Nel 2026 Gibellina sarà la prima capitale italiana dell’arte contemporanea. Uno straordinario riconoscimento per l’immenso lavoro realizzato da Ludovico Corrao con la popolazione gibellinese, gli artisti e i politici che hanno creduto che quell’utopia fosse possibile. In un mondo che sembra non sappia più sognare, la giuria del MIBAC ha voluto sfidare la realtà contingente lanciando il cuore al di là degli ostacoli per riaccendere la speranza. Ma quale era stata la scommessa di Corrao?
Ricordiamo il contesto in cui si sono svolti gli eventi nel Mediterraneo. Nel mondo molti conflitti si erano risolti con la liberazione nazionale degli Stati arabi, ma altrove ne restavano aperti altri, si pensi al Medio oriente e al Vietnam; tuttavia si respirava un’aria di speranza in un cambiamento possibile. Un paio di decenni prima Gandhi aveva tracciato la via, guidando il movimento che aveva liberato l’India dall’occupazione britannica (1947). A migliaia di chilometri di distanza, il giovane Danilo Dolci ispirato dal suo insegnamento, lasciava un’avviata carriera in Nord Italia per portare un messaggio di giustizia tra i poveri di Trappeto in provincia di Palermo. Lo seguivano tanti giovani entusiasti all’idea di potersi rendere utili e di aiutare i più deboli a creare un futuro dignitoso. In quel periodo lo spirito di solidarietà che soffiava diffuso in tutto il Paese portava tanti giovani a Firenze per salvare i libri e le opere d’arte dal fango dell’alluvione (1966).
Allo stesso modo a Gibellina, distrutta dal terremoto, i giovani affluivano da ogni parte del Paese per aiutare la gente nelle baracche assediate dal fango e dalla miseria (1968). Il Governo, colto impreparato dall’evento proponeva passaporti e biglietti di viaggio verso i più facili luoghi di lavoro al nord e all’estero. Un gesto di rinuncia e di sfiducia nei confronti della popolazione del Belice che invece non voleva lasciare la propria terra. Ludovico Corrao, Danilo Dolci, Lorenzo Barbera guidarono le manifestazioni che giunsero sino al Parlamento per reclamare il diritto a ricostruirsi la vita lì dove erano nati. Dopo tre anni ancora non si vedevano risposte all’orizzonte, e allora il sindaco Corrao lanciava, assieme alla popolazione e agli artisti, un appello al Governo perché intervenisse fattivamente assicurando ai terremotati il diritto di avere una casa nel luogo del loro lavoro.
A quell’appello risposero in molti, da Renato Guttuso a Carlo Levi, da Leonardo Sciascia a Ernesto Treccani e tanti altri. In quei giorni la speranza trasformava la rabbia in determinazione e soprattutto, grazie al contributo degli artisti, si alimentava la speranza di costruire una realtà migliore, più dignitosa e bella. A Gibellina iniziarono ad arrivare gli artisti, dal giovane gruppo della facoltà di architettura di Roma, gli Uccelli, a Dario Fo e tanti altri. La solidarietà generava entusiasmo tra noi giovani che insieme ai Gibellinesi cercavamo di creare momenti di riflessione e dibattito sul da farsi. Ero giovanissima, ma ciò nonostante mi sentii travolta da quell’entusiasmo. Eppure come un grande artista traccia un disegno e dà forma ad un sogno, nel giro di pochi anni la situazione cambiò e si ottennero i fondi per la ricostruzione.
Questa importante vittoria fu seguita da un nuovo ostacolo e la ricostruzione portò a spaccature tali che Corrao fu costretto (a suon di bombe) a lasciare la guida della cittadina. Lo invitarono a tornare anni dopo, a ricostruzione ultimata, per cercare di dare un volto umano ad un centro urbano che pareva la brutta copia di un’anonima periferia del Nord. Ancora una volta Corrao si rivolse agli artisti per realizzare un’operazione di ricucitura a prima vista impossibile. Gli ampi spazi spaesanti, che per prevenzione antisismica separavano le case, vennero colmati dalle mirabili costruzioni del sistema delle piazze di Laura Thermes e Franco Purini. La stella di Pietro Consagra si stagliava sull’autostrada come a invitare a seguire una nuova novella. Altri artisti, tra cui Accardi, Beuys, Cascella, Canzoneri, Impellizzeri, Leone, Melotti, Mendini, Mulas, Rotella, Scialoja, Schifano, Vigo accorsero a creare punti di aggregazione ad ogni angolo o incrocio per dare nuovi riferimenti ai cittadini spaesati da tanto spazio.
Nella ricostruzione del decoro pubblico Corrao invitava gli artisti a collaborare con gli artigiani e le artigiane, si contaminava così la manifattura tradizionale con l’innovazione artistica di alto livello. Si incontravano i destini di Consagra con quelli degli artigiani del marmo e del ferro, i disegnatori di Versace con le ricamatrici di Gibellina, e tanti altri giovani che collaboravano come attori e comparse agli spettacoli teatrali. Erano sorte piccole cooperative artigiane che purtroppo, in seguito a furti dolosi di strumenti e beni, dovettero lasciare dopo pochi anni l’impresa. Comunque, nonostante tutto, l’ondata di entusiasmo continuò ad alimentare quel sogno di rinascita contagiando altri centri del Belice.
Il successo del Festival delle Orestiadi attraeva, e ancora attrae, un gran pubblico da ogni parte dell’Isola per la grande qualità delle opere e dei protagonisti, e oggi contiamo su di un ulteriore sviluppo con nuove proposte anche nel segno della poesia e della musica. Qualche anno prima di dar vita al Festival, Corrao aveva chiesto all’artista e poeta Emilio Isgrò di scrivere un poema drammatico per ricordare l’evento del terremoto. Il poeta aveva composto “Gibella del Martirio”, e l’anno seguente scrisse “San Rocco al Balcone”. Corrao e Isgrò allora pensarono a ideare qualcosa di più grande e fu così che l’artista compose la sua versione della trilogia di Eschilo. Crivelli alla regia, Pomodoro alle scene, Pennisi alla musica, fecero decollare tra i ruderi dell’antica cittadina una vera rivoluzione nella scena teatrale italiana. A quest’ultima opera e al maestro Isgrò il Festival dedicherà una rinnovata attenzione tornando a proporre vent’anni dopo, nel 2024, la sua Orestiade.
Perché l’arte dà speranza, e non di solo pane si vive! Da decine di migliaia di anni l’essere umano manifesta il bisogno di rappresentare la propria vita e i propri sogni in immagini evocative. Prendendo atto di tale bisogno costitutivo dell’essere umano, dalla fine del secolo scorso una legge riconosce il diritto a investire in opere di rilievo culturale ed artistico, destinando il 2% del costo complessivo delle nuove costruzioni. Inoltre, il turismo culturale ha alimentato in questi ultimi decenni, nelle città d’arte, una ripresa economica impensata sino a qualche anno fa. L’importante volano dell’economia del turismo è decollato anche in Sicilia, trasformando centri decadenti in spazi rivitalizzati dai turisti.
La visione di Corrao si rivela oggi in tutta la sua positività non solo a Gibellina, ma anche in tutta la provincia, la cui offerta completa un arco storico di ampio respiro: dagli Elimi di Segesta e Selinunte ai Fenici di Mozia, al Satiro danzante di Mazara del Vallo, al barocco di Trapani e al castello di Erice che oltre alle chiese romaniche offre un panorama mozzafiato sulle isole Egadi e le saline.
Gli esseri umani hanno bisogno di bellezza, e questa oggi per noi costituisce un patrimonio prezioso; sovente però il culto del passato si trasforma nel compianto di civiltà estinte senza la viva testimonianza del presente. Ludovico Corrao ribadiva la necessità di dare prove concrete di quanto la civiltà siciliana, con il suo retaggio mediterraneo, può dare al mondo di oggi. La collaborazione tra artisti e artigiani era e rimane, adesso più che mai, una proposta concreta per riqualificare la produzione locale. Oggi l’artigianato è trasformato dall’e-business e dalle vendite online e si declina anche in capacità di digitalizzazione e in qualità del design.
Per realizzare questa trasformazione abbiamo bisogno di investimenti nella formazione dei nostri giovani, sia quelli che non vorremmo vedere partire sia quelli che vorrebbero tornare. Per questo pensiamo di avviare diversi progetti di formazione e ricerca in collaborazione con enti e istituti locali e nazionali. La capitale dell’arte contemporanea deve intercettare le linee di tendenza del mondo in cui viviamo, non può restare a contemplare le vestigia del passato; mantenere vivo il fuoco di Corrao non vuol dire conservarne le ceneri. Questa è la grande sfida, e per questo la Fondazione Orestiadi vuole rivolgersi ai giovani, ascoltare e accogliere le loro richieste per metterli in grado di acquisire quegli strumenti e quei linguaggi oggi indispensabili. In questa direzione già operava Ludovico Corrao facendo partecipare i giovani ai laboratori degli artisti, ad esempio con Mario Schifano e Toti Scialoja

Francesca e Antonella Corrao insieme al sindaco di Gibellina Salvatore Sutera in occasione della proclamazione di Gibellina capitale dell’arte contemporanea 2026
Nell’immediato futuro, quindi, nei nostri progetti ci sono, come sempre, le mostre legate alle residenze degli artisti; quest’anno tra gli altri ospiteremo Nunzio e Renata Boero. Anche quest’anno le strade di Gibellina e il Museo delle Trame Mediterranee della Fondazione Orestiadi ospiteranno il grande evento Photoroad con importanti protagonisti della fotografia internazionale. L’appuntamento con il teatro del festival delle Orestiadi, in occasione dell’anno propedeutico al 2026, sarà dedicato al rapporto tra l’arte e il teatro; e prevede un’apertura alla musica per un pubblico più giovane. Inoltre, la Fondazione Orestiadi sarà anche impegnata in alcuni importanti convegni, un grande evento sul Mediterraneo e uno sull’“Arte che fa crescere il territorio”, con riferimento alla legge del 2% organizzato in partnership con l’Associazione Studi giuridici Eolo Cogliani e Le Gemme editore; una su “Arte e paesaggio”, e un grande convegno sul Mediterraneo. Stiamo anche pensando a una importante collaborazione con la Fondazione Federico II di Palermo. Altri eventi sono rivolti ai giovani che ci stanno particolarmente a cuore: la programmazione dei documentari naturalistici vincitori del Grand Paradis Film Festival, in collaborazione con la Fondazione Gran Paradiso; il premio nazionale per l’illustrazione e gli aneddoti di Giufà in collaborazione con il Festival ‘Illustramente’.
Per realizzare tutto questo la Fondazione si è dotata di un nuovo statuto con un comitato ristretto che facilita la programmazione e la complessa gestione delle numerose attività. Inoltre, perseguendo il goal 5 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, la Fondazione ha realizzato una piena parità di genere tanto nel Consiglio di Amministrazione quanto nel suo Comitato ristretto.
Dialoghi Mediterranei, n. 72, marzo 2025
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Francesca Maria Corrao, ordinario di Lingua e Letteratura Araba, alla Luiss Guido Carli Roma, ha studiato in Italia e al Cairo la cultura del mondo arabo e islamico. Tra le sue pubblicazioni numerosi articoli in sedi internazionali e nazionali e gli approfondimenti su: La rinascita islamica (ed. Laboratorio antropologico, Università di Palermo 1985); Poeti arabi di Sicilia (Mondadori 1987, Mesogea 2001) Le storie di Giufà (Mondadori 1989, Sellerio 2002), Adonis. Ecco il mio nome (Donzelli 2010), Le rivoluzioni arabe. La transizione mediterranea (Mondadori università 2011). Assieme a Luciano Violante ha recentemente curato il volume edito per i tipi de Il Mulino L’Islam non è terrorismo e con Monica Ruocco i due volumi della Storia della letteratura araba, presso Le Monnier/Mondadori. È Presidente della Fondazione Orestiadi.
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