Arroccarsi sui propri convincimenti e credi senza sentire le ragioni degli altri, è oggi quanto di più sterile. In un momento storico come l’attuale alle prese con problemi epocali che investono l’intera umanità, confrontarsi con chi la pensa diversamente è una necessità prima ancora che una scelta. Ne ha acquisito consapevolezza la Chiesa cattolica che, nel 2011 su iniziativa del Cardinale Gianfranco Ravasi, ha istituito, all’interno del Dicastero per la Cultura e l’Educazione del Vaticano, il “Cortile dei Gentili”, una fondazione che progetta e cura iniziative volte a promuovere l’incontro tra credenti e non credenti su temi di rilievo e attualità.
A ispirarne la nascita le parole di Papa Benedetto XVI nel dicembre del 2009: «Io penso che la Chiesa dovrebbe anche oggi aprire una sorta di ‘cortile dei gentili’ dove gli uomini possano in qualche maniera agganciarsi a Dio, senza conoscerlo e prima che abbiano trovato l’accesso al suo mistero, al cui servizio sta la vita interna della Chiesa. Al dialogo con le religioni deve oggi aggiungersi soprattutto il dialogo con coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come sconosciuto». Parole che hanno trovato eco nell’enciclica di Papa Francesco Evangelii Gaudium laddove si legge: «Come credenti ci sentiamo vicini anche a quanti, non riconoscendosi parte di alcuna tradizione religiosa, cercano sinceramente la verità, la bontà, la bellezza, che per noi trovano la loro massima espressione e la loro fonte in Dio. Li sentiamo come preziosi alleati nell’impegno per la difesa della dignità umana, nella costruzione di una convivenza pacifica tra i popoli e nella custodia del creato. Uno spazio peculiare è quello dei cosiddetti nuovi Areopaghi, come il ‘Cortile dei Gentili’, dove credenti e non credenti possono dialogare su temi fondamentali dell’etica, dell’arte, e della scienza, e sulla ricerca della trascendenza. Anche questa è una via di pace per il nostro mondo ferito».
Dal novembre del 2016 il “Cortile dei Gentili” si è avvalso del supporto della Consulta Scientifica, un gruppo di docenti universitari, ricercatori, professionisti e imprenditori scelti per le loro elevate competenze e l’inclinazione all’interazione culturale con gli altri. Tra le iniziative della Consulta Scientifica del “Cortile dei Gentili”, presieduta da Giuliano Amato, più di una pubblicazione che approfondisce temi di scottante attualità. Quale, tra gli altri, quello della pandemia.
Nel 2020 la Consulta Scientifica ha dato alle stampe il saggio Pandemia e Resilienza. Persona, comunità e modelli di sviluppo dopo il Covid-19 che affronta con spirito propositivo e sotto varie angolazioni gli effetti della pandemia sulla collettività e le prospettive che si intravedono alla sua scomparsa. Sull’onda dell’interesse da esso suscitato ha fatto seguito il recente volume collettaneo Pandemia e Generatività. Bambini e adolescenti ai tempi del Covid, ove vengono affrontate alcune questioni specifiche che l’emergenza pandemia ha sollevato aggravandole: in particolare, la crisi demografica e il disagio dei bambini, degli adolescenti e dei giovani visti sotto diversi profili.
Già prima della pandemia, la Consulta aveva posto l’allarme sui rischi della crisi demografica nel documento “Demografia, economia, democrazia”, rischi che, dopo il Covid, si sono moltiplicati. La denatalità, sottolinea Giuliano Amato nell’introduzione, è «un virus del terzo millennio…che mina il benessere individuale e collettivo e crea squilibrio tra le generazioni». Un “virus” contro il quale il nostro Paese non ha sufficienti anticorpi perché pochi e insufficienti sono gli strumenti del welfare che lo contrastano: soprattutto manca una normativa che disciplini efficacemente i tempi di lavoro adattandoli alla maternità.
Con la pandemia si è registrato un consistente ulteriore decremento delle natalità. Tanti i motivi su cui il testo si sofferma analizzandoli nello specifico: il terrore della morte e l’incertezza del futuro generati dal Covid, il calo di prospettive occupazionali, le ansie, il disagio psicologico, l’assottigliarsi degli spazi di vita sociale frutto del lockdown, la tendenza a far prevalere le relazioni da social su quelle fisiche. Nel saggio si suggerisce anche come porre rimedio alla denatalità consolidando le relazioni umane più importanti, arricchendo il dialogo sociale, abbattendo ostacoli che tuttora permangono nei rapporti tra i due sessi. Occorre, da un lato, intervenire sugli aspetti motivazionali e relazionali, dall’altro sui sostegni materiali, e maggiore deve essere l’attenzione ai soggetti psicologicamente più fragili e vulnerabili senza dimenticare i meno abbienti. Né va trascurata – come è osservato da più di un autore – quanto sia importante ridare dignità alla maternità, di cui va esaltata la bellezza e il valore, tutto ciò non potendo prescindere dall’adozione di misure che migliorino la condizione femminile nel contesto sociale ed economico. Il che – si osserva nel testo – passa anche attraverso una paternità diversa da quella tramandata da modelli sociali anacronistici, non contrapposta radicalmente alla maternità: una paternità da ridefinire nella quale la genitorialità assurge a valore identitario.
Non a caso, la denatalità costituendo un problema comune ai Paesi dell’Europa, il Pnrr dà risalto al tema e, in ottemperanza alle sue previsioni, si è dato vita a un’iniziativa normativa, denominata “Family Act”, che mira a incrementare il lavoro delle donne favorendo le pari opportunità tramite finanziamenti per la creazione di asili nido, l’estensione del tempo pieno e delle infrastrutture sportive nelle scuole, il potenziamento dei congedi parentali.
Il Covid e le necessarie consequenziali misure restrittive hanno prodotto effetti nocivi sulle nuove generazioni, sia nei bambini che negli adolescenti e nei ragazzi. I bambini sono quelli che più hanno sofferto nei periodi di lockdown. Le crisi tra i genitori, inasprite dal Covid, le loro ansie e preoccupazioni si sono riflessi sulle creature più fragili e meno mature, su cui inoltre hanno pesato i limiti intrinseci della didattica a distanza.
La scuola è il luogo in cui si realizza, a fondamentale integrazione della famiglia, la crescita dei piccoli e non vi è aula virtuale né schermo digitale che possono sostituire l’aula reale. Chiusi tra le mura domestiche, tanti bambini hanno accusato insonnia e irrequietezza, gli adolescenti disturbi di ansia, depressione e disordini del sonno e alimentari. Il disagio delle fasce più piccole della popolazione causato da lockdown, smart working e didattica a distanza si è manifestato in modo diverso nei nuclei familiari di differente estrazione socio-economica: lo hanno patito di meno i minori delle famiglie più abbienti, capaci di offrire ambienti domestici confortevoli, di più quelli di famiglie meno abbienti, nelle quali qualche volte è esplosa la disperazione dei genitori per il lavoro perduto.
Il Covid pertanto, come evidenziato dalle attente analisi presenti nel testo, ha ampliato la forbice – già abbastanza larga – tra i ricchi e i poveri in una società minata dall’acuirsi delle disuguaglianze. Negli adolescenti e nei ragazzi il lockdown ha inciso sulla sfera relazionale consegnata ai soli social, di cui la pandemia ha rivelato i limiti superiori ai punti di forza, ed è entrato a gamba tesa, interrompendone o sospendendone il corso, sui legami affettivi nascenti.
L’emergenza Covid ha reso più palese e urgente la necessità di intervenire sia nell’ambito dell’istituzione famiglia che, soprattutto, della scuola per curare gli aspetti educativi di tipo valoriale. Vi è un’area, quella che nell’introduzione Amato definisce “area dell’educazione dei sentimenti”, alla quale va dedicata particolare attenzione per contrastare il rischio di una crescente povertà emotiva. E qui la scuola è chiamata a svolgere un ruolo particolarmente importante, probabilmente trascurato negli ultimi decenni allorché si è enfatizzato il suo rapporto (comunque imprescindibile) col mondo del lavoro a discapito della funzione educativa. La scuola – si sottolinea nel volume – non è solo la palestra che prepara al lavoro ma anche il luogo in cui si mette in moto il processo educativo.
Tra gli scritti si segnala quello sulla condizione degli extracomunitari, firmato da Francesca Maria Corrao, docente di Cultura e Lingua Araba all’Università Luiss Guido Carli di Roma. Nella sua nota si evidenzia come la pandemia, accentuando in generale il divario economico e le disuguaglianze, abbia «rafforzato il muro che separa la ‘comunità occidentale ’ e i suoi valori dalle comunità ‘altre’». Da qui la necessità che la scuola e le istituzioni pubbliche si impegnino per favorire l’integrazione. Fondamentale è educare le nuove generazioni, a partire dai minori, all’accoglienza degli “altri”, di chi è diverso per cultura ed estrazione geografica ma in tutto il resto “uguale”. A rendere più disagevole la condizione dei minori e dei giovani stranieri è la mancata cittadinanza e la difficoltà a ottenerla. Peraltro l’integrazione si rivela difficile soprattutto negli immigrati islamici per vari motivi, quali, ad esempio, la subordinazione femminile e la contrapposizione tra i giovani attratti da modelli culturali occidentali e padroni della tecnologia e le vecchie generazioni nelle quali è saldo il senso di appartenenza ai valori dell’Islam. Per superare tali disagi, la Corrao auspica che si costruiscano “spazi di mediazione” finalizzati ad avvicinare le differenti culture facendo leva sui valori che in esse sono comuni, in ciò rivelandosi utile anche l’arte nelle sue espressioni più coinvolgenti (musica e cinema).
Il volume si fa apprezzare, oltre che per l’analisi articolata e attenta dei problemi, per l’individuazione di proposte risolutive. La pars costruens di Pandemia e generatività. Bambini e adolescenti ai tempi del Covid è infatti ricca e pregnante. Chi ha curato il volume pone l’accento sulla necessità di rivedere le politiche del welfare riguardanti la denatalità, la condizione minorile e delle famiglie con figli, le più colpite dalla povertà. Tra le proposte, un “Programma Giovani e Creatività” che, in un contesto extrascolastico, punta a stimolare la creatività dei bambini e degli adolescenti sia nelle arti che nelle scienze. Coltivare e promuovere il talento – ci ricorda la Consulta – è fondamentale per creare sviluppo. D’altra parte nel testo si rimarca il rilievo della formazione, sia quella proveniente dalle scuole – dove dovrebbe figurare tra gli insegnamenti curriculari l’educazione civica – sia quella extrascolastica, e si consigliano processi formativi interattivi come quelli di peer learning in cui gli studenti sono tutor di altri studenti. La Consulta inoltre sollecita i finanziamenti alla ricerca (nel nostro Paese deficitari) e alle piccole imprese giovanili.
Degni di considerazione sono gli spunti e gli input contenuti nel volume riguardanti la sanità: investimento nella formazione delle nuove generazioni di medici, accesso facilitato alle cure e ai vaccini, responsabilizzazione dei cittadini nell’uso dei mezzi protettivi per evitare e limitare i contagi. Ma la risposta, la prima risposta, ai tanti problemi e disagi che la pandemia ha causato è in una parola dal bellissimo suono per ciò che da essa discerne: solidarietà. Quella solidarietà – da praticare e non solo da predicare – valore condiviso da cattolici e laici, su cui si fonda il loro dialogo promosso dal “Cortile dei Gentili”.
Dialoghi Mediterranei, n. 58, novembre 2022
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Antonino Cangemi, dirigente alla Regione Siciliana, attualmente è preposto all’ufficio che si occupa della formazione del personale. Ha pubblicato, per l’ente presso cui opera, alcune monografie, tra le quali Semplificazione del linguaggio dei testi amministrativi e Mobbing: conoscerlo per contrastarlo; a quattro mani con Antonio La Spina, ordinario di Sociologia alla Luiss di Roma, Comunicazione pubblica e burocrazia (Franco Angeli, 2009). Ha scritto le sillogi di poesie I soliloqui del passista (Zona, 2009), dedicata alla storia del ciclismo dai pionieri ai nostri giorni, e Il bacio delle formiche (LietoColle, 2015), e i pamphlet umoristici Siculospremuta (D. Flaccovio, 2011) e Beddamatri Palermo! (Di Girolamo, 2013). Più recentemente D’amore in Sicilia (D. Flaccovio, 2015), una raccolta di storie d’amore di siciliani noti e, da ultimo, Miseria e nobiltà in Sicilia (Navarra, 2019). Collabora col Giornale di Sicilia e col quotidiano La ragione.
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