immagini
di Angelo Battaglia
Parlare di murale o meglio ancora di “street art”, come si suole dire oggi, dove tutto viene influenzato dai termini anglosassoni, significa parlare di arte vera e propria applicata in una più ampia galleria a cielo aperto, fruibile da spettatori occasionali, molto più numerosi di quelli che potrebbero stare in una mostra al coperto.
Iniziata negli anni ’70 come forma di protesta nella periferia di New York con delle scritte sui muri e sui vagoni della metropolitana, piano piano ha preso campo sempre di più, contribuendo ad abbellire spazi urbani degradati nei vari centri storici abbandonati o in spazi periferici.
Oggi anche delle stesse amministrazioni comunali provvedono a dare incarico ai vari artisti locali e tendono ad organizzare delle vere e proprie visite guidate per poter ammirare queste opere d’arte.
Sono pertanto messi a disposizione spazi per poter dare sfogo agli autori che trattano svariati temi, dal sociale alla commemorazione di fatti ed eventi, al culto e alla preghiera.
Il tutto anche con la realizzazione di opere giganti di artisti che si affiancano ai graffitari che impiegano spesso attrezzature particolari, dai ponteggi mobili o fissi a carrelli elevatori, pennelli, bombolette ecc., per rappresentare immagini che ricoprono facciate di interi palazzi.
Le città vengono così trasformate in musei free, dove si può trovare di tutto, con angoli e luoghi spesso strappati al degrado e restituiti alla bellezza e all’attenzione dei cittadini. Famosi artisti di opere destinate a cambiare il volto urbano e osservatori comuni si trasformano in cultori dell’arte, esprimendo un linguaggio che non ha bisogno di particolari interpretazioni per gli evidenti temi che affrontano.
Alcuni rimangono anonimi, firmandosi con nikname, e hanno fatto fortuna come il più famoso, Banksy, artista inglese con i suoi ormai ultra famosi murales realizzati in Palestina e Cisgiordania, oltre a quelli disseminati in tutto il mondo. Opere, le sue, che hanno contribuito con un alone di mistero a incentivare un vero e proprio movimento artistico ormai riconosciuto a livello internazionale in tutto il mondo.
Altri artisti sono diventati celebri anche per l’uso di sigle, più facili da ricordare come Christian Guémy, in arte C215, oppure Caledonia Dancey Currey, americana nota con lo pseudonimo di Swoon, i gemelli brasiliani Os Gemeon conosciuti come Osgemeos. E ancora Shepard Fairey, e alcuni italiani tra cui Blu di cui solo pochi conoscono il vero nome, Ericailcane altra italiana conosciuta in campo internazionale, il napoletano Jorit e tanti altri affermati che hanno trovato la loro dimensione artistica cimentandosi in murales, sono riusciti a far riconoscere con immediatezza lo stile della propria arte, decorando facciate di palazzi, stazioni ferroviarie, metropolitane e tutti quegli spazi pubblici accessibili, che hanno reso città e contesti più allegri, veicolando spesso significativi messaggi culturali.
Ed è proprio quello che è successo a Pippo Falcone che, passando ogni giorno sempre dalla stessa strada, vedere quel muro in decadenza e, spesse volte, pieno di rifiuti da farlo sembrare una discarica a cielo aperto, maturò l’idea di dipingerlo, proprio in prossimità della caserma dei Carabinieri “Carini” in piazza degli Aragonesi: quale idea migliore quella di realizzare un murale che ricordasse i militari caduti per mano assassina, che hanno combattuto la criminalità mafiosa che ha condizionato per anni la città di Palermo.
Ma per fare questo, oltre le autorizzazioni burocratiche, i permessi e quant’altro serve per fare delle cose che restino a perenne memoria, grazie alla associazione CalaPanama, Pippo Falcone ha fatto ricorso all’aiuto di 18 artisti e all’interessamento del vicepresidente della 1° Circoscrizione Antonio Nicolao. Così piano piano l’opera ha mosso i primi passi.
Ogni artista ha realizzato un tratto di muro lungo 70 metri, raffigurando un personaggio che ha sacrificato la propria vita come servitore dello Stato, dai magistrati, giudici, agenti di scorta, a personaggi illustri che sono stati impegnati nella lotta alla mafia con la loro professione.
Diretti dal maestro Totò Calò, i personaggi hanno preso forma nel murale per restare a perenne ricordo in una città che molto spesso dimentica i suoi figli che si sono sacrificati per il bene della legalità e per lo Stato. L’opera è disseminata da foglietti con diciture e frasi ormai rimaste famose nella storia, dagli stessi personaggi rappresentati, e il richiamo ai famosi “pizzini” in cui si impartivano ordini e direttive nel contesto criminoso, diventano simbolo di libertà e legalità.
E nel mese di luglio il Presidente dell’Associazione CalaPanama Antonio Gambino, ha consegnato l’opera alla cittadinanza, intitolandola “Il muro della Legalità”, alla presenza di tutte le alte cariche istituzionali della città di Palermo, dal Sindaco al Prefetto, dal Questore al Presidente del Tribunale, dal Presidente dell’Associazione Magistrati al Generale dei Carabinieri, oltre ai familiari, mogli, figli, nipoti delle vittime e a molti cittadini intervenuti per ricordare il sacrificio di uomini e donne dello Stato, che vivranno sempre nel cuore di Palermo, entrati nella storia di questa martoriata e bellissima città.
Dialoghi Mediterranei, n. 57, settembre 2022
____________________________________________________________________
Angelo Battaglia, dopo gli studi conseguiti a Roma, rientra a Palermo, nella città natale dove vive e lavora. Appassionato sin da piccolo dal disegno artistico e dalla fotografia, comincia la sua opera artistica con mostre personali, collettive, pubblicazioni e concorsi fotografici. Dopo una intensa produzione di opere pittoriche e mostre curate dal suo professore di ornato del liceo artistico di Roma, nel 1998 si iscrive alla U.I.F. (Unione Italiana Fotoamatori) cominciando ad affinare la tecnica fotografica, prediligendo il reportage e partecipando a numerose mostre collettive e personali. È presente in molte pubblicazioni, libri e cataloghi del settore fotografico. Realizza numerosi video-slide a tema e cura un blog fotografico, apprezzato dalla critica specializzata e dagli amanti dei linguaggi della percezione visiva.
_______________________________________________________________