umane dimenticate istorie
di Graziano Litigante [*]
C’è un tragico bollettino di guerra che ci accompagna ormai da più di un anno: è quello aggiornato costantemente dal sito della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri. Dall’inizio della pandemia scandisce, come un lento e grave rintocco di campane, i medici caduti a causa del Covid-19. In questa lunga e straziante sequela di morti, aperta dal dott. Roberto Stella, presidente dell’Ordine dei medici di Varese, deceduto l’11/03/2020, il dott. Gino Fasoli, morto tre giorni più tardi, occupa il sesto posto. È stato il primo medico in pensione tornato in servizio per contrastare la pandemia, ad aver trovato la morte sul campo.
Gino Fasoli aveva 73 anni ed era nato a Sulmona, città che lasciò, insieme al fratello, quando era ancora bambino, dopo essere rimasto orfano di entrambi i genitori. Cresciuto in un convento di frati a Penne, in provincia di Pescara, riuscì a diplomarsi, da privatista, al liceo classico all’età di 21 anni. Si trasferì, quindi, a Roma, realizzando il sogno di diventare medico.
Nonostante la vita fosse stata molto avara con lui – o forse proprio per questo – decise di dedicarsi completamente agli altri. Un riscatto, il suo, che avrebbe messo al servizio dei più bisognosi.
Per molti anni fu medico di base a Cazzago San Martino, in provincia di Brescia e ricoprì il ruolo di direttore sanitario del Pronto Soccorso della vicina Bornato. Ma il suo già pesante curriculum si arricchì di numerose esperienze che lo portarono a trasformare la sua professione in una vera e propria missione al servizio del prossimo. Fu sostenitore di Emergency e collaboratore di Medici senza Frontiere, divenne presidente dell’Unitalsi di Brescia e, sempre nel bresciano, prestò servizio gratuito presso una residenza per anziani. Addirittura, negli anni ‘80 durante una missione in Africa, fu catturato per curare i malati di un villaggio in Somalia. Questo era Gino Fasoli: in lui, come ricordato nella motivazione del Grosso d’Oro alla memoria, massimo riconoscimento civico della città di Brescia, conferitogli post mortem, «il medico e l’uomo coincidevano».
Molte sono state le testimonianze di affetto e di cordoglio che hanno inondato la famiglia di Gino: ex mutuati che hanno ricordato l’amore con cui svolgeva la sua professione, ma anche persone che non lo conoscevano, rimaste colpite dal suo estremo sacrificio. Toccanti, a tal proposito, le parole del Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, che lo ha ricordato nel giorno del compleanno, il 9 dicembre scorso, in questo modo: «Gino l’ha data, una mano, Una mano tesa all’umanità. Sta a noi, solo a noi, essere all’altezza del suo sacrificio. E, se possibile, non dimenticarlo».
Gino era un eroe della porta accanto, un uomo straordinario nella sua quotidianità, che aveva fatto della humanitas, del “riconoscere e rispettare l’uomo in ogni uomo”, la cifra della sua esistenza. Dal suo profilo Facebook, tra le poche cose che pubblicava, mi ha colpito uno degli ultimi post, una bellissima e struggente canzone di Mina e Ivano Fossati, Luna Diamante, che si conclude così:
«E tu luce di luna d’acciaio e diamante
Che dal cielo spezzi i muri e le catene
Guarda questo mio amore così cieco e costante
Senza quasi ragione, che si possa capire
Se i giorni da adesso, cominciassero di nuovo
Che importerebbe tutto quello che ho detto
Non è tardi stanotte Nemmeno per me».
Vorrei che fosse la mia preghiera per te, Gino
Dialoghi Mediterranei, n. 49, maggio 2021
[*] Questo articolo è dedicato al dott. Gino Fasoli e a tutti i medici che sono morti dall’inizio della pandemia. 344 Tolmino Rossi † 29/03/2021. Medico di Medicina Generale in pensione e consigliere dell’OMCeO di Fermo. Al 29.03.2021 è l’ultimo medico morto di Covid nell’elenco aggiornato giorno per giorno sul sito della Federazione Nazionale Medici Chirurghi e Odontoiatri, quello in cui c’è anche Gino Fasoli: cfr. l’elenco della FNMCeO aggiornato al 29 marzo 2021: https://portale.fnomceo.it/elenco-dei-medici-caduti-nel-corso-dellepidemia-di-covid-19/
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Graziano Litigante, si è laureato in Filosofia all’Università dell’Aquila con una tesi su Otto Neurath e l’empirismo logico. Lavora come consulente di normativa ed analista di processi per lo sviluppo e la gestione delle risorse umane. Gestisce un B&B nella città di Sulmona, in Abruzzo, dove ama ospitare persone provenienti da tutto il mondo per far conoscere loro le bellezze della sua terra. È membro del consiglio direttivo dell’Associazione Il Sentiero della Libertà che ha lo scopo di diffondere la memoria storica della Resistenza Umanitaria.
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