di Valeria Laudani
Ci sono giornate che non si dimenticano, momenti che magicamente ti riportano alla meraviglia dell’infanzia. Così è stato quando ho incontrato il mondo di Biagio Foti, un maestro d’arte, un puparo, ma soprattutto un custode della tradizione popolare siciliana. Insieme al suo prezioso amico, Carmelo Roccazzella, Biagio ha allestito a Catania per noi, un gruppo di amici e parenti, un piccolo teatro dove il fascino antico dell’Opera dei Pupi ha ripreso forma e vita.
Entrare nella bottega di Biagio è come varcare una soglia che separa il presente dal passato, la realtà dal sortilegio. Ogni pupo, che sia in allestimento o già ultimato, racconta una storia, evoca una memoria, celebra un mito.
Le mani dell’oprante, esperte e precise, lavorano il legno, lo scolpiscono con dedizione, danno corpo e vita a creature che sembrano possedere un’anima, un soffio vitale.
Le armature scintillanti a sbalzo su rame, inciso con cura minuziosa, sono un tripudio di dettagli che richiamano le immagini degli eroi epici della tradizione siciliana: paladini coraggiosi, saraceni fieri, dame dai volti delicati.
Ogni linea del viso, ogni piega del vestito, è frutto di un lavoro attento, certosino, rispettoso dei segreti di un’arte antica e preziosa.
Biagio non si limita a creare pupi: li accarezza con lo sguardo, li anima con il cuore. Ogni pezzo è unico, un frammento del suo vissuto, qualcosa che prende forma e che completa nella meticolosa costruzione dei meccanismi. Il suo lavoro è un viaggio nel processo creativo di un artigiano che è anche artista, capace di trasformare semplici materiali in opere d’arte vive e vibranti.
Ma i pupi non sarebbero ciò che sono senza la voce che dà loro la mobilità e la vitalità. Ed è qui che entra in scena Carmelo Roccazzella, la voce di quella vita, un talento straordinario, capace di infondere emozioni e personalità in ogni personaggio. La sua voce potente e versatile narra e improvvisa egregiamente, plasma il carattere di ogni protagonista dell’Opera dei Pupi.
Con grande maestria, Carmelo passa da un tono all’altro, rendendo vivi e palpitanti i dialoghi tra i paladini e i loro antagonisti, tra l’amore e la guerra, tra la gloria e la sconfitta.
Ogni battuta è una corda risonante, carica di tensione, passione, intensità. È come se i pupi si trasformassero in corpi di esseri viventi, dotati di sentimenti e di pensieri che incarnano e ispirano le mille storie da raccontare.
Gli accenti, le vibrazioni, i toni della voce di Carmelo accompagnano e conducono il pubblico nella dimensione fiabesca e al tempo stesso eroica delle gesta cavalleresche.
L’Opera dei Pupi – si sa – è molto più di uno spettacolo: è una tradizione storica, è uno scavo nelle radici culturali della Sicilia. Le sue origini affondano nel XIX secolo, quando i pupi cominciarono a raccontare le storie epiche tratte dai cicli carolingi e dalle vicende dei paladini di Francia. Attraverso le gesta di personaggi come Orlando, Rinaldo e Angelica, si tramandano valori universali come l’onore, la lealtà e il coraggio.
Durante lo spettacolo, mi è sembrato di tornare bambina, quando la fantasia aveva il potere di trasformare il mondo. I movimenti eleganti dei pupi, i loro corpi disegnati e sottolineati dalla voce e dalle parole intense di Carmelo. le battaglie epiche, gli amori travagliati, le sfide impossibili. Tutto è essenzialmente umano nell’arte ariostesca del raccontare e del rappresentare.
Dialoghi Mediterranei, n. 72, marzo 2025
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Valeria Laudani, si diploma nel 1993 a Catania in Arti Grafiche, della Pubblicità e della Fotografia e inizia a lavorare privatamente come grafico-creativo e da freelance con alcune tipografie e agenzie pubblicitarie del territorio siciliano. Presso l’università intraprende gli studi in Scienze e Tecniche Psicologiche, per dedicarsi dal 1996 alla propria attività commerciale. Durante questo percorso, partecipa a diverse mostre personali e collettive a Catania e altrove. È stata vincitrice Talent Scout Fiaf 2024.
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