immagini
di Giuseppe Sinatra
Circa un anno fa, Daniele Falco (Palermo 1983), giovane architetto palermitano che pensa da fotografo, mi ha dato l’opportunità di entrare dentro la sua Imago Urbis (Crowdbooks, 2021), facendomi dare un’occhiata al suo lavoro di ricerca fotografico di una vita: prima di conoscere l’argomento, ho sfogliato quelle immagini, le ho squadrate come se fossero degli esseri umani.
Mi piace la prima impressione di una persona, altrettanto mi piace la prima impressione di una o più fotografie: è come affacciarsi per la prima volta da una finestra in una nuova città. Queste immagini sono delle aperture della rappresentazione non importa il dove né il quando sono state realizzate. Lo spazio-tempo dei soggetti è generico ma naturale.
Per questo ci aiutano le parole dell’autore: «Questo è un libro fotografico di ricerca che analizza il rapporto che esiste tra la città e la sua immagine, la sua rappresentazione e più precisamente, la rappresentazione della città attraverso fotografie, riflessi, disegni e modelli, che, all’interno della città stessa, costituiscono una sorta di doppio paesaggio, generano una seconda città, immagine della prima. […]. Imago Urbis, scelto anche ironicamente come titolo di questa ricerca, diventa così Imago Mundi. L’immagine della città è, in fondo, l’immagine dell’umanità che tenta in tutti i modi di rassicurarsi rappresentando o traducendo i segni in qualcosa di riconoscibile, attraverso codici, riproduzioni o grammatiche universali».
La casa editrice Crowdbooks ci dona sempre piccole belle sorprese editoriali. Daniele si è sforzato da fotografo a ricreare e allargare la propria concezione del mondo attraverso queste immagini, aumentando l’illusione delle realtà inventate, sognate, trasognanti. Questo grande compito ha avuto bisogno di abbandono al proprio tempo.
Abbandonarsi al proprio tempo fa sì che attraverso gli occhi del fotografo, il presente si mescoli con il passato e il futuro. Mi sono trovato quindi difronte a un viaggio, una passeggiata in un corridoio lungo, con tante finestre a fare da colonna sonora.
Dentro quelle pagine ho incontrato figure e momenti, quelli che interessano all’arte (ma cosa interessa all’arte?). Nessuna verità, solo mondi sospesi e indefinibili, messi in gioco ogni volta che ho aperto quelle finestre. Non sono secondari inoltre i rimandi eruditi, dotti, esemplari, filologici a Luigi Ghirri e Italo Calvino, personaggi che nella loro poetica hanno tentato di insegnarci a guardare il mondo preconizzando città future perfette o perfettibili.
Ghirri, tempo fa, aveva inventato infatti un progetto didattico, attuato spesso nelle sue lezioni, relativo alle storie della fotografia, storie di contrazioni e dilatazioni. Daniele come uno storico descrive un modo. Il fotografo sapiente come uno storico cerca di sapere cosa si è fatto, a mala pena sa cosa sta succedendo, difficilmente sa cosa succederà.
Ecco che con opere del genere si cerca di tracciare una storia non solo della tecnica e del linguaggio fotografico, ma una storia dell’aprirsi della fotografia in diverse direzioni. Non solo una storia sociale, né la storia di una nuova arte, ma la storia delle possibilità comunicative che la “scoperta” della fotografia ha introdotto nella vita.
Dialoghi Mediterranei, n. 56, luglio 2022
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Giuseppe Sinatra, laureato in Storia dell’Arte, specializzato in Storia della fotografia, insegna tecniche e tecnologie della comunicazione multimediale presso un istituto tecnico e tecnologico. Insieme a un gruppo di lavoro omogeneo e di ricerca è inserito dentro l’associazione “Palermofoto ACSI Matteotti” con la quale gestisce da molti anni una scuola di fotografia a Palermo ed eventi culturali nel campo della promozione all’immagine. Fotografa per lavoro e da fotoamatore, diviene fotoamante e impiegato della fotografia. Fino ad oggi lavora ancora con la macchina fotografica in mano, ricercando per sé e anche per gli altri.
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