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Il Mediterraneo degli Etruschi

 copertinadi Tamara Pastorelli

Gli Etruschi la chiamavano Kaiseraie, i Greci Agylla, i Romani Caere. Dionigi di Alicarnasso la considerava: «la più prospera e popolata delle città dell’Etruria». All’antica Cerveteri, e alla civiltà etrusca che lì nacque e prosperò, è dedicata la mostra archeologica dal titolo: Gli Etruschi e il Mediterraneo. La città di Cerveteri, ospitata al Palazzo delle Esposizioni di Roma, dal 15 aprile al 20 luglio 2014.

La mostra, ideata dal Louvre, dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale e dall’Istituto di studi sul Mediterraneo Antico, del CNR, tenta di ricostruire idealmente, attraverso i reperti dispersi, a partire dall’Ottocento, nelle diverse istituzioni culturali europee, l’eredità e l’unità culturale della città etrusca di Kaiseraie.

Così, passeggiando nelle ampie stanze del Palazzo delle Esposizioni si scopre il ruolo e l’importanza che la metropoli dell’Etruria ebbe nel contesto del Mediterraneo antico, dalla sua fondazione fino al periodo della romanizzazione: una metropoli ricca, vivace, d’importanza paragonabile a quella di Atene, Siracusa e Cartagine. Attraverso i suoi reperti, Kaiseraie si racconta come un nodo fondamentale di quella rete di scambi culturali e mercantili che Etruschi, Greci, Fenici, Popoli italici e Romani intrecciarono attraverso il Mediterraneo. È così che il visitatore scopre che la cultura, la moda, le usanze della Grecia arrivarono in Etruria e nella penisola italiana principalmente attraverso la mediazione dell’antica Cerveteri, «la più greca tra tutte le città etrusche, l’unica, insieme a Spina, a possedere un tesoro presso il santuario panellenico di Delfi».

I reperti, tutti preziosi, alcuni mai esposti in Italia, arrivano da musei e istituti di ricerca di mezza Europa. Il nucleo principale è costituito da pezzi provenienti dalle collezioni del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e del Museo Nazionale Cerite, integrate da opere prestate dal Museo Gregoriano Etrusco in Vaticano, dal British Museum di Londra, dalla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen e dall’Antikensammlung di Berlino. Il Museo del Louvre partecipa con alcuni reperti appartenenti alla collezione Campana, acquisita nel 1861, con la sua raccolta di incredibili opere d’arte provenienti da Cerveteri, come il noto “Sarcofago degli Sposi”.

Sarcofago degli sposi-Museo del Louvre.Parigi

Sarcofago degli Sposi-Museo del Louvre-Parigi

Affascinante l’esposizione di anfore e di altri oggetti, rinvenuti nelle stive di relitti al largo della costa francese, accanto a quelli scoperti dall’Università di Roma “La Sapienza” presso il sito dell’antico porto di Pyrgi. Fanno pensare ai traffici, alla vivacità commerciale dell’antica Cerveteri.È proprio la contemporanea presenza di oggetti d’uso, gioielli, statue, corredi riconducibili ad un’unica città etrusca, il vero punto di forza che rende imperdibile questa mostra. Così, focalizzando Cerveteri e i suoi reperti, il visitatore scopre il bacino del Mediterraneo, il mare nostrum, la grande via di comunicazione che permise l’incontro e lo scontro tra i popoli che vivevano lungo le sue rive, crocevia di civiltà.

Figura-di-guerriero-Ny-Carlsberg-Glyptotek.

Figura-di-guerriero-Ny-Carlsberg-Glyptotek.

Ma un comunicatore appassionato di civiltà etrusca che si trovasse a camminare in questi giorni nei percorsi del Palazzo delle Esposizioni, non potrebbe non osservare con un po’ di tristezza che forse bisognerebbe osare di più. Gli organizzatori della mostra, citando Massimo Pallottino, fondatore della etruscologia moderna, sottolineano attraverso i materiali a stampa che «le mostre rappresentano lo strumento più efficace per divulgare informazioni e conoscenze, soprattutto nel caso delle grandi civiltà del passato». Ma Pallottino è vissuto nel secolo scorso. Oggi non ci si può accontentare di far parlare le civiltà del passato solo attraverso un percorso tra i reperti, per quanto il taglio scelto sia originale e già di per sé rivoluzionario, perché monografico su una città e non su un’intera civiltà, come spesso accade per la storia etrusca. Ad onor di cronaca, qui, è stato fatto anche un tentativo di ricostruzione virtuale della tomba Regolini Galassi, ma rimane un tentativo isolato.

 Lamina con iscrizioni-Santa Severa

Lamina con iscrizioni-Santa Severa

Proviamo ad osare di più, a sfidare la storia, il passato, la morte. Proviamo a riportare in vita queste civiltà. Integriamo la realtà storica e sensibile dei reperti con le potenzialità dei moderni media, con il mestiere e le arti del nostro cinema, per esempio. Non lasciamo che la comunicazione e l’informazione siano delegate soltanto al testo scritto: usiamo l’immagine, le potenzialità dei filmati, le ricostruzioni sceniche, le simulazioni virtuali, la transmedialità. Risuscitiamo i popoli del nostro passato, perché l’archeologia non rimanga un sapere anacronistico per pochi appassionati. Gli Etruschi, i Popoli italici, i Greci, i Romani ci hanno fatto dono dei loro tesori, delle perle più preziose della loro cultura, del loro sapere. Perché non ricompensarli con le formidabili risorse della divulgazione contemporanea?

Dialoghi Mediterranei, n.7, maggio 2014

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