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Il viaggio del pensiero. Intervista a Giuseppe Profeta

Giuseppe Profeta (ph. Gianfranco Spitilli)

Giuseppe Profeta, 3 luglio 2015 (ph. Gianfranco Spitilli)

di Gianfranco Spitilli 

Ho conosciuto Giuseppe Profeta nel 2009, quando ho pubblicato il mio lavoro Cerqueto è fatto a ferro di cavallo. L’attività di Don Nicola Jobbi in un paese montano dell’Appennino centrale (1963-1984). Lo avevo interpellato nelle fasi di stesura, per chiarificare la gestazione di alcuni documenti sonori presenti fra i materiali del parroco, riconducibili alla raccolta nazionale Tradizioni orali non cantate diretta da Alberto M. Cirese, documentati a Cerqueto nel 1969 e depositati a suo nome presso la Discoteca di stato di Roma, come coordinatore dell’area abruzzese [1].

Accettò di presentarlo assieme, proprio a Cerqueto di Fano Adriano (TE), il 5 giugno del 2010, ricordando in quella occasione il lungo rapporto di amicizia e di collaborazione che a Don Jobbi lo legava dalla prima metà degli anni sessanta, quando il prete etnografo intraprese il proprio percorso di ricerca intensiva presso le comunità dell’Alta Valle del Vomano che lo portò, già dai primi anni di residenza, a fondare a Cerqueto il primo museo etnografico d’Abruzzo nel 1964. Giuseppe Profeta, assieme a Paolo Toschi, di cui era allievo, si interessò alla raccolta dai suoi esordi, pubblicando un breve ma significativo articolo, il primo che dedicava attenzione all’iniziativa [2].

Giovanni Leonardi con il suo asino nei pressi della chiesa di Santa Reparata. Seduti a terra si riconoscono Giuseppe Profeta, il fotografo Beppe Monti e Bruno Misantoni in penombra. Cerqueto di Fano Adriano (TE), 25 luglio 1965 (Foto di Don Nicola Jobbi, Fondo Jobbi, Biblioteca Melchiorre Dèlfico/Centro Studi Don Nicola Jobbi)

Giovanni Leonardi con il suo asino nei pressi della chiesa di Santa Reparata. Seduti a terra si riconoscono Giuseppe Profeta, il fotografo Beppe Monti e Bruno Misantoni in penombra. Cerqueto di Fano Adriano (TE), 25 luglio 1965 (Foto di Don Nicola Jobbi, Fondo Jobbi, Biblioteca Melchiorre Dèlfico/Centro Studi Don Nicola Jobbi)

Il 6 agosto del 1964, solo pochi giorni dopo l’inizio dell’appassionata ricerca fra le case assieme ai giovani cerquetani, Don Nicola pensava già a un “piccolo museo”, e invitò Toschi a visitarlo in occasione della festa di Sant’Egidio e ad ascoltare “dalla viva voce dei nostri cardatori, il loro idioma particolare, detto ‘trignina’ e parlato soltanto dai nostri vecchi e dai loro colleghi di Pietracamela”, come riporta nella lettera conservata oggi presso il Fondo Jobbi della Biblioteca Regionale Melchiorre Dèlfico di Teramo [3]. Toschi rispose a quella prima comunicazione, scusandosi di non poter essere presente a causa di un imminente congresso nel quale era impegnato ad Atene; assieme allo stesso Profeta, incontrerà il giovane parroco in più di una circostanza fra il 1964 e il 1966 [4], incoraggiandolo a realizzare a Cerqueto una Casa-Museo dedicata al settore pastorale-agreste, come sede distaccata di un più ampio Museo Etnografico Abruzzese [5].

Lettera di Paolo Toschi a Don Nicola Jobbi, 14 agosto 1964 (Fondo Jobbi, Biblioteca Regionale “Melchiorre Dèlfico”/Centro Studi Don Nicola Jobbi)

Lettera di Paolo Toschi a Don Nicola Jobbi, 14 agosto 1964 (Fondo Jobbi, Biblioteca Regionale “Melchiorre Dèlfico”/Centro Studi Don Nicola Jobbi)

Non è mia intenzione, in questa sede, ripercorrere le articolate tappe dell’itinerario scientifico e didattico di Giuseppe Profeta, ma di presentarne, in occasione dei suoi 99 anni, un’intervista realizzata presso il suo studio a Teramo il 3 luglio del 2015, circondato dai libri e dalle memorie di un’intera vita dedicata alla demologia [6]. In una lunga conversazione, di quasi due ore, abbiamo ripercorso alcune di queste tappe a partire dalla sua storia familiare e dall’infanzia, trascorsa nel paese di Arsita, alle falde del Monte Camicia e della catena del Gran sasso dove, nipote di mezzadri e figlio di un piccolo artigiano, ha preso avvio la sua difficile formazione, animata fin da allora, da quegli esordi così precari, da un insopprimibile desiderio di miglioramento della propria condizione, dall’esigenza di non dover rinunciare allo studio e alla propria crescita culturale, alla propria scoperta del mondo oltre i confini ai quali era destinato. Per proseguire quindi con la formazione scolastica e universitaria, le innumerevoli prove, i concorsi, la direzione didattica, l’accesso all’accademia italiana e il suo percorso di docente in numerosi atenei, dall’Università della Calabria a quella dell’Aquila, quindi alle università di Chieti e di Teramo, fino al pensionamento.

Giuseppe Profeta, 31 ottobre 2019 (ph. di Gianfranco Spitilli)

Giuseppe Profeta, 31 ottobre 2019 (ph. Gianfranco Spitilli)

Nella selezione effettuata e qui presentata, l’attenzione si focalizza sulla prima parte dell’intervista, in cui Giuseppe Profeta descrive il luogo in cui ci troviamo e inizia una lunga dissertazione, punteggiata di tanto in tanto dai miei interventi, in cui esprime la sua passione mai esaurita per la ricerca, per la mobilità sconfinata della mente umana – pur dentro cornici razionali che ne contengono la dispersione –, per le intuizioni originali, divergenti, per le problematiche universali e le risoluzioni a piccoli e specularmente grandi quesiti, definendo il proprio un cammino “per ispirazione”, un tentativo costante di “riduzione del molteplice all’unicità”, e viceversa. È una conversazione ricca, densa di affascinanti connessioni e di interessi plurali, ispirati alla base dalla prospettiva demologica e, più ampiamente, antropologica, ma anche da riferimenti alla biologia, alla psicologia, alla letteratura, a quel “viaggiare” del pensiero, successivo a un’autonoma scoperta, che lo ha spinto a coltivare una vastità di sollecitazioni e prospettive interdipendenti. 

edizione del 2011

edizione del 2011

«Con san Domenico ci ho fatto parentela», sostiene, riferendosi alla lunga frequentazione con il culto di san Domenico abate nell’Appennino centrale, al quale ha dedicato numerosi e importanti studi, come Un culto pastorale contro i morsi di lupi, serpenti e cani rabbiosi. Inchiesta sul culto popolare di s. Domenico di Cocullo, del 1988, poi ripubblicato in edizione rinnovata e ampliata nel 1993 [7]: un lavoro esemplare, molto apprezzato da Alfonso M. di Nola, che lo definisce «un approfondimento esaustivo e definitivo, che integra, attraverso l’analisi di ogni dato possibile, tutti gli altri contributi precedenti»[8] e «riconnette l’abbondanza dei dati storici nell’ambito di una chiara antropologia simbolica: il culto del dente traveste e sottende una metafora oppositoria, quella dell’antagonismo fra il dente positivo e miracoloso del santo (conservato come reliquia in Cocullo e in altri centri) e il dente negativo dell’ofido, del cane e del sofferente di odontalgie, metafora questa che, in forma magico-materiale, esprime, in una cultura agro-pastorale, il più ampio sistema oppositorio fra bene e male, fra rischio esistenziale e riscatto dal rischio grazie all’intervento potente» [9].

edizione del 1990

edizione del 1990

Così come narra la sua fascinazione per il concetto di vascolarità e di cavità, per l’uomo inteso quale «catena, associazione, sistema di vasi», per ciò che definisce «il problema dei vasi» all’interno di un lungo, preliminare saggio pubblicato su “Lares” nel 1973 con il titolo La logica del recipiente. Ricerca su funzionalismo e antropomorfismo vascolari [10], trascrizione e ampliamento di una comunicazione letta al I° Congresso Internazionale di Etnologia Europea, svoltosi a Parigi, al Musée de l’Homme, nel 1971, e ripreso successivamente in due pubblicazioni interdipendenti: la prima, con omonimo titolo, ma rivista e ulteriormente ampliata, nel 1974 [11]; la seconda, L’acqua e il vaso nella vascolarità universale, aperta da una prefazione di Pietro Clemente e portata a termine nel 2020 come esito di un mai interrotto percorso di ripensamento, revisione, ridefinizione, in cui Profeta elabora una riflessione sul grande sistema idrovascolare del globo terracqueo, l’influenza esercitata sulla vita fisica e culturale mediante una miriade di sotto-sistemi idro-vascolari animati da una continua sequenza di riempimento degli spazi vuoti e svuotamento degli spazi pieni, gli aspetti sovrastrutturali di carattere estetico, iconico e tecnico [12].

Una parte della collezione di vasi e recipienti zoomorfi di Giuseppe Profeta, all’interno del suo studio, 3 luglio 2015 (foto di Gianfranco Spitilli)

Una parte della collezione di vasi e recipienti zoomorfi di Giuseppe Profeta, all’interno del suo studio, 3 luglio 2015 (ph. Gianfranco Spitilli)

Ho avuto accesso più di una volta a questo spazio protetto, al fascino emanato dalla continua riplasmazione del suo ordine interno, che Giuseppe Profeta mi ha di volta in volta descritto, fino alla sistemazione definitiva, preliminare alla donazione della sua biblioteca e del suo archivio effettuata nel 2022 alla Biblioteca Regionale “Melchiorre Dèlfico” di Teramo. Sono state occasioni di confronto e di ascolto, andate avanti regolarmente negli anni, da cui ho infine tratto una seconda intervista, il 31 ottobre del 2019, in cui Profeta mi illustra in dettaglio gli esiti di questo riordino, corrispondente a una precisa organizzazione del pensiero e della sua pratica di lavoro, di riflessione, di scrittura, del quale mi ha reso partecipe illustrandomi l’architettura implicita che le sue classificazioni andavano componendo in modo sempre più chiaro e strutturato, la distribuzione tematica, l’accorpamento o distanziamento di materie, autori, argomenti in base a criteri funzionali alle sue ricerche, alla sua percezione delle discipline, alla sua concezione del sapere. 

Dialoghi Mediterranei, n. 61, maggio 2023 
Note
[1] Alberto M. Cirese, Liliana serafini (a cura di), con la collaborazione iniziale di Aurora Milillo, Tradizioni orali non cantate. Primo inventario nazionale per tipi, motivi o argomenti, Discoteca di stato, Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, Roma, 1975; ci si riferisce, in particolare, ad alcuni brani della raccolta AELM 48 (G. Profeta, G. Di Domenicantonio, Abruzzo 9): XII-XVII, 685, 690, 693, 697. Per ulteriori dettagli, cfr.: Gianfranco Spitilli, Cerqueto è fatto a ferro di cavallo. L’attività di Don Nicola Jobbi in un paese montano dell’Appennino centrale (1963-1984), Ricerche&Redazioni, Teramo, 2009 : 59, 81, 105; Id., Un pasteur à l’écoute Les archives sonores de Don Nicola Jobbi comme système de relations anthropologiques, in Evangelos Karamanes (éd.), Du terrain à l’archive: les archives de folklore et d’ethnologie en tant que pôles de recherche, d’éducation et de culture, Actes du XXXIème Atelier du réseau FER-EURETHNO du Conseil de l’Europe, Athènes, 14-16 septembre 2018, Editions du Centre de Recherches du Folklore Hellénique de l’Académie d’Athènes, Athènes : 224-225.
[2] Giuseppe Profeta, Un popolo forte e gentile, in “Tuttitalia”, Abruzzo e Molise, 4, Firenze 1965: 222.
[3] Don Nicola Jobbi, Lettera a Paolo Toschi, Cerqueto di Fano Adriano, 6 agosto 1964, in A-I 16, Fondo Jobbi, Biblioteca Regionale “Melchiorre Dèlfico”/Centro studi Don Nicola Jobbi. La vicenda è ampiamente descritta in Gianfranco Spitilli, op. cit., 2009: 42-47.
[4] Paolo Toschi, Lettera a Don Nicola Jobbi, Badia Tedalda, 14 agosto 1964, in A-I 16, Fondo Jobbi, Biblioteca Regionale “Melchiorre Dèlfico”/Centro studi Don Nicola Jobbi. La lettera è integralmente trascritta e riprodotta in: Gianfranco Spitilli (a cura di), L’ascolto e la visione. Don Nicola Jobbi e l’Appennino centrale del XX secolo, catalogo della mostra, Edizioni Centro Studi Don Nicola Jobbi, Teramo: 231-233. Della presenza di Toschi dà inoltre testimonianza lo stesso Don Nicola in Nascita di un museo, in Tradizioni a Cerqueto. Cultura materiale, Regione Abruzzo/Ente Provinciale per il Turismo, Teramo, 1983: 31. Altri riferimenti alle visite di Toschi sono in: Mario Scarselli, Lettera a Don Nicola Jobbi, Campiglio, 26 febbraio 1967, in A-I 46, Cartella 1, Fondo Jobbi, Biblioteca Regionale “Melchiorre Dèlfico”/Centro studi Don Nicola Jobbi.
[5] Don Nicola Jobbi, Un museo fra le rocce, “Abruzzo Oggi”, a. 1, n. 2, agosto 1966: 11.
[6] L’intervista si può visionare su questo link: https://vimeo.com/818081447
[7] Giuseppe Profeta, Un culto pastorale contro i morsi di lupi, serpenti e cani rabbiosi. Inchiesta sul culto popolare di s. Domenico di Cocullo, Edizioni dell’Università Editrice, Pescara, 1988; Id., Un culto pastorale sull’Appennino, edizione rinnovata e ampliata, Libreria dell’Università Editrice, Pescara, 1993.
[8] Alfonso M. di Nola, Recensione a Un culto pastorale contro i morsi di lupi, serpenti e cani rabbiosi. Inchiesta sul culto popolare di s. Domenico di Cocullo, “Lares”, 56, 1-2, 1990: 291.
[9] Ivi: 292. Profeta produrrà in seguito una monumentale opera di raccolta, revisione e ulteriore ampliamento, attraverso numerose appendici integrative, delle sue produzioni attorno al culto di san Domenico: S. Domenico abate di Sora e di Cocullo. Dalla illuministica religione del serpente pagano alla vera origine popolare del sacro dente cristiano attraverso la scoperta di nuovi documenti e di nuovi centri di culto, Edizioni Libreria Colacchi, L’Aquila, 2011 (672 pagine).
[10] Giuseppe Profeta, La logica del recipiente. Ricerca su funzionalismo e antropomorfismo vascolari, “Lares”, 39, 3-4, 1973: 209-291.
[11] Giuseppe Profeta, La logica del recipiente. Ricerca su funzionalismo e antropomorfismo vascolari, Centro tecnico culturale ed assistenziale, L’Aquila 1974.
[12] Giuseppe Profeta, L’acqua e il vaso nella vascolarità universale, Menabò, Ortona, 2020. Giovanni Pizza definisce lo studio “una compiuta antropologia comparata dell’acqua e della vascolarità”, in Recensione a L’acqua e il vaso nella vascolarità universale, “Anuac”, 9, 2, 2020: 192. 

APPENDICE

Trascrizione della lettera di Paolo Toschi:
Badia Tedalda (Arezzo)
14 Agosto 1964
Reverendo e caro don Jobbi,
la Sua pregiata lettera del 6 corr. mi viene trasmessa ora quassù, dove sono venuto a trascorrere le vacanze, e dove conto trattenermi fino al 25 corr.
La ringrazio molto per il Suo cortese invito e sarei stato ben lieto di poter venire, anche per conoscerLa di persona e assistere de visu alla festa di S. Egidio. Ma l’informazione datale dall’amico Sgattoni non è esatta. Il I° Settembre io conto di essere ad Atene per prender parte a un Congresso internazionale di studiosi della narrativa popolare, congresso che durerà fino al 10. E fin che S. Egidio non mi concede la grazia dell’ubiquità non potrò, con mio sincero rammarico, esser presente a Cerqueto nello stesso giorno.
Conto invece di venire a Teramo, presso il mio caro amico e discepolo Peppino Profeta nella 2a metà di Settembre e allora si farà una gita anche a Cerqueto…se possibile.
RinnovandoLe i ringraziamenti mi dico a Lei devotissimo.
Paolo Toschi

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Gianfranco Spitilli, PhD in Etnoantropologia, insegna Antropologia Culturale presso il Dipartimento di Scienze della Comunicazione dell’Università di Teramo. Svolge ricerche nel campo dell’antropologia visiva e sonora, dell’etnologia religiosa in Italia centro-meridionale, in Belgio (Vallonia e Limburgo) e in Romania (Transilvania). Dirige il progetto di Cooperazione Internazionale “Réseau Tramontana” (Europa Creativa, Grand Prix Europa Nostra Awards 2020) per l’area italiana (con Giovanni Agresti); è fondatore e direttore del “Centro Studi Don Nicola Jobbi” e ha realizzato numerosi documentari, videoinstallazioni museali, produzioni discografiche, archivi digitali. Tra le ultime pubblicazioni: L’ascolto e la visione. Don Nicola Jobbi e l’Appennino centrale del XX secolo (Edizioni Centro Studi Don Nicola Jobbi, Teramo, 2020, catalogo della mostra); (con Angela M. Zocchi, a cura di) Immagini e ricerca sociale. Un dialogo tra sociologia e antropologia, FrancoAngeli, Milano, 2020; La lecture du temps. Hypothèses d’anthropologie régressive, in Alfonsina Bellio, Inga Kuźma et Audrey Tuaillon Demésy (éd.), Imaginaires du temps. Religion, politique, loisirs, L’Harmattan, Paris, 2020; “Vie d’erba”. Antropologia, pastorizia mobile e conoscenza, in Don Emilio Bettini e Daniela Tondini (a cura di), Un nuovo rinascimento per l’Europa: il ruolo della ricerca e della formazione. V Forum Internazionale del Gran Sasso (Atti del Convegno, Teramo, 29 settembre-1ottobre 2023), 2023; Etnografia sonora e comunicazione: il suono come sistema culturale, in Paolo Coen, Christian Corsi (a cura di), Le professioni del comunicare: passato, presente, futuro (Atti del Convegno della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Teramo, Teramo, 26-27 aprile 2022), Roma, Quasar, 2023.

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Didascalie immagini:

01 Lettera di Paolo Toschi a Don Nicola Jobbi, 14 agosto 1964 (Fondo Jobbi, Biblioteca Regionale “Melchiorre Dèlfico”/Centro studi Don Nicola Jobbi)

02 Giovanni Leonardi con il suo asino nei pressi della chiesa di Santa Reparata. Seduti a terra si riconoscono Giuseppe Profeta, il fotografo Beppe Monti e Bruno Misantoni in penombra. Cerqueto di Fano Adriano (TE), 25 luglio 1965 (Foto di Don Nicola Jobbi, Fondo Jobbi, Biblioteca Melchiorre Dèlfico/Centro Studi Don Nicola Jobbi)

03 Giuseppe Profeta all’interno del suo studio, 3 luglio 2015 (foto di Gianfranco Spitilli)

04 Giuseppe Profeta illustra i contenuti della sua biblioteca, 3 luglio 2015 (foto di Gianfranco Spitilli)

05 Copertina di Un culto pastorale sull’Appennino, nell’edizione del 1993

06 Copertina di s. Domenico abate di sora e di Cocullo, del 2011

07 Copertina di La logica del recipiente, nell’edizione del 1990

08 Copertina di L’acqua e il vaso nella vascolarità universale, del 2020

09 Una parte della collezione di vasi e recipienti zoomorfi di Giuseppe Profeta, all’interno del suo studio, 3 luglio 2015 (foto di Gianfranco Spitilli)

10 Giuseppe Profeta illustra la riorganizzazione della sua biblioteca, 31 ottobre 2019 (foto di Gianfranco Spitilli)

11 Giuseppe Profeta illustra la riorganizzazione della sua biblioteca, 31 ottobre 2019 (foto di Gianfranco Spitilli)

 

 

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