di Emanuela Chinnici
Per i cittadini islamici delle nostre città, negli ultimi giorni di settembre e nei primi giorni di ottobre sono iniziati i preparativi per la più importante festività del calendario musulmano, l’Eid Al-Adha: la Festa del Sacrificio عيد لأضحى. Chiamata anche Festa dello Sgozzamento عيد ﺍﻟﻨﺤﺮ, Festa dell’offerta [a Dio] عيد ﺍﻟﻘﺮﺑﺎﻥ, Festa del Montone o Festa Grande عيد ﺍﻟﻜﺒﻴﺮ, è una delle più attese ricorrenze dell’Islam che unisce i musulmani di tutto il mondo. Nei Paesi a maggioranza islamica si respira un’atmosfera simile a quella che in Italia conosciamo in occasione del Natale: anche a Palermo per la comunità di fedeli, composta quasi prevalentemente da immigrati, è un giorno speciale di gioia e di festa, scandito dalla preghiera e dagli incontri con parenti e amici.
Le celebrazioni sono iniziate al tramonto di venerdì 3 e si sono concluse la sera di martedì 7 ottobre. Quest’anno, l’Eid Al-Adha, festeggiata come sempre con grande gioia, cibi abbondanti e indossando gli abiti migliori, coincide con la festività religiosa del Kippur ebraico nel giorno di sabato 4 ottobre. Yom Kippur è il giorno ebraico della penitenza, dell’espiazione dei peccati, della riconciliazione, del digiuno e della semplicità, e per gli ebrei così come per i musulmani, è il giorno più santo e solenne dell’anno. Durante il Kippur ebraico è proibito mangiare, bere, lavarsi, truccarsi, indossare scarpe di pelle ed avere rapporti sessuali. Il digiuno – astinenza totale da cibo e bevande – inizia qualche attimo prima del tramonto e termina dopo il tramonto successivo, all’apparire delle prime stelle. Questo momento d’incontro delle due festività, coincidenza possibile solo una volta ogni 33 anni, estende la sua solennità sovrapponendosi alla giornata dell’essenzialità per il santo patrono d’Italia: Francesco. Jahvè, Dio e Allah, in uno dei giorni più santi dell’anno, s’incontrano nel sentimento comune della riconciliazione in una festa in ricordo di Abramo, Padre di tutti i popoli, primo patriarca del cristianesimo, dell’ebraismo e dell’islam. La concomitanza delle tre festività, la Festa del Sacrificio islamica, il Kippur ebraico e la Festa di S. Francesco è stato un tema affrontato anche dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, come ogni anno presente alla solenne celebrazione di giorno 4, a fianco di Adham Darawsha, presidente della consulta delle culture, alla presenza anche di Biagio Conte.
L’Id Al-Adha prende spunto dalla tradizione biblica e coranica e ricorda l’obbedienza e la completa sottomissione del profeta Abramo (Ibrahim in arabo) a Dio, rendendosi disponibile a sacrificare il suo primogenito, Ismaele (Ismāʿīl). Ma quando Dio fu sicuro dell’obbedienza del patriarca, un attimo prima che il coltello entrasse nella gola del ragazzo, lo salvò sostituendolo con un montone, da qui il nome Festa del Montone. La Festa del Sacrificio è quindi per eccellenza la festa della fede e della totale e indiscussa sottomissione a Dio (Islām).
A questo episodio risale l’usanza di sacrificare in questa giornata un animale, preferibilmente fisicamente integro e adulto, un ovino o un caprino oppure un bovino o un camelide, a seconda della latitudine e delle possibilità economiche. Non tutti possono permettersi l’acquisto di un animale integro e vivo, sia per ragioni logistiche sia economiche, per cui ci si può accontentare di un animale di minor valore economico e di taglia più piccola di un montone o di tranci della più economica carne di capra. Soltanto nel caso di un bovino o di un camelide, infatti, è possibile sacrificare un animale per conto di più persone, fino a sette. L’animale va macellato, naturalmente, seguendo le norme halal, mediante sgozzamento, con la recisione della giugulare che permetta al sangue di defluire, visto che per la legislazione biblica e coranica il sangue è impuro ed è quindi proibito mangiarne. L’animale viene sgozzato da un uomo, che deve essere in stato di purità legale (ṭahāra), pronunciando un takbīr, ovvero la formula: «Nel nome di Dio! Dio è il più grande».
Anche in Italia ci sono diversi stabilimenti autorizzati in cui l’animale è macellato ritualmente da personale addetto specializzato, in grado di lavorare la carne edibile e di conservarla; non mancano tuttavia casi di macellazione clandestina. Per la Festa del Sacrificio è tradizione che la carne venga divisa preferibilmente in tre parti uguali, una delle quali va consumata subito tra i famigliari e mangiata tutti insieme, mentre la seconda va conservata e mangiata in seguito e la terza viene destinata ai poveri della comunità, distribuita in beneficenza a chi non ha i mezzi economici per acquistarla. La condivisione è alla base di questa tradizione, per cui nutrirsi con la carne offerta da altri risulta essere la migliore della circostanze in una dimensione di reciproco scambio e in un clima di gioia e di pace, di danza e di musica. Così raccomanda l’imam durante la celebrazione solenne di quest’anno: «Cari fratelli inshallah (Se Dio vuole), cari fratelli salam, cari fratelli cerchiamo di ricordare i nostri fratelli, quelli che non hanno soldi, quelli che non hanno un lavoro, apportiamo un altro po’ di carne, e anzi, non solo per i musulmani, ma anche per gli italiani, italiani che non c’hanno, anche portiamo un po’ di carne, facciamo vedere cos’è Islam, perché l’Islam non si capisce dall’uno o dall’altra, dal primo che si trova per strada, questo Islam si capisce ora qui, quindi cerchiamo inshalla di far vedere la bellezza di questo Dio, la bellezza dell’Islam, cerchiamo di fare vedere inshalla, questo è un momento giusto per farlo. Inshalla».
Alle cerimonie della festività, che iniziano con una breve preghiera nella moschea, preceduta da un corale takbīr e seguita da un sermone (khuṭba), partecipano uomini e donne che per l’occasione altamente festiva, usano indossare i loro migliori abiti. Sono abiti acquistati nei mesi precedenti in attesa di questa ricorrenza in cui vengono usati per la prima volta. Per i pellegrini è d’obbligo vestire indumenti di colore bianco, simbolo della rinascita e del perdono. Gli altri portano abiti più belli e solari. In questa occasione spesso gli uomini tagliano i capelli e le donne cambiano acconciatura. Alcune di loro sfoggiano profumati tatuaggi all’henné sulle mani, sugli avambracci e sui piedi, perlopiù sono disegni con motivi geometrici, floreali o animali, ciascuno con un significato preciso. Alla festa partecipano anche i bambini nonostante non abbiano alcun obbligo a celebrarla, essendone esonerati perché non ancora puberi. Proprio per i più piccoli la Festa del Sacrificio è un appuntamento atteso con trepidazione, ricevendo per l’occasione giocattoli, vestiti nuovi e dolciumi e financo quattro giorni di vacanza da scuola. I bambini, il giorno della festa, si alzano alle 05:00, si lavano accuratamente e indossano i vestiti comprati molto tempo prima per l’occasione e che non hanno mai visto prima di quella mattina. Alle 06:00 si riuniscono in preghiera collettiva insieme agli adulti, suddivisi per sesso. La giornata viene scandita da diversi momenti di preghiera, alle 06:00, alle 13:00, alle 19:00 e a mezzanotte. A pranzo è il momento della convivialità e del reciproco scambio di cibi tra amici e parenti. Le donne possono trascorrere del tempo insieme dipingendosi le mani con tatuaggi all’henné e i bambini si scambiano piccoli regali. Di pomeriggio ci si ritrova tutti insieme per fare delle lunghe passeggiate in centro, in piazza o nel parco nelle città in cui vivono. Poi si mangia in abbondanza nuovamente tutti insieme. Questo clima di festa è accompagnato da un’aria intrisa di un profumo dolce e penetrante di essenze di oli ed acque aromatiche. I pellegrini, inoltre, ritornano a casa con una morbida e dolce fragranza di muschio sulla pelle e sui loro vestiti, che dopo la festa non vengono lavati, convertendosi nel loro sudario. Quando un fedele musulmano in Italia racconta la festa dell’Eid Al-Adha ricorda sempre il particolare profumo dell’aria e degli indumenti, ne parla con occhi lucenti, trasognati e nostalgici. Molti di loro sognano infatti di potere rientrare nel proprio paese d’origine per l’Id Al-Adha dell’anno successivo, per potere festeggiare insieme alla propria famiglia e ai propri cari lasciati, ma mai dimenticati, nella propria terra natale.
L’Eid al Adha segna anche l’ultimo giorno di Al Hajj, il pellegrinaggio alla Mecca, che rappresenta uno dei cinque Pilastri dell’Islam. Quest’anno per questo motivo sono arrivati in Arabia Saudita, nella città santa dell’Islam, oltre due milioni di fedeli. Pochi saranno i fortunati che si recheranno a Gerusalemme a pregare sulla Spianata delle Moschee (Monte del Tempio, per gli ebrei), tra la Cupola della Roccia e la moschea di Al-Aqsa. Per i musulmani della nostra città il luogo di preghiera è il Foro Italico, un ampio spazio verde con sbocco al mare in grado di accogliere un numero così grande e sempre crescente di fedeli. Quest’angolo di città in questi giorni di festa si è trasformato in un luogo di culto e di preghiera per bengalesi, marocchini, senegalesi, ghanesi, gambiani, nigeriani, ecc., tutti in ginocchio in direzione della Mecca per pregare Allah e per l’Eid Al-Adha. Fra loro, com’è stato per la fine del Ramadan, sono presenti anche alcuni italiani convertiti alla fede islamica, ragazzi nati a Palermo da famiglie immigrate e moltissimi bambini. Partecipano alla preghiera anche le donne. Un imam marocchino racconta di una Palermo «cordiale e molto aperta», «si può camminare per strada con gli abiti tradizionali senza sentirsi osservati, nelle città del nord Italia la situazione è diversa». Un imam del Bangladesh ritiene che il culto dell’Islam sia molto rispettato in Sicilia, tanto da affermare di avere «anche un bellissimo posto vicino al mare per la preghiera».
Si stima che in Italia vivano 1,6 milioni musulmani e la comunità musulmana a Palermo conta circa diecimila residenti di almeno dieci diverse nazionalità. L’organizzazione di manifestazioni di culto come quella dell’Id Al-Adha è resa molto complessa dalla mancanza di strutture sufficientemente preparate a fronteggiare una così grande affluenza di fedeli, musulmani che oggi si ritrovano in preghiera in una “moschea a cielo aperto” al Foro Italico di Palermo.
Il racconto del sacrificio di Abramo ricordato da questa festività, getta luce anche sull’essere di Dio. Egli non è solo Colui che non abbisogna di nulla, l’Unico e il Fedele, come appare nella lotta all’idolatria, ma anche il Misericordioso, che tollera il dolore solo come prova e ricompensa con grande abbondanza chi fa il bene. La festa del sacrificio per i musulmani è dunque una Festa Grande, ricca di significati nella sua asprezza e nella sua dolcezza, ricordo di tutti i sacrifici presenti nel mondo e di fede trasfiguratrice. Sulle orme di Abramo trova oggi fedeli disposti al dono di se stessi a Dio fino in fondo, sicuri che inch’Allah, saranno restituiti a se stessi, infinitamente più ricchi di prima. Eid Al-Adha al Mubarak a tutti i fedeli musulmani.
Dialoghi Mediterranei, n. 10, novembre 2014
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Emanuela Chinnici, laureata in Beni demoetnoantropoloci presso l’Università degli Studi di Palermo, studia sul campo i processi identitari e d’inserimento dei minori stranieri non accompagnati (MSNA) presenti nel nostro territorio, con un’attenzione privilegiata alle pratiche di accoglienza connesse con i sistemi educativi e scolastici italiani e alla varietà dei contesti di apprendimento linguistico. È stagista presso l’Area Ricerca e Sviluppo dell’Università. Collabora con giornali on-line e riviste di settore.
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