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Il paradosso del successo: Sorrento tra turismo di massa e fragilità

Sorrento (ph. Antonia Gugg, 2024)

Sorrento (ph. Antonia Gugg, 2024)

di Giovanni Gugg 

Dieci anni fa ho partecipato alla redazione di un libro sul turismo a Sorrento, in provincia di Napoli, commissionato dal CMEA, il Centro Meridionale di Educazione Ambientale e curato da Giovanni Fiorentino (2014a), intitolato Il destino del luogo – Sorrento, turismo, ambiente, cultura e immaginario [1]. Il volume raccoglieva saggi di vari autori e di diverse prospettive disciplinari, dall’economia alla semiologia, dalla sociologia all’antropologia ed oggi, nel 2024, ne ripercorro alcune tematiche e contenuti, tentando di capire cosa è rimasto immutato e cosa, invece, è cambiato, soprattutto alla luce di un concetto nuovo e sempre più diffuso, quello di overtourism.

Sorrento è una destinazione turistica di rilievo internazionale da oltre due secoli, nota per la sua lunga stagione turistica e la sua capacità di attrarre visitatori da tutto il mondo (Berrino). Negli ultimi decenni è andata crescendo l’importanza della sostenibilità e della valorizzazione delle risorse locali per mantenere e migliorare l’attrattività turistica della città, ma parallelamente è aumentata una sensazione di fragilità e vulnerabilità.

Come osservarono gli economisti Lorenzo Cicatiello e Elina De Simone (2014), dieci anni fa il mercato turistico della Penisola Sorrentina era caratterizzato da una crescita costante degli arrivi e delle presenze turistiche, nonostante alcune flessioni dovute alla crisi economica del 2008. Quel fenomeno aveva richiesto un massiccio adeguamento dell’offerta ricettiva, con conseguenze significative in termini di incidenza dei posti letto sul territorio, visibili soprattutto, ad esempio, nel forte aumento della componente extralberghiera. Sorrento, con 209 esercizi nel 2011, rappresentava il 33% dell’offerta ricettiva della Penisola Sorrentina, seguita da Massa Lubrense (30%), Vico Equense (14%), Piano di Sorrento (14%), Sant’Agnello (7%) e Meta (6%). Ancora più significativo è il dato dei posti letto, secondo cui il 56%, nel 2011, era a Sorrento: il maggior numero di posti letto per abitante e una delle maggiori densità di posti letto sulla superficie abitata. Nel 2022, il totale delle presenze turistiche a Sorrento è stato di 2.578.014, di cui il 74% (1.903.727 presenze) è stato registrato negli alberghi, mentre il 26% (674.287 presenze) è stato accolto dalle strutture extralberghiere (Marasco et al. 2023). Questa distribuzione evidenzia una predominanza delle strutture alberghiere nella capacità ricettiva della città.

Sorrento, Marina Grande (ph. Carlo D'Auria)

Sorrento, Marina Grande (ph. Carlo D’Auria)

L’analisi della domanda di turismo mostra che Sorrento si caratterizza per una marcata attrattività internazionale, con un divario crescente tra presenze straniere e italiane a partire dalla metà degli anni Novanta. In particolare, nel 2011 la permanenza media degli italiani era inferiore ai 3 giorni, mentre quella degli stranieri sfiorava i 5 giorni negli alberghi. Il tutto era – ed è ancora – caratterizzato da una forte stagionalità, con picchi nei mesi estivi e una riduzione significativa durante l’inverno. Nel complesso, da vent’anni il numero di arrivi è pressoché stabile intorno alle 500 mila unità, mentre le presenze hanno subìto una flessione durante la crisi economica del 2008-2009, per poi risalire a partire dal 2010, e in occasione della pandemia di Covid-19 del 2020-2021, che ha segnato profondamente gli ultimi anni.

Anche nel corso dell’estate 2023 Sorrento ha registrato un totale di 2,5 milioni di presenze turistiche, generando un introito di circa 7 milioni di euro proveniente dall’imposta di soggiorno; ma estendendo queste cifre all’intero anno, si stima che il numero complessivo di presenze abbia facilmente superato i 3 milioni. Per comprendere meglio l’entità del fenomeno si può utilizzare l’indice di pressione turistica (o tasso di turisticità), che è calcolato come il rapporto tra il numero di presenze turistiche e la popolazione residente nel territorio comunale: in Italia, in media, tale tasso è pari a 7 (433milioni/60milioni), mentre nelle piccole isole raggiunge 42; a Sorrento, l’indice di pressione turistica è estremamente elevato, pari a 167 (2,5milioni/15mila), denotando una forte incidenza del turismo sulla comunità locale. Questo indicatore è cruciale per misurare e comprendere l’impatto del turismo sul territorio e per sviluppare, di conseguenza, politiche volte a bilanciare la crescita economica con la qualità della vita dei residenti e la conservazione delle risorse ambientali e culturali.

Sorrento, Villa Comunale (ph. Carlo D'Auria)

Sorrento, Villa Comunale (ph. Carlo D’Auria)

Evidentemente, il settore turistico riveste un ruolo essenziale per l’economia locale di Sorrento. Tuttavia, esso esercita anche un impatto significativo sulla comunità e sull’ambiente, denunciando la necessità di adottare un approccio strategico e sostenibile alla sua gestione. Questa necessità è particolarmente evidente nell’ambito del traffico automobilistico, il quale influisce negativamente sulla qualità dell’aria, sulle interminabili code per spostarsi, sull’insufficienza di posti auto e aree di parcheggio rispetto al numero di veicoli circolanti, ma anche sulla rilevanza di incidenti stradali e vittime della strada. Tali problematiche danno origine a dibattiti continui e ricorrenti riguardanti le strategie per ridurre il traffico. Tra le soluzioni proposte figurano la costruzione di nuovi assi viari e parcheggi (che è storicamente e logicamente un controsenso, se l’obiettivo è ridurre le auto) (Gugg 2015), l’adozione delle targhe alterne, l’implementazione di un numero chiuso, l’imposizione di limiti ai veicoli inquinanti o di maggiori dimensioni, il potenziamento delle corse ferroviarie della Circumvesuviana sulla linea Sorrento-Napoli-Sorrento e di quelle marittime con traghetti e aliscafi, nonché l’utilizzo di specifici strumenti legislativi per regolare queste misure.

È opinione comune a Sorrento che il traffico automobilistico abbia superato la soglia della tollerabilità e della sostenibilità, per cui, senza una soluzione efficace e coordinata tra i sei comuni del comprensorio, si rischia il collasso, con conseguenze su tutte le attività, la vivibilità e la salute. Negli ultimi anni la risposta più comune è stata quella della circolazione a targhe alterne sulla statale sorrentina 145, che tuttavia si è rivelata inefficace a causa delle troppe deroghe previste e della difficoltà di controllo, risultando solo un deterrente senza impatto pratico. D’altra parte, includere i residenti nel divieto di circolazione alternato avrebbe scatenato proteste, e le deroghe per albergatori, ristoratori e affini erano necessarie. Questo ha reso il provvedimento una soluzione tanto temporanea quanto inefficace.

Sorrento, Villa Comunale (ph. Carlo D'Auria)

Sorrento, Villa Comunale (ph. Carlo D’Auria)

Inoltre, la fragilità delle infrastrutture locali rappresenta un ulteriore aspetto critico. Un esempio emblematico di questa debolezza è rappresentato dalla rottura di una conduttura idrica avvenuta il 20 giugno 2024 all’ingresso della Penisola Sorrentina, precisamente a Castellammare di Stabia. Questo evento ha lasciato senza acqua corrente per diversi giorni vaste aree del territorio, inclusa l’isola di Capri, portando alla luce la vulnerabilità delle infrastrutture idriche locali. Nonostante la tempestività e la velocità dei lavori di riparazione, il 30 luglio è stato necessario un ulteriore giorno di sospensione idrica (per buona parte del territorio) per consentire la soluzione definitiva del guasto, che ha richiesto la sostituzione di 50 metri di condotta situata a circa 30 metri da terra lungo il viadotto della strada statale 145 e l’impiego di 130 operai (tra cantiere, sala controllo e reti e impianti vari), 2 gru da 200 tonnellate, 5 piattaforme mobili e 1 piattaforma aerea [2].

Analogamente, la capacità delle condutture fognarie e degli impianti di depurazione è un’altra area di preoccupazione. Nonostante la gestione delle acque reflue sorrentine abbia recentemente beneficiato di un importante sviluppo infrastrutturale (il depuratore di Punta Gradelle), il sistema attuale deve comunque essere adeguato a gestire l’aumento della popolazione turistica, al fine di prevenire problemi sanitari e ambientali. Pertanto, è cruciale sviluppare politiche infrastrutturali che siano in grado di sostenere la crescita del turismo senza compromettere la qualità della vita dei residenti e la sostenibilità ambientale, ad esempio realizzando un sistema integrato ad anello in cui da un lato entra acqua di fogna e dall’altro si preleva acqua depurata per l’irrigazione di giardini, la realizzazione di reti antincendio, il lavaggio delle strade, l’alimentazione di piscine e fontane. Un progetto del genere sarebbe il primo al mondo così diffuso e capillare di trattamento e riutilizzo delle acque reflue.

Sorrento, Villa Comunale (ph. Carlo D'Auria)

Sorrento, Villa Comunale (ph. Carlo D’Auria)

Il turismo, specialmente quello di massa, ha avuto un impatto profondo e complesso sul territorio di Sorrento, trasformando in modo significativo sia l’uso delle vie del centro storico che le modalità di mobilità interna. La città, con il suo patrimonio storico e paesaggistico unico, è stata soggetta a cambiamenti sostanziali, correlati alla crescente affluenza di visitatori e alle necessità di un’offerta turistica sempre più diversificata e standardizzata.

Da un lato, il turismo ha modificato l’uso e la simbologia delle strade principali di Sorrento, come analizzai nel mio contributo del libro di dieci anni fa (Gugg 2014). Strade come Corso Italia, Via degli Aranci e Via San Cesareo riflettono l’evoluzione della città e il suo adattamento alle nuove esigenze turistiche. Corso Italia, originariamente creato per segnare un’epoca borghese e il rinnovamento urbano, ora funge da arteria centrale per il commercio e l’ospitalità turistica. Via degli Aranci, simbolo dell’espansione automobilistica, ha visto il suo uso trasformarsi con l’aumento della presenza di veicoli turistici e autobus. Via San Cesareo, sebbene una volta punto focale della vita cittadina, ha assunto un ruolo più turistico, diventando il teatro di passeggiate lente e scoperte culturali. Queste vie, un tempo rappresentative di uno stile di vita locale, ora servono come palcoscenici per un turismo che ricerca esperienze visivamente e sensorialmente gratificanti, contribuendo a una nuova simbologia urbana che risponde a dinamiche di consumo globale.

Dall’altro lato, il saggio di Giovanni Fiorentino (2014b) illustra come la mobilità interna a Sorrento sia stata rivoluzionata dalle esigenze turistiche. La città ha visto un cambiamento radicale nei mezzi di trasporto utilizzati per le escursioni e i trasferimenti, passando dai tradizionali taxi familiari a una varietà di veicoli turistici come minibus e trenini. Piazza Tasso e Piazza de Curtis sono diventati i fulcri della mobilità turistica, servendo come punti di partenza per numerose escursioni. L’introduzione di servizi come City Sightseeing (oggi, nel 2024, sospeso), con i suoi autobus a due piani, e l’espansione della mobilità con minibus e trenini, riflettono un modello di turismo standardizzato e globalizzato che mira a offrire esperienze rapide e prevedibili. Questo cambiamento non solo ha influenzato il paesaggio urbano, ma ha anche modificato le modalità di spostamento all’interno della città, con un aumento del traffico e una trasformazione delle strade in percorsi turistici.

Sorrento, Villa Comunale (ph. Carlo D'Auria)

Sorrento, Villa Comunale (ph. Carlo D’Auria)

I cambiamenti più visibili sono dunque nelle strade storiche e nei mezzi di trasporto, che fungono da palinsesto su cui si sovrappongono le diverse stratificazioni del tempo. Stiamo assistendo a una transizione verso un modello turistico che, pur cercando di mantenere la specificità locale, è sempre più orientato a soddisfare le esigenze di un mercato globale e uniformato, talvolta nelle sue forme estreme di “mcdonaldizzazione” e “disneyzzazione” (Ritzer 1997) in cui l’esperienza turistica non è solo efficiente, ma anche e soprattutto prevedibile e controllata.

Dai dati e dalle considerazioni precedenti, risulta evidente come la pressione turistica su Sorrento sia non solo già notevole, ma in costante aumento, dacché è lecito domandarsi se possa superare (o se lo abbia già fatto) la “capacità di carico” (carrying capacity) della località, per cui si possa parlare di “overtourism”. La città, con una densità turistica molto alta rispetto alla media nazionale, deve gestire un flusso di visitatori che potrebbe superare le risorse disponibili e compromettere la qualità dell’ambiente urbano e dei servizi. Sebbene fondamentali nella gestione del turismo contemporaneo, però, i due concetti di “carrying capacity” e “overtourism” non risolvono tutte le questioni teoriche e pratiche, perché presentano sia dei punti di forza che di debolezza, che ne influenzano l’efficacia e l’applicazione concreta.

Sorrento, Villa Comunale (ph. Carlo D'Auria)

Sorrento, Villa Comunale (ph. Carlo D’Auria)

La nozione di carrying capacity offre un quadro di riferimento per pianificare e gestire il turismo in modo sostenibile, dal momento che consente di identificare il numero massimo di visitatori che un’area può sostenere senza causare danni significativi. Inoltre, tale concetto aiuta a monitorare e mitigare gli impatti ambientali e sociali negativi del turismo, come il sovraffollamento e la degradazione delle risorse naturali e culturali. Allo stesso tempo, tuttavia, questo indicatore non è un valore fisso e preciso, per cui la sua definizione e misurazione possono essere nebulose e variare a seconda delle metodologie e dei criteri utilizzati, dacché rende difficile stabilire limiti concreti e universali. Inoltre, la carrying capacity non tiene completamente conto delle capacità di adattamento e innovazione, come lo sviluppo di nuove tecnologie o modifiche strutturali che possono alterare la capacità di carico effettiva. Ad esempio, l’espansione verticale degli edifici o l’implementazione di tecnologie eco-sostenibili possono modificare le dinamiche di capacità di carico, ma spesso le loro conseguenze a lungo termine non sono immediatamente evidenti.

Similmente, il concetto di overtourism è utile per identificare quando e dove il turismo supera la capacità di carico di una destinazione, evidenziando i problemi legati alla congestione e alla degradazione; infatti, contribuisce a focalizzare l’attenzione sugli effetti negativi del turismo eccessivo, ma anche sulla qualità della vita dei residenti e sull’esperienza dei turisti, promuovendo strategie per alleviare questi impatti. Parallelamente, l’overtourism può variare a seconda del contesto, per cui può avere interpretazioni variegate e determinare strategie di gestione non uniformi. Spesso, le risposte all’overtourism sono reattive piuttosto che preventive e certe soluzioni possono arrivare dopo che i danni sono già stati fatti, piuttosto che anticipare e prevenire i problemi attraverso una pianificazione proattiva.

Sorrento, Villa Comunale (ph. Carlo D'Auria)

Sorrento, Villa Comunale (ph. Carlo D’Auria)

E allora torniamo alla questione centrale: a Sorrento è stata superata la carrying capacity e, dunque, c’è overtourismNel nostro caso, questi concetti offrono una base utile per comprendere e affrontare le sfide legate al turismo contemporaneo, ma siccome la carrying capacity deve essere valutata in modo dinamico, considerando le modifiche infrastrutturali e le innovazioni tecnologiche, l’overtourism resta un’immagine evocativa che non si sa bene come monitorare e, eventualmente, gestire. Nella mia esperienza diretta di sorrentino, la cui famiglia ha solo parzialmente dei legami con l’economia turistica, la sensazione è che da alcuni anni, soprattutto dopo la crisi pandemica, ci sia un certo sovraffollamento, verso cui provo un malessere crescente. Questa però resta una sensazione personale, forse estendibile alla mia cerchia sociale più intima e probabilmente dovuta al mio vissuto, ma non è un dato “oggettivo” su cui costruire analisi più solide.

Per sciogliere questo nodo è necessario individuare un ulteriore concetto, che l’osservazione antropologica può aiutare a individuare: si tratta della “turismofobia” (che può essere declinato anche come “turistifobia”) [3]. In altre parole, una località può superare la capacità di carico, tuttavia può anche adeguare le proprie infrastrutture e, dunque, non scivolare nell’overtourism, per cui, per comprendere se a Sorrento – o in località simili – ci sia un eccesso di turismo è necessario osservare la comunità locale. Letteralmente, la nozione di turismofobia (o turistifobia) implica una crescente ostilità o disagio da parte dei residenti nei confronti del turismo e, quindi, aggiunge una dimensione sociale al dibattito su come e quando il turismo diventa problematico.

Il fenomeno della turismofobia può manifestarsi attraverso proteste, vandalismo, espressioni di disagio o sentimenti di sfruttamento da parte dei residenti, ossia delle reazioni che spesso emergono quando il volume e l’impatto del turismo ha superato il livello di tolleranza e di accettazione della popolazione locale. In questo senso, la turismofobia è un indicatore sociale, perché segnala che il turismo ha sorpassato non solo i limiti fisici e ambientali, ma anche i confini della sopportazione sociale e culturale. Da tale prospettiva, questo concetto aiuta a identificare le aree in cui il turismo potrebbe aver raggiunto un punto di saturazione non solo in termini di capacità ambientale e infrastrutturale, ma anche in termini di accettazione e benessere della popolazione. In altre parole, quando la comunità locale esprime chiaramente disagio e opposizione, significa che il livello di turismo ha raggiunto un punto critico di sostenibilità sociale ed è necessario intervenire per riequilibrare la situazione e ripristinare un bilanciamento più sostenibile tra residenti e visitatori.

Sorrento, Villa Comunale (ph. Carlo D'Auria)

Sorrento, Villa Comunale (ph. Carlo D’Auria)

A Sorrento – ma lo stesso vale per gli altri centri del comprensorio turistico campano, da Capri a Ischia e da Pompei alla Costiera Amalfitana – sebbene ci siano alcuni disappunti per le code automobilistiche causate da innumerevoli vetture, autobus, taxi e minivan, e per comportamenti inappropriati di certi turisti, come schiamazzi notturni, risse e ubriachezza [4], nulla lascia immaginare che a breve possano esplodere delle proteste turismofobiche. Ad oggi, questo fenomeno sembra essere più tipico delle grandi città d’arte o di loisir, dove la pressione turistica è più acuta, le tensioni sociali più evidenti e la diversificazione economico-lavorativa più marcata (d’altronde, è comprensibile che sia più difficile opporsi agli eccessi del turismo là dove il reddito familiare è prodotto sostanzialmente solo da quel settore o dal suo indotto).

Un esempio emblematico è Venezia, dove l’amministrazione comunale ha introdotto una tassa per i soggiorni brevi (ma dai dubbi risultati sul contenimento della pressione antropica) e dove i residenti hanno organizzato numerose manifestazioni per opporsi al passaggio delle grandi navi da crociera nei canali della laguna. Queste proteste sono motivate da preoccupazioni ambientali e dall’eccesso di turismo che danneggia l’integrità della città storica, dacché il movimento “No Grandi Navi” ha condotto diverse azioni, tra cui manifestazioni pubbliche e sit-in, per chiedere il divieto di accesso alle navi da crociera più ingombranti, ritenute responsabili dell’usura dei monumenti e dei canali, oltre che dell’eccessivo affollamento.

A Barcellona, in Spagna, ci sono stati atti di vandalismo contro i bus turistici o “spari” con pistole ad acqua sui turisti, spesso perpetrati da gruppi di residenti che ritengono che il turismo di massa stia deteriorando la qualità della vita nei quartieri residenziali. La campagna «El turismo mata los barrios» (“Il turismo uccide i quartieri”) è stata utilizzata dagli attivisti locali per evidenziare l’impatto negativo del turismo sulla vita quotidiana, sull’escalation dei prezzi e sul cambiamento della natura dei quartieri storici (Vinals 2024).

A Nizza, in Francia, sono comparsi adesivi con il messaggio “Tourists Go Home” nelle strade del centro storico, cuore del ciondolare turistico, espressione del malcontento di alcuni residenti verso un senso di invadenza e di alterazione del carattere “autentico” del quartiere. Anche ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, gli abitanti hanno manifestato in diverse occasioni contro il turismo di massa, in particolare contro gli affitti brevi per turisti, come quelli offerti da Airbnb, che contribuiscono alla gentrificazione e al sovraffollamento di alcune zone cittadine. A Palma di Maiorca, ancora in Spagna, i residenti delle zone costiere hanno partecipato a manifestazioni di protesta contro la “industrializzazione” del turismo e l’impatto ambientale associato, come l’inquinamento delle spiagge e il sovraffollamento dei servizi pubblici. Mentre sull’isola greca di Santorini le autorità locali hanno invitato i residenti a non uscire di casa nei “giorni di emergenza”, come il 23 luglio 2024, quando sull’isola – che normalmente ha 15 mila residenti – sono sbarcati 11 mila turisti in un giorno solo [5].

Sorrento, Marina Piccola (ph. Carlo D'Auria)

Sorrento, Marina Piccola (ph. Carlo D’Auria)

Infine, a Napoli – dove il turismo è più recente, ma alquanto impetuoso, per cui il comune si è dotato di un “Osservatorio Turistico Urbano” [6] – si sono verificate proteste contro gli affitti “mordi e fuggi” e l’espulsione delle famiglie dal centro cittadino, un fenomeno che sottolinea come il turismo possa contribuire alla gentrificazione e alla perdita di tessuto sociale locale. Proprio nel capoluogo partenopeo è andata organizzandosi la sezione italiana della “rete SET” (Sud Europa Turistificazione), cioè un coordinamento di associazioni, collettivi e comitati di quartiere che raccoglie esperienze diffuse soprattutto in Spagna, con le prime adesioni anche in Italia (Venezia e per l’appunto Napoli) e in altri Paesi sud-europei.

Questi esempi mostrano che la turismofobia può manifestarsi in vari modi, dalle iniziative spontanee di opposizione pubblica al vandalismo, fino alla creazione di campagne di sensibilizzazione, ma sostanzialmente in grandi città o in località che sono prossime al collasso. La crescente resistenza da parte delle comunità locali suggerisce che il turismo può raggiungere un punto di saturazione in cui non è più sostenibile, non solo in termini ambientali e infrastrutturali, ma anche sociali e culturali. Riconoscere e rispondere a queste manifestazioni di disagio è cruciale per gestire il turismo in modo più equilibrato e sostenibile.

Un’avversione turismofobica, tuttavia, può aversi anche tra gli stessi turisti. È un chiaro segnale di allarme, infatti, il calo delle prenotazioni perché l’attrattività di una località turistica è diminuita quando il suo appeal si è degradato a causa di un peggioramento dell’ecosistema ambientale e sociale, per l’aumento indiscriminato dei prezzi, per la banalizzazione della cultura locale, per la mancanza di quiete e privacy. Se l’esperienza di viaggio diventa sempre meno soddisfacente, si ha una “turismofobia indotta”, in cui i turisti stessi, consapevoli degli impatti negativi del loro comportamento, scelgono di evitare destinazioni sovraffollate e degradate, avviando una fase di declino per quella specifica località.

Definire e misurare l’overtourism in termini assoluti resta un’operazione difficile, eppure il suo rischio è concreto, perché minaccia l’equilibrio economico, sociale e ambientale delle destinazioni turistiche. Rappresenta una sfida complessa e multidimensionale, le cui tendenze vanno tempestivamente denunciate come un modello di sviluppo insostenibile. Da questo punto di vista, torna utile il concetto di “postsviluppo” elaborato da Arturo Escobar (2007), con cui si criticano i paradigmi tradizionali di sviluppo e si promuovono modelli alternativi che rispettino le diversità locali e valorizzino le pratiche sostenibili. Secondo Escobar, è fondamentale ripensare lo sviluppo come un processo che deve emergere dalle specificità culturali, sociali ed ecologiche delle comunità, piuttosto che essere imposto attraverso modelli uniformi e spesso distruttivi. Incorporare tali prospettive teoriche nel dibattito sull’overtourism può contribuire a costruire strategie più eque e sostenibili, che tengano conto delle esigenze e dei valori delle popolazioni locali, e che puntino a scongiurare l’erosione delle risorse naturali e culturali locali e le tensioni e i conflitti tra residenti e turisti, compromettendo la coesione sociale e il tessuto comunitario.

Sorrento, Villa Comunale (ph. Carlo D'Auria)

Sorrento, Villa Comunale (ph. Carlo D’Auria)

Il turismo è il motore economico principale di Sorrento e della sua penisola, generando benessere e ricchezza reale per la comunità locale. Tuttavia, il crescente afflusso turistico solleva preoccupazioni significative riguardo alla pressione sulle infrastrutture esistenti, alla qualità della vita dei residenti e alla stessa attrattività della località. Il turismo, infatti, funziona spesso per somiglianze e analogie: le persone visitano un luogo perché altri lo fanno, cercando conferma nelle esperienze altrui. Per oltre due secoli, Sorrento ha incarnato l’ideale romantico del Mediterraneo (Violi, Lorusso 2011), affascinando viaggiatori e artisti, ma rischia oggi di soccombere al peso stesso della sua fama, con il pericolo che questo charme senza tempo si trasformi in una trappola, dove la sua unicità e differenza viene sacrificata all’omologazione e alla quantità.

La Penisola Sorrentina è un ecosistema delicato sottoposto a pressioni crescenti, per cui un afflusso massiccio di visitatori può avere impatti devastanti sul territorio, contribuendo all’inquinamento, alla perdita di biodiversità e al degrado dell’ambiente. Affrontare l’overtourism in questa regione richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga governi, amministrazioni locali, operatori turistici, residenti e turisti. Le amministrazioni devono implementare politiche di gestione sostenibile, limitando il numero di visitatori e promuovendo il turismo diffuso per alleggerire la pressione sulle aree più affollate. Gli operatori turistici devono adottare pratiche responsabili, offrendo esperienze autentiche e sostenibili che valorizzino il patrimonio culturale e naturale del luogo. I residenti devono essere attivamente coinvolti nelle decisioni politiche turistiche per garantire che le loro esigenze e preoccupazioni siano ascoltate e rispettate. I turisti, infine, devono diventare consumatori consapevoli, scegliendo destinazioni meno affollate e adottando comportamenti rispettosi dell’ambiente e della cultura locale.

Solo attraverso una governance multilivello e una collaborazione tra tutti gli attori coinvolti sarà possibile sviluppare soluzioni sostenibili per preservare Sorrento e la Penisola Sorrentina per le generazioni future, evitando che diventino vittime del loro stesso successo. 

Dialoghi Mediterranei, n. 69, settembre 2024 
Note
[1] Il volume è scaricabile gratuitamente in pdf a questo indirizzo web: https://www.cmea.it/libri/il-destino-del-luogo.pdf
[2] ANSA, “Completati lavori alla condotta idrica Penisola Sorrentina-Capri”, 1 agosto 2024: https://www.ansa.it/campania/notizie/2024/08/01/completati-lavori-alla-condotta-idrica-penisola-sorrentina-capri_e8303dc5-0e74-456f-a362-0b391a88a349.html
[3] Il suffisso “fobia” potrebbe piegare il senso del concetto in senso troppo avversativo o patologico, per cui potrebbe essere necessario individuare un neologismo più sfumato e sfaccettato, come ad esempio “turismoclash”, che evoca l’idea di uno scontro o di una collisione tra residenti e turisti, o “turismotensione”, che sottolinea la necessità di trovare un equilibrio tra le esigenze dei due gruppi, o, ancora, “turismofatiga”, al fine di evidenziare la sensazione di stanchezza e irritazione causata dal turismo.
[4] Sulla “maleducazione” dei turisti, si veda Messias 2024.
[5] Si veda il servizio di Mattéo Ciaravino per «BFMTV»: “‘C’est la folie’: l’île de Santorin, en Grèce, victime du surtourisme” (27 luglio 2024): https://www.bfmtv.com/international/europe/grece/c-est-la-folie-l-ile-de-santorin-en-grece-victime-du-surtourisme_AV-202407270207.html
[6] La presentazione dell’Osservatorio Turistico Urbano della città di Napoli è avvenuta nel mese di aprile 2024: https://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/47564 
Riferimenti bibliografici
Berrino, Annunziata, 2011: Storia del turismo in Italia, Il Mulino, Bologna.
Cicatiello, Lorenzo; De Simone, Elina, 2014: “Il mercato turistico della penisola sorrentina: un’analisi economica”, in Fiorentino (a cura di), Il destino del luogo…, op. cit.
Escobar, Arturo, 2007: “Post-development as Concept and Social Practice”, in Aram Ziai (a cura di), Exploring Post development, Zed Books, Londra.
Fiorentino, Giovanni (a cura di), 2014: Il destino del luogo – Sorrento, turismo, ambiente, cultura e immaginario, CMEA (Centro Meridionale di Educazione Ambientale), Sorrento (Napoli).
Fiorentino, Giovanni, 2014: “Sorrento in movimento. Mezzi di locomozione e immaginario turistico”, in Fiorentino (a cura di), Il destino del luogo…, op. cit.
Gugg, Giovanni, 2014: “Cronografie urbane del turismo”, in Fiorentino (a cura di), Il destino del luogo…, op. cit.
Gugg, Giovanni, 2015: “Parcheggi d’arancio. Se una legge permette di consumare gli agrumeti e il sottosuolo della Penisola Sorrentina”, in Aa.Vv., Recuperiamo terreno. Politiche, azioni e misure per un uso sostenibile del suolo (atti del convegno), ISPRA, Milano.
Marasco, Alessandra; Morvillo, Alfonso; Maggiore, Giulio; Becheri, Emilio (a cura di), 2023: Rapporto sul turismo italiano. XXVI edizione. 2022-2023, Edizioni CNR, Roma: https://www.cnr.it/sites/default/files/public/media/attivita/editoria/CNR_XXVI_Rapporto_aggiornato.pdf
Messias, Thomas, 2024: “Qu’est-ce qui explique que les touristes se comportent plus mal que jamais ?”, in “Slate”, 20 luglio: https://www.slate.fr/story/267638/touristes-voyageurs-degradations-comportement
Ritzer, George, 1997: Il mondo alla McDonald’s, Il Mulino, Bologna.
Vinals, Carole, 2024: “Le modèle touristique espagnol atteint-il ses limites ?”, in “The Conversation”, 23 luglio: https://theconversation.com/le-modele-touristique-espagnol-atteint-il-ses-limites-234954
Violi, Patrizia; Lorusso, Anna Maria (a cura), 2011: Effetto Med. Immagini, discorsi, luoghi, Lupetti, Bologna.

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Giovanni Gugg, dottore di ricerca in Antropologia culturale è assegnista di ricerca presso il LESC (Laboratoire d’Ethnologie et de Sociologie Comparative) dell’Université Paris-Nanterre e del CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique) e docente a contratto di Antropologia urbana presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Università “Federico II” di Napoli. Attualmente è scientific advisor per ISSNOVA (Institute for Sustainable Society and Innovation) e membro del consiglio di amministrazione del CMEA (Centro Meridionale di Educazione Ambientale). I suoi studi riguardano il rapporto tra le comunità umane e il loro ambiente, soprattutto quando si tratta di territori a rischio, e la relazione tra umani e animali, con particolare attenzione al contesto giuridico e giudiziario. Ha recentemente pubblicato per le edizioni del Museo Pasqualino il volume: Crisi e riti della contemporaneità. Antropologia ed emergenze sanitarie, belliche e climatiche.
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