di Gaetano Pagano
I riti pasquali in Sicilia hanno costituito incontestabilmente uno dei momenti maggiormente celebrati e documentati dall’etnofotografia. La sfilata e la corsa dei “giganti” o “sanpauluni” di Aidone ne costituiscono un significativo esempio: sia per la spettacolarizzazione dei personaggi che per la dinamicità della rappresentazione.
In ogni caso – è bene precisarlo – si tratta di modalità che nella forma rappresentativa e nella modalità esecutiva non sono esclusivi della festa aidonese. In tanti altri centri siciliani è (o era) possibile incontrare, nel corso dei festeggiamenti pasquali, oltre che ai precedenti momenti rituali della Settimana Santa, figure che fanno da cornice all’incontro tra la Madre ed il Figlio resuscitato.
Ad Aidone, infatti, i “giganti” sfilano la domenica di Pasqua ma anche nel corso delle celebrazioni della domenica delle Palme. Rappresentano gli apostoli. La figura è costituita da una struttura-gabbia in legno, rivestita da un ricco e sgargiante abbigliamento (tunica e mantello), entro la quale si pone il “santaro” per animarla e conferirle modi ed atteggiamenti coerenti ai vari momenti celebrativi.
All’altezza della pancia si aprono due fori che consentono al “santaro” di scrutare verso l’esterno. Testa e mani sono in cartapesta. L’altezza raggiunge circa tre metri.
I “santoni” vengono custoditi durante l’anno all’interno delle varie chiese del paese e affidate alle confraternite per le necessarie cure conservative e di restauro. Ogni santone rappresenta uno degli apostoli ed è caratterizzato e identificato dal colore dell’abbigliamento e dall’oggetto simbolico che reca in mano.
Una mano porta sempre un mazzetto di fiori a simboleggiare la primavera (la rinascita della vita vegetativa), così testimoniando una arcaica origine o riferibilità antecedente alla affermazione del rito cattolico. Quel mazzetto di fiori rappresenta, infatti, la rinascita del ciclo vegetativo e della primavera che rinnova la vita, il nesso che lega il rito sacro alle vicende della natura.
Ovviamente il “santaro” deve fare apprezzare, ai numerosi fedeli che si riversano in piazza per assistere al rito pasquale, l’eleganza e il coordinamento dei gesti: il portamento, la coerenza dei movimenti, la flessuosità dell’inchino quale saluto, il modo di camminare e di correre.
Nel corso della cerimonia che celebra la Resurrezione i dodici apostoli “giganti” partecipano all’incontro tra le statue della Madonna e del Cristo risorto e lo fanno ora inchinandosi tra di loro quando si incontrano, ora riunendosi a gruppi, ora correndo tra la folla per anticipare la notizia dell’incontro in piazza tra la Madre ed il Figlio. I fercoli della Madonna e del Cristo sono condotti da giovani in tunica bianca.
Il momento cruciale è costituito ovviamente dalla “iunta” e cioè dal ricongiungimento, a mezzogiorno in punto, tra le statue dell’Addolorata (che a questo punto lascia scivolare il velo nero che la ricopre) e del Cristo risorto. Il tutto tra il suono festoso di campane e lo scoppio di mortaretti. Segue ovviamente una processione per le strade del paese alla quale partecipano, immischiati alla folla di fedeli, anche i “giganti”.
Le immagini presentate si riferiscono tutte alla giornata di Pasqua del lontano 1978.
Dialoghi Mediterranei, n. 66, marzo 2024
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Gaetano Pagano, è stato per dieci anni segretario generale del Folkstudio di Palermo e ha condotto campagne di rilevamento fotografico su aspetti, festività e cicli lavorativi della cultura tradizionale siciliana. Sue fotografie sono state pubblicate su riviste nazionali ed internazionali e diverse le mostre fotografiche allestite all’interno di festival e convegni di studi antropologici (Aarhus, Colonia, Copenaghen, Montecatini, Nuoro, Palermo). Ha pubblicato testi ed articoli su momenti della vita tradizionale siciliana (la mattanza, le gare dei carrettieri, l’agrumicoltura, feste popolari).
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