Stampa Articolo

In ricordo di Beppe Matulli. L’impegno politico per i detenuti

Fermata Lavagnini Fortezza dedicata a Beppe Matulli  (ph.Sabina Leoncini)

Fermata Lavagnini Fortezza dedicata a Beppe Matulli
(ph. Sabina Leoncini)

di Sabina Leoncini

Chi era Beppe Matulli

È una giornata primaverile di aprile, piena di sole quando ferma al semaforo in viale Spartaco Lavagnini, una delle arterie del traffico fiorentino, mi volto a guardare l’avanzamento dei lavori della nuova linea della tramvia, tanto contestata in origine dagli abitanti del capoluogo toscano, Lavagnini-Fortezza-Libertà-San Marco. «Hanno inserito panchine e fermate nuove», dico a mia figlia, frettolosamente, mentre sta per scattare il rosso. Leggo velocemente il nome della fermata “Lavagnini Fortezza Beppe Matulli”. Mia figlia mi chiede: «Chi è Beppe Matulli?»

«Era il presidente dell’associazione Pantagruel scomparso lo scorso febbraio», rispondo. Questa è la prima risposta che mi è venuta in mente, perché io l’ho conosciuto in questo contesto, quello meno noto della sua vita, ma in realtà era molto di più, ho scoperto dopo la sua scomparsa. Artefice del progetto delle tramvie fiorentine, politico attivo nella DC, Sindaco di Marradi, docente universitario di Statistica, Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana, Consigliere regionale della Toscana, Parlamentare, sottosegretario alla Pubblica Istruzione, vicesindaco di Firenze, assessore alla mobilità, assessore alla cultura nel comune di Scandicci, autore del libro La tranvia e la città, padre di tre figli, appassionato di montagna, «uomo modesto e conciliante, ma molto convinto delle sue idee» [1].

Foto Matulli Montagna Didascalia: Matulli in montagna Fonte: (http://www.asspantagruel.org/ )

Matulli in montagna
Fonte: http://www.asspantagruel.org/

Ma andiamo con ordine. Giuseppe Matulli, detto Beppe, nasce a Marradi, piccolo paese dell’alto Mugello, di passaggio lungo la strada faentina, paese originario di Dino Campana, che collega la Toscana all’Emilia Romagna, il 5 dicembre 1938. Proviene da una famiglia molto cattolica e numerosa (uno dei suoi fratelli diverrà prete). Frequenta le scuole superiori a Faenza, si laurea in Economia e Commercio all’Università degli Studi di Firenze e insegna Statistica sempre a UNIFI fino al 1994, mentre avvia la sua lunga carriera politica, si sposa con Maria Grazia Cecchi (rimarrà sempre molto legato alla moglie che è scomparsa molti anni prima di lui), diventa padre sempre presente di tre figli. Nei primi anni ‘70 tra i corridoi dell’Università, Beppe incontra la collega Maria Tinacci, che ora si firma Mossello con il nome del marito (era abbastanza comune prima della legge del 1975 sul diritto di famiglia), un cognome che gli era familiare, aveva conosciuto un Lorenzino Mossello da bambino nella sua Marradi. Chiedendo chiarimenti ha la conferma, così Maria sarà sua amica per tutta la vita e lo accompagnerà anche nell’esperienza in carcere.

Foto Marradi Didascalia: Marradi, nell’alto Mugello. Fonte( https://www.tuscanypeople.com/marradi-mugello-borgo-toscana/ )

Marradi, nell’alto Mugello
Fonte: https://www.tuscanypeople.com/marradi-mugello-borgo-toscana/

Dal 1964 al 1970 è stato assessore e vicesindaco del comune della sua Marradi, oltreché presidente della Comunità montana dell’Alto Mugello.

Nel 1970 venne eletto al Consiglio Regionale per la Democrazia Cristiana dove rimase per tutta la prima legislatura fino al 1975. Per le sue idee progressiste veniva identificato nell’ala più a sinistra interna alla DC anche se chi lo conosceva bene lo ha sempre descritto come «una persona cattolica, impegnata in politica ma mai aggressivo con i suoi avversari. Per lui fare politica era considerato prestare un servizio per il Paese e il bene comune» [2].

Dal 1983 al 1987 è stato segretario regionale toscano e membro della Direzione nazionale della Dc. Alla Regione Toscana tornò dal 1985 al 1987, quando si dimise poiché fu candidato alle elezioni politiche del 1987 tra le liste della Democrazia Cristiana nella circoscrizione Firenze-Pistoia, venendo eletto per la prima volta deputato. In questi anni ha partecipato alla Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni, alla Commissione Cultura, Scienza e Istruzione e alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle stragi. Dal 1992 al 1994, con i governi Amato e Ciampi, ha ricoperto la carica di Sottosegretario alla Pubblica Istruzione, predisponendo la legge di riforma della scuola superiore. Questa non riuscì a completare il suo iter parlamentare perché, prima che venisse presentata alla Camera, la legislatura si interruppe. Chissà, se la riforma avesse visto la sua approvazione, come sarebbe stata la scuola di oggi, nella visione matulliana.

Arriviamo in questo breve excursus agli anni ‘90, la crisi profonda della politica italiana, l’inchiesta “Mani pulite”, la nascita di nuovi partiti e lo scioglimento della DC. Nel 1994 Matulli aderisce al Partito Popolare Italiano, per poi confluire ne La Margherita di Francesco Rutelli nel 2002 e nel Partito Democratico nel 2007. Dopo l’avventura parlamentare, torna a testa alta nella sua Marradi, e indossa la fascia tricolore dal 1995 al 2002 come sindaco del suo comune di nascita. «Coloro che provengono dalla montagna, tendono a tornarci, e Beppe era una di queste persone. Per tutta la sua vita era stato sempre un appassionato della Valle D’Aosta dove conosceva tutti i sentieri alpinisti, andava con moglie, figli e amici in vacanza; quando era a Firenze, anzi a Sesto, dove abitava, si accontentava di percorrere i sentieri del Monte Morello» [3].

Nel 2002 approda, inaspettatamente a Palazzo Vecchio, nominato vicesindaco della giunta comunale di Firenze guidata da Leonardo Domenici; dopo alcune difficoltà interne al partito, rimane in carica anche durante il suo secondo mandato fino al 2009. Proprio in questi anni grazie alla sua tenacia e alla sua determinazione, passando da un’assemblea cittadina “infuocata” all’altra, Firenze e i fiorentini avranno la tramvia. Il carattere democratico di Matulli e della Firenze dell’epoca, portò al Referendum consultivo sulla tramvia nel centro di Firenze del 18 febbraio 2008 in cui vinsero i No ma con un’affluenza bassa, votarono infatti solo il 39,36 % degli aventi diritto. Nei progetti si tenne conto della voce dei cittadini, cambiando il percorso della tramvia che inizialmente sembrava dovesse passare vicino al Duomo, ma in seguito si approvò l’apertura di due linee, oggi in espansione.

9788859612186_0_424_0_75La tramvia era diventata un chiodo fisso per Matulli, sentiva l’estrema urgenza di portare a compimento questo progetto tanto che i figli dicevano «Non pensa che alla tramvia». Così fu che scrisse, oltre a quello su De Gasperi, che aveva definito “Il libro della mia vita”, un libro proprio sulla tramvia.  Dal 2014 al 2015 è stato assessore comunale a Scandicci (Fi), dal 2019 fino alla sua scomparsa è stato presidente dell’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea (ISRT). È morto l’11 febbraio 2024 all’età di 85 anni nella sua Marradi.

L’impegno a Sollicciano per i diritti dei detenuti

Nelle decine e decine di articoli comparsi sui giornali nazionali e locali, spesso viene tralasciato il suo, a mio avviso, maggiore impegno politico degli ultimi anni, quello nella Casa Circondariale di Sollicciano. Si rintraccia solo in questa dichiarazione di Fatima Benhijji, storica volontaria dell’associazione Pantagruel di cui Matulli era presidente, sua grande amica, che dice: «Beppe ha spesso percorso i corridoi di Sollicciano per parlare con i detenuti, cercare di aiutarli nelle cose materiali e anche nei contatti con le persone care, per portare diritti e umanità in un luogo che troppo spesso ne è privo. Si è sempre adoperato perché il lavoro fosse lo strumento per la rieducazione. Senza lavoro non c’è speranza di riscatto, diceva sempre, e durante tutta la sua lunga attività come Presidente si è sempre adoperato per trovare soluzioni fattibili, non velleitarie, per dare un lavoro a chi è detenuto» [4].

Sollicciano

Sollicciano, Casa Circondariale (ph. Sabina Leoncini)

L’associazione Pantagruel aveva avuto negli anni 2000, come presidente e come consiglio direttivo, personaggi legati alla sinistra fiorentina che portavano avanti la lotta per i diritti dei detenuti in maniera costante e determinata. Se da un lato, ciò era fondamentale per essere ascoltati, dall’altro la mancanza di dialogo con le istituzioni che orbitano intorno al pianeta Sollicciano, creava una spaccatura e una scarsa collaborazione. La figura di Beppe, il suo «spirito di servizio» [5], la sua capacità di mediare, di tessere relazioni anche con figure controverse come i vari Direttori della struttura che si sono alternati, hanno dato vita ad una nuova epoca “Matulliana”, in cui la collaborazione non sostituisce la lotta ma la affianca, la sostiene, non la abbandona mai. La sua indole, riservata e mite, rimaneva una caratteristica anche quando Beppe svolgeva con Maria i colloqui con i detenuti, «teneva inizialmente sempre lo sguardo rivolto verso il basso» [6].

Nel 2020 ai microfoni di Controradio Matulli esprime la sua preoccupazione sui cambiamenti continui di Direttore della struttura che versa in condizioni di grande difficoltà. «I problemi del carcere nascono dall’esterno, da una cultura e da una politica che affrontano i problemi sociali con la detenzione. Ad esempio chi fa uso di droga finisce in carcere, perché per poter continuare a farne uso fa piccoli furti e spaccia. Queste persone che finiscono poi in carcere, contribuiscono all’aumento del sovraffollamento e alla presenza di droghe in carcere. D’altra parte, ci sono i SERT che invece si impegnano per far sì che chi ha problemi di tossicodipendenza entri a far parte di comunità che non hanno niente a che fare con la detenzione. Nel caso specifico di Sollicciano abbiamo anche problemi strutturali per cui capita, camminando per i corridoi, di vedere secchi che raccolgono l’acqua. A questo si aggiunge il fatto che ci sono poche risorse di Funzionari Giuridico Pedagogici che sono le figure che si occupano della rieducazione prevista dalle norme costituzionali» [7]. 

71kev1i4uyl-_ac_ul600_sr600600_Una lettura ancora attuale: Foucault e il carcere

Il linguaggio che viene utilizzato in carcere è molto lontano dal nostro. Esso incarna un codice linguistico che assomiglia in parte al dialetto bambinese in cui si infantilizzano tutti i termini riguardanti le procedure dei detenuti (ad esempio la domanda diventa una domandina, chi pulisce diventa lo scopino, chi fa la spesa spesino, ecc..). Questo linguaggio infantile rispecchia anche l’atteggiamento di deresponsabilizzazione che si ha verso il detenuto. Si viene dispensati infatti da qualsiasi tipo di responsabilità perché da un lato si trattano i detenuti come bambini che non possono fare nulla da soli, dall’altro invece non vengono forniti i mezzi culturali e linguistici per farlo. Anche altri termini linguistici sono molto specifici del carcere: ad esempio lo stipendio si chiama mercede, i crostini sono detenuti che creano disagio che vengono spostati da un istituto all’altro.  Ci sono anche parole che non si possono dire, ad esempio ha una connotazione molto negativa chiamare un agente di polizia penitenziaria “secondino”. Se da un lato quindi il carcere dovrebbe rieducare, dall’altro, si crea una subcultura con un linguaggio proprio che isola ancor di più il detenuto dall’esterno. Come uno dei medici che lavora a Sollicciano sostiene: «Il carcere è un’istituzione totale debole poiché assistiamo ad una perdita di potere e di indirizzo. Il carcerato non viene più visto». Chi è quindi l’oggetto della rieducazione? E a chi spetta nella pratica questo compito?

In carcere si alternano molte figure, tra le quali mediatori culturali, funzionari giuridico pedagogici, psicologi, medici, personale sanitario, insegnanti, garanti per i diritti dei detenuti, agenti di polizia penitenziaria e soprattutto coloro senza i quali il sistema stesso e la sua funzione rieducativa crollerebbe, i volontari. I volontari svolgono varie attività, dai colloqui di ascolto e mediazione con i legali e con gli educatori, alla fornitura di indumenti, all’erogazione di contributi. Grazie alla mia posizione di volontaria ho potuto osservare e condurre colloqui e ascoltare molte testimonianze di altri volontari ed ex detenuti.

51xmdw9cvhl-_ac_uf10001000_ql80_La polizia penitenziaria ha principalmente due compiti: le traduzioni ovvero gli spostamenti da un luogo all’altro e i piantonamenti ovvero la vigilanza durante il ricovero ospedaliero e in altri momenti che richiedono un tipo particolare di sorveglianza. Dal 1990, anno in cui gli agenti di custodia sono diventati polizia penitenziaria, anche questo corpo partecipa alle attività di trattamento dei detenuti tramite l’osservazione durante le attività e formulando poi proposte all’interno dei gruppi di organizzazione del trattamento.  Riferisce infatti uno degli agenti di Sollicciano, in una dichiarazione durante il corso per volontari Associazione Pantagruel: «Ci portiamo sulla nostra pelle quello che succede in carcere» e il coinvolgimento è tale per cui «a volte noi gli facciamo la paternale, come fossero figli». 

«Credo che il grande fantasma sia l’idea di un corpo sociale che sarebbe costituito dall’universalità delle volontà. In realtà non è il consenso che fa apparire il corpo sociale, ma la materialità del potere sul corpo stesso degli individui» (Foucault, 1977: 137). Come sostiene Foucault l’idea che il potere sia nelle mani dello Stato che lo esercita, incaricato dal popolo che ha eletto i suoi rappresentanti, è sbagliata. Non è infatti questo consenso che fa emergere l’apparato statale, ma il fatto che il potere statale sia esercitato sugli individui e sui loro corpi. Innanzitutto, dobbiamo infatti liberarci dell’idea che il potere non si possiede ma piuttosto si esercita (Mariani, 1997). Non è un fenomeno consapevole di dominazione compatto ed omogeneo, ma è qualcosa che circola. Bisogna liberarsi dalla concezione secondo cui il potere va analizzato nei termini di apparato di Stato, tantomeno ha senso cercare il potere in un solo fulcro, localizzarlo. Il potere infatti è dappertutto, non perché inglobi tutto ma perché viene da ogni dove, sostiene il filosofo e sociologo francese (Foucault, 1977).

Dobbiamo quindi osservare, allora, gli infinitesimali rapporti di forze che dal basso vanno ad investire le forme di sapere e la produzione di soggettività, come i poteri locali, regionali, molecolari che si instaurano a livello globale, attraverso crescenti processi di integrazione. Lo studio di Foucault sulla microfisica del potere cerca di comprendere il modo attraverso il quale le procedure di potere funzionano ai livelli più bassi.  In quest’ottica nessuno apparentemente detiene il potere, ma gli individui sono sempre messi in condizione sia di subirlo che di esercitarlo; ne consegue che il potere non si applica agli individui, ma transita attraverso gli individui (Berni e Spini 2000).

«Non voglio dire che lo Stato non sia importante; quel che voglio dire è che i rapporti di potere e di conseguenza l’analisi che se ne deve fare deve andare aldilà del quadro dello Stato. Deve farlo in due sensi; innanzitutto perché lo Stato, anche con la sua onnipotenza, anche con i suoi apparati, è ben lungi dal ricoprire tutto il campo reale dei rapporti di potere; e poi perché lo Stato non può funzionare che sulla base di relazioni di potere preesistenti. Lo Stato è sovrastrutturale in rapporto a tutt’una serie di reti di potere che passano attraverso i corpi, la sessualità, la famiglia, gli atteggiamenti, i saperi, le tecniche» (Foucault, 1977: 16).
Peppe Matulli

Beppe Matulli

Conclusioni

Ad oggi rimane molto alta la percentuale di detenuti stranieri in Italia, 31,3% del totale della popolazione carceraria nel 2023 ma in sostanziale calo rispetto a quella di dieci anni fa, in cui i detenuti stranieri erano il 34,9%, provenienti per la maggior parte dall’Africa (46,3%), in particolare da Marocco e Tunisia (rispettivamente 18,6 e 12%), e dall’Europa (41,6%) [8]. Questi dati in realtà non rispecchiano Sollicciano che pare invece essere il carcere con più alta concentrazione di stranieri in Italia [9],  302 su 450, pari al 63%. Il dato emerge dalla relazione del presidente della Corte d’appello di Firenze, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Spesso le incomprensioni tra gruppi di origine nazionale diversa sfociano in episodi di tensione molto alta, proprio come è successo lo scorso febbraio. D’altra parte i recenti fatti di cronaca mostrano tutti i limiti di questa struttura: centinaia di ricorsi sono stati inviati dopo l’ottenimento dello sconto di pena da parte di un detenuto sudamericano che denuncia di aver trascorso otto anni di detenzione in condizioni di degrado totale tra pidocchi, cimici, allagamenti nelle celle. L’ufficio di sorveglianza di Firenze ha riconosciuto il diritto dello sconto di pena al detenuto con un’ordinanza, basata sulla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo.

Trascorrere anni in situazioni di degrado e conflitto etnico dimostra anche attraverso la realtà dei dati quanto il rischio di recidiva tra le persone detenute in carcere (la reiterazione del reato dopo aver scontato la pena), si abbassi dal 70% al 20% se vengono messe in atto misure alternative alla detenzione. Occasioni in cui il detenuto può lavorare, rendersi utile alla società, mettersi alla prova. Ancora oggi molti intellettuali, la politica, il mondo dell’associazionismo che lotta per i diritti dei detenuti e i detenuti stessi pongono la questione: ristrutturare Sollicciano o demolirlo? Ridurre il sovraffollamento per dare più spazio alla rieducazione? Creare strutture per la misura alternativa alla detenzione e, come in altri Paesi europei, limitare la detenzione solo ai reati più gravi?

Matulli ha dedicato tutta la sua vita alla politica come servizio per le persone, la sua scomparsa lascia un vuoto, non solo nella lotta per i diritti dei detenuti, ma anche in un’ideale politica che è ascolto e dialogo con le istituzioni, con una politica che è dalla parte del cittadino e dalla parte dei più deboli. Una frase che era solito citare era quella di Amleto: «perdonatemi questa mia virtù, poiché nella poltroneria di questi tempi bolsi, la virtù stessa deve chiedere perdono al vizio, sì, curvarsi e impetrar licenza di beneficarlo…»

Sostiene una ex detenuta poi in messa alla prova: «La sera tornando da lavoro riponevo il cellulare spento nell’armadietto e poi, risorgevo la mattina. In alcune carceri non ti puoi mettere a correre come un criceto sul cemento. Quando uno esce inizia la salita poiché ci sono gravi mancanze nel sistema che non fornisce strumenti. La detenzione ti forgia, ti fa crescere, la resistenza di una persona cambia; ho fatto le spalle forti prima, e ora sono più tenace però la mia esperienza non la racconto mai a nessuno, non mi va. Inoltre lo Stato oltre a chiederti di pagare la tua pena con il tempo che si è in carcere, ti viene anche a cercare a casa per pagare il debito che hai contratto. La persona quando esce dal carcere trova il deserto».

Dialoghi Mediterranei, n. 67, maggio 2024 
Note
[1] Così lo ha definito Maria Tinacci Mossello, nell’intervista svolta il 13.04.24, sua collega universitaria e amica.
[2] Intervista a Maria Tinacci.
[3] Ibidem.
[4] Cfr. https://corrierefiorentino.corriere.it/notizie/cronaca/24_febbraio_11/firenze-e-morto-beppe-matulli-il-padre-della-tramvia-giani-aveva-i-piedi-piantati-per-terra-e-lo-sguardo-lanciato-in-alto-675629b2-ede0-4cab-9de8-b0b0bfee4xlk.shtml?refresh_ce
[5] Intervista a Maria Tinacci.
[6] Ibidem.
[7] Cfr. https://www.controradio.it/podcast/carcere-sollicciano-giuseppe-matulli/
[8] Cfr. https://openmigration.org/analisi/diminuiscono-gli-stranieri-in-carcere/.
[9] Cfr. https://www.poliziapenitenziaria.it/carceri-toscana-situazione-critica-in-tutta-la-regione-pisa-e-san-gimignano-in-sovraffollamento-a-sollicciano-troppi-stranieri/#google_vignette 
Riferimenti bibliografici
Berni, S., Spini, A. (2000), Potere e soggetto nella società contemporanea, Milano: Franco Angeli. 
Cappa, F. (a cura di) (2009), Foucault come educatore, Milano: Franco Angeli.
Chello F. (2019), Dal fuori al dentro? Lo spazio della formazione di sé in Michel Foucault, Pedagogia Oggi /Rivista SIPED /anno XVII / n. 1. DOI: 10.7346/PO-012019-20
Federighi, P., Torlone, F. (2020), Lavoro e apprendimento trasformativo in carcere, Milano: Franco Angeli.
Foucault, M. (1977), Microfisica del potere (A. Fontana e P. Pasquino, Trad.), Torino: Einaudi. (Opera originale pubblicata 1977).
Foucault, M. (1993), Sorvegliare e punire. Nascita della prigione (A. Tarchetti, Trad.), Torino: Einaudi. (Opera originale pubblicata 1975).
Foucault, M. (2013), Volontà di sapere, storia della sessualità (P. Pasquino, G. Procacci, Trad.). Feltrinelli (Opera originale pubblicata 1976).
Maltese, P. (2015), Foucault e la teoria del capitale umano, Educazione. Giornale di pedagogia critica, IV, 2 (2015): 27-48, 2015 Editoriale Anicia, Roma, Italia.
Mancaniello,M.R.   (2017), La   professionalità   educativa   in   ambito   penitenziario: l’Educatore e il suo ruolo pedagogico, Studi sulla Formazione, 2(20):365–374.
Mariani A. (1997), Attraversare Foucault. La soggettività, il potere, l’educazione, Milano: Unicopli.
Mauceri E. (2001). Pedagogia e Contesto Penitenziario: Alcune riflessioni sul Significato e il Ruolo dell’Educazione in Prigione, http://www.rassegnapenitenziaria.it/cerca.aspx?id=116&tag=x 
Sitografia
https://www1.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/
sala_stampa/notizie/enti_locali/0835_2008_02_18_Referendum_tramvia_Firenze.html_40687498.html
https://corrierefiorentino.corriere.it/notizie/cronaca/24_febbraio_11/firenze-e-morto-beppe-matulli-il-padre-della-tramvia-giani-aveva-i-piedi-piantati-per-terra-e-lo-sguardo-lanciato-in-alto-675629b2-ede0-4cab-9de8-b0b0bfee4xlk.shtml?refresh_ce
https://wwwext.comune.fi.it/comune/organi/matulli.htm
https://www.firenzedintorni.it/it/a-matulli-intitolata-tramvia-lavagnini-san-marco.html
http://www.asspantagruel.org
https://www.tuscanypeople.com/marradi-mugello-borgo-toscana/
https://legislature.camera.it/chiosco.asp?cp=1&content=deputati/legislatureprecedenti/leg10/framedeputato.asp?Deputato=d30040&position=X%20Legislatura%20/%20Le%20Commissioni%20permanenti
https://www.controradio.it/podcast/carcere-sollicciano-giuseppe-matulli/
https://openmigration.org/analisi/diminuiscono-gli-stranieri-in-carcere/
https://www.poliziapenitenziaria.it/carceri-toscana-situazione-critica-in-tutta-la-regione-pisa-e-san-gimignano-in-sovraffollamento-a-sollicciano-troppi-stranieri/#google_vignette
 https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/02/28/visita-di-salvini-al-suocero-verdini-nel-carcere-di-sollicciano-dove-lex-senatore-e-tornato-ieri-dopo-la-revoca-dei-domiciliari/7462693/
https://www.lanazione.it/firenze/cronaca/carcere-sollicciano-aggressione-gl7y27qv
https://www.raiplaysound.it/audio/2024/02/Manconi-Chi-sconta-la-pena-fuori-dal-carcere-e-a-minor-rischio-di-recidiva—d88588e8-04c2-4367-94b0-58aa4eae877e.html
https://www.lastampa.it/cronaca/2024/02/13/news/carcere_firenze_condizioni_detenuti_inumane-14068041/

 _____________________________________________________________

Sabina Leoncini, antropologa, è Dottore di Ricerca in Scienze della Formazione. Il suo principale ambito di interessi è l’educazione mista in Israele/Palestina; si è occupata anche del significato socio-culturale del muro che separa Israele e Cisgiordania. Attualmente si occupa di inclusione sociale. Ha collaborato con alcune Università straniere tra le quali l’università Ebraica di Gerusalemme (HUJI), l’Istituto Universitario Europeo (EUI) di Fiesole, l’Università Ludwig Maximilian (LMU) di Monaco.  Ha usufruito di varie borse di studio (MAE, DAAD) e partecipato a progetti ministeriali tra cui PON e progetti europei, in particolare all’interno del programma Erasmus Plus per i quali è stata referente. Attualmente insegna Scienze umane alla scuola superiore.

______________________________________________________________

 

Print Friendly and PDF
Questa voce è stata pubblicata in Cultura, Società. Contrassegna il permalink.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>