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Il fantasma di Kyiv e altre storie di folklore nell’invasione russa dell’Ucraina

The ghost of lynk

The Ghost of Kyiv

di Giovanni Gugg

Il contesto: i primi giorni di battaglia

Con un discorso pronunciato il 24 febbraio, il presidente della Russia, Vladimir Putin, ha lanciato una «operazione militare speciale» in Ucraina, al fine di «smilitarizzare e denazificare» quel Paese e di «proteggere il popolo» nella regione del Donbas, prevalentemente di lingua russa, che – ha proseguito Putin – «da otto anni affronta l’umiliazione e il genocidio perpetrato dal regime di Kiev» [1]. Si è trattato del punto culminante di una escalation di tensioni e dispute armate tra Russia e Ucraina iniziata nel 2014 in seguito alla cosiddetta “Rivoluzione di Maidan” (o “Rivoluzione della Dignità”), quando scontri sanguinosi tra manifestanti e forze di sicurezza nella capitale ucraina Kyiv condussero alla destituzione del presidente eletto Viktor Yanukovich e al rovesciamento del governo ucraino.

Pochi minuti dopo l’annuncio di Putin sono state segnalate esplosioni a Kyiv, Kharkiv, Odessa e nella regione del Donbas, che dunque hanno rappresentato i primi segni di un’invasione su larga scala che la Russia ha condotto contro l’Ucraina, attraverso quattro fronti: da nord (dalla Bielorussia) verso Kyiv; da nord-est (dalla Russia) verso Kharkiv; da est nelle autoproclamate repubbliche popolari di Doneck e di Lugansk; da sud in Crimea. Ciò ha causato la più grande crisi di rifugiati in Europa dalla Seconda guerra mondiale, con oltre cinque milioni di ucraini scappati all’estero e un quarto della popolazione sfollata.

Contemporaneamente, sul versante contrapposto il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj, eletto nel 2019, ha ordinato l’introduzione della legge marziale nel Paese e una mobilitazione generale di tutti i maschi ucraini tra i 18 e i 60 anni, a cui è stato vietato di lasciare il Paese, oltre l’arruolamento volontario nell’esercito dei cittadini maggiorenni in grado di combattere. Fin dal principio, Zelenskyi ha fatto largo uso dei social-media, attraverso i quali ha affermato di non volersi allontanare dalla capitale, assediata dalle truppe russe, e di aver rifiutato un salvacondotto con cui avrebbe potuto rifugiarsi a Leopoli, nell’ovest del Paese.

Sulla base delle esperienze passate e su come si è svolta la guerra nel primo mese e mezzo di conflitto, alcuni osservatori hanno ricostruito che, verosimilmente, Putin avesse due piani bellici: uno di poche ore [2], l’altro di tre giorni, entrambi per raggiungere il medesimo obiettivo, ossia prendere Kyiv. Ambedue i piani sono falliti il 7 aprile, quando le truppe russe hanno sospeso l’assedio della capitale ucraina, ritirandosi nelle sole province orientali del Paese.

La prima strategia, già applicata dall’allora Unione Sovietica nel 1956 in Ungheria, nel 1968 in Cecoslovacchia e nel 1979 in Afghanistan consisteva, sostanzialmente, nella presa della TV e della radio nazionali, in modo da dichiarare ufficialmente la vittoria. La seconda strategia, invece, già applicata nel 1999-2000 nell’assedio di Grozny, in Cecenia, prevedeva un rapido accerchiamento di Kyiv e poi un assedio che, partendo dalla distruzione dei centri nevralgici, dopo un certo tempo, anche sei mesi o forse più, l’avrebbe costretta alla resa. In questo caso, il primo obiettivo è stato l’aeroporto Antonov di Hostomel, un sobborgo della città, così da creare un ponte aereo con cui truppe e attrezzature potessero radunarsi a meno di dieci km dal centro e, in un secondo momento, procedere all’occupazione del Palazzo Presidenziale e della sede della TV nazionale.

L’offensiva è cominciata intorno alle 8 di mattina del 24 febbraio e, dopo la difesa delle forze ucraine che hanno respinto l’attacco iniziale, l’esercito russo ha ricominciato l’assalto il giorno successivo, quando nuove truppe aviotrasportate hanno preso il controllo dell’aeroporto dopo aver parzialmente sfondato le difese ucraine nella battaglia di Ivankiv. Questa vittoria russa, tuttavia, ha avuto poco peso, perché l’aeroporto Antonov era stato ridotto in macerie e dunque inutilizzabile, per cui alcuni analisti militari, come quelli dell’Atlantic Council, ritengono che «la capacità dell’Ucraina di difendere l’aeroporto per due giorni ha probabilmente impedito una rapida presa di Kyiv da parte della Russia» [3]. Ne hanno dato una lettura simile anche altri esperti, come Michael Shoebridge dell’Australian Strategic Policy Institute, che ha affermato che «il blitz militare russo aveva lo scopo di paralizzare il governo centrale e demoralizzare le forze ucraine, ma questa operazione non è riuscita» [4], o come Jonathan Eyal, del Royal United Services Institute britannico, che ha spiegato quanto l’iniziale incapacità russa di conquistare l’aeroporto abbia rappresentato un punto di svolta nella guerra [5]. 

Il pilota ucraino fantasma di Kyiv

Il pilota ucraino fantasma di Kyiv su fb

La prima leggenda: il Fantasma di Kyiv

Fin da quei primissimi giorni dell’offensiva di Kyiv, un ruolo importante è stato ricoperto dai social-media, dove da subito sono circolate molte foto, appelli e, naturalmente, video con le esplosioni e i bombardamenti, così «colpendo la coscienza pubblica globale e fornendo efficaci munizioni nella battaglia dell’informazione», ha osservato Megan Specia sul New York Times [6].

I casi da segnalare sarebbero innumerevoli, come l’immagine dei 109 passeggini per neonati in una piazza di Leopoli, fotografati da un attivista pacifista per simboleggiare i bambini uccisi fino a quel momento, o come l’interpretazione della canzone Disney “Let it go” da parte di una bambina rifugiata in uno scantinato di Kyiv o, ancora, come un violoncellista che ha eseguito un brano di Bach in una strada di Kharkiv tra palazzi in fumo e macerie in strada.

Su quegli stessi supporti tecnologici, in quegli stessi momenti sono andati diffondendosi alcuni filmati particolarmente sorprendenti: girati da terra o da aerei di combattimento ucraini, mostravano l’esplosione in volo di alcuni jet russi, abbattuti da un fantomatico pilota di un МіG-29 ucraino, rapidamente soprannominato “Ghost of Kyiv”, il Fantasma di Kyiv. Secondo i rumor che accompagnavano i filmati, quel personaggio oscuro avrebbe distrutto tra sei e dieci aerei nemici nel cielo della capitale durante le prime trenta ore di guerra, un dato che, se fosse confermato, lo renderebbe il primo “asso da combattimento” del 21° secolo, cioè uno di quei rari piloti che, in una singola missione, hanno sconfitto almeno cinque aerei avversari.

ghost-of-kyiv_tshirtDiffondendosi rapidamente su internet, la diceria è stata amplificata dal Ministero della Difesa ucraino, il quale ha affermato in un post su Facebook del 25 febbraio che, se l’episodio risultasse vero, il fantasma di Kiev potrebbe essere uno dei tanti piloti della riserva militare rientrati nelle forze armate del Paese in seguito all’invasione della Russia [7]. Dopo poco, si è aggiunto anche il comandante in capo ucraino Valerii Zaluzhnyi, il quale, sempre su Facebook, ha confermato l’abbattimento di almeno sei aerei russi durante il primo giorno di combattimenti, senza tuttavia fare riferimento al “fantasma” [8]. La sera del 25 febbraio, invece, l’ex presidente ucraino Petro Poroshenko ha pubblicato su Twitter la fotografia di un pilota di caccia, sostenendo che si trattava del misterioso aviatore che «terrorizza i nemici ed è l’orgoglio degli ucraini»[9]. In seguito, però, si è scoperto che quell’immagine risaliva al 2019 ed era volta a pubblicizzare un nuovo casco per aereo. Infine, il 27 febbraio il servizio di sicurezza dell’Ucraina è tornato sul caso del “fantasma” dichiarando in un post su Facebook che l’anonimo pilota avrebbe abbattuto 10 aerei [10].

La sua identità non è mai stata scoperta, così come non è stata provata neanche la sua reale esistenza. Anzi, è verosimile che Ghost of Kyiv sia semplicemente un mito, come ha argomentato l’ex-pilota pakistano Fahad Ibne Massood sul sito della Royal Aeronautical Society britannica, dove l’8 marzo ha valutato vari elementi per esprimere il suo parere e affermare che «secondo la mia opinione personale e dopo aver avuto una discreta esperienza nel pilotaggio di caccia militari, ritengo che con l’odierna legge delle medie, sarebbe “quasi” impossibile raggiungere l’impresa di abbattere sei aerei in 24 ore»[11].

ghost-of-kyiv-1Le conclusioni di Massood si basano soprattutto sulla costante riduzione di abbattimenti aerei dalla seconda metà del Novecento e, di conseguenza, del numero di “assi”: nella guerra di Corea furono 16 per gli Stati Uniti e 22 per l’Unione Sovietica, in Vietnam furono 9 per il Vietnam del Nord e 6 per gli USA, nella Guerra del Golfo del 1991 furono 3 per gli USA. Questo è dovuto a vari fattori, come la progressiva diminuzione dei raid in flotta (nella battaglia d’Inghilterra del 1940 le incursioni erano effettuate da 150-200 aerei alla volta, mentre oggi la strategia e la tecnologia permettono attacchi con molti meno velivoli), oppure come la complessità degli aerei moderni, che necessitano di più tempo per prepararsi tra un’uscita e l’altra. Inoltre, va tenuto conto del fatto che le guerre “tra pari” (come tra Iran e Iraq) sono state sempre meno e, quando si è presentata l’occasione, si è puntato a distruggere gli aerei nemici a terra nei primi giorni degli scontri (come nel caso della guerra dei Sei giorni in Israele), senza tralasciare che attualmente gli aerei sono molto più veloci di un tempo e, infine, che vengono impiegati sempre più droni comandati a distanza.

Gli “assi” dell’aviazione militare, dunque, sono quasi tutti della prima metà del 20° secolo, quando il bombardamento divenne un’arma cruciale, nonché la più usata nella Seconda guerra mondiale, e che, scrive Gabriella Gribaudi, cambiò le strategie belliche, dal momento che permise la guerra dall’alto e, quindi, di «prendere in ostaggio e colpire la popolazione delle città, in contrasto con le norme internazionali formalmente accettate»[12]. Al contempo, tuttavia, intervenne anche un nuovo corpo militare, l’antiaerea: sia da terra che in cielo. Ed è in questo contesto che emergono figure come Julius Arigi (aviatore austro-ungarico della Prima guerra mondiale, con 32 vittorie), Emil Lang (aviatore tedesco della Seconda guerra mondiale, con 18 vittorie in un solo giorno), Hiromichi Shinohara (aviatore giapponese durante le guerre contro l’Unione Sovietica) ed Erich Hartmann (aviatore tedesco con il maggior numero di abbattimenti della storia, ben 300).

ghost-of-kyiv_manga-japan-1Il Fantasma di Kyiv è una leggenda metropolitana nata in contesto bellico nell’epoca dei social-media, poi utilizzata per finalità propagandistiche da parte delle autorità ucraine, ma anche di visibilità da parte di innumerevoli persone del pianeta. Il “Ghost”, infatti è rapidamente diventato un meme digitale, o il protagonista di filmati virali e di prodotti di merchandising. Online si trovano facilmente dei brevi video su TikTok [13], numerosi disegni nel circuito degli NFT o, ancora, dei brani musicali, come quelli proposti dal compositore ambient Yoram Kuper [14], dalla band metalcore Ariah Falls Band [15], dallo strumentista rock Dual Wielder [16] o dal compositore argentino-cileno Lucas Ricciotti [17], il quale ha spiegato che, al di là che il “fantasma” sia mito o realtà, «questa storia è stimolante, per cui merita una canzone epica».

Soprassedendo sul come e dove sia nato e su chi ne abbia alimentato la diffusione, il Ghost è diventato un incoraggiamento per il morale degli ucraini e un simbolo per il resto del mondo: una scintilla di fiducia all’interno di un contesto di distruzione e disperazione, per cui, in questo senso, lo si può considerare reale, come reali sono le urban legend quando producono realtà, appunto. Lungi dall’essere invenzioni scollegate dalla realtà, infatti, certe storie che raggiungono una vasta notorietà e diffusione rappresentano anche il caleidoscopio di un certo modo di stare al mondo, di guardare al territorio, di relazionarsi al contesto, di affrontare la vita e la morte [18]. In questo senso è particolarmente interessante una variante apparsa su un sito-web satirico statunitense, secondo cui il pilota noto come Ghost of Kyiv sarebbe una “Pansexual Transgender Woman” [19], dove è chiaro che l’accento posto sull’orientamento sessuale intende fornire un ulteriore schiaffo morale all’omofobia del regime putiniano e del suo braccio religioso, quello del patriarca ortodosso russo Kirill I che, in un sermone pronunciato durante le celebrazioni della Domenica del Perdono, ha giustificato la guerra in Ucraina perché volta a punire «modelli di vita peccaminosi e contrari alla tradizione cristiana», come il gay pride [20]. 

babushka_cetrioli1La Babushka avvelenatrice e altre storie di trattori

Riportando fonti del ministero degli Interni, in particolare del consigliere Anton Gerashchenko che aveva pubblicato su Telegram l’audio di alcune intercettazioni, il 19 marzo l’agenzia stampa ucraina Unian ha reso noto che otto militari russi sarebbero stati avvelenati da un’anziana dopo averle chiesto qualcosa da mangiare perché affamati da giorni di mancanza di rifornimenti [21]. I militari non sarebbero morti, perché avrebbero raccontato tutto nell’intercettazione, appunto, da cui si apprende che la “babushka” avrebbe offerto loro una torta con lo zinco, intossicandoli tutti.

La notizia è stata diffusa anche in Italia da “La Stampa” [22], ma prove concrete che il fatto sia realmente accaduto non ce ne sono; tuttavia, in quei giorni circolavano anche diverse notizie di militari russi che saccheggiavano case e supermercati in cerca di cibo, per cui la storia della nonnina è subito apparsa realistica, come quelle di altre intossicazioni di russi dovute ad alimenti scaduti e ad acqua contaminata. È difficile, se non impossibile, stabilire la veridicità di tali episodi, perché sebbene sembrino incredibili, appaiono anche verosimili, come un’altra vicenda comparsa nel contesto di guerra ucraino, quella di un’altra anziana dalla mira formidabile che, determinata a respingere gli invasori, avrebbe abbattuto un drone russo lanciandogli contro un barattolo di cetrioli o di pomodori [23].

f2e099d255482f3e21c81c671fede750_origSi tratterebbe di una donna di Kyiv di nome Elena, il cui (presunto) gesto è stato celebrato su Twitter con numerosi messaggi, come ha ricostruito il sito-web gastronomico “Mashed”, interessato al contenuto esatto del vaso di sottolio. Tra i tweet individuati, si distinguono quello dell’utente @LilyinIndiana, che ha scritto «I cittadini di Kyiv sono fonte di ispirazione; sono coraggiosi e fantasiosi», e quello dell’utente @FaganKara, che ha concluso «Lei e i suoi sottaceti sono eroi» [24]. È una storia vera? È falsa? Difficile stabilirlo con certezza, perché la narrazione è ormai entrata nell’ambito del leggendario, ossia in quell’area semantica che permette di costruire ossimori, di creare ibridi tra realtà e finzione. Si tratta di ciò che Sergio Della Bernardina [25] definisce «effetto delega», ossia un modo per de-realizzare un evento carico di ambiguità e sottrarlo alla contingenza storica cristallizzandolo in un’immagine di elevato tenore metaforico [26] e simbolico [27].

trattore-ucraina_stencil-1Dello stesso tenore è un ulteriore episodio emerso grazie a un video sui social-media, prima pubblicato su Twitter dal deputato britannico conservatore Johnny Mercer [28], poi rilanciato dalla Guardia Nazionale ucraina [29]: il “furto” di un tank russo con un trattore da parte di un contadino della regione di Kherson, mentre un altro uomo gli corre dietro per cercare di fermarlo. Successivamente, il filmato è stato ulteriormente condiviso da Olexander Scherba, ex ambasciatore dell’Ucraina in Austria, che lo ha presentato con una didascalia che, pur usando la cautela della forma dubitativa, rinnovava l’entusiasmo per un gesto provocatorio e beffardo: «Se è vero, questo è probabilmente il primo mezzo corazzato mai rubato da un contadino ucraino» [30]. Nelle settimane successive, Scherba ha continuato a pubblicare foto e video di altri trattori che rimorchiano carri armati russi, ma anche in questo caso è difficile stabilirne l’autenticità, anche perché ormai l’episodio è assurto al livello del “favoloso”, a “simbolo di resistenza” e a strumento di propaganda riprodotto sia in opere di street-art [31], quanto in immagini divertenti sul web, fino addirittura ad un videogioco gratuito, “Farmers stealing tanks”, in cui un trattore deve riuscire a schivare i colpi dei nemici mentre trascina via un cingolato [32]. 

trattore-ucraina_street-art1Le leggende metropolitane tra propaganda bellica e strategia di resilienza

Il variegato e multiforme patrimonio di storielle folkloriche di questo conflitto nasce per mettere in scena le ansie e i desideri, le passioni e i dolori, in una sorta di “opposizione” all’angoscia che, attraverso la risata o la sublimazione di una vittoria militare comunque remota, tenta di controllare il baratro in cui la guerra fa precipitare chi la vive e, in una certa misura, anche chi la osserva. Da questo punto di vista, le leggende sorte nei primi due mesi di conflitto sono «vere», come scriveva Italo Calvino, perché anche in questo caso sono una casistica di vicende umane, quindi «il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna» [33]. D’altra parte, il folklore ha sempre avuto anche un volto politico [34], sia nel senso dell’uso pubblico del folklore, sia in quello della reazione che il popolare ha, o può avere, dinanzi a certe forme di potere: sono stati studiati i canali televisivi etnici, le feste popolari in contesti migratori, l’uso degli elementi “celtici” o “nordici” nelle convention di alcuni partiti, la trasformazione delle specialità gastronomiche regionali in patrimonio dell’umanità, le diverse declinazioni che possono avere determinati canti popolari e così via, fino appunto a talune narrazioni che apparentemente sembrano innocenti o banali, ma che invece serbano significati e funzioni più profondi, ancora da decifrare e comprendere pienamente.

palianytsiaNel caso dell’invasione russa in Ucraina le vicende da prendere in considerazione sarebbero ancora molte, e tante ne continuano a presentarsi in ogni nuovo giorno di guerra. Vi sono figure e racconti che mettono in luce sfumature sempre diverse e perennemente in bilico sulla linea enigmatica del falso e del vero, come “Lady Death” [35], una giovane cecchina ucraina che pare sia reale, ma che ha anche molti punti in comune con la leggendaria tiratrice sovietica Lyudmila Pavlichenko, la quale nella Seconda guerra mondiale uccise oltre 300 nazisti tedeschi, oppure la “Cougar of Kyiv”, probabilmente un’invenzione del web che racconta di una seduttrice ucraina che avrebbe indotto centinaia di russi a cambiare fronte e a rivelare informazioni segrete al Ministero della Difesa del Paese aggredito. Un’aura leggendaria ha assunto anche il cosiddetto “Lion of Mariupol”, un leone fuggito dallo zoo della città che avrebbe sbranato degli invasori, ma che nessuno ha filmato, il ché ricorda gli avvistamenti di pantere in varie zone d’Italia, oppure Patron (“Cartuccia”, in italiano), un piccolo cane di razza Jack Russell Terrier che, avendo un fiuto particolarmente sensibile e pesando meno di 5 kg, riesce a scovare le mine disseminate nella zona di Černihiv, divenendo un “eroe” nazionale con un account Instagram da quasi 76 mila follower [36].

Il “folklore bellico” è sempre stato molto vivace e, infatti, numerosi paralleli potrebbero essere tracciati con altre figure “mitiche” apparse nel passato, come ad esempio 8-Pass Charlie, un anonimo pilota dell’aeronautica pakistana che nel 1965 avrebbe fatto più volte irruzione in una base aerea dell’aeronautica indiana nel Punjab, oppure gli Angels of Mons, ossia delle entità soprannaturali che nell’agosto del 1914 avrebbero protetto l’esercito britannico dalla furia dell’Impero tedesco all’inizio della Prima guerra mondiale, durante la battaglia di Mons in Belgio, o, ancora, si potrebbero comparare certe storie di oggi con quella di Pérák, una specie di supereroe praghese che emerse durante l’occupazione tedesca della Cecoslovacchia nel corso della Seconda guerra mondiale.

Si tratta di manifestazioni contemporanee del pensiero simbolico [37] che vengono prodotte “a cadenza” [38], cioè in occasioni in cui è necessario commentare, spiegare, elaborare una determinata situazione venutasi a creare all’improvviso, come appunto la guerra. In queste narrazioni si intrecciano scopi educativi o documentari ed informativi, ma soprattutto vi si scorge un’esigenza di rassicurazione, come una forma di controllo dell’incertezza presente. Le urban legends manifestatesi nell’Ucraina invasa dall’esercito russo nel 2022 sembrano dunque configurarsi come un luogo a metà strada tra l’esistente e l’immaginario, che consente di risolvere sul piano figurativo contraddizioni e turbamenti inerenti al reale: permettono cioè di evadere e consolare, di identificare e solidarizzare, almeno fino a quando il persistere della guerra, la brutalità della violenza e l’orrore della morte non prenderanno il sopravvento definitivo anche sull’ultimo barlume di speranza. 

Dialoghi Mediterranei, n. 55, maggio 2022
Note
[1] ANSA del 25 febbraio 2022: https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/02/23/ucraina-putin-annuncia-loperazione-militare-e-chiede-la-resa-delle-forze-di-kiev-nel-donbass_370ac469-172c-4c8d-ac7b-1bf08d3fa2af.html
[2] In un thread molto condiviso su Twitter, lo scrittore Tomi T Ahonen sostiene che il primo piano militare russo prevedeva la presa di Kyiv in addirittura 4 ore: https://twitter.com/tomiahonen/status/1510276474175115281
[3] Atlantic Council military fellows, “Russia Crisis Military Assessment: Why did Russia’s invasion stumble?”, in “Atlantic Council”, 2 marzo 2022: https://www.atlanticcouncil.org/blogs/new-atlanticist/russia-crisis-military-assessment-why-did-russias-invasion-stumble/
[4] L’affermazione di Michael Shoebridge è citata in un articolo di Aaron Patrick: “Why Russia’s military strategy is failing”, in “Financial Review”, 4 marzo 2022: https://www.afr.com/policy/foreign-affairs/why-russia-s-military-strategy-is-failing-20220304-p5a1ov
[5] Le parole di Jonathan Eyal sono citate in un articolo di Patrick J. McDonnell: “Russia lost the battle for Kyiv with its hasty assault on a Ukrainian airport”, in “Los Angeles Times”, 10 aprile 2022: https://www.latimes.com/world-nation/story/2022-04-10/battered-ukraine-air-field-was-key-to-russian-plan-to-take-the-capital-the-airport-fell-but-resistance-continued
[6] Megan Specia, “‘Like a Weapon’: Ukrainians Use Social Media to Stir Resistance”, in “New York Times”, 25 marzo 2022: https://www.nytimes.com/2022/03/25/world/europe/ukraine-war-social-media.html
[7] Il post su Facebook del ministero della Difesa ucraino, 25 febbraio 2022: https://www.facebook.com/MinistryofDefence.UA/posts/263943022584824
[8] Il post su Facebook del comandante in capo dell’esercito ucraino, Valerii Zaluzhnyi, 24 febbraio 2022: https://www.facebook.com/CinCAFU/posts/254601806835312
[9] Il tweet dell’ex presidente ucraino Poroshenko, 25 febbraio 2022: https://twitter.com/poroshenko/status/1497293195763408905
[10] Il post su Facebook del Sistema di Sicurezza ucraino, 27 febbraio 2022: https://www.facebook.com/SecurSerUkraine/posts/307229468170637
[11] Fahad Ibne Massood, “The Ghost of Kyiv – myth or reality?”, in “Royal Aeronautical Society”, 8 marzo 2022: https://www.aerosociety.com/news/the-ghost-of-kyiv-myth-or-reality/
[12] Gabriella Gribaudi, Guerra totale. Tra bombe alleate e violenze naziste. Napoli e il fronte meridionale 1940-44, Bollati Boringhieri, Torino, 2005: 59.
[13] Una raccolta di video su TikTok con protagonista il Ghost of Kyiv: https://www.tiktok.com/discover/the-ghost-of-the-ukraine
[14] Yoram Kuper, “Ghost of Kyiv”: https://music.apple.com/us/album/ghost-of-kyiv-single/1612729251?uo=4&app=apple+music
[15] Ariah Falls Band, “Ghost of Kyiv”: https://twitter.com/AriahFalls/status/1511304464967385097
[16] Dual Wielder, “Ghost of Kyiv Tribute Mix (Original & Metal Remix Mashup)”: https://youtu.be/rY08n_uJwb4
[17] Lucas Ricciotti, “Ghost of Kyiv – Epic Orchestral Music”: https://youtu.be/s0v9BecHoYw
[18] Giovanni Gugg, Elisabetta Dall’Ò, Domenica Borriello (a cura di), Disasters in popular cultures, Il Sileno, Rende (Cosenza), 2019: https://twitter.com/poroshenko/status/1497293195763408905
[19] Tina Mironov, “The Ghost of Kyiv confirmed to be a Pansexual Transgender Woman”, in “CinchNews”, 27 marzo 2022: https://cinchnews.com/2022/03/27/the-ghost-of-kyiv-confirmed-to-be-a-pansexual-transgender-woman/
[20] Marco Imarisio, “Il patriarca russo Kirill: la guerra è giusta, combattiamo la lobby gay”, in “Corriere della Sera”, 8 marzo 2022: https://www.corriere.it/esteri/22_marzo_08/patriarca-russo-kirill-guerra-giusta-lobby-gay-531c617c-9e9e-11ec-937a-aba34929853f.shtml
[21] Віолетта Орлова, “Українська бабуся отруїла 8 окупантів пиріжками – аудіоперехоплення розмови”, in “Unian”, 19 marzo 2022: https://www.unian.ua/war/ukrajinska-babusya-otrujila-8-okupantiv-pirizhkami-audioperehoplennya-rozmovi-novini-vtorgnennya-rosiji-v-ukrajinu-11750983.html
[22] Redazionale, “I soldati russi: ‘Non abbiamo più niente da mangiare, una nonna ucraina ci ha offerto una torta e ha avvelenato 8 militari’”, in “La Stampa”, 19 marzo 2022: https://www.lastampa.it/esteri/2022/03/19/news/i-soldati-russi-non-abbiamo-piu-niente-da-mangiare-una-nonna-ucraina-ci-ha-offerto-una-torta-e-ha-avvelenato-8-militari-1.41313708
[23] Michele Farina, “La Resistenza Ucraina, dalla nonna killer con le torte avvelenate ai pomodorini antidrone”, “Corriere della Sera”, 20 marzo 2022: https://www.corriere.it/esteri/22_marzo_20/ucraina-torte-avvelenate-pomodorini-antidrone-resistenza-leggendaria-gente-comune-7aad1d8e-a831-11ec-9fb7-9b041ce9b963.shtml
[24] Taylor Huang, “How A Ukrainian Woman Used Pickled Tomatoes To Take Down A Drone”, in “Mashed”, 23 marzo 2022: https://www.mashed.com/791782/how-a-ukrainian-woman-used-pickled-tomatoes-to-take-down-a-drone/
[25] Sergio Della Bernardina, “L’effetto delega. Leggenda, ideologia, morale”, in Leggende. Riflessioni sull’immaginario, a cura di D. Perco, numero monografico di “La ricerca folklorica”, n. 36, 1997: 3-12.
[26] Gian Battista Bronzini, “La ricerca del significato nella fiaba popolare”, in Il viaggio, la prova, il premio. La fiaba e i testi extrafolklorici, a cura di L. Beduschi, numero monografico di “La Ricerca folklorica”, n. 12, 1985: 33-36.
[27] Pierrette Simonnet, Le conte et la nature. Essai sur les méditations symboliques, Parigi. L’Harmattan, 1997.
[28] Il tweet del deputato britannico Johnny Mercer, 27 febbraio 2022: https://twitter.com/JohnnyMercerUK/status/1498027274683174913
[29] Il video su Twitter del “furto” di un tank russo da parte di un trattore ucraino, 27 febbraio 2022: https://twitter.com/ng_ukraine/status/1498032680360984577
[30] Il tweet di Olexander Scherba, 27 febbraio 2022: https://twitter.com/olex_scherba/status/1498023662695419910
[31] La foto di un graffito in cui un trattore ucraino rimorchia un carro armato russo, 11 marzo 2022: https://twitter.com/JohnNixon1408/status/1502186263960604674
[32] L’url per accedere al videogame “Farmers stealing tanks” è: https://pixelforest.itch.io/farmers-stealing-tanks
[33] Italo Calvino, Fiabe italiane, Torino, Einaudi, 1956: XI.
[34] JoAnn Conrad (a cura di), “The Political Face of Folklore. A Call for Debate”, in “The Journal of American Folklore”, vol. 111, n. 442, 1998: 409-413.
[35] Evan Simko-Bednarski, “Ukrainian sniper ‘Charcoal’ lauded as modern-day ‘Lady Death’”, in “New York Post”, 5 aprile 2022: https://nypost.com/2022/04/05/ukrainian-sniper-charcoal-lauded-as-modern-day-lady-death/
[36] L’account Instagram del cane Patron è: https://www.instagram.com/patron_dsns/
[37] Jean-Bruno Renard, “Rumeurs et légendes urbaines”, Parigi, Presses Universitaires de France, 2007.
[38] Cristina Lavinio, “Le forme della leggenda”, in Leggende. Riflessioni sull’immaginario, a cura di D. Perco, numero monografico di “La ricerca folklorica”, n. 36: 25-32.

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Giovanni Gugg, dottore di ricerca in Antropologia Culturale e docente a contratto di Antropologia Urbana presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Università “Federico II” di Napoli, attualmente è assegnista di ricerca presso il LESC (Laboratoire d’Ethnologie et de Sociologie Comparative) dell’Université Paris Nanterre. Un suo progetto di ricerca intitolato “Covid-19 and Viral Violence” è finanziato dalla University of Colorado ed è chércheur associé presso il LAPCOS (Laboratoire d’Anthropologie et de Psychologie Cognitives et Sociales) dell’Université Côte d’Azur di Nizza. I suoi studi riguardano la relazione tra le comunità umane e il loro ambiente, specie quando si tratta di territori a rischio. In particolare, ha condotto una lunga etnografia nella zona rossa del vulcano Vesuvio e ha studiato le risposte culturali dopo i terremoti nel Centro Italia (2016) e sull’isola d’Ischia (2017); inoltre ha osservato e documentato i mutamenti sociali e urbani della città di Nizza dopo l’attacco terroristico del 14 luglio 2016. Tra le sue pubblicazioni più recenti: Vies magmatiques autour du Vésuve (2017); The Missing ex-voto. Anthropology and Approach to Devotional Practices during the 1631 Eruption of Vesuvius (2018); Disasters in popular cultures (2019), Anthropology of the Vesuvius Emergency Plan (2019); Inquietudini vesuviane. Etnografa del fatalismo (2020).

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