani moderni, ma che sono minacciati dall’impoverimento  di una società sempre più economizzata, standardizzata e spersonalizzata»  (Zapf, 2010: 34). 

Così, lo sviluppo dell’ecocritica è stato accompagnato da una serie di cambiamenti avvenuti nella ricerca ambientale-culturale, che ha portato a diverse “ondate” della disciplina, a partire dalla pura interconnessione tra letteratura, esseri umani e mondo esterno (Rueckert, 1978). Tuttavia, l’aspetto interessante non è il ritorno a un’epoca idilliaca del passato, ma la consapevolezza che «la nostra comprensione dell’ambiente è avvenuta attraverso lo sconvolgimento della natura da parte dell’agricoltura e dell’industrializzazione e la concomitante ascesa della scienza» (Philips, 1999: 598). Poiché l’ecocritica è un fenomeno moderno che affronta il degrado ambientale causato dalle rivoluzioni industriali e dai progressi scientifici, può essere compresa solo attraverso le lenti della nostra società, cioè le lenti dell’industrializzazione e della globalizzazione, che individuano la nostra responsabilità riguardo al contesto del degrado ambientale. In seguito, è stata esplorata (Slovic, Adamson, 2009), l’idea di una nuova dimensione della disciplina, che espande il campo di applicazione alle opere non occidentali. A questo proposito:

«Il pensiero europeo è allo stesso tempo indispensabile e inadeguato per aiutarci a pensare attraverso le esperienze della modernità politica nelle nazioni non occidentali, e provincializzare l’Europa diventa il compito di esplorare come questo pensiero [...] possa essere rinnovato da e per i margini»(Chakrabarty, 2000:16)

596652Queste riflessioni ci permettono così di passare all’ecocritica nel contesto della letteratura araba. In generale, l’impatto dell’Occidente è fondamentale per capire come è cambiato l’ambiente e la sua percezione. Non solo la modernizzazione ha avuto un ruolo rovinoso, ma anche la politica adottata dalle potenze coloniali ha favorito la depredazione dell’ambiente. Sull’immaginario ambientale “arabo” ha tuttavia influito anche la religione, l’Islam, nel perseguire una visione specifica della natura e dell’ambiente. L’analisi del Corano può fornire difatti un’alternativa ai valori occidentali, attraverso una «etica ambientale coranica» (Özdemir, 2003: 23):

«Il Corano sottolinea molto chiaramente la dimensione morale: “Non senza scopo abbiamo creato il cielo e la terra e tutto il resto! Questo era il pensiero dei miscredenti! …” (Corano 38:27). Il Corano respinge l’argomentazione secondo cui la natura è priva di senso e di scopo, così come la conseguente conclusione che anche la vita umana è priva di senso e di scopo» (Özdemir, 2003: 24).

Inoltre, se si scorre la storia letteraria araba, possiamo notare l’interesse per l’ambiente delle stesse poesie di al-Jahiliyya, nel periodo precedente all’avvento dell’Islam, ad esempio nel caso di al-waqf ‘ala al-atlal (stare presso le rovine) o nel rapporto con gli animali (Hafiz, 2023). Allo stesso modo, bisogna far luce sull’importanza di considerare l’approccio ambientale in letteratura, che «è tra gli approcci critici più vicini alla letteratura araba» (Badran, 2023: 196) proprio per il ruolo chiave giocato dall’ambiente nel patrimonio arabo e anche nella letteratura moderna.

La storia dell’ecocritica italiana, invece, si ascrive in generale alla scuola anglosassone. Ad esempio, già nella letteratura novecentesca è presente l’interesse per la rappresentazione ambientale (Turi, 2016) e vediamo così come letteratura e ambiente si interesecano con le diverse correnti filosofiche. Tuttavia, la componente propriamente ecologica all’interno della letteratura italiana è una ricerca tipicamente anglosassone che lega la letteratura ambientale alla questione politica (Iovino, 2016). 

9788806239831_0_536_0_75Dall’Italia all’Egitto 

Le otto montagne (2016) di Paolo Cognetti, noto scrittore italiano nato a Milano nel 1978, si inserisce nel panorama della letteratura ambientale con un approccio che intreccia ecocritica, filosofia e cultura popolare. Attraverso la narrazione, l’autore non solo esplora il rapporto dell’uomo con la natura, ma invita a riflettere su temi profondi come la crisi ambientale, le tensioni sociali e l’identità culturale, il tutto attraverso uno sguardo intimamente legato al paesaggio montano delle Alpi.

Nel romanzo, le montagne non sono solo uno sfondo ma un’entità viva, quasi un personaggio. Esse contrastano con l’ambiente urbano, simboleggiato da Milano, che appare come un luogo alienante, distante dalla ‘purezza’ della vita montana. La città rappresenta difatti il progresso capitalistico, spesso invasivo, che deteriora l’ambiente rurale e le sue tradizioni. Questo contrasto è incarnato nella figura di Bruno, il bambino selvaggio cresciuto in montagna, il cui spirito libero rischia di essere soffocato dalla modernità cittadina. Milano simboleggia non solo il distacco dalla natura ma anche la perdita dell’identità autentica, in netto conflitto con il mondo montano che invece conserva una dimensione più ancestrale e comunitaria.

Cognetti celebra la cultura popolare montana, dando importanza al dialetto, che diventa il veicolo di una saggezza antica e di una connessione profonda con il territorio. Questo è evidente nella trasmissione orale delle leggende, come quella del monte Grigna, descritto come una guerriera. Le storie e le canzoni tradizionali, come La Tradotta e La Valsugana, rafforzano il legame tra il paesaggio e le emozioni umane, fungendo da ponte tra passato e presente. La cultura popolare si presenta così come una resistenza contro l’omologazione imposta dalla modernità e un richiamo a valori che rischiano di andare perduti.

Le montagne di Cognetti non sono solo un rifugio ma anche un luogo di conflitto. L’ambiente rurale, un tempo autosufficiente, è ora minacciato dall’abbandono, dall’invasione dei “forestieri” e dalla decrescita della popolazione locale. In questo scenario, il padre del protagonista, con la sua determinazione nel trasformare un rudere in una casa, rappresenta un atto di resistenza simbolico contro la dissoluzione del patrimonio montano, ma anche un richiamo alla necessità di preservare il legame con la terra. La sensibilità ecocritica di Cognetti evoca quella della tradizione anglosassone, in particolare la riflessione di autori come Mark Twain, il cui amore per i fiumi è speculare all’attaccamento alle montagne che permea Le otto montagne.

La descrizione della natura non è solo estetica ma scientifica e filosofica. Ad esempio, Cognetti osserva i fenomeni biologici, come le trote che risalgono la corrente o il punto di fusione dei ghiacciai, intrecciandoli con una riflessione più ampia sul cambiamento climatico e sulla resistenza della natura di fronte alle trasformazioni antropiche. Il romanzo adotta spesso lo sguardo di un bambino, offrendo una prospettiva intima e autentica. Questo punto di vista permette di cogliere non solo la bellezza incontaminata delle montagne ma anche il dramma del loro deterioramento.

La sensibilità del protagonista si lega al rapporto con i genitori: la madre, che si interessa alla psicologia delle persone, e il padre, attento al funzionamento delle cose, incarnano due approcci complementari e consustanziali al mondo naturale e umano. Cognetti, attraverso una narrazione lirica e intima, ci invita insomma a riconnetterci con le radici, geografiche ed esistenziali, di una natura che, pur minacciata, rimane una guida insostituibile per l’umanità.

downloadDal canto suo, Mohamed Makhzangi, scrittore egiziano nato nel 1950 a Mansoura, è una figura unica nel panorama letterario contemporaneo. La sua formazione in medicina, con specializzazioni in psicologia e medicina alternativa, ha influenzato profondamente la sua scrittura, in particolare nella raccolta Animali ai nostri giorni (2008), un’opera che esplora la complessa relazione tra uomini e animali.

Attraverso quattordici racconti brevi, Makhzangi combina elementi di scienza, magia e riflessione sociale, offrendo una prospettiva ecocritica innovativa che sollecita il lettore a riconsiderare il proprio rapporto con l’ambiente e le creature che lo abitano. L’approccio narrativo di Makhzangi è unico per il modo in cui fonde la sua conoscenza scientifica con la creatività letteraria. Le sue storie, pur ancorate nella realtà, spesso sconfinano nel magico, creando un’armonia tra il mondo umano e quello animale. Questa visione si riflette anche nell’uso delle epigrafi, che aprono ogni racconto con riflessioni scientifiche o citazioni filosofiche. Ad esempio, il racconto “Un cervo” esamina le strutture democratiche presenti tra i cervi, sottolineando le similitudini tra gli animali e gli uomini.

Uno degli aspetti distintivi dell’opera di Makhzangi è il suo respiro transnazionale. Le ambientazioni spaziano da luoghi come Bangkok e il Vietnam fino all’Egitto e alla Namibia, rivelando un’impronta globale che arricchisce la narrazione. Questa dimensione amplifica il messaggio ecocritico, dimostrando come le problematiche ambientali e le relazioni uomo-animale siano universali, trascendendo i confini geografici e culturali. Gli animali sono però i veri protagonisti delle storie di Makhzangi, spesso presentati come vittime della crudeltà umana. Nel racconto “I cuccioli”, ad esempio, i cani dimostrano una sensibilità superiore, anticipando il caos prima degli uomini. Allo stesso modo, “I bufali” ritrae un branco di bufali che si ribella distruggendo infrastrutture umane, un atto che rappresenta simbolicamente la resistenza della natura all’oppressione tecnologica e industriale.

Le storie di Makhzangi non si limitano a denunciare la crudeltà umana, ma offrono anche esempi di armonia tra uomo e natura. In “Gli elefanti stanno bevendo”, la trasformazione simbolica di un personaggio in un elefante africano rappresenta l’aspirazione a un’identificazione completa con l’ambiente naturale. Questo messaggio di speranza riflette la convinzione dell’autore nella necessità di una coscienza ambientale che promuova la sostenibilità e il rispetto per tutte le forme di vita. L’opera di Mohamed Makhzangi è senz’altro una voce potente nel dibattito ecocritico, associando la narrativa ad una profonda riflessione filosofica e scientifica. Attraverso storie che uniscono realtà e fantasia, l’autore ci invita difatti a riconsiderare il nostro posto nell’universo e a riconoscere l’interconnessione tra tutte le creature viventi. La sua scrittura non solo dà voce agli animali, ma illumina anche le responsabilità umane in un mondo che necessita urgentemente di armonia e rispetto reciproco.

9781472571656In conclusione, entrambi gli scrittori, Paolo Cognetti e Mohammed Makhzangi, mettono dunque in secondo piano la questione politico-sociale, pur essendo presente, per prediligere la componente ecologico-ambientale. In entrambe le opere, la natura non è solo uno sfondo ma un elemento attivo e centrale. Makhzangi esplora la connessione tra uomini e animali, spesso attraverso storie che mostrano la distruttività dell’uomo sulla fauna. Analogamente, Cognetti utilizza le montagne come simbolo di resistenza e purezza, contrapponendole alla decadenza della città moderna. Inoltre, Cognetti sottolinea la bellezza della cultura popolare montana, con il suo dialetto e le sue leggende. Makhzangi, dal canto suo, integra elementi della saggezza popolare egiziana e globale, dimostrando come l’identità umana sia profondamente intrecciata con l’ambiente. Benchè Makhzangi attinga dalla sua esperienza da viaggiatore, creando uno spazio transglobale, Cognetti si concentra invece sull’esperienza alpina italiana, intrecciata con tradizioni e storie locali. Allo stesso modo, Makhzangi adotta un approccio che mescola scienza e immaginazione, spesso con una vena magica, mentre Cognetti predilige una narrazione intimista e realistica, basata su ricordi e relazioni familiari.

Le due opere condividono, tuttavia, una sensibilità ecologica e un messaggio universale: la necessità di rispettare e preservare il legame umano con la natura. Entrambi gli autori ci aiutano a riflettere su come la modernità e il progresso tecnologico stiano minacciando un equilibrio fragile, ma essenziale, per la sopravvivenza e l’identità dell’umanità. 

Dialoghi Mediterranei, n. 71, gennaio 2025 
Riferimenti bibliografici 
‘Abd Al-Hafiz H. Ecocriticism and literary theory: A study of contemporary Arab novels. 2023. 
Abu al-Fadl Badran M. The importance of environmental literary criticism in critical studies. 2023
Chakrabarty, D. “The Climate of History: Four Theses.” Critical Inquiry, vol. 35, no. 2, 2009: 197–222.
Cognetti, O. Le otto montagne. Torino, Einaudi, 2018
Glotfelty, C. The Ecocriticism Reader: Landmarks in Literary Ecology. Co-curato con Harold Fromm, University of Georgia Press, 1996.
Iovino, S. Ecocriticism and Italy: Ecology, Resistance, and Liberation. Bloomsbury Academic. 2016.
Makhzangi M. Animals in our days: a book of stories. Cairo, Dar Shorouq. 2008
Mukerjee, R. The Science of Social Ecology: A Sociology of Human Environment. Longmans, Green and Co., 1930.
Özdemir, I. Towards An Understanding of Environmental Ethics from a Qur’anic Perspective. 2003
Philips, D. The Truth of Ecology: Nature, Culture, and Literature in America. Oxford University Press, 1999.
Rueckert, W. Literature and Ecology: An Experiment in Ecocriticism. Iowa Review, vol. 9, no. 1, 1978: 71–86.
 Slovic, S. and Joni A. The Shoulders We Stand On: An Introduction to Ethnicity and Ecocriticism. MELUS, vol. 34, no. 2, 2009: 5–24.
Turi, N. Letteratura ed ecologia: Un’introduzione all’ecocriticism. Carocci, 2016.
Zapf, H. Literature as Cultural Ecology: Sustainable Texts. Bloomsbury Academic, 2010.

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Mila Fantinelli, dottoranda presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, in Linguistica e Letteratura Araba, e research assistant presso European Youth Think Tank. Ha terminato la magistrale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore in Scienze Linguistiche per le Relazioni Internazionali, dove ha studiato arabo, inglese e turco. Inoltre, ha ottenuto un master dall’American University del Cairo in lingua e cultura araba. Oltre a pubblicazioni in ambito giornalistico e culturale, in lingua italiana, inglese e araba, ha scritto di letteratura araba contemporanea. Dal 2024, lavora come mediatrice culturale per favorire la comunicazione arabo-italiano.

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